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Può succedere di tutto
Ho scritto di “ rivoluzione fiscale passiva” intendendo quella che il ceto medio produttivo italiano potrebbe realizzare, vessato oltre il ragionevole dal fisco e vittima di un sistema bancario sempre meno dedito alla sua specifica funzione di prestatore di moneta e sempre più protagonista e vittima di temerarie operazioni finanziarie.
Ridotta ai minimi termini la disponibilità di cassa e dovendo scegliere tra versamenti contributivi, trimestrali IVA, tasse, bollette e balzelli vari di fine anno, e il pagamento di dipendenti e fornitori, potendo, non v’è dubbio che commercianti, artigiani , agricoltori e piccoli e medi industriali, preferiranno quest’ ultimo ai primi. E il conseguente crac del sistema Stato sarebbe inevitabile.
E’ pur vero che, come scriveva Flaiano : “gli italiani vogliono la rivoluzione, ma preferiscono fare le barricate con i mobili degli altri”,ma quando accade ciò che sta succedendo nell’affaire delle quattro banche del centro Italia, o sta avvenendo per gli imprenditori del Nord Est, possessori di azioni di Veneto Banca che hanno perso gran parte del loro valore d’acquisto con conseguenze drammatiche per i bilanci societari dei piccoli risparmiatori e investitori, tra i quali le imprese suddette, la situazione diventa veramente grave e molto seria.
Perduta in parte la storica funzione per cui nacquero queste banche popolari e del territorio, compresa quella elementare di cambio valuta ( la ragione primigenia della nascita del sistema bancario al tempo dei mercanti imprenditori del 1200 italiano; qualche giorno fa ho chiesto proprio a Veneto Banca di cambiarmi alcune valute cartacee straniere risultanti da viaggio all’estero sentendomi rispondere che tale funzione non rientra tra quelle svolte da quella Banca ?!) e tuffatesi nelle spericolate operazioni finanziarie, derivati e acquisto di edge funds compresi, oltre a quelle collegate ai prestiti ad amici e famigli più o meno garantiti, quelle che hanno rappresentato per molti anni fattori di promozione e sviluppo delle attività delle nostre PMI, stanno ora rischiando di diventare cause dirette della loro morte economica.
Comprendiamo sempre meno l’arrogante baldanza del giovin signore fiorentino illegittimamente assurto al ruolo di capo del governo e siamo fortemente preoccupati per ciò che potrà accadere a breve con la crisi generalizzata del terzo stato produttivo, unico motore reale del sistema Italia, dal quale dipendono tanto gli agi, gli sprechi e le sregolatezze della casta, quanto i sudati emolumenti dei diversamente tutelati, e le stesse rapine del quarto non Stato.
La fase del disimpegno elettorale e del disorientamento generale del terzo stato è destinata a concludersi e dopo? Dopo può succedere di tutto.
Ettore Bonalberti
Venezia, 18 Dicembre 2015
Elezioni di Primavera con candidature condivise
Questa é lo stato della democrazia in cui siamo ridotti a vivere in Italia: un Parlamento di eletti illegittimi, un presidente della Repubblica eletto da questi illegittimi tra i quali spiccavano le assenze, per la prima volta nella storia della Repubblica Italiana, del segretario del partito di maggioranza e presidente del Consiglio, mai eletto e imposto dal “golpe blanco napolitano”, e di quello del maggior partito di opposizione espulso dal Senato con un’applicazione della Legge Severino con effetto retroattivo.
Una situazione istituzionale assurda e paradossale cui si accompagna una strana modalità che viene seguita nella scelta dei candidati a Sindaco, alla vigilia delle prossime elezioni amministrative locali che vedranno impegnati gli elettori di città capoluogo come Roma, Milano, Napoli, Bari e Torino.
Paradossale quella di Milano, dove il PD, ancora una volta, è costretto a rifugiarsi in quel brav’uomo per tutte le stagioni e le bandiere, di Giuseppe Sala, osannato commissario di EXPO 2015, che, raggiunto l’obiettivo dei 20 milioni di visitatori, per lo più italiani essendo tuttora ignote le cifre dei visitatori stranieri, lascia una pesante eredità: l’arresto di alcuni tra i suoi più stretti collaboratori con le solite accuse collegate agli appalti e un buco di gestione di oltre 300 milioni di euro.
Emblematico viatico per un probabile Sindaco di una città come Milano, che, se fosse candidato per una qualsivoglia società privata, con un simile precedente sarebbe immediatamente messo in disparte tra coloro assolutamente “unfitted” (inidoneo).
Non meno stucchevole ciò che sta accadendo nel campo del centro-destra in quella stessa città, dove il Cavaliere medita di indicare per tutti il candidato alternativo al PD sulla base dei suoi sondaggi, con particolare privilegio per qualcuno già a libro paga di Mediaset.
A me pare che la situazione a Milano sul fronte dell’alternativa a Pisapia sia molto chiaro.
Esiste una candidatura annunciata da tempo di Corrado Passera il quale ha correttamente indicato il suo programma per Milano. E si sta affermando quella di un giovane, Nicoò Mardegan, che ha saputo costruire attorno alla sua persona un gruppo di amici con cui ha dato vita al movimento NoixMilano.
Trattandosi di candidati di provenienze politico culturali e partitiche diverse, entrambi, comunque, impegnati per l’alternativa alla sinistra che da tempo regge il governo milanese, si dovrebbero acquisire eventuali altre candidature e procedere a un metodo di selezione del candidato unitario come quello che a Venezia indicammo come “le cittadinarie”, ossia una libera scelta degli elettori secondo un regolamento che avevamo redatto, al fine di evitare metodi di selezioni di tipo elitario e aziendalistico, come quello che Berlusconi vorrebbe adottare per la città della Madunina.
Altra possibilità alternativa, mettere sul tavolo i programmi e i candidati e trovare un’intesa su entrambi i fronti.
Il tempo dei “missi dominici” indicati dall’Imperatore sono da tempo tramontati ed é giunta l’ora di ritornare a metodi di ampia partecipazione democratica senza i quali, si tratti del Cavaliere o del suo giovane emulo fiorentino, non solo non si va da nessuna parte, ma se prevalessero i primi suonerebbero offesa alle tradizioni autonomistiche, popolari, liberali e riformiste di Milano.
I Popolari Italiani e quanti hanno già sottoscritto il Patto di Orvieto, a Milano come a Roma e negli altri comuni in cui si voterò a primavera, opereranno per concordare programmi e candidati unitari, alternativi al renzismo e alle sinistre post comuniste,premessa per far emergere la nuova classe dirigente che guiderà l’Italia nella Terza Repubblica.
Ettore Bonalberti
Quarta tappa verso il forum nazionale
Si era avviato il 18 Luglio, nella casa del Beato Antonio Rosmini a Rovereto, con il documento appello all’unità, il percorso che porterà le diverse anime dei popolari italiani, dei liberali e riformisti all’obiettivo finale del Forum nazionale da cui si intende far nascere il nuovo soggetto politico del centro italiano.
Il 29 Novembre è stato siglato il Patto di Orvieto tra i Popolari liberali di Carlo Giovanardi, i Popolari per l’Italia di Mario Mauro, il movimento IDEA di Gaetano Quagliariello e l’Associazione Liberi e Forti di Ettore Bonalberti, con il quale si sono riconfermate le conclusioni di Rovereto e ancor meglio precisate le tappe successive da compiere per la nascita del nuovo soggetto politico laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, trans-nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, inserito a pieno titolo nel PPE da far tornare ai principi dei padri fondatori, alternativo al socialismo trasformista renziano, ai populismi estremi e alla sinistra post comunista.
Si attendevano i deliberati del NCDU di Mario Tassone, che ha riunito la propria conferenza nazionale il 12 dicembre a Roma, conclusasi con l’approvazione della relazione del segretario nazionale e l’impegno “a svolgere ogni azione al fine di un coordinamento con i vari soggetti politici e movimenti con cui è in atto un confronto per realizzare un nuovo soggetto politico federato di centro, con l’obiettivo di presentarsi alle prossime scadenze elettorali amministrative e politiche”.
Quarta tappa ieri 13 Dicembre a Roma con il Congresso nazionale dei Popolari per l’Italia di Mario Mauro. Il Congresso, oltre alla riconferma del sen Mauro alla guida del partito e alla nomina della nuova direzione, ha confermato l’adesione di tutto il partito al Patto di Orvieto, compiendo in tal modo, come ha ricordato l’On Potito Salatto, Vice segretario nazionale dei Popolari per l’Italia, “un significativo passo in avanti verso la costituzione di un soggetto politico unico dei popolari italiani che si pone al centro dello scenario politico italiano, distinto dal renzismo e distante dal grillismo”.
Numerosi gli interventi nel dibattito, tra i quali quello di Carlo Giovanardi che ha ribadito le ragioni di dissenso dalla linea portata avanti dal NCD in contrasto con le motivazioni fondative di quel partito; dell’On Ciocchetti per i Conservatori di Raffaele Fitto, esprimendo apprezzamento e interesse al progetto di ricomposizione dell’area dei moderati italiani la cui leadership dovrà essere definita partendo dalle realtà territoriali; di Ivo Tarolli e Mario Tassone del NCDU, che hanno offerto al convegno, con le conclusioni della loro conferenza nazionale, la volontà di continuare nel progetto a partire dalla costruzione di liste unitarie sin dalle prossime elezioni amministrative di primavera.
Impegno confermato anche da Pino Bicchielli a nome degli amici di Italia Unica di Corrado Passera, unitamente alla volontà di concorrere alla costruzione del nuovo soggetto ampio, inclusivo e in grado di porsi quale credibile alternativa al renzismo dominante.
A metà congresso è giunta una lunga telefonata del leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, il quale, riconoscendo la comune appartenenza al Partito Popolare Europeo, ha svolto un’ampia disamina delle condizioni gravissime in cui versa il sistema democratico italiano insieme a quelle che lo stesso Mario Mauro aveva indicato come il vero “convitato di pietra” con cui Renzi si trova a dover fare i conti: la pesante realtà del Paese, distante anni luce da quel falso ottimismo che il giovane- vecchio politico fiorentino cerca di spandere quotidianamente senza costrutto. Il valore dello slogan di Rovereto: UNITI SI VINCE, è stato riproposto da Berlusconi riconfermando la volontà di battersi per ricostruire l’unità dei moderati per le prossime elezioni locali e per quelle politiche che verranno.
Particolarmente apprezzati anche i documenti inviati al congresso da Gaetano Quagliariello a nome degli amici di IDEA e da Flavio Tosi per il movimento del FARE. Se Quagliariello, riconfermando il Patto di Orvieto, ha offerto l’adesione di tutto il suo movimento-partito al progetto, Flavio Tosi ha ricordato le ragioni del suo interesse per il processo avviato sottolineando che servono : ”coerenza, coraggio, e concretezza. Il vero rilancio dell’Italia non può che passare da qui. Il populismo, la demagogia, gli slogan, e le frasi ad effetto, si infrangono e continueranno ad infrangersi contro ciò che realmente chiede la gente, ossia proposte credibili per abbassare la pressione fiscale, una lotta a tutto campo contro una burocrazia elefantiaca, maggiore sostegno alle piccole e medie imprese per tornare a creare ricchezza e occupazione, una giustizia più giusta – rapida ed efficace – maggior sicurezza nelle città e difesa della famiglia naturale”.
Il documento di Tosi era supportato dalla realtà di un coordinamento già avviato nel Veneto tra i popolari e i liberali e riformisti, concretizzatosi nell’adesione della Lista civica e popolare dei veneti alla candidatura di Tosi alla guida della Regione (10,9 %di voti nella recente campagna elettorale), un modello quello del Veneto che nel mio intervento ho sollecitato ad attivare sia a livello nazionale, con un comitato di coordinamento unitario, paritetico, aperto e inclusivo a quanti sono interessati al progetto, che in tutte le sedi territoriali dove sia concretamente possibile.
Dall’attuale suicida frantumazione dobbiamo assolutamente uscire per non restare inutili comparse nel deserto culturale della politica italiana. Ci conforta la certezza che siamo Nani, ma che possiamo essere Giganti se sulle nostre spalle ci porteremo con coerenza il Vangelo, la Dottrina sociale della Chiesa, il Popolarismo, il Cattolicesimo democratico, l’Umanesimo cristiano. Come ho ribadito ieri nel mio intervento al congresso: riappropriamoci consapevolmente di questo enorme patrimonio di Valori e di Etica politica e scrolliamoci dell’afasia e con coraggio riprendiamo il cammino INSIEME ai tanti fratelli, uomini e donne di buona volontà.
Ieri a Roma si è fatto un altro passo importante verso l’obiettivo finale che ci dovrà vedere tutti riuniti a primavera nel Forum nazionale dei Popolari, liberali e riformisti italiani, per dar vita al nostro nuovo rassemblement national sul modello dell’UMP francese, in grado di offrire, soprattutto a coloro che da tempo disertano le urne, ai ceti medi e popolari del terzo stato produttivo vittime della crisi complessiva del Paese, una nuova speranza.
Ettore Bonalberti
Venezia, 14 Dicembre 2015
Firmato il Patto di Orvieto ora seguano i fatti
Con il Patto di Orvieto sottoscritto il 29 Novembre scorso abbiamo concordato quanto segue:
a) di dar vita al Coordinamento dei movimenti Popolari, liberali, conservatori e riformisti di tutti i partiti, associazioni, gruppi e persone che sono interessati a sviluppare nel Paese la nascita di un soggetto politico laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, trans nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, inserito a pieno titolo nel PPE, da far tornare ai principi dei padri fondatori, alternativo al socialismo trasformista renziano, ai populismi estremi e alla sinistra post comunista; un coordinamento paritetico, inclusivo e aperto a tutte le forze che condividendo gli stessi valori intendono parteciparvi; coordinamento da organizzare ed estendere in tutte le realtà territoriali del Paese e nelle sedi istituzionali locali e parlamentari;
b) di condividere e sostenere gli stessi orientamenti e obiettivi in politica estera, immigrazione, integrazione sociale e sicurezza, fisco ed economia, giustizia e Stato e sulle questioni etiche che attengono al primato della persona e della famiglia,
c) di sostenere e cooperare ad ogni iniziativa che vada verso il recupero e la valorizzazione della nostra cultura politica e dei nostri valori di riferimento;
d) di favorire la nascita sull’intero territorio nazionale di Gruppi Civici Territoriali del Coordinamento che, aperti alla partecipazione e al coinvolgimento e ricorrendo anche ai moderni sistemi di comunicazione, facciano rifiorire le specificita’ dei loro territori in un contesto di armonia e di sintesi con le grandi scelte del Paese;
e) di promuovere ad ogni livello (comunale e regionale), in occasione delle prossime elezioni amministrative, LISTE CIVICHE TERRITORIALI, aperte e caratterizzate da programmi concreti ed innovativi;
f) di sollecitare, un Forum Nazionale di partiti, associazioni, movimenti e semplici cittadini da tenersi entro la primavera del 2016, che dia vita ad un Nuovo Grande Soggetto Politico che si ponga come obiettivo di offrire un proprio contributo al riscatto della comunità italiana e internazionale: di favorire l’emergere di una nuova classe dirigente che, a partire dalle prossime elezioni amministrative, sappia raccogliere il testimone delle migliori tradizioni politico culturali della storia repubblicana italiana
Ora si tratta di dare pratica attuazione agli adempimenti sottoscritti.
Tra alcuni giorni si celebreranno due importanti scadenze a Roma:
il 12 Dicembre la Conferenza nazionale del Nuovo CDU di Mario Tassone e il giorno successivo il Congresso dei Popolari per l’Italia di Mario Mauro; confidiamo che in entrambe le assise siano assunte le decisioni conseguenti a quanto entrambi i due movimenti hanno confermato a Orvieto.
Ci auguriamo anche che dopo i sin qui timidi segnali pervenuti da altri partiti e movimenti che condividono quanto da noi formalmente sottoscritto a Orvieto, essi sappiano superare le loro titubanze e, soprattutto, le velleitarie presunzioni di autosufficienza e concorrano con tutti noi a dar vita all’indispensabile coordinamento del Patto, tanto a livello nazionale che nelle diversi sedi territoriali locali, specie in quelle in cui si svolgeranno le prossime elezioni amministrative.
Ettore Bonalberti
Domenica, 6 Dicembre 2015
Ai sacerdoti veneziani
Scrivo le mie noterelle politiche con intensa frequenza cercando, come si usa dire, di “ stare sul pezzo”, soprattutto perché, privi di ogni altro strumento comunicativo, l’utilizzo dei messaggi on line su mailing list selezionate resta una delle poche opportunità di cui disponiamo per far conoscere la proposta politica del nostro movimento politico culturale.
Certo per molti tutto ciò può risultare un po’ fastidioso, anche se basta un clic e il messaggio ricevuto come d’incanto scompare.
Sollecitato da qualche amico più esperto di questioni ecclesiastiche, da qualche tempo ho iniziato a inviare alcune delle mie note alle parrocchie della nostra città di Venezia, agli indirizzi di posta elettronica che risultano pubblicamente agli atti on line della diocesi di Venezia.
Cerco di selezionare le note che in qualche maniera si collegano al difficile tentativo che, come cattolici impegnati in politica, intendiamo compiere per tentare di tradurre nella “città dell’uomo” gli orientamenti propri della dottrina sociale della Chiesa.
Già alle mie prime comunicazioni qualche sacerdote mi ha chiesto di essere cancellato dalla mailing list; qualcuno anche con risposte seccate che mal celavano una certa insofferenza, vuoi per sentirsi disturbati dal ricevere una nota di natura politica, vuoi per un’ inconfessabile sensibilità di diverso orientamento politico culturale.
Appartengo a una generazione di ex giovani di azione cattolica per i quali la trafila tra l’impegno nell’associazionismo cattolico prima e nel sociale e politico poi era la sequela fisiologica della nostra esperienza; un’esperienza che era prima ecclesiale e poi politico amministrativa, secondo un percorso che spesso, come nel mio caso, era stimolato e favorito dagli stessi nostri sacerdoti educatori.
Certo i tempi sono profondamente cambiati e molti degli attuali pastori d’anime sono il frutto di una preparazione seminariale inevitabilmente espressione dei tempi nuovi post conciliari, non scevri da una profonda distonia con quella che è stata la grande tradizione dei cattolici democratici e cristiano sociali in Italia.
Ciò che, però, mi ha fatto più male è stata l’odierna richiesta ricevuta da un sacerdote, che fortunatamente non conosco, il quale mi ha chiesto di essere cancellato dalla mailing list al ricevimento dei miei auguri per il Santo Natale. Passi per quelli che lo decidono per una diversa idea della politica, ma che venga fatta tale richiesta addirittura ad una mail di auguri per il Natale mi sembra un autentico “scherzo da prete” e da prete, oltre tutto, un po’ maleducato, visto che non si é nemmeno degnato di una firma. Questa, infatti, la sua lapidaria anonima missiva: “ Per favore cancellami … Troppe mail grazie “
Ho pensato alle difficoltà enormi di Papa Francesco nelle sua quotidiane sollecitazioni pastorali che dovrebbe vedere i sacerdoti totalmente vicini al popolo e non solo per il normale disbrigo degli affari liturgici ed ecclesiali correnti, ma anche per spronare i fedeli, come spesso lui stesso fa, a impegnarsi in “quella forma più alta della carità che è la politica”.
E, invece, ahimè, scopriamo come alcuni di questi sacerdoti siano lontanissimi dalle idee e dai propositi del Santo Padre. Meglio stare chiusi nelle proprie frequentazioni abitudinarie, lontani dal quell’ ”odore delle pecore” e da quel mettersi in gioco anche fuori dalle canoniche che è nell’insegnamento di Papa Francesco.
In tal modo risulta ancor più difficile per noi laici continuare a batterci, per tentare di tradurre nella città dell’uomo gli orientamenti della dottrina sociale della Chiesa, se i sacerdoti responsabili in primis della diffusione di questa dottrina si dimostrano non solo insensibili, ma persino indisponibili anche solo a sentire le ragioni di questa parte del popolo di Dio.
Ora, però, ho deciso che dell’identità dei sacerdoti renitenti al dialogo intendo darne pubblica comunicazione sul nostro blog, considerato il ruolo pubblico dei nostri parroci e sacerdoti, affinché si sappia su chi possiamo contare, non già come supporter di cui, nella nostra visione laica e autonoma della politica, non intendiamo certo disporre, ma per conoscere questi nostri fratelli tiepidi e insensibili al dialogo e al confronto.
Ettore Bonalberti
Venezia, 4 Dicembre 2015
Una rivoluzione fiscale passiva?
E’ comprensibile l’imbarazzo mostrato ieri da Renzi nel commentare i timidi e contraddittori dati ISTAT sull’occupazione e quelli del Ministero dell’economia e finanze sulla crescita; dati che sono contrastanti con quanto sta realmente avvenendo nelle nostre città, dove la chiusura dei negozi continua incessante e la disaffezione della gente é generalizzata e diffusa.
Un caro amico commercialista e diversi altri professionisti mi confidano le loro stesse difficoltà, non solo a incassare quanto a loro dovuto dai clienti, ma la sofferenza patita nel dover assistere società e piccole medie aziende sull’orlo del fallimento e prive di cassa.
Se agli inizi degli anni’80, nelle fascia pedemontana del Nord, la Lega di Bossi poté affermarsi sulla base di una rivoluzione fiscale attiva ( “ basta con Roma ladrona”) per l’intervenuta rottura del patto con la DC e i partiti del centro-sinistra ( “ non vi opprimo con la tassazione in cambio del voto”), oggi corriamo il rischio di una rivoluzione fiscale passiva per impotenza o incapacità reale dei terzo stato produttivo di corrispondere a vessatori impegni fiscali che lo opprimono oltre il 50% delle proprie entrate.
Se il terzo stato produttivo non ce la fa più a produrre ricchezza per mantenere gli altri tre stati (casta, diversamente tutelati e quarto Non stato, nelle loro diversificate sottoclassi) nella migliore delle ipotesi avremo una rivoluzione fiscale passiva per incapacità di far fronte agli obblighi fiscali insostenibili, nella peggiore una rivolta sociale cruenta.
In entrambi i casi assisteremo al crollo della repubblica già pesantemente sgarruppata da scelte istituzionali e politiche folli che hanno ridotto la sovranità popolare a pura giaculatoria liturgica (vedi conclusioni del tavolo di lavoro stati generali della difesa della sovranità popolare- Paolo Maddalena docet)
Viviamo una reale condizione di rottura del sistema e alla vigilia di una possibile rivolta sociale. Ora la protesta si polarizza sul M5S, con un 50 % che si limita a non giocare, ma poi?
Serve una nuova politica economica e un ripensamento organico della costruzione europea giunta a un punto morto inferiore e che, distrutta la sovranità popolare nazionale, non ha saputo garantirla a un livello più elevato e partecipato, quello europeo. Di fatto abbiamo costruito un ircocervo iper-burocratico che ci ha spogliato del potere fondamentale sulla moneta senza offrirci contropartite che non siano i gravi costi sociali conseguenti alle politiche del rigore basate sulle illegittime prescrizioni dei fiscal compact (denunciate dal prof Guarino) e del pareggio di bilancio vigilate a BXL con una Banca centrale priva del potere di emissione della moneta proprio di ogni istituto con quelle competenze e funzioni.
In Italia, poi, servirà una tosatura a zero della spesa pubblica : dalle 20 Regioni e società derivate a 5-6 macroregioni con competenze esclusivamente legislative di programmazione e controllo con totale dismissione di tutte le partecipate et similia; un’analoga tosatura nelle spese dello Stato a livello ministeriale e negli enti derivati.
Se le caste politiche e burocratiche tenteranno ancora una volta di opporsi, insieme ai nodi scorsoi impostoci dalle assurde e illegittime norme europee ( Guarino docet) e dai poteri finanziari internazionali che hanno sovvertito il NOMA ( Non Overlapping Magisteria) stabilendo il primato della finanza sull’ economia e la politica ridotte a ruoli ancillari, stavolta non sarà la ghigliottina, ma una nuova “ assemblea della pallacorda” destinata a compiere una rivoluzione politico istituzionale levatrice della Terza Repubblica o una drammatica uscita di tipo autoritario.
Spero di sbagliarmi, ma nasometricamente non vedo orizzonti diversi.
Ettore Bonalberti
Venezia, 2 Dicembre
Passera Si, ma con juicio
Ho seguito in diretta streaming la presentazione di Corrado Passera della sua candidatura a Sindaco di Milano, con l’idea di rappresentare “ la lista civica di Milano” al di fuori degli schieramenti politici tradizionali. Ambizione comprensibile, vista l’impresentabilità delle forze politiche che hanno sin qui retto il governo della città meneghina, che, tuttavia, richiede alcuni chiarimenti. Guai, infatti, se alla crisi delle culture politiche si ipotizzasse di ridurre il governo della città-Stato, come vorrebbe Passera connotare Milano sulla base dell’art 132 della Costituzione, a una semplice questione di natura amministrativa e di efficienza contabile.
Nella città più importante e simbolica del cambiamento è essenziale concorrere alla ricomposizione delle grandi culture che hanno fatto grande con Milano l’Italia. E sono ancora una volta le culture di ispirazione popolare e del riformismo liberale e socialista, quelle che in questa città hanno avuto alcune delle espressioni politiche più rilevanti della nostra storia.
Apprezziamo la scelta di un programma concreto con cui Passera ha presentato la sua candidatura, nel momento in cui le principali forze di destra e di sinistra sono ferme nel surplace delle candidature ancora irrisolte. Efficace anche la volontà di una campagna elettorale quartiere per quartiere e “porta a porta” tentando di coinvolgere le espressioni più significative delle realtà di base.
Passera comprenderà, tuttavia, che non è sufficiente il pur straordinario sforzo organizzativo e la concretezza delle proposte in materia di sicurezza e posti di lavoro ( le “ sicurezze ai milanesi”, slogan della sua campagna elettorale) senza offrire chiarezza sulla collocazione politica della rete civica che si intende attivare.
Diamo atto, peraltro, che l’avvio della campagna elettorale di Passera basata su un’attenta riflessione sui bisogni concreti dei cittadini milanesi, impone a tutte le altre espressioni politiche e culturali della città di prendere posizione.
Riferendoci a quanto ci ha dichiarato a Orvieto, Pino Vicchielli portando il saluto di Italia Unica, e alla successiva notizia dell’avvenuta collaborazione tra il movimento di Passera e IDEA, il gruppo costituitosi nei giorni scorsi a Roma con Gaetano Quagliariello, riteniamo che proprio a Milano, come nelle altre grandi e piccole città impegnate nella prossima campagna elettorale di primavera, si dovrà concorrere tutti insieme a dare concretezza al progetto di ricomposizione dell’area popolare, liberale, conservatrice e riformista, indicato dal “ Patto di Orvieto”.
Se questo, come ci auguriamo, avverrà, sarà un ulteriore fattore di aggregazione con altri movimenti e gruppi che sono sorti e si stanno consolidando, come quello di Noi x Milano del giovane Nicolò Mardegan, e una spinta anche per le altre componenti che fanno riferimento all’area alternativa al socialismo trasformista renziano a superare lo stallo incomprensibile in cui sono paralizzate e a convergere verso una candidatura che potrà rappresentare una risorsa di estremo valore per Milano e per tutta l’Italia.
Ettore Bonalberti
Venezia, 1 Dicembre 2015
Cari amici,
dal convegno “Uniti si Vince”, organizzato il 28 e 29 Novembre dalle associazioni Popolari LIberali di Carlo Giovanardi, IDEA di Gaetano Quagliariello, Popolari per l’Italia di Mario Mauro, ALEF di Ettore Bonalberti, è scaturito il “ PATTO DI ORVIETO”
Obiettivo del patto è quello di dar vita al Coordinamento dei movimenti Popolari, liberali, conservatori e riformisti di tutti i partiti, associazioni, gruppi e persone che sono interessati a sviluppare nel Paese la nascita di un soggetto politico laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, trans nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, inserito a pieno titolo nel PPE, da far tornare ai principi dei padri fondatori, alternativo al socialismo trasformista renziano, ai populismi estremi e alla sinistra post comunista.
Entro la primavera prossima si darà vita a un Nuovo Grande Soggetto Politico che si ponga come obiettivo di offrire un proprio contributo al riscatto della comunità italiana e internazionale: di favorire l’emergere di una nuova classe dirigente che, a partire dalle prossime elezioni amministrative, sappia raccogliere il testimone delle migliori tradizioni politico culturali della storia della Repubblica Italiana. Ora tutti alla stanga per sottoscrivere il Patto di Orvieto e impegnarsi a costituire in tutte le realtà locali il coordinamento di tutte le componenti che ne condividono gli obiettivi politici e ideali.
Un caro saluto.
Ettore Bonalberti
PATTO DI ORVIETO
I partecipanti al Convegno “ UNITI SI VINCE” tenutosi a Orvieto Sabato 28 e Domenica 29 Novembre, consapevoli della grave situazione esistente a livello internazionale e italiano, tanto sul fronte della pace e della sicurezza mondiale che su quello politico, economico e sociale europeo e dell’Italia;
considerata
la condizione di democrazia sospesa del Paese in cui è messa in disparte la sovranità popolare posta a fondamento della Costituzione repubblicana; del trasformismo politico introdotto a livello politico e parlamentare da una maggioranza di “nominati” eletti in base a una legge elettorale dichiarata incostituzionale e che intende disinvoltamente procedere allo stravolgimento della Carta costituzionale senza il mandato degli elettori;
preso atto
della crisi dei partiti ridotti a espressioni di leadership personali senza alcun riferimento ideale, etico e culturale e della disaffezione degli elettori stanchi e sfiduciati di una classe politica incapace di corrispondere al bene comune degli Italiani
considerata
la necessità di superare la grave frantumazione intervenuta a livello politico con la scomparsa delle culture di ispirazione popolare, liberale e riformista che hanno fatto grande la storia della repubblica italiana e di procedere urgentemente alla ricomposizione di queste aree politico culturali;
formulando
l’apprezzamento per le scelte intervenute con la formazione dei movimenti e dei fermenti positivi che tanto sul versante dell’area cattolica che su quello laico liberale e rifomista stanno emergendo in Italia
esprimendo
la necessità e l’impegno di dare risposte positive e una nuova speranza non solo agli elettori che continuano a partecipare al voto, ma, soprattutto, a coloro che da tempo hanno deciso di disertare le urne sfiduciati dai comportamenti di una classe dirigente non più credibile e da una politica che non corrisponde più agli interessi e ai valori dei ceti medi produttivi e delle classi che più stanno subendo le conseguenze di un finanz capitalismo il quale, rovesciando il principio della non sovrapponibilità tra etica, politica ed economia, ha attribuito alla finanza il compito di assegnare i fini e all’economia e alla politico il ruolo subordinato e ancillare, sino a ridurre la democrazia a mero simulacro formale
DECIDONO
a) di dar vita al Coordinamento dei movimenti Popolari, liberali, conservatori e riformisti di tutti i partiti, associazioni, gruppi e persone che sono interessati a sviluppare nel Paese la nascita di un soggetto politico laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, trans nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, inserito a pieno titolo nel PPE, da far tornare ai principi dei padri fondatori, alternativo al socialismo trasformista renziano, ai populismi estremi e alla sinistra post comunista; un coordinamento paritetico, inclusivo e aperto a tutte le forze che condividendo gli stessi valori intendono parteciparvi; coordinamento da organizzare ed estendere in tutte le realtà territoriali del Paese e nelle sedi istituzionali locali e parlamentari;
b) di condividere e sostenere gli stessi orientamenti e obiettivi in politica estera, immigrazione, integrazione sociale e sicurezza, fisco ed economia, giustizia e Stato e sulle questioni etiche che attengono al primato della persona e della famiglia,
c) di sostenere e cooperare ad ogni iniziativa che vada verso il recupero e la valorizzazione della nostra cultura politica e dei nostri valori di riferimento;
d) di favorire la nascita sull’intero territorio nazionale di Gruppi Civici Territoriali del Coordinamento che, aperti alla partecipazione e al coinvolgimento e ricorrendo anche ai moderni sistemi di comunicazione, facciano rifiorire le specificita’ dei loro territori in un contesto di armonia e di sintesi con le grandi scelte del Paese;
e) di promuovere ad ogni livello (comunale e regionale), in occasione delle prossime elezioni amministrative, LISTE CIVICHE TERRITORIALI, aperte e caratterizzate da programmi concreti ed innovativi;
f) di sollecitare, un Forum Nazionale di partiti, associazioni, movimenti e semplici cittadini da tenersi entro la primavera del 2016, che dia vita ad un Nuovo Grande Soggetto Politico che si ponga come obiettivo di offrire un proprio contributo al riscatto della comunità italiana e internazionale: di favorire l’emergere di una nuova classe dirigente che, a partire dalle prossime elezioni amministrative, sappia raccogliere il testimone delle migliori tradizioni politico culturali della storia repubblicana italiana
ORVIETO, Palazzo del Popolo, 29 Novembre 2015
Letto, approvato, sottoscritto:
Ettore Bonalberti –Associazione ALEF (Associazione Liberi e Forti)
Carlo Giovanardi-Associazione Popolari Liberali
Mario Mauro-Associazione Popolari per l’Italia
Gaetano Quagliariello-Associazione IDEA
Sulla Leadership
Leadership popolare, leadership potente e Leadership carismatica: sono stati i temi che molti di noi hanno dovuto affrontare negli studi di sociologia politica all’Università di Trento negli anni’60, approfondendo le teorie di Max Weber. Da tempo l’amico Prof Antonino Giannone, docente di Etica professionale e Relazioni Industriali-Strategia aziendali, affronta questi temi nei corsi di specializzazione e master universitari.
Il 30 Novembre prossimo a Milano li esporrà in un dibattito pubblico sul tema: “ Leadership ed Etica” (vedi file allegato)
Ecco l’intervista che il prof Giannone , V.Presidente di ALEF, ci ha rilasciato:
Quale Leadership ed Etica per lo sviluppo personale e professionale dell’Ingegnere, del Manager che ha l’obiettivo di diventare un leader?
Ci dobbiamo chiedere prima se l’Ingegnere, il Manager, l’imprenditore, per ambire a posizioni di Leader, debba prescindere o meno da comportamenti etici e per quale tipo di Leadership si sta realizzando?
Per una risposta, certamente non esauriente, in una breve intervista, ci possono aiutare prima dei riferimenti a un Top Manager, un grande Leader che ha raggiunto risultati eccezionali ed é stato da tutti considerato una “bella persona”: Steve Jobs, inventore e CEO di Apple
Perché ha scelto di indicare Steve Jobs?
Perché e’ stato un Leader a livello globale ed è considerato il più grande innovatore dell’era digitale, che ha dato un grande impulso a una multinazionale di grande successo e perché a 4 anni dalla sua morte a Palo Alto in California (5 ottobre 2011) i giovani e, in particolare, gli Studenti del Politecnico ne parlano come se fosse ancora tra loro.
In che senso, scusi?
Perché le sue “tracce sono molto visibili non solo nell’azienda, per i suoi successori nel Top Management (Tim Cook), ma per i milioni di clienti sparsi in tutto il mondo, in particolare i giovani, che utilizzano i prodotti che lui ha progettato, ha creato, ha lanciato sul mercato con grande successo di risultati e di consenso.
Steve Jobs ha reso il nostro mondo migliore.
I bambini imparano in nuovi modi grazie ai prodotti che lui ha sognato.
Le persone più creative presenti sulla Terra li usano con diverse applicazioni per comporre sinfonie, canzoni pop, per scrivere di tutto da romanzi a poesie a messaggi di testo; per non dire di veri artisti che creano i loro capolavori con i sistemi di Apple.
Come si può riconoscere che Steve Jobs e’ stato un Leader?
Steve Jobs ci ha confermato, innanzi tutto, quanto ci spiega la Teoria della Leadership: Leader si diventa perché sono sempre gli altri a deciderlo; inoltre ci ha insegnato che un Innovatore, Imprenditore, Manager e Leader devono avere non solo una “Vision”, un grande sogno/progetto a lungo termine, ma dei “Valori” sui quali si poggia. Inoltre devono possedere un’Etica e un comportamento professionale che sono una diretta conseguenza di aspetti morali di distinzione di ciò che è giusto e sbagliato che le persone all’interno e all’esterno dell’azienda si aspettano da un manager, da un leader che ha la responsabilità delle decisioni strategiche che possono determinare il destino di una vita migliore per migliaia di persone.
Ma quali sono le qualità che vengono attribuite a un Leader, che sappia essere se stesso?
Oggi si tende a considerare indispensabili qualità per un Leader, l’essere dotato di numerosi talenti: creatività, capacità di comando, integrità, determinazione, coraggio, alta competenza nel sapere, abilità nel saper fare, comportamenti relazionali nel saper essere e soprattutto nel saper far fare cioè nel fare raggiungere gli obiettivi aziendali al team, alla dirigenza e ai dipendenti tutti.
Ci sono altri skills che un Top Manager, un Leader deve avere?
Sono sempre indispensabili le abilità di prendere decisioni e la capacità di leadership, unitamente all’abilita di sapere comunicare. In sintesi:
– Essere forti ed equilibrati in ogni situazione
– Evitare sia la passività che l’aggressività
– Non temere il giudizio degli altri, ma semmai, saperlo utilizzare
– Non cadere nei tentativi di manipolazione psicologica degli altri
– Non dipendere dai ricatti esterni e dai sensi di colpa interni
– Non sentirsi mai impotenti o isolati.
Molte di queste capacità e abilità sono innate nei cosiddetti Talenti, altre abilità sono potenziali e possono essere insegnate e fatte emergere con mirati metodi di Formazione manageriale.
Queste sono state le considerazioni del Professor Antonino Giannone, che da ex Alunno del Collegio Einaudi di Torino che accoglie gli Studenti meritevoli, tornerà il 30 Novembre nello stesso luogo che lo accolse ca. 50 anni fa. L’entusiasmo di allora e i brillanti risultati realizzati spingono l’Amico Tonino a trasmettere ai giovani dell’era digitale l’importanza immutabile dei valori etici per conseguire anche loro risultati molto positivi per i sistemi organizzativi dove saranno chiamati ad operare, per auto realizzarsi e per contribuire al miglioramento del bene comune
Intervista di Ettore Bonalberti
Venezia, 26 Novembre 2015
La ricomposizione dei Popolari
Era partita nel luogo simbolico della casa del beato Antonio Rosmini a Rovereto, il 18 Luglio scorso, la stagione della ricomposizione, con il primo incontro dei popolari e laici liberali interessati a costruire la seconda gamba democratica del sistema politico italiano all’insegna dei valori del popolarismo sturziano e degasperiano.
Si è riconfermata sabato 21 novembre a Torino, sotto il segno dello scudo crociato del CDU piemontese, con l’appello ai Popolari di quella regione e nello spirito di Rovereto, lanciato da Mauro Carmagnola che, in un editoriale, denunciava il fatto che “ i cattolici non partecipano più al campionato perché non hanno più una squadra”.
Con la partecipazione di un centinaio di persone nella città in cui si svolse nel 1923 il drammatico Congresso nazionale del PPI, quello in cui don Luigi Sturzo sostenne l’impossibilità per il Partito Popolare di “ avallare una cambiale in bianco “ al fascismo schierandosi, senza se e senza ma, contro la Legge Acerbo, dall’accettazione della quale da parte della componente sinistra del partito, astenutasi sull’ordine del giorno Sturzo e contraria su quello di De Gasperi, si consumò di lì a breve la frantumazione del Partito Popolare Italiano.
Nessuna aria di nostalgia ieri a Torino, ma la consapevolezza della drammatica situazione istituzionale del Paese, retto da organi illegittimi che sono la rappresentazione emblematica dell’intervenuta sospensione della democrazia, insieme alla volontà di concorrere, a partire dagli ultimi esponenti dello scudo crociato, alla ricomposizione dell’area popolare e laico liberale e riformista italiana.
Su questi temi sono intervenuti il sen Maurizio Eufemi, che ha annunciato la partecipazione al comitato del NO alla sciagurata riforma del combinato disposto riforma del Senato e legge elettorale dell’Italicum; del sen Ivo Tarolli, promotore dell’incontro di Rovereto di cui ne ha sintetizzato lo spirito e la road mappa della costruzione del Nuovo Soggetto Politico e di molti giovani entusiasti di concorrere al progetto, sulla scia del documento appello partito a Luglio dalla città rosminiana.
Il Presidente del Movimento Federativo Europeo del Piemonte, Emilio Cornagliotti, ha ricordato il ruolo strategico svolto dai padri fondatori democratico cristiani dell’Europa e la possibilità di ampie convergenze sul progetto di rilancio della prospettiva degli Stati Uniti d’Europa.
A Torino, la città che, dopo una gestione della sinistra al potere senza soluzione di continuità, si ritrova spogliata di quasi tutte le eccellenze che ne avevano fatto una delle città più importanti del Paese e con un debito accumulato sino alla soglia enorme di quasi 5 miliardi di €, ferve il dibattito per il rinnovo del Sindaco e del consiglio comunale.
Un appuntamento nel quale la formazione di una lista civico popolare sarebbe quanto mai attesa e di cui l’On Roberto Rosso, intervenuto con grande passione all’incontro, potrebbe esserne l’autorevole portabandiera con il concorso di quanti sono interessati a offrire alla città della Mole una diversa guida politica e amministrativa.
Le conclusioni cui si è pervenuti ieri a Torino sono così riassumibili:
1.riconferma dell’ attualità e modernita’ del pensiero liberaldemocratico e della cultura dell’economia sociale mercato, alle cui fonti continuano ad alimentarsi i grandi partiti che guidano importanti Paesi come la Germania e la Spagna;
2. unanime impegno verso la riaggregazione dell’area del popolarismo e verso il superamento della frammentazione partitica e della conseguente irrilevanza politica;
Condividendo lo spirito e i contenuti dell’Appello adottato il 18 luglio c/o la casa natale del b. A. Rosmini, pertanto si è deciso:
1.di sostenere e cooperare a ogni iniziativa che vada verso il recupero e la valorizzazione della nostra cultura politica e dei nostri valori di riferimento.
2.di favorire la nascita sull’intero territorio regionale di Gruppi Civici Territoriali che, aperti alla partecipazione e al coinvolgimento e ricorrendo anche ai moderni sistemi di comunicazione, facciano rifiorire le specificità dei loro territori in un contesto di armonia e di sintesi con le grandi scelte del Paese;
3.di promuovere a ogni livello (com.prov.reg.), in occasione delle prossime elezioni amministrative, LISTE CIVICHE TERRITORIALI, aperte e caratterizzate da programmi concreti ed innovativi;
4.di sollecitare, sulla scorta dell’Appello di Rovereto, un Forum Nazionale di partiti, associazioni, movimenti e semplici cittadini che dia vita ad un Nuovo Grande Soggetto Politico che si ponga come obiettivo quello di offrire un proprio contributo al riscatto della comunità italiana e internazionale.
Sono gli stessi obiettivi che proporremo Sabato 28 e Domenica 29 al convegno di Orvieto organizzato da ALEF, Popolari liberali e Popolari per l’Italia con molti esponenti di diverse formazioni politiche; a Roma, il 12 Dicembre, con la Conferenza nazionale del CDU, nella quale, come ha ricordato ieri a Torino, Mario Tassone, si conclude la lunga fase iniziata dal nuovo CDU nel 2013 per concorrere alla costruzione del nuovo soggetto politico; il 13 Dicembre a Roma con il Congresso nazionale dei Popolari per l’Italia; il 15 Gennaio a Perugia con l’incontro di tutte le associazioni di area cattolica e a Ferrara, il 16 Gennaio, con tutti gli amici del Centro-Nord.
Ettore Bonalberti
domenica, 22 Novembre 2015
Fermenti nell’area cattolica popolare
Sono avviati i grandi lavori nell’area cattolico-liberale e di ispirazione popolare.
Sabato 21 Novembre sono convocati a Roma, gli Stati Generali di sovranità popolare, ai quali hanno aderito numerosi gruppi e associazioni con l’obiettivo di avviare iniziative concrete in difesa della Costituzione. Parteciperà il prof Paolo Maddalena, Vice Presidente emerito della Corte Costituzionale.
E’ da segnalare l’importante iniziativa assunta dal prof Alessandro Pace, Presidente del Comitato per il NO il quale, nella giornata di ieri, ha diffuso un appello ai presidenti della Camera e del Senato e ai deputati e ai senatori della Repubblica per la sospensione della discussione sulla riforma costituzionale Renzi-Boschi.
Si legge, infatti, che:“In un tornante della storia, quale si va profilando in conseguenza della mattanza occorsa il 13 novembre a Parigi per opera di seguaci del Daesh, il Direttivo del Comitato per il No al referendum costituzionale sulla riforma Renzi-Boschi, chiede al Presidente della Camera dei deputati e ai Presidenti dei gruppi parlamentari di rinviare a data da destinarsi la discussione, già fissata per il prossimo 20 novembre, davanti alla Camera dei deputati, per l’approvazione, in prima deliberazione, del d.d.l. cost. n. 2613-B.
Il Comitato ritiene infatti inopportuno che in un momento così grave che richiede l’unità di tutte le forze politiche e sociali – come ai tempi del terrorismo, se non peggio -, le Camere possano procedere tranquillamente nel loro lavoro di revisione della gran parte degli articoli della Costituzione come se nulla fosse accaduto. Mentre è proprio nei momenti di crisi, che la Costituzione, nei suoi principi e valori, dovrebbe costituire il simbolo, per eccellenza, dell’unità del popolo italiano.”
Particolarmente grave, appare poi, la prospettiva che si aprirebbe qualora passasse la riforma del governo. Il documento del prof Pace evidenzia, infatti che: “La gravità dell’attuale situazione che potrebbe addirittura sfociare, come da più parti si sostiene, in uno stato di guerra o in una situazione analoga, induce il Comitato per il No a sottolineare che se la riforma Renzi-Boschi venisse approvata nel testo di cui al d.d.l. cost. n. 2613-B, non sarebbero più le Camere a deliberare lo stato di guerra, come previsto dal vigente articolo 79 della Costituzione, ma la sola Camera dei deputati. E ciò, come se il Senato, ancorché rappresentativo delle autonomie locali, quale previsto dalla riforma Renzi-Boschi, non fosse anch’esso un organo dello Stato-comunità e quindi della Repubblica italiana.”
Nella stessa giornata di Sabato 21 Novembre a Torino il CDU, su iniziativa del dr Mauro Carmagnola, ha indetto un convegno con gli elettori e simpatizzanti di quella Regione, con il quale si intende contribuire all’avvio della Federazione di tutti i Popolari e Liberali interessati a dar vita a un nuovo soggetto politico. Trattasi di un vero e proprio “ Appello ai Popolari torinesi” secondo lo spirito e le conclusioni raggiunte all’incontro di Rovereto dei popolari italiani del 18 Luglio scorso.
L’assemblea di Torino precede quella nazionale del CDU aperta a tutte le altre componenti di ispirazione popolare e liberale che si terrà a Roma il 12 dicembre.
Sabato 28 e Domenica 29 Novembre, con un cambio di sede da Roma a Orvieto, si terrà il convegno dei Popolari e Liberali promosso da ALEF (Associazione dei Liberi e Forti), Popolari liberali di Giovanardi e Popolari per l’Italia di Mario Mauro, con altri esponenti dell’area alternativa al renzismo, interessati alla costruzione della seconda gamba del sistema democratico italiano, sul tema: “UNITI SI VINCE”.
Il 13 Dicembre è previsto il Congresso dei Popolari per l’Italia sempre orientato a concorrere alla costruzione del nuovo soggetto politico.
Altra iniziativa annunciate dall’On Santolini ad Assisi, sempre a Dicembre sul tema: “ La Misericordia giubilare e l’impegno politico” e incontri programmati per le aree meridionali e del Nord Est, completeranno il percorso che, attraverso la formazione in sede locale di comunità civico popolari, sfocerà nel Forum nazionale dei Popolari e Liberali italiani con il quale sin intende costruire, agli inizi del 2016, la seconda gamba del sistema politico.
Un nuovo soggetto politico di ispirazione popolare, alternativo al socialismo trasformista renziano e ai populismi estremi, ai partiti personalistici e leaderistici per ritrovare il valore della collegialità e dell’autentica partecipazione democratica, con un ricambio sostanziale della classe dirigente in grado di intercettare le attese di coloro che da tempo hanno scelto la strada del disimpegno e dell’astensionismo.
Ettore Bonalberti
Venezia, 17 Novembre 2015
Svegliamoci senza tanto buonismo
Alfano e Renzi dopo oltre 12 ore fanno riunione e sembrano dormire. Assurdo ritardo! Riunione di rito e propaganda! Assumiamo iniziative vere.
Ce la sentiamo di dire di chiudere le moschee irregolari e di espellere quelli che indottrinano contro i cristiani?
Ce la sentiamo di dire che gli islamici hanno invaso il territorio italiano ed europeo e se ne stanno impadronendo rapidamente, imponendo le loro regole, certamente disattendo le nostre?
Queste cose non dobbiamo sentircele dire da Salvini per poi dire che il pericolo è’ Salvini in Italia e Le Pen in Francia.
Dobbiamo essere un po più critici verso noi stessi, perché il pericolo non è Salvini, ma la nostra afasia a difendere le nostre radici e identità di cristiani, a preferire di assecondare il buonismo e il politically correct. Basterebbe leggere quanto hanno scritto Mons. Crepaldi e l’Osservatorio Van Thuan della Dottrina sociale della Chiesa.
Si abbia il coraggio, virtù etica, di affrontare il confronto. Adesso ci si può ancora riappropriare del futuro per noi, per i nostri figli e le future generazioni. Altrimenti come cristiani saremo cacciati nelle catacombe digitali!!
Antonino Giannone
Vice Presidente ALEF (Associazione Liberi e Forti)
LA STRAGE DI PARIGI
Sulla strage compiuta dai terroristi islamici a Parigi, da kamikaze fondamentalisti dell’ISIS, invio una sintetica previsione che già faceva molti anni fa Oriana Fallaci.
Fu derisa dalla Sinistra.
Il Comune di Firenze non Le conferì mai il Giglio d’oro.
Fu Zeffirelli che al funerale si tolse il suo Giglio D’oro e lo dono’ sulla bara di Oriana Fallaci.
Sono state numerose e drammatiche le anticipazioni su quanto sta accadendo in questi anni: l’accettazione senza filtri e regole dell’invasione di islamici in Italia che vorrebbero tra poco vivere con le loro regole e non con le nostre.
Riflettiamo e reagiamo, rivendicando la nostra identità giudaico Cristiana e respingendo con forza le politiche di buonismo e relativismo che la sinistra che sia di Pisapia o Renzi continua a diffondere.
Antonino Giannone
Vice Presidente ALEF (Associazione Liberi e Forti)
Socio fondatore di NoixMilano
Alla crisi di sistema serve una risposta di cultura popolare e liberale
Stato di diritto ridotto al lumicino, assetto istituzionale caratterizzato dalle profonde anomalie conseguenti al “golpe blanco” del Novembre 2011 e al sostanziale misconoscimento della sentenza della Corte costituzionale sul “porcellum”, sono le condizioni sovrastrutturali di una società italiana in crisi profonda morale, culturale, economica, sociale, con tassi di disoccupazione generale e, soprattutto, giovanile e femminile, ai limiti della tenuta del sistema.
E’ grande la confusione nel partito del presidente del consiglio e segretario del PD, non solo per la scissione intervenuta sulla sua sinistra destinata a diventare una ferita difficilmente ricomponibile, nonostante la caparbia difesa della “ditta” da parte della minoranza bersaniana, ma per lo sconquasso politico amministrativo, culturale e morale presente nelle principali realtà locali governate da quel partito.
Sul fronte alternativo della destra, dopo la manifestazione di Bologna, è avviata una ricomposizione a guida leghista che, così com’è sin qui combinata, appare di difficile attrattiva per quel 50% di elettorato che ha deciso l’astensione. Senza una modifica alla legge super truffa dell’Italicum, “ il giovin signore fiorentino” corre il rischio di doversi confrontare in un ballottaggio assai pericoloso con il M5S di Grillo.
Ciò che più rattrista in tale situazione e nel deserto delle culture politiche di quasi tutti i partiti, è l’assenza di una proposta politica forte di ispirazione popolare e liberale che, con quella riformista, ha rappresentato storicamente una delle condizioni essenziali dello sviluppo democratico dell’Italia.
Hanno dato una ben cattiva rappresentazione di sé i residuati bellici ex democristiani, frantumati tra le piccole guerre fratricide di inesistenti e squalificati capetti sempre alla ricerca di accomodanti posizioni di potere e dediti a politiche di corto respiro, in uno spazio politico in cui ai valori si sono sostituiti non già gli interessi generali, ma quelli “particulari” familistici e dei cerchi magici laudatori dei signorotti feudali di turno. Un manipolo di sbandati erranti a destra e a sinistra alla ricerca della sopravvivenza.
Più vasto e interessante è ciò che accade nella multiforme realtà associativa, culturale e politica presente copiosa nelle diverse realtà territoriali regionali e locali, dalle quali esce una voce forte all’unisono: “ vino nuovo in otri nuovi”.
La ricerca, per molti aspetti affannosa e non priva di elementi contraddittori, è quella di individuare un nuovo contenitore, un soggetto politico capace di raccogliere e di saper rispondere alle istanze della realtà, interpretandole alla luce del pensiero cristiano sociale e guidato da una dirigenza politica totalmente rinnovata rispetto a quella residuale rimasta sul campo “sanza nfamia e sanza lode” e, in taluni casi, con rimarchevoli colpe e pesanti responsabilità.
La difficoltà sta nel tentare di raccordare senza traumi ciò che rimane espressione residua della cultura popolare, democratico cristiana e liberale a livello istituzionale, con i fermenti nuovi e ancora allo statu nascenti presenti all’esterno delle attuali residue e frammentate rappresentanze.
Servirà una grande dose di umiltà e di generosità, sia da parte di coloro che sono stati assai tristi protagonisti nella lunga stagione della diaspora democristiana, sia da parte delle nuove leve, nella convinzione reciproca che serve una forte solidarietà intergenerazionale per la ricomposizione dell’area popolare, liberale e riformista italiana.
E’ questo l’obiettivo che ci proponiamo con il convegno del 28 e 29 novembre prossimi a Roma, con il quale intendiamo ricomporre le rappresentanze politico culturali presenti dentro e fuori delle istituzioni, dando vita a una Federazione di Centro nella quale, diversamente dalle logiche prevalenti negli attuali partiti di tipo leaderistico, assumere come metodo di conduzione quello della collegialità.
Dall’esempio che verrà da Roma si potrà cercare di raccordare in tutte le realtà locali le diverse esperienze istituzionali e non in comunità di partecipazione democratica, rette da organismi collegiali rappresentativi in termini di pari dignità.
Solo dopo si porrà il tema delle alleanze, tenendo conto, tuttavia, sin d’ora, che il compito che spetta ai popolari e ai laici cristianamente ispirati, rimane quello di dar vita alla seconda gamba del sistema, per far uscire l’Italia dalla crisi di democrazia e di rappresentanza che ha reso insopportabile alla maggioranza dei cittadini l’attuale assetto politico istituzionale del Paese.
Primo impegno dopo il convegno di fine novembre: il forum nazionale dei popolari e laici liberali e riformisti da tenersi entro i primi mesi del 2016, con il quale dar vita al nuovo soggetto politico da dotare di un condiviso programma e, contemporaneamente, la presentazione di liste unitarie dei popolari e dei laici liberali e riformisti alle prossime elezioni amministrative con una rinnovata classe dirigente.
Ettore Bonalberti
Venezia, 13 Novembre 2015
A sinistra si leva uno squillo e la destra risponde con l’urlo.
Sabato è nata Sinistra Italiana dalla confluenza dei fuoriusciti del PD in SEL per organizzare l’alternativa di sinistra “arancione” al PD di Renzi. Domenica in Piazza Maggiore a Bologna, transennata per contenere la spinta irrazionale dei gruppi antagonisti, Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, hanno riunito la base per rilanciare un centro-destra “diverso” da quello del 1994.
Se a sinistra si tenta di ricomporre un’area culturalmente omogenea ai valori storici di ispirazione socialista e alternativa al trasformismo inquietante introdotto dal “ giovin signore fiorentino”, più complessa risulta la situazione sulla destra, dove, a parte gli accenti fuori misura usati sia dal Cavaliere che da Salvini, appare quanto mai arduo mettere insieme storie e culture di riferimento molto diverse, mentre dalla piazza si impone una leadership , quella di Salvini che appare ancora acerba per una reale capacità di egemonia politica.
Confesso che per noi Popolari ciò che sta accadendo in Italia non ci piace per niente.
Il deficit dello stato di diritto e la crisi di democrazia derivato dal “golpe blanco” del Novembre 2011 e tuttora persistente, con una minoranza del 15 % dell’elettorato che accentra in sé tutto il potere e si presta a far passare attraverso un Parlamento di “illegittimi” la riforma della Costituzione, sono la sovrastruttura di un sistema che soffoca la condizione di anomia persistente a livello sociale, economico e produttivo reale del Paese.
Non sappiamo se la nascita a sinistra della nuova formazione “arancione”, il colore scelto da Sinistra Unita per la nuova avventura, favorirà quel “Partito della Nazione” del premier da più parti evocato e da noi fortemente contrastato per il suo carattere di trasformistica commistione di posizioni orientate all’esclusiva gestione del potere.
Anche ciò che è accaduto ieri a Bologna ci appare più espressione di una deriva lepenista che la rappresentazione di un’alternativa reale e democratica al sistema di potere equivoco gestito da “ Il Bomba” fiorentino.
Continuiamo a perseguire l’idea che in Italia sia opportuno ripartire dalla ricostruzione delle culture politiche che ne hanno caratterizzata la storia e che fanno riferimento alle grandi famiglie politiche europee. Ci sentiamo di far parte della grande famiglia del PPE, con tutti i suoi limiti e contraddizioni, e intendiamo batterci per riportare il PPE ai valori ispiratori dei padri fondatori: Adenauer, De Gasperi e Schuman.
Crediamo sia opportuno costruire la seconda gamba del sistema politico in grado di intercettare i bisogni dei diversamente tutelati e del terzo stato produttivo e di organizzare un nuovo soggetto politico che da tempo connotiamo come: laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, trans nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, inserito a pieno titolo nel PPE, alternativo al trasformismo socialista renziano e ai populismi estremi. E’ lo stesso obiettivo che abbiamo condiviso con gli amici dell’appello di Rovereto, da Ivo Tarolli, Mario Tassone, Gianni Fontana, Lelio Alfonso e tanti altri.
Certo faremo i conti con la legge elettorale super truffa che un parlamento farlocco ha inteso adottare e che, con ogni probabilità, visti i sondaggi perigliosi si appresta a modificare per non dar spazio alle aspirazioni del M5S; innanzi tutto, però, intendiamo concorrere alla ricomposizione su basi culturali omogenee dell’area popolare e laica cristianamente ispirata.
Sono questi gli obiettivi che insieme agli amici Carlo Giovanardi (Popolari liberali) , Mario Mauro (Popolari per l’Italia), Gaetano Quagliariello e molti altri ci siamo proposti e che intendiamo sviluppare con tutte le realtà territoriali interessate all’incontro che si terrà a Roma il 28 e 29 Novembre prossimo alla sala convegni del Green Park Hotel Pamphili, sul tema: UNITI SI VINCE.
Ettore Bonalberti
Venezia, Lunedì 9 Novembre 2015
Corsi e ricorsi del trasformismo italico
Con la riforma elettorale del 1882 di Agostino De Pretis gli aventi diritto al voto passarono dal 2 al 7% della popolazione. Situazione che durò, praticamente, sino alla legge approvata dal quarto governo Giolitti nel 1912, quella che, sostituendo la legge del 1982, modificata nel 1891, allargò il suffragio a tutti i cittadini maschi che avessero compiuto 30 anni o che, pur minori di 30 anni, avessero un reddito di almeno 19,20 lire, o la licenza elementare, oppure avessero prestato il servizio militare.
In tal modo il corpo elettorale passò dal 7% al 23,2% della popolazione. Fu mantenuto il sistema maggioritario in vigore dal 1891. La legge fu impiegata per una sola legislatura: nel 1919, infatti, essa fu sostituita da una nuova legge che decretò un’ulteriore estensione del diritto di voto e il ripristino del sistema proporzionale.
E’ in tale contesto istituzionale, caratterizzato da una netta separazione tra l’Italia reale e l’Italia ufficiale rappresentata nel Parlamento nazionale, che si diffuse con la sinistra storica al potere il fenomeno del trasformismo. Il popolo non aveva voce né diritti, e la rappresentanza politica era collegata al censo, dominata dai proprietari terrieri e dagli industriali rampanti.
Un fenomeno, quello del trasformismo, che permise a De Pretis prima e a Giolitti poi, seppur da versanti contrapposti, di mantenere saldo il potere a livello del governo, sino all’avvento della proporzionale con la riforma del 1919: una riforma grazie alla quale, finalmente, i grandi partiti –programma nel frattempo organizzatisi, dal PSI al PPI, seppero travolgere il sistema del vecchio Stato liberale, seppur per una brevissima parentesi, prima dell’avvento del fascismo. Il trasformismo permise la convergenza verso il centro delle varie rappresentanze borghesi nella forma dell’assorbimento di parti della Destra nella Sinistra. Tale fenomeno accentuò l’orientamento moderato della Sinistra, oltre ad alimentare il clientelismo e l’affarismo.
Diversa e per certi aspetti ancor più sconcertante la situazione odierna che, a più riprese, ho tentato di descrivere nelle sue connessioni tra realtà sociale e realtà istituzionale, sulla base della teoria euristica dei quattro Stati: la casta, i diversamente tutelati, il terzo stato produttivo e il quarto non Stato. Quattro stati che, nei confronti della partecipazione attiva nell’esercizio della sovranità popolare stanno assumendo comportamenti molto diversi, correlati alle differenti condizioni sociali ed esistenziali vissute da ciascun ceto.
Assistiamo oggi alla situazione schizofrenica di un Paese la cui Costituzione attribuisce al popolo la sovranità (art.1), che, di fatto, non viene più da questi esercitata, dato che quasi il 50% degli elettori da tempo diserta le urne, lasciando ai componenti e rappresentanti della casta ( dai 500 mila al milione di soggetti) e a quelli dei più benestanti tra i diversamente tutelati, il compito di definire nelle aule parlamentari il diverso equilibrio di potere nel governo del Paese.
Il tutto viziato non solo dai condizionamenti che l’ircocervo dell’Unione Europea impone, dal livello economico e finanziario a quello istituzionale, anche attraverso regolamenti nulli e illegittimi come quello sul fiscal compact (denuncia rigorosa svolta con estrema lucidità dal Prof Giuseppe Guarino, profeta disarmato), ma anche da un’assemblea di eletti, che continuo a definire “farlocca”, dato che è costituita da “nominati” eletti con una legge elettorale, “ il porcellum”, dichiarata incostituzionale dalla suprema Corte
Ora il popolo detiene formalmente la “sovranità”, ma, di fatto, ha deciso di non esercitarla, lasciando che gli equilibri di potere si esprimano attraverso “ i nominati” eletti illegittimamente nel Parlamento dei “transumanti”.
E’ in questo quadro di sostanziale scollamento tra Paese reale e Paese legale ( o illegale, poiché illegittimo?!) che nel Parlamento si assiste a un indegno trasferimento politico di parlamentari svincolati da ogni impegno morale, prima ancora che politico –istituzionale. Un trasferimento grazie anche al quale “ il giovin signore fiorentino”, catapultato alla guida del governo, può permettersi di fare il buono e il cattivo tempo. Anche quello di tentare di riformare l’assetto costituzionale come quello del Senato col combinato disposto della legge super truffa dell’Italicum.
Se nel passaggio dal governo Letta al governo Renzi ci sono stati 185 parlamentari che hanno cambiato casacca, dalle politiche del 2013 a oggi sono ben 235 i parlamentari, tra Camera e Senato, che si sono trasferiti da un gruppo parlamentare a un altro. Ed è in tale situazione che, in assenza di partiti espressione di autentiche e consolidate culture politiche, ma sommatorie di “particulari” egoistici e indistinti, il dibattito rischia di ridursi al dilemma: con o contro Renzi?
Occupato, attraverso l’uso di un regolamento delle primarie degno di un trattato di psichiatria politica, il controllo del suo partito, il PD, Matteo Renzi ne ha totalmente rovesciato i fondamentali dando avvio a un trasformismo politico partitico senza cultura di riferimento, semplice corrispondenza ai desiderata dei più influenti danti causa interni e internazionali, oggetto di attrazione per i transumanti guidati da capi e capetti in cerca di salire italicamente “sul carro del vincitore”.
Scelta la collocazione europea nel PSE che lo porta inevitabilmente in un luogo politico alternativo a quello proprio della cultura europea del PPE, Renzi offre la più sfrontata applicazione della teoria dei due forni: ricerca dell’alleanza con i residui popolari e DC per le riforme economico finanziarie; spregiudicata unità con le estreme della sinistra di SEL e del M5S per quanto attiene ai diritti civili, alle unioni omosessuali, e all’azione disgregatrice dei “valori non negoziabili” per i cattolici. D’altronde, per molti di questi ultimi che sostengono il governo, la fedeltà all’occupazione delle sedie sembra assai più forte di quella della coerenza con i propri valori e dei loro ormai ridottissimi elettori.
Si parla di “partito della Nazione” che richiama, con la legge super truffa dell’Italicum, lo sciagurato Listone nazionale con il quale, grazie alla Legge Acerbo e ai Cavazzoni di turno, Mussolini poté garantirsi il controllo assoluto del Parlamento nelle elezioni dell’Aprile 1924. E’ un tema che interessa quasi tutte le forze politiche dentro e fuori del Parlamento e che, in maniera tanto più grave, finisce col dividere anche le residue diverse espressioni della cultura popolare e di ispirazione democratico cristiana.Da parte nostra non ci facciamo incantare dalle sirene renziane e restiamo, con gli amici che hanno sottoscritto il documento appello dei Popolari a Rovereto, impegnati nella costruzione della seconda gamba alternativa al socialismo trasformista renziano e ai populismi estremi.
Ettore Bonalberti
Venezia, 6 Novembre 2015
Cose veneziane metafora di ciò che accade in Italia
Chiude la grande catena di distribuzione tedesca METRO a Marghera (70 posti a rischio), chiude l’agenzia AIR France a Venezia ( altri 11 licenziati), chiude uno dei più importanti negozi di articoli sportivi a Mestre; in Piazza Ferretto e in molte altre strade mestrine e veneziane è un susseguirsi di negozi con la saracinesca abbassata.
E’ questa la reale situazione che colpisce il terzo stato produttivo, il produttore reale della ricchezza nazionale, ma per il nostro Renzi, catapultato alla presidenza del consiglio “ tutto va bene” e siamo in piena ripresa.
In realtà ciò che accade a Venezia è la metafora di ciò che, in misura analoga, sta avvenendo in quasi tutta l’Italia.
Lo scontro tra la casta e quelli che sono meglio inseriti nella classe dei diversamente tutelati si sta facendo cruento, con il quarto non stato che regge il bordone ai potenti di turno, purché possano continuare a fare i loro affari, facendo la cresta sulla ricchezza prodotta del terzo stato produttivo.
Se la rivolta della Lega agli inizi degli anni’80 nelle regioni del Nord fu il risultato di una rivoluzione fiscale attiva, una volta che si ruppe il rapporto che legava la DC e i partiti del centro-sinistra al terzo stato produttivo sulla base del compromesso: non vi tasso con furore e in cambio ci date il voto, ora siamo ancora fermi all’astensionismo elettorale e al voto di protesta al M5S.
Si sta, tuttavia, profilando una seconda e ancor più pesante rivolta fiscale passiva, determinata non già dalla volontà e da una raggiunta coscienza di classe dei ceti produttivi, quanto piuttosto da un’oggettiva impossibilità a soddisfare gli adempimenti fiscali.
Alcuni si suicidono, altri scappano con le loro attività all’estero, altri ancora sono costretti a chiudere bottega. Non è ancora pronta una rappresentanza unitaria politica di tale condizione sociale.
Il governo sostenuto dalla maggioranza di un parlamento di “illegittimi, è retto da un leader mai eletto, espressione di poco più del 15 % dell’elettorato italiano, il quale intende accentrare sulla sua persona tutto il potere e fa votare riforme istituzionali iugulatorie per la democrazia e nettamente contrastanti con la Costituzione.
Sino a quando tale indecente situazione politica, istituzionale, economica e sociale potrà durare?
Ettore Bonalberti
Venezia, 5 Novembre 2015
EXPO 2015: ambigue verità
Tutti a sbracciarsi nel lodare i risultati straordinari di EXPO 2015, a partire dal Sindaco di Milano Pisapia, quel signore che, così riporta “l’Intraprendente”-giornale d’opinione del Nord, era firmatario di un documento del 2009 che suona esplicitamente come un appello No Expo e definisce appunto la manifestazione come un «assurdo luna park».
Tra le altre cose, scrive quel giornale, “in questa petizione promossa dai due architetti Emilio Battisti e Paolo Deganello e firmata, oltreché da Pisapia, da altri nomi della Milano Bene come Gae Aulenti, Salvatore Bragantini e Santo Versace, Expo2015 viene definita un «assurdo luna park di padiglioni che a manifestazione ultimata dovranno essere demoliti o andranno inevitabilmente in rovina in una landa desolata e senza vita, facendo scempio di quasi due milioni di metri quadri di prezioso terreno agricolo». E non solo. Il documento rincara la dose mostrando l’incompatibilità di Expo con un periodo di grande crisi economica: «Si abbia il coraggio di prendere atto una volta per tutte che questa manifestazione è totalmente anacronistica, soprattutto se viene realizzata nel tempo della crisi economica che investe l’intero pianeta».
Si sa che il pensiero ideologico è quello socialmente condizionato dalle posizioni, status e ruoli, che, a diverso titolo e in diversi momenti, si ricoprono, e anche un illustre avvocato come Pisapia non è immune da questa regola. Più emblematica la figura dell’AD di EXPO 2015, il Dr Giuseppe Sala, che è passato dalle stalle dei tristi episodi di corruzione accaduti durante la sua appassionata gestione dell’evento, alle stelle evocate da numerosi osservatori a partire dal presidente del Consiglio che, non gli è parso vero, di assumere il caso Milano come espressione della “migliore Italia”, sino a nominare il prefetto Tronca, commissario del comune di Roma, con la speranza che anche l’imminente Giubileo straordinario, possa ripetere il successo della manifestazione internazionale milanese.
Per Sala che, alla domanda non peregrina se egli si consideri di destra, di centro oi di sinistra, risponde con un categorico: “ me ne frego”, sembrerebbe aprirsi la strada di una candidatura PD al comune di Milano. Prima, però, credo sarebbe opportuno approfondire meglio i risultati di EXPO 2015: 21,5 milioni di visitatori dichiarati e confermati, ma quanti sono stati i paganti? Attendiamo il bilancio definitivo dell’evento, ma intanto si parla già di un deficit di 1,2 miliardi di € .
Non è che si sia organizzata una grancassa mediatica con la rappresentazione delle interminabili code ai tornelli di Rho, per nascondere col deficit di bilancio anche le gravi discrepanze tra il tema di EXPO 2015 e le concrete rappresentazioni nei padiglioni dei diversi Paesi, che, tranne alcuni casi (il più interessante dei quali il Padiglione ZERO dell’ONU) hanno soprattutto colto l’occasione per una mera propaganda turistica non molto dissimile da quella sperimentabile in ogni altra fiera del turismo?
In un Paese nel quale, come in politica, sembra che “valga ciò che appare” piuttosto della concreta realtà effettuale, tutto è possibile, anche quello di far credere agli italiani che “tutto va bene” anche se i conti non tornano e la propaganda la fa da padrona.
Ettore Bonalberti
Venezia, 4 Novembre 2015
Domenica 1 Novembre L’odierna allegata nota di Mario Tassone, presidente del CDU, ci ha dato lo spunto per una riflessione carica di speranza- Siamo sulla strada buona Ho ricevuto, come di consueto, la nota politica allegata dell’amico Mario Tassone.Debbo dire che in essa sono esposte in modo assai chiaro le linee su cui gli amici del CDU intendono muoversi; linee che corrispondono esattamente con quelle che anche noi che abbiamo sottoscritto il documento-appello di Rovereto condividiamo. Si apre una stagione di serio confronto e comune riflessione con tutti i partiti e le associazioni, movimenti e gruppi che si sono incontrati a Roma il 28 ottobre scorso. Anche con gli amici della Federazione di solidarietà popolare, ALEF e i circoli di Insieme intendono mantenere aperto il dialogo e il confronto, accomunati dalla medesima volontà di concorrere alla costruzione di un nuovo soggetto politico ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano alternativo al socialismo trasformista renziano e ai populismi estremi. Lo stesso progetto che coltiviamo insieme agli amici dei Popolari per l’Italia e di Italia Unica con i quali, condiviso il documento di Rovereto, siamo impegnati a sviluppare sul territorio le più opportune iniziative che si concluderanno con il forum nazionale dei popolari e laici liberali e riformisti. Per chi ha vissuto la lunga stagione della diaspora democristiana e i tortuosi percorsi della seconda repubblica, con la brutta aria che tira sul piano istituzionale, politico e sociale in Italia e in Europa, questi tentativi di dialogo e di progressivo superamento delle antiche insufficienti appartenenze sono una boccata d’ossigeno che fa ben sperare. Parteciperemo, se invitati, alle prossime scadenze dei diversi partiti, gruppi e associazioni con la volontà di puntare a realizzare in tempi brevi l’unità dei popolari e dei laici cristianamente ispirati e per favorire l’emergere di una nuova classe dirigente. Ettore Bonalbertiwww.alefpopolaritaliani.euwww.insiemeweb.netwww.don-chisciotte.net Domenica,1 Novembre 2015 M. Tassone: dobbiamo ridefinire un centro politico, che avrà ragione di esistere solo se ci saranno aree contrapposteSi stanno tenendo molti incontri al fine di aggregare formazioni di ispirazione popolare cristiana e laiche riformiste per dare vita, attraverso una Federazione, ad un soggetto politico che sia espressione di quanti chiedono quelle certezze che i tempi oggi non offrono. Sono i ceti medi produttivi, espressioni del mondo della cultura e del sociale, dei giovani che avvertano che tutto ruota ad estremismi improduttivi. Un centro politico va ridefinito. Sia le forze di maggioranza e di opposizione sono portatrici di posizioni estreme. Le riforme elettorali e costituzionali disegnano un sistema che comprime diritti e vanifica conquiste democratiche e le opposizioni si attestano su posizioni populiste. Oggi c’è una attenzione diffusa verso il centro da chi lo considera un dato geometrico per la gestione del potere. A questo disegno bisogna contrapporre la politica attraverso una area centrale che vive attraverso la dialettica fra la pluralità delle posizioni e la vivacità del confronto. In questi ultimi anni lo spazio del dibattito si è andato restringendo e chi assicurava con il sistema elettorale introdotto con le politiche del 1994 stabilità bipolarismo e alternanza è stato smentito. Non vi è stata stabilità e il bipolarismo non si è affermato. Si è impoverito il patrimonio di energie e di classe dirigente che si formava attraverso gli strumenti della politica e dei partiti. Oggi dicevamo si tende ad occupare il centro strumentalmente ma il centro ha ragione di esistere se ci sono aree contrapposte. Invece ci troviamo difronte una omologazione e a una occupazione di tutte le posizioni con la regola che chi vince prende tutto. Allora c’è l’interesse del partito del Presidente del Consiglio, e non solo, di occupare e sterilizzare il centro perché dalla ricomposizione di questa area può rinascere la politica dove non c’è posto per le posizioni personali. Il disegno di dar vita al Partito della Nazione è il prefazio del Partito Stato e del Partito Unico, dove sopravvivono formazioni satellitari. Ecco perché il nostro impegno deve essere più stringente per rappresentare quella realtà vasta di cittadini che pur esiste non disposta alla resa e a disfarsi dei propri convincimenti. Il nuovo CDU che aveva proposto l’11 maggio del 2013 e poi nel Congresso Nazionale dell’anno successivo una aggregazione, oggi è impegnato a costruire una Federazione e il nuovo soggetto Politico con gli amici di Italia Unica di Passera, con i popolari di Mario Mauro, con la federazione solidarietà popolare di Gianni Fontana, con Rinascita Popolare di Publio Fiore e con moltissime altre organizzazioni e circoli impegnati nel mondo della cultura, del sociale e del volontariato. A Rovereto questa estate fu sottoscritto un documento che va fatto vivere negli appuntamenti elettorali futuri. Il Nuovo CDU terrà la sua Conferenza Nazionale il 12 dicembre a Roma. Ci saranno anche gli amici delle organizzazioni sopra richiamate. Sarà un appuntamento importante che chiude una fase del nostro impegno portato avanti con coraggio e tenacia. Nell’ultima riunione per la Federazione di giorno 28 si è espressa la volontà di sostenere i ricorsi di costituzionalità della legge elettorale e il referendum per la “cancellazione” della riforma della Costituzione. Un nuovo soggetto sta prendendo corpo per coprire i vuoti della non politica di chi confonde la propria storia con il bagaglio di valori e di conquiste che stanno alla base della nostra Repubblica. Ci troviamo difronte la contrapposizione fra sistemi istituzionali. Noi scegliamo quello che garantisce progresso, sviluppo nella libertà, nel solco di un patrimonio di valori disperso per troppo tempo che va ricomposto per una grande sfida che, interessa, la nostra vita, e quella delle future generazioni. Mario Tassone Roma, 1/11/2015 Un precedente pericoloso Era già accaduto negli USA che Ignazio Marino cadesse nella trappola di falsi rimborsi e messo alla porta senza indugi dall’University of Pittsburgh Medical Center in cui prestava servizio. Anche a Roma, nell’esercizio delle sue funzioni di Sindaco il noto chirurgo si ritrova alle prese con scontrini e ricevute oggetto di inchieste giudiziarie. Per un Sindaco eletto con oltre il 60% dei voti degli elettori romani sembrerebbe una colpa abbastanza inconsistente, seppur da non sottovalutare, per il tipo di sfratto preparatogli dal suo partito, in corso d’opera nei minuti in cui sto scrivendo questa nota. Al di là dei demeriti del “marziano” nello svolgimento della suo incarico in una città quanto mai complessa e difficile da amministrare, non ci piace il modo in cui si sta consumando l’ultimo atto di questa indecente commedia. Spiace che un partito come il PD, frastornato dalle faide interne romane e squassato dal grave scandalo di “mafia capitale”, abbia impedito che la parola fine fosse scandita da un aperto e pubblico dibattito nella sede istituzionale competente del consiglio comunale capitolino. Si è preferito assegnare al commissario-federale Orfini il compito di organizzare lo sciogliete le righe con dimissioni di massa depositate presso il notaio. Pericoloso precedente, assai raro nella storia delle amministrazioni comunali locali dopo la riforma che ha sancito l’elezione diretta del primo cittadino. Tanto più grave poiché è il risultato di una decisione del ducetto di Palazzo Chigi, presidente mai eletto e votato da un Parlamento di “nominati” eletti con una legge elettorale incostituzionale, il quale, come ai tempi del Duce vero, sperimenta con Roma il sistema dell’utilizzo dei federali messi a capo del partito in sede locale, per decidere le sorti di organi eletti, ancorché gravati dalla pantomima incresciosa di un Sindaco imprevedibile. E’ l’ennesimo segnale dei tempi tristi in cui ci tocca vivere, un precedente pericoloso per la già ultra traballante democrazia italiana. Ettore Bonalbertiwww.alefpopolaritaliani.euwww.insiemeweb.netwww.don-chisciotte.netVenezia, 30 Ottobre 2015Popolari e laici in camminoOspiti degli amici di Italia Unica presenti con Lelio Alfonso, Pino Pizzielli e Carlo Fusi, si sono incontrati ieri a Roma molti esponenti di partiti, associazioni, gruppi e movimenti interessati a concorrere alla ricomposizione dell’area popolare e laico riformista e liberale. E’ giunto anche un saluto in call conference di Corrado Passera impegnato in un seminario internazionale di studio ad Abu Dabi, al tavolo sul futuro delle forme di governo e delle città. Era la prima volta che i rappresentanti della vasta galassia ex DC, Popolare e laico riformista si trovavano insieme a discutere degli obiettivi e delle azioni da mettere in campo. Unanime la condivisione del documento di Rovereto che può costituire il riferimento comune cui ispirare le prossime iniziative. Più articolate le posizioni sui tempi e sulle modalità operative, con alcuni più decisamente orientati nella scelta dell’area di riferimento politico e altri più impegnati a meglio definire la natura e la struttura del nuovo soggetto politico. Da un lato gli amici di Mario Mauro e dei Popolari d’Italia con i circoli di Insieme e di ALEF e con Italia Unica, sicuramente orientati a favore della costruzione di un soggetto laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, trans nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, inserito a pieno titolo nel PPE, alternativo al socialismo trasformista renziano e ai populismi estremi. Dall’altro, gli amici della Federazione di Solidarietà Popolare più interessati a costruire dal basso, la riunificazione delle molteplici realtà che operano, al di fuori delle strutture tradizionali e a impegnarsi per un ricambio totale della classe politica. Più sfumata la posizione degli amici del CDU i quali, preoccupati che dal processo di superamento dei partiti si possa giungere, come già sta accadendo, al trionfo delle oligarchie e degli uomini soli al comando, hanno annunciato che il prossimo 12 Dicembre celebreranno la loro conferenza nazionale nella quale dichiareranno chiusa una fase della loro esperienza politica iniziata vent’anni fa, nel 1995, al Parco dei Principi, per concorrere alla costruzione del nuovo soggetto politico. Tutti hanno condiviso, tuttavia, il documento-appello di Rovereto e il cronoprogramma degli appuntamenti indicati dal sen Ivo Tarolli per i prossimi mesi di Novembre-Dicembre.Una serie di incontri interregionali per condividere sul territorio le proposte programmatiche e per la struttura del nuovo soggetto politico; incontri che si concluderanno con un forum nazionale dei popolari e laici liberali e riformisti, da cui far nascere il nuovo partito. Unanime, altresì, la volontà di sperimentare, ovunque sia possibile, la costruzione di liste civiche popolari, sull’esempio di ciò che si è fatto a Venezia con l’elezione di Luigi Brugnaro a Sindaco della città lagunare dopo oltre un ventennio di egemonia-dominio della sinistra, a partire dalle grandi città che saranno interessate dalle elezioni amministrative della primavera prossima: Roma, Milano, Torino, Bologna, Napoli. Sarà questo il banco di prova di una rinnovata presenza dei Popolari apartire dalle realtà locali, là dove è più diretto il rapporto tra cittadini e istituzioni. Intanto è già programmato un incontro nel Nord-Est alla Gran Guardia di Verona su iniziativa di Ettore Bonalberti (ALEF, Liberi e Forti), Carlo Giovanardi ( Popolari Liberali), Mario Mauro ( Popolari per l’Italia), Francesco Schittulli ( Movimento Politico Schittulli) e Flavio Tosi ( Fare) il 28 e 29 Novembre 2015 sul tema: “Nel centro destra, alternativi alla sinistra, con la nostra identità”. Ettore Bonalbertiwww.alefpopolaritaliani.euwww.insiemeweb.netwww.don-chisciotte.net Venezia, 29 Ottobre 2015 Il “Fasulein” bolognese Non smette di stupire il nostro “Fasulein” bolognese, Pierferdinando Casini, che connotai col nome della furbesca maschera emiliana della Bassa, alternativo a quelle dei conterranei,il più tonto“ Sandron” di Fini e il facondo “ Balanzone” di Prodi. Da giovane del MG della DC a Bologna veniva scherzosamente appellato così: “ una bottiglia di Napoleon piena di acqua gassata”. Il senso era chiaro, molto fumo e poco arrosto. In realtà Casini, grazie al Movimento Giovanile DC, migliorò non poco, tanto che Tony Bisaglia, in una delle rare volte che lo accompagnai sulla sua auto prima di uno dei nostri pranzi politici e della suo incidente, eravamo nel 1982, mi confidò che aveva puntato su quel ragazzo, Presidente del Consiglio nazionale dei giovani della DC, e che lo avrebbe portato in Parlamento, come avvenne, nel 1983. Trentadue anni di carriera politica nei quali ha ricoperto importanti incarichi, tanto a livello parlamentare che in quello internazionale, in cui tuttora presiede l’Internazionale Democratico Cristiana dal 26 gennaio 2006. Morto Bisaglia, divenne il delfino di Forlani prima, per accasarsi poi sotto le ali protettive e munifiche di Berlusconi e dei Caltagirone, finendo con il percorrere la lunga e martoriata strada della diaspora democristiana, dopo l’infausta decisione di Martinazzoli della chiusura dell’esperienza politica della DC (1993): dal CCD, all’unità con il CDU di Buttiglione, sino all’UDC e all’attuale Area Popolare. Un percorso altalenante, ma sembra ispirato dai sacri principi di un doroteo di razza: mai perdere i contatti con il potere e, soprattutto, sopravvivere senza se e senza ma. Ultima perla quella di favorire il progetto di Alfano a sostegno di Matteo Renzi, sino a ipotizzare la nascita di una nuova DC in quel partito della Nazione che “ il Bomba” sembra voler realizzare. Poco importa che Renzi abbia già scelto di stare con il PSE a livello europeo, di appoggiare tutte le iniziative confliggenti con “ i valori non negoziabili” dei cattolici, assai più vicine alle istanze degli Scalfarotto e delle Cirinnà che a quelle degli eredi di Sturzo, De Gasperi, Fanfani e Moro. Emergono tutti i limiti culturali del giovane vecchio bisagliano, assai più preoccupato della sopravvivenza politica sua e di alcuni suoi fedelissimi, piuttosto della coerenza con i valori che pure hanno ispirato la sua azione politica. Dispiace che Casini si aggiunga alla schiera dei trasformisti che caratterizzano l’attuale scenario della politica italiana, allargando la schiera dei “Cavazzoni” popolari del XXI secolo. Assai più proficua l’azione che da parte di molti movimenti, gruppi, associazioni di ispirazione cattolica e laica, popolare, liberale e riformista, sta emergendo da diverse realtà locali in molte regioni italiane, con l’aiuto di alcuni, per la verità assai pochi, parlamentari di minoranza, con i quali vorremmo organizzare quanto prima il Forum nazionale dei Popolari Italiani per costruire il nuovo soggetto politico alternativo al socialismo trasformista renziano e ai populismi estremi. Banco di prova: le prossime elezioni amministrative nelle quali siamo impegnati a presentare ovunque liste civiche e popolari, con la nascita diffusa in tutte le realtà locali di comunità di base raccordate in rete. Ettore Bonalbertiwww.alefpopolaritaliani.euwww.insiemeweb.netwww.don-chisciotte.net Venezia, Lunedì 26 Ottobre 2015 Tornano i popolari ! “Basta deleghe in bianco, anche a persone come no, oneste, competenti e responsabili”.E’ questa la chiave di lettura dell’assemblea tenutasi a Roma Sabato pomeriggio dei simpatizzanti del percorso per la costituzione della lista civica per le elezioni amministrative di Roma. L’incontro è stato introdotto dall’avv. Daniele Ricciardi e moderato dal dott. Eligio Ceccanei i quali, in queste settimane, hanno intensificato i contatti sul territorio cittadino potendo verificare il grande interesse suscitato da questa iniziativa che parte davvero dal basso.Infatti, il percorso non è stato promosso nè da un ricco imprenditore (come Berlusconi o Marchini), né un politico di professione (come Renzi o Meloni) né da un famoso comico ed un guru del web (come Grillo e Casaleggio). Il percorso è sostenuto da centinaia di cittadini attivi animati dal desiderio di cambiamento. Parte da Roma, come già a Milano con il movimento NOIxMilano del giovane consigliere comunale Nicolò Mardegan, la sperimentazione di liste civiche e popolari destinate a caratterizzare “ il nuovo che avanza” alle prossime elezioni amministrative di primavera. E’ lo stesso percorso che abbiamo seguito noi popolari veneziani a sostegno della candidatura di Luigi Brugnaro a sindaco di Venezia, risultato vincente e capace di strappare alla sinistra il governo di una città la cui amministrazione è stata ridotta alla condizione di default economico finanziario. A Roma si è discusso delle modalità di formazione della lista e del programma approvando alla fine cinque possibili nomi da assumere per la prossima campagna elettorale, che dovrà rappresentare un’autentica svolta dopo le fallimentari esperienze delle giunte Alemanno e Marino. Si intende garantire un forte coinvolgimento della cittadinanza in tutte le fasi di composizione del programma e della lista dei candidati. La lista civica si costituirà formalmente tra due settimane, dinanzi al notaio, lasciando decidere ai soci fondatori (coloro che hanno aderito fino ad oggi ai diversi incontri) gli organi del Movimento. Il nome e simbolo saranno individuato sulla base degli esiti della consultazione dei romani che avverrà a partire dal 6 novembre attraverso i social network. In ogni caso il simbolo non conterrà il nome del candidato a Sindaco di Roma. Anche gli amici Popolari Italiani che hanno condiviso a livello nazionale il documento di Rovereto (vedi allegato) sono interessati a quanto sta nascendo in varie realtà locali. Concorreremo alla formazione di comunità civiche e popolari ovunque sia possibile per offrire la migliore tradizione autonomistica della cultura popolare e i valori dell’umanesimo cristiano con gli orientamenti della dottrina sociale della Chiesa, aperti alla collaborazione con i laici di cultura liberale e riformista cristianamente ispirati. Contro i fenomeni di corruzione dilagante e che ammorba tutto il Paese, senza distinzioni geografiche, serve un sussulto di moralità, un ricambio totale della classe dirigente, e l’emergere di nuove energie e di politici ispirati dalla volontà di operare per il bene comune secondo i principi della solidarietà e sussidiarietà. Da Roma, Napoli, Milano, Torino e in tutte le altre città e comuni impegnati nelle elezioni amministrative del 2016 dovrà tornare a farsi sentire la voce dei popolari italiani. Ettore Bonalbertiwww.alefpopolaritaliani.euwww.insiemeweb.netwww.don-chisciotte.netVenezia, 25 Ottobre 2015 Quel pinocchietto de “ Il Bomba” Sergio Chiamparino si dimette dalla presidenza della conferenza delle Regioni, da un lato, per il grave disavanzo al limite del default della Regione Piemonte; dall’altro, per le conseguenze delle scelte del governo Renzi in materia sanitaria. Quanto al primo, il Piemonte è in buona compagnia con la maggior parte delle Regioni del Sud che, quanto a disavanzo, vedi Sicilia e Calabria, se fossero imprese private sarebbero già nelle condizioni di portare i libri in tribunale. Per i tagli alla sanità siamo alle solite: pinocchietto “ Bomba”, twittando, twittando, ci rassicura che le tasse caleranno e, intanto, ci obbliga al doppio pagamento del canone RAI in bolletta per chi, oltre alla propria abitazione, dispone anche di un ufficio, salvo che quest’ultimo non sia privo di computer e ridotto alla condizione della scrittura amanuense con penna e calamaio. Con decisione coerente con la logica centralistica che caratterizza il suo anomalo governo, costringe, poi, le Regioni, competenti in materia sanitaria, a tagli nei servizi e all’aumento inevitabile dei ticket a carico dei contribuenti. Di qui la sollevazione dei governatori di tutte le diverse aree politiche i quali, d’altronde, ci saremmo attesi che avrebbero protestato assai più rumorosamente con la legge di riforma costituzionale; legge che introduce un centralismo riconducibile a quello esistente prima dell’avvento delle Regioni a statuto ordinario. Manca solo che tra poco si decida che votare negli enti locali è esercizio inutile e costoso e il ritorno ai Podestà di nomina governativa insieme ai prefetti. Che le Regioni abbiano fornito una ben triste immagine di se stesse è cosa evidente e nella consapevolezza diffusa; che serva un’immediata sforbiciata nel loro numero e composizione sino a ridurle a sei, sette macroregioni con compiti esclusivamente di programmazione e controllo, ritirandosi completamente da quelle di gestione diretta e indiretta con le partecipate, è opinione ormai largamente condivisa, tranne da coloro che dall’istituzione regionale hanno potuto ricavare sin qui i non più insostenibili differenziali economici e normativi, come quelli delle regioni a statuto speciale. Tutto questo, però, non giustifica le scelte centralizzatrici di un esecutivo espressione di un Parlamento farlocco, composto da “nominati” eletti con legge incostituzionale.Cosa aspetti il Presidente Mattarella, ahimè, anch’egli espressione di tale equivoca situazione istituzionale, a por fine a tale scempio giuridico costituzionale, non riusciamo onestamente a comprenderlo. La sequela di arresti tra politici, alti burocrati e funzionai minori con relativi imprenditori corruttori dell’ANAS di ieri, insieme a quelli di quasi metà dei dipendenti di un comune ligure dediti al facile e illegale utilizzo del cartellino, pass non per il lavoro, ma per garantirsi impunità nell’abbandono del proprio dovere d’ufficio, è la plastica dura rappresentazione della drammatica realtà di un Paese in cui lo Stato di diritto non esiste più, con la confusione istituzionale massima a tutti i livelli. Ettore Bonalbertiwww.alefpopolaritaliani.euwww.insiemeweb.netwww.don-chisciotte.netVenezia, 23 Ottobre 2015Non praevalebunt Sono cattolico, apostolico romano e credo nella “ Santa Chiesa cattolica” e nel suo Capo “servo servorum Dei” e in papa Francesco, come ho creduto in tutti i Papi della mia vita: da Pio XII a Papa Giovanni XIII, da Paolo VI, a Papa Giovanni Paolo I, da Papa Giovanni Paolo II a Papa Benedetto XVI sino all’attuale Pontefice, Papa Francesco. Sono laico per le mie scelte politiche che, tuttavia, nella “città dell’uomo”, tento di conformare agli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa che, oggi come nel XIX e XX secolo, sono le uniche voci credibili sui fenomeni apparsi nel mondo dalla prima industrializzazione (Rerum novarum) al società attuale della globalizzazione. Dalla “ Caritas in veritate “ di Benedetto XVI all’ “ Evangeli Gaudium” e alla “ Laudato Si” di Papa Francesco, derivo gli orientamenti per le mie scelte responsabilmente autonome sul piano politico culturale e non trovo altre indicazioni più serie ai problemi della nostra condizione storico politica. So che a livello internazionale prevalgono i poteri forti, espressione di coloro che hanno rovesciato i principi del NOMA ( Non Overlapping Magisteria) e posto il turbo capitalismo finanziario alla base degli orientamenti strategici, subordinando ad esso l’economia produttiva e la politica ridotta al ruolo di accolita servente. So anche dell’eterna lotta portata avanti dalle diverse massonerie interne e internazionali contro il cattolicesimo e dei molti, troppi, turiferari al loro servizio dentro e fuori dell’Italia. Trovo vergognoso il tentativo di delegittimare Papa Francesco , come già accadde per Papa Ratzinger, sulla base di ipotetiche e indimostrabili visite mediche con conseguenze sì gravi, ma non troppo, a suo danno. Mi conforta la speranza che alla fine prevarrà quanto dice Gesù nel Vangelo di Matteo:“ Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del Regno dei Cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli. » (Matteo 16,17-19 Le tenteranno tutte, specie in questi ultimi giorni del Sinodo, ma alla fine: “ le porte degli inferi non praevalebunt”. Ettore Bonalbertiwww.alefpopolaritaliani.euwww.insiemweb.netwww.don-chisciotte.netVenezia, Giovedì 22 Ottobre 2015 Una battaglia contro i mulini a vento Ricevo da alcuni amici diverse note di commento a quanto vado scrivendo sui temi della politica nazionale. Una delle ultime mi è stata inviata da un amico di cultura laica repubblicana il quale scrive: “da cittadino e uomo d’azienda che forse capisce poco della politica italiana: non mi rendo conto della logica alla base del proliferare di movimenti, attorno al centro, alcuni più orientati di qua e altri di là, ma dispersi: da quello di Corrado Passera alle fratture del partito di Alfano, ecc., dei quali sento e leggo la presenza ma non ricordo nemmeno i nomi.Posso capire il ragionamento di un segretario, che si vede al comando e quindi esposto ai media se a capo di un piccolo partito che poi rischia di scomparire alle elezioni. Ma così non si crea nulla di incisivo oltre a PD, 5 Stelle, Lega e un po’ FI.” Effettivamente viviamo una condizione dominata dal trasformismo che genera la confusione babelica in atto. Servirebbe una forte protesta civile, come vado scrivendo con la mia teoria euristica dei “quattro stati” ( la casta, i diversamente tutelati, il terzo stato produttivo, il quarto non Stato) ma, si sa, come diceva Winston Churchill: “ Gli italiani perdono le guerre come se fossero partite di calcio e perdono le partite di calcio come se fossero delle guerre”Da don Chisciotte quale realmente sono, come “profeta disarmato, da anni combatto per concorrere alla ricomposizione dell’area popolare, ma è come combattere con i mulini a vento. Ettore Bonalbertiwww.alefpopolaritaliani.euwww.insiemeweb.netwww.don-chisciotte.net Venezia, mercoledì 21 ottobre 2015E’ il terzo indizio, praticamente una prova Magari sarò un pò fissato con la pratica realizzazione del Piano Rinascita di Gelli viste le ultime scelte del governo Renzi, ma dopo l’odierna sortita dell’On. Cicchitto, iscritto a suo tempo anche lui alla P2, siamo al terzo indizio massonico dopo quelli di Berlusconi e Verdini e, come diceva Aghata Christie: se “una coincidenza è una coincidenza; due coincidenze sono un indizio; tre coincidenze rassomigliano ad una prova”.Adesso anche per Alfano ogni alibi deve essere dissolto dato che l’invito dell’ex socialista lombardiano risulta esplicito e senza equivoci: sciogli il NCD e tutti insieme nel PD di Renzi che è stato migliore di Craxi e Berlusconi nell’uccidere i comunisti.Cari Formigoni e Lupi: avete ancora dubbi? Renzi, come vado scrivendo da tempo, é la versione trasformista del socialismo nostrano e non per caso ha scelto come approdo europeo il PSE.Credo che chi si sente parte della storia del popolarismo italiano la strada obbligata sia quella di concorrere alla costruzione della seconda gamba del sistema politico italiano alternativa al renzismo. Ettore Bonalbertiwww.alefpopolaritaliani.euwww.insiemeweb.netwww.don-chisciotte.net Venezia, 20 Ottobre 2015 Quel Robin Hood toscano alla rovescia Sul taglio dell’IMU sulla prima casa per tutti sono d’accordo con l’On Bersani. Così come concepita: “per tutti”, siamo alla violazione del principio costituzionale fissato dall’art 53 della Costituzione che recita: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.”Certo i neo-costituzionalisti toscani del duo Boschi-Verdini sono molto lontani dalla cultura che ispirò i padri costituenti e “ il Bomba “ fiorentino è ridotto a maschera replicante dei ventriloqui altoparlanti dei poteri forti.Che fosse odiosa l’IMU selle prime case è realtà che abbiamo combattuto sempre con riferimento alle classi popolari e al ceto medio produttivo, ma introdotta questa patrimoniale in un Paese in cui l’evasione fiscale la fa da padrona risulta ancor più odioso decidere di toglierla secondo la regola del Robin Hood rovesciato, con il bel risultato che si fa pagare di meno a chi ha di più.E’ la cifra di riconoscimento del trasformismo politico culturale di un giovin signore che sceglie di stare a sinistra facendo politiche della destra più reazionaria.E’ tempo che i popolari di tutte le residue culture politiche nazionali sappiano reagire facendo sentire la loro voce all’unisono contro una deriva autoritaria ispirata dalle peggiori pulsioni conservatrici. Ettore Bonalbertialefpopolaritaliani.euwww.insiemeweb.netwww.don-chisciotte.netVenezia , 19 ottobre 2015 Renzi ha vinto: ora serve un’alternativa popolareInutile girarci intorno: Matteo Renzi ha vinto e adesso sarà il caso di farcene una ragione.C’è chi, come il sottoscritto, vede in questo passaggio parlamentare, foriero di una trasformazione strutturale della Costituzione, un altro tassello essenziale di quel Piano di Rinascita Democratica del Venerabile Maestro Licio Gelli. Troppe circostanze, personaggi e vicende dirette e collaterali convergono a sostegno di questa mia convinzione. Persino nelle modalità in cui tale trasformazione dell’assetto costituzionale viene eseguita, ossia nella totale illegittimità politica sostanziale di un capo del governo mai eletto in Parlamento, usufruttuario del “golpe blanco “ del Novembre 2011 che ebbe come esecutore materiale un Presidente della Repubblica dalla storia ambigua e ondivaga, tra fedeltà acritica allo stalinismo trionfante e successiva conversione alle volontà prevalenti dei poteri finanziari internazionali. Un’illegittimità tanto più gravata da una maggioranza parlamentare farlocca di “nominati” eletti da una legge incostituzionale e drogata dall’apporto di voltagabbana dell’ultima ora espressione del peggior trasformismo politico della storia parlamentare italiana. C’è chi, con molta più competenza costituzionale del sottoscritto, come i proff. Gaetano Azzariti, Lorenza Carlassare, Gianni Ferrara, Alessandro Pace, Stefano Rodotà, Massimo Villone, su “Il manifesto” di ieri hanno scritto della “peggiore riforma”, considerato che:” La proposta di legge costituzionale che il Senato voterà oggi dissolve l’identità della Repubblica nata dalla Resistenza. È inaccettabile per il metodo e i contenuti; lo è ancor di più in rapporto alla legge elettorale già approvata.”Alla fine gli illustri costituzionalisti concludono con un appello :” Bisogna dunque battersi contro questa modifica della Costituzione. Facendo mancare il voto favorevole della maggioranza assoluta dei componenti in seconda deliberazione. E poi con una battaglia referendaria come quella che fece cadere nel 2006, con il voto del popolo italiano, la riforma — parimenti stravolgente — approvata dal centrodestra.”Lodevoli propositi ma, almeno credo, privi di una concreta possibilità di riuscita. Nella situazione politica in cui ci ha condotto “ il Bomba” fiorentino con un partito, il PD, nel quale, tranne pochi piccoli indiani, si sono ritrovati tutti uniti in un compromesso ridicolo e con l’avallo di accoliti senza speranza e l’apporto, ancorché superfluo, del drappello mercenario verdiniano, ciò che più ci addolora è l’assenza pressoché totale della voce dei popolari. Tranne Mario Mauro dei Popolari per l’Italia, Carlo Giovanardi del NCD e pochi altri, nessuna voce si è levata contro ciò che Renzi con lucida determinazione ha conseguito sino all’approvazione parlamentare, pressoché definitiva, considerata la sicura passeggiata per il quarto voto della Camera dei Deputati drogata dal “porcellum”. Ho scritto di noi, di un movimento sgarruppato, almeno nella sua frantumata residua rappresentanza parlamentare, frantumato anche nella vasta galassia di associazioni, movimenti, gruppi che caratterizzano la complessa realtà sociale, culturale e politica dell’area popolare e di ispirazione democratico cristiana. Un movimento diviso tra chi, come l’ormai finito NCD (esploso in data odierna, dopo l’ultima battaglia perduta con Renzi sul tema dei diritti civili e l’annunciato voto contrario alla fiducia del sen Giovanardi e dell’On Roccella, che fa loro onore) continua con Alfano a tenere il bordone al giovin signore fiorentino; chi, come gli Onn. Tabacci e Dellai, se non sono ancora formalmente parte del PD, hanno già messo un piede sull’uscio e altri, come varie Federazioni popolari costituite o costituende sembra trovino residue difficoltà a condividere un comun sentire e a impegnarsi nella costruzione del nuovo soggetto politico. Eppure serve un’ autentica e credibile seconda gamba del sistema, in grado di rappresentare un’alternativa per quel 50% di elettori italiani che non vanno a votare e che non si ritengono rappresentati nello schema artificiosamente bipolare Renzi- Grillo o Renzi-Salvini. Non si tratta di ricostruire un contro destra contro l’ircocervo trasformista renziano, ma di costruire ex novo una seconda gamba credibile e alternativa di governo del Paese. Nasce da tale consapevolezza, aggravata dal permanere, salvo prova contraria, della legge elettorale super truffa dell’Italicum (premio di maggioranza alla lista e non alla coalizione) la nostra idea di concorrere a costruire insieme a quanti sono disponibili il nuovo soggetto politico laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, trans nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, inserito a pieno titolo nel PPE, alternativo al socialismo trasformista renziano e ai populismi estremi. Abbiamo già messo in cantiere, come gruppo dei Popolari italiani firmatari del documento di Rovereto, otto-nove assemblee regionali entro fine anno, per concorrere tutti insieme a Gennaio, nel Forum nazionale dell’alternativa popolare, per far partire il nuovo soggetto politico. Ettore Bonalbertiwww.alefpopolaritaliani.euwww.insiemeweb.netwww.don-chisciotte.net Venezia, Mercoledì, 14 Ottobre 2015 La rilettura renziana del Piano Gelli Su “ Il Fatto Quotidiano” dell’8 Luglio 2010, Marco Travaglio, commentò il Piano di Rinascita democratica di Licio Gelli, Maestro della loggia massonica P2, riconducendo larga parte della vicenda politica berlusconiana al tentativo, in parte riuscito, di traduzione sul piano operativo delle linee strategiche indicate dal Venerabile Maestro. Abbiamo esaminato analiticamente quel Piano e messo a confronto con quanto sta accadendo adesso, dopo cinque anni dell’analisi svolta da Travaglio. Onestamente dobbiamo ammettere che ciò che sta realizzando Matteo Renzi, capo del governo mai eletto nel Parlamento e in forza di una maggioranza parlamentare farlocca, composta da “nominati” eletti secondo una legge elettorale, “ il Porcellum”, incostituzionale e ulteriormente drogata dal progressivo assorbimento di voltagabbana dell’ultima ora, altro non è che la prosecuzione fisiologica di quel progetto. Sarà per la coincidenza della matrice geo politica del trio toscano Renzi-Boschi-Verdini, sarà per i frutti avvelenati e velenosi del famigerato patto de Il Nazareno, saranno le frequentazioni massoniche di logge più o meno deviate o coperte di alcuni dei personaggi di questa stravagante rappresentazione politica, ma quanto sta accadendo, con il combinato disposto della riforma del Senato al secondo voto di Palazzo Madama Martedì prossimo e della legge elettorale dell’Italicum, è uno dei tasselli essenziali indicati dal Piano Gelli di Rinascita democratica. Tutto ciò si realizza in un clima di asfissiante trasformismo politico che disonora ciò che resta del Parlamento della Repubblica Italiana. Messa la museruola alla minoranza interna del PD, arresasi senza colpo ferire alla volontà del dominus fiorentino; frantumata l’opposizione, tra l’ambigua e ambivalente funzione delle truppe residue berlusconiane altalenanti nel voto segreto; sostanzialmente ridotta all’impotenza la frastagliata presenza di ciò che rimane dei rappresentanti ex popolari e democratico cristiani, la sola opposizione decisa e coerente al Senato resta quella della Lega e del M5S, mentre si manifestano ogni giorno di più, tentativi di transumanze opportunistiche di residui ex combattenti e reduci dell’alternativa al renzismo trasformista. Serviranno ancora almeno altri due passaggi parlamentari su un unico testo approvato dalle due camere, prima che la riforma diventi legge da sottoporre al referendum popolare confermativo, ma non sembrano emergere esplicite volontà di dissenso all’interno di una maggioranza drogata e farlocca. Una maggioranza tenuta insieme, non da culture o visioni strategiche di ampio respiro, ma unicamente dalla volontà dei parlamentari di sopravvivere nei privilegi della casta acquisiti e/o da completare. Una casta sempre più indigesta alla realtà della società civile del nostro Paese, che vive, tuttavia, una condizione di frustrazione senza palese aggressività. Questo clima di rassegnazione e di sfiducia è il frutto di una società frustrata e senza più speranza, che, tuttavia, non sa passare dalla rabbia e dalla frustrazione a quella rivolta democratica di cui il Paese avrebbe necessità. Viviamo il tempo dei pavidi e degli arrendevoli, in cui prevalgono più i Quisling e i voltagabbana che gli eroi, e, per quanto attiene al nostro sgarruppato movimento di cultura e tradizione popolare, tranne qualche lodevole eccezione (Mario Mauro, Carlo Giovanardi e pochi altri) è il tempo dei neo cavazzoniani disponibili, come nel 1923, a sostenere la nuova legge Acerbo dell’Italicum, legge super truffa, voluta prima dal trio Boschi-Verdini-Migliavacca e posta alla base del patto de Il Nazareno, e, almeno sin qui, avallata da molti amici ex popolari dentro e fuori del governo. Se qualcosa non accadrà in tempi brevi, ciò che il Venerabile Maestro di Castiglion Fibocchi (AR), aveva lucidamente ipotizzato nel suo Piano di Rinascita Democratica, si avvia a realizzarsi compiutamente, grazie a quel “ Bomba” fiorentino che, consapevole o no, sembra che quel Piano lo abbia letto, meditato e rimesso in pista assai bene. Ettore Bonalbertiwww.alefpopolaritaliani.euwww.insiemeweb.netwww.don-chisciotte.netVenezia, Lunedì 12 Ottobre 2015 Stop ai voltagabbana e ai Quisling di Renzi Che Berlusconi avesse la tendenza a mentire l’aveva scritto tante volte il compianto Indro Montanelli. E’ nella natura dell’uomo, scriveva il grande giornalista, che lo fa con naturalezza, magari senza rendersene conto, sempre inseguendo il suo “particulare”…..Navigare di bolina, ossia dire una cosa a destra e farne un’altra a sinistra, non è una novità nella politica. Più emblematico e sconcertante appare il caso in cui ogni giorno, come da un pò di tempo, fa il Cavaliere, si predica contro il renzismo e nello stesso tempo gli accoliti fidati si comportano esattamente all’incontrario.E’ accaduto anche ieri al senato, dove una trentina di senatori, il capogruppo Romani consenziente, hanno di fatto salvato il governo nel voto sull’emendamento della sinistra sulla dichiarazione di guerra. Questo schizofrenico comportamento dei parlamentari di Forza Italia, iniziato al tempo dello scellerato patto de Il Nazareno, che, per la verità, non portò nulla di buono a Berlusconi, e il voto di approvazione alla legge super truffa dell’Italicum, è stato svelato ieri dal senatore Emilio Floris che a “Repubblica” ha dichiarato: “L’ultima volta che ho parlato con Berlusconi, giorni fa, mi ha chiesto perché stiamo sostenendo Renzi al Senato. Semplice, gli ho risposto, perché ce lo hai detto tu”.Insomma un partito, quello che rimane di Forza Italia, ormai double face e che naviga di bolina: predica bene e razzola male.Siamo alla totale babele della politica e al trionfo del peggior trasformismo.E’ tempo che tutti coloro che si oppongono al renzismo e al fascismo strisciante, dentro il PD e in tutti gli altri partiti, movimenti e gruppi politici, sociali e culturali esprimano con chiarezza le loro posizioni. Contro il partito della Nazione, che assomiglia sin troppo al Listone nazionale messo insieme dal Duce alle elezioni del 1924, con una legge elettorale, legge Acerbo, molto vicina a quell’ircocervo dell’Italicum, è tempo di ricostruire un’alleanza tra culture politiche convergenti sui valori fondanti della Costituzione, a partire da coloro che si riconoscono nella storia e nella cultura politica del popolarismo italiano.Ai voltagabbana e ai Quisling cattolici e laici ormai servi del renzismo il ruolo dei traditori che fu proprio dei Cavazzoni all’epoca del PPI di don Luigi Sturzo. Ettore Bonalbertiwww.alefpopolaritaliani.euwww.insiemeweb.netwww.don-chisciotte.net Venezia, Giovedì 8 Ottobre 2015Non ho più voce Giacomo Acerbo era un esperto agronomo, dirigente del PNF, cui Mussolini, dopo le elezioni del 1921 (15 Maggio 1921) e la marcia su Roma (Ottobre 1922) e dopo il suo discorso del bivacco e sull’aula “sorda e grigia” (16 Novembre 1922), assegnò il compito di predisporgli una legge elettorale in grado di garantirgli quella maggioranza parlamentare di cui non disponeva alla fine del 1922, risultando prevalenti i deputati socialisti e popolari, espressione della legge elettorale proporzionale che aveva concorso al superamento dell’Italia liberale giolittiana alle elezioni del 1921. Acerbo per la redazione di quella legge ebbe la consulenza illustre, nientemeno che del futuro primo presidente della Repubblica Enrico De Nicola, e di altri illustri giuristi con cui scrisse la famigerata legge che garantiva il controllo assoluto del Parlamento alla lista che avesse ottenuto almeno il 25% dei voti (Legge 18 Novembre 1923,n.2444). Legge Acerbo del 1923, squadracce fasciste in azione a giorni alterni e su e giù per l’Italia, violenze diffuse ai seggi, utilizzo dei nuovi mezzi di propaganda da parte di Mussolini, che, da semplice capo del PNF autore della sgangherata marcia su Roma, fu incaricato dal Re di guidare il governo in cui entrarono molte delle forze presenti in quel parlamento rassegnato e convinto che, alla fine, quell’ex socialista sarebbe rientrato nel buon ordine parlamentare tradizionale; furono questi gli ingredienti, insieme alla sostanziale indifferenza della maggioranza degli italiani desiderosi solo di un ritorno alla “normalità”, che stettero alla base dell’oltre 65% di voti colti dalla Lista nazionale (60,09%), con in netta evidenza il suo simbolo del fascio littorio, insieme alla Lista Nazionale bis dei dissidenti fascisti ( 4,85 %). Anche allora, i sindacati messi in ginocchio e un clima di progressiva occupazione del potere a tutti i livelli della nuova compagine nera con gli aggregati accoliti e turiferari alla bisogna. A sommo disonore eterno della nostra storia di Popolari quello Stefano Cavazzoni, resosi subito disponibile a sostenere la famigerata Legge Acerbo, che Sturzo sempre osteggiò sino a dimettersi da segretario del PPI il 10 Luglio 1923, prima dell’approvazione di quella legge e delle successive elezioni plebiscitarie a favore del Duce (6 aprile 1924). Ripasso velocemente queste tristi pagine della nostra storia nazionale che, pur nelle sostanziali diversità rispetto alla situazione attuale, servono a riflettere su ciò che sta accadendo oggi in Italia. Non siamo alle drammatiche condizioni del dopoguerra d’inizio secolo scorso, ma viviamo una altrettanto difficile situazione economica, sociale, culturale e politica, più volte rappresentata con la mia euristica teoria dei quattro stati, la cui espressione finale è caratterizzata dall’astensionismo diffuso, specie del terzo stato produttivo vessato e senza più rappresentanza politica, con una condizione istituzionale partorita dal “golpe blanco” del 2011, in presenza di un Parlamento di nominati illegittimi, in cui trionfa il più indecente trasformismo e compravendita quotidiana di voltagabbana interessati solo alla sopravvivenza nei privilegi della casta. Se Acerbo poté redigere quella famigerata legge con l’assistenza di De Nicola, Matteo Renzi deve, invece, a quegli “ illustri costituzionalisti toscani” di Verdini e della Boschi, insieme al Migliavacca, la stesura della legge super truffa dell’Italicum, costruita per garantire al“ Bomba” il controllo definitivo di un Parlamento nel quale, almeno sino a oggi, egli non è mai stato eletto. Anche adesso, come allora, il sindacato è in ginocchio, i partiti di opposizione frantumati e divisi, la sinistra in pratica scomparsa, mentre forte è la voce degli estremismi senza speranza. Al Senato si sta svolgendo un’indegna rappresentazione il cui esito sembra scontato. I media sono in massima parte schierati a sostegno del “giovin signore” che è in grado di mobilitare tutti i moderni strumenti della propaganda, a disposizione diretta e indiretta del governo, per prepararsi alle prossime elezioni drogate da quell’ ircocervo dell’Italicum. Non ho più parole per denunciare i gravi rischi che sta correndo la democrazia italiana. Mi resta solo la speranza che qualcun altro, molto più autorevole del sottoscritto, sappia raccogliere questo sconsolato grido di dolore di una voce che é sempre più flebile, sempre più dolente e sempre più sola. Ettore Bonalbertiwww.alefpopolaritaliani.euwww.insiemeweb.netwww.don-chisciotte.net Venezia, 6 Ottobre 2015 Accelerare i tempiLettera Appello Cari amici,la situazione venutasi a creare in questi giorni al Senato rende necessario accelerare i tempi che ci eravamo prefissati dopo Rovereto e il recente incontro di Roma del 15 settembre scorso.Credo sarebbe necessario:a) organizzare una forte iniziativa di protesta da tenersi a Roma davanti al Senato per contestare ciò che sta avvenendo con tutti gli amici interessati/bili; b) avviare da subito la formazione di una Federazione dei Popolari e laici liberali e riformisti interessati a costituire un fronte alternativo al socialismo trasformista renziano e ai populismi estremi da sostenere e rafforzare con l’estensione della stessa Federazione nei livelli territoriali regionali, provinciali e locali, superando l’attuale frammentazione e dispersione di energie, ciascuna da sola destinata a sicuro fallimento. Questa strada è stata da noi già avviata nel Veneto alla vigilia delle elezioni regionali e comunali di Venezia, con ottimi risultati ( 12,5 % alla lista Tosi in sede regionale e la vittoria storica di Brugnaro al Comune di Venezia in alternativa al dominio pluridecennale della sinistra). Ho esaminato le diverse proposte programmatiche dei Popolari per l’Italia, i documenti di Rovereto, quelli del Fare di Tosi, dei conservatori di Fitto, la piattaforma programmatica di Italia Unica, i documenti del CDU e di Rinascita Popolare, quelli di Gianni Fontana con il suo movimento di solidarietà Popolare, degli amici della Nuova DC e ritengo che si possa trovare un comun denominatore da cui partire. Organizziamo insieme tra grandi incontri Nord-Centro-Sud invitando tutti i nostri iscritti e simpatizzanti e le diverse associazioni presenti sul territorio interessate/bili e entro l’anno, con una grande Assemblea Generale nazionale, facciamo nascere il nuovo soggetto politico laico, democratico, popolare, liberale,riformista, europeista, trans nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, inserito a pieno titolo nel PPE, alternativo al socialismo trasformista renziano e ai populismi delle estreme. Non c’é più tempo da perdere,anzi non c’é nemmeno più tempo. In attesa delle vostre risposte, vi saluto cordialmente. Ettore BonalbertiPresidente A.L.E.F. (Associazione Liberi e Forti)socio fondatore Associazione Democrazia Cristiana e coordinatore per le regioni del Nord della Federazione dei Popolari Italiani promotore e coordinatore del think tank “VENETO PENSA”Via miranese 1/A30171-Mestre-Veneziatel. 335 5889798 Venezia, 1 Ottobre 2015Una farsa indegna Ciò che sta accadendo al Senato in queste ore è la rappresentazione di una farsa indegna di un organismo democratico. Un emendamento “canguro” a firma del senatore Cociancich del PD, di cui si è chiesto la perizia calligrafica, permette di zittire la minoranza di un Parlamento farlocco espressione di una legge elettorale incostituzionale. Patetico l’urlo dell’amico Zanda contro “coloro che non vogliono la riforma”, preoccupato com’é di dover guidare un partito diviso e sovra rappresentato dal “porcellum” incostituzionale, che sta per varare, con l’aiuto di accoliti e turiferari irresponsabili, un combinato disposto sostanzialmente illegittimo per la natura dell’organo che lo sta approvando, sicuramente sottoponibile immediatamente ad altro giudizio della Corte Costituzionale sul fronte della legge super truffa dell’Italicum e foriero di chissà quali avventure sul piano politico nazionale. Bene ha fatto il sen Mario Mauro, tra le poche voci fuori dal coro, insieme a quelle degli amici della Lega e del M5S e dei superstiti di Forza Italia, i quali ultimi vivono la contraddizione di ciò che avevano seminato con il “ costituzionalista Verdini” al tempo del famigerato patto del Nazareno, a ricordare che “basta un batter di ciglio del Presidente del consiglio” che tutto si adegua in una Camera dove il Presidente Grasso rischia di fare la fine di un qualsiasi Don Abbondio “vaso di coccio tra vasi di ferro”.Sono giornate tristi per la democrazia italiana, se una minoranza, pari a non più di uno scarso 15% del corpo elettorale, intende imporre non una legge qualsiasi, ma il cambiamento stesso della Carta costituzionale, a colpi di “ canguri” e con i voti di un’esigua maggioranza rinforzata dai voltagabbana dell’ultima ora, aspiranti al vitalizio garantito dal prolungamento della legislatura. Invano dal 2012 chiediamo inascoltati, al Presidente Napolitano prima e allo stesso Mattarella poi, di chiudere la farsa di un Parlamento farlocco e di dare voce al popolo con l’elezione di un’assemblea costituente con l’unica legge elettorale legittima, il “ consultellum” derivato dalla sentenza della Corte sul “porcellum”. Invece si ava avanti come se tutto fosse normale in una condizione di oggettiva sostanziale illegittimità politica e costituzionale. Si vede che, rispetto alla conclamata“ sovranità popolare” posta alla base della nostra Costituzione, prevale quella dei poteri finanziari, che guidano economia e politica a livello internazionale e scelgono i loro burattini da utilizzare come “utili idioti”, senza distinzione di appartenenza politica, meglio se dediti a quel vizio del trasformismo italico che ha segnato i momenti più difficili della nostra storia nazionale. Ettore Bonalbertiwww.alefpopolaritaliani.euwww.insiemeweb.netwww.don-chisciotte.net Venezia, 1 Ottobre 2015 Da soli non si va da nessuna parte Matteo Renzi va avanti imperterrito, con la fedele Boschi in avanscoperta al Senato, forte della compravendita in atto di Verdini sul fronte forzaitaliota e dei silenti alfaniani, sicuro che, alla fine, il famigerato combinato disposto della riforma del Senato e della legge elettorale dell’Italicum passerà. Obiettivo: il totale controllo del potere nelle sue mani, convinto com’è che, né il referendum sulla riforma costituzionale, né le elezioni politiche, potranno fermarlo. Ricordandogli ancora una volta che :“ il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi”, specie in un’Italia frustrata e sempre più disillusa, con i residui deboli salmodianti ex popolari definitivamente votati all’assorbimento in casa renziana e con un centro-destra tuttora vittima delle baruffe dei troppi galletti nel pollaio, non v’è dubbio che “ il Bomba” può dormire sonni tranquilli, con il sostegno dei poteri forti interni ed esteri che, almeno sin qui, e con procedure assai anomale, lo hanno insediato e sostenuto a palazzo Chigi. Colpisce come sul fronte anti renziano continui un’ accanita rincorsa alla primazia da parte di partiti e partitini, gruppi e gruppetti, ciascuno con la volontà di assumere la funzione di guida, confermando la tradizione italica secondo cui :“ tutti vogliono coordinare e nessuno vuol essere coordinato” . Seguiamo con interesse ciò che Italia Unica di Passera e i conservatori di Fitto stanno svolgendo con i loro incontri, convegni e il fiorire di porte e circoli in varie parti d’Italia. Siamo fortemente interessati, specie nel Veneto, alle evoluzioni che anche Tosi, “leghista democristiano”, sta compiendo con il suo movimento del Fare; così come abbiamo apprezzato le ultime prese di posizione del sen. Quagliarello in seno al NCD, secondo cui la sua scelta è netta a favore del centro-destra in alternativa agli entristi alfaniani nel partito della Nazione di Renzi. Sono fermenti interessanti se, alla fine, concorreranno tutti insieme alla formazione di un nuovo soggetto politico che, da tempo, indichiamo con le connotazioni di: soggetto laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, trans nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, inserito a pieno titolo nel PPE, alternativo al socialismo trasformista renziano e ai populismi estremi. Se, tuttavia, passerà la riforma del senato secondo lo schema governativo con collegata legge super truffa dell’Italicum, è evidente che ciascuna delle componenti di cui sopra, da sola, non andrà da nessuna parte. Il soggetto politico indicato che rappresenta il contenitore de minimis entro cui far confluire diverse culture politiche compatibili, d’altra parte, non potrà non contenere i rappresentanti della cultura popolare e democratico cristiana che, interprete della dottrina sociale della Chiesa, può offrire ancora una volta, con una nuova generazione politica, una speranza al Paese. Siamo molto attenti alle evoluzioni non sempre lineari degli amici di cui sopra, così come a ciò che sta avvenendo in Forza Italia con le nuove leadership emergenti e nella stessa Lega, specie nella versione veneta del governatore Luca Zaia, e, nel frattempo, con i Popolari per l’Italia di Mario Mauro, i Popolari italiani riuniti nella carta di Rovereto, gli amici del CDU, di Rinascita Popolare di Publio Fiori e le altre formazioni di ispirazione popolare di Fontana, Luciani, Alessi, Morelli e tanti altri, ci prepariamo a organizzare tre importanti appuntamenti al Nord, al Centro e al Sud d’Italia, per celebrare entro l’anno la grande assemblea dei Popolari Italiani con la quale concorrere, forti dei nostri ideali e del programma per l’Italia che intendiamo costruire insieme, alla nascita del nuovo soggetto politico. Appuntamenti ai quali saremmo lieti se potessero raccogliere il nostro invito e partecipare anche gli esponenti dei partiti, movimenti e gruppi citati. Con modalità di ampia partecipazione e con regole democratiche serie e rigorose, condivisi gli obiettivi con le altre culture e formazioni politiche, sceglieremo una nuova leadership, monocratica o collegiale, in grado di confrontarsi con efficacia con il trasformismo renziano che sta ammorbando con la sua arrogante sicumera la nostra democrazia. Ettore Bonalberti www.alefpopolaritaliani.eu www.insiemeweb.net www.don-chisciotte.net Venezia, 29 settembre 2015 Che fare con il nuovo Senato?24 – 09 – 2015Ettore BonalbertiMartedì scorso la direzione del PD ha raggiunto un compromesso al ribasso che si è tradotto nell’emendamento all’art. 2 della legge di riforma del Senato espressione del peggior doroteismo politico.Resta intatta una legge elettorale super truffa peggio della famigerata Legge Acerbo. Stia attento il “giovin signore fiorentino”, ché “il diavolo fa le pentole e non i coperchi”. Non raggiungesse la quota prevista (tema da sottoporre, come per il porcellum, al giudizio della corte costituzionale) al ballottaggio potrebbe avere qualche spiacevole sorpresa…Ora si è aperta la sarabanda al Senato con relativa transumanza di senatori per far passare a colpi di maggioranza, espressione di un indecente trasformismo politico, nientemeno che la riforma della Costituzione.Farlocca la maggioranza e farlocco un parlamento di eletti con una legge elettorale, il porcellum, dichiarato incostituzionale. Non solo è finito lo stato di diritto da un pezzo in Italia, ma ora sta consumandosi ogni parvenza di democrazia.Ai tempi di Togliatti, Longo e Berlinguer nel vecchio PCI c’erano voci fuori dal coro, come quelle di Pietro Ingrao a sinistra e di Giorgio Amendola a destra, che non tacevano. Ora anche tra gli eredi del vecchio PCI ci sono solo “mezzommini e ominicchi”. Per non parlare di Area Popolare.E’ tempo di scendere in piazza anche noi popolari e “DC non pentiti”. Questa indecente anomalia di un governo e di un parlamento senza legittimazione deve finire!Ettore Bonalbertiwww.alefpopolaritaliani.euwww.insiemeweb.netwww.don-chisciotte.netVenezia, 24 Settembre, 2015 Riflessioni di un Popolare a Washington E’ una sfida enorme quella di ricostruire i valori nella società, in particolare nella politica.Guardando alla delicata e complessa fase politica italiana, invio questa riflessione da Washington, mentre siamo in attesa della visita di Papa Francesco che parlerà al Congresso su temi come: immigrazione, economia, ambiente, valori etici, pace, nuove e antiche povertà.Tutti temi d’interesse planetario e che sono sensibili anche per la competizione elettorale già in corso in USA per le Primarie dei due grandi raggruppamenti: Repubblicani e Democratici. “Per non subire passivamente le sollecitazioni di chi vede le scelte politiche solo sotto il profilo economico e il rigore contabile e di bilancio facciamo riferimento ai discorso di Don Luigi Sturzo, che 95 anni fa lanciò l’appello ai Liberi e Forti, e di Robert Francis Kennedy (detto Bob), per l’elezione a Presidente degli Stati Uniti d’America nel 1968. Discorsi così lontani nel tempo e nei due Paesi di riferimento, ma che ci sembrano di grande attualità e integrabili, pur nelle grandi diversità, nell’era della società digitale e della globalizzazione. Durante i suoi discorsi, RFK poneva spesso l’accento sul fatto che dovessero essere la compassione e l’amore a farci comprendere il mondo. Egli criticò duramente il PIL come indicatore di benessere in un’epoca in cui il concetto non era ancora così noto e dominante:”Con troppa insistenza e troppo a lungo, sembra che abbiamo rinunciato alla eccellenza personale e ai valori della comunità, in favore del mero accumulo di beni terreni. Il nostro PIL ha superato 800 miliardi di dollari l’anno, ma quel PIL – se giudichiamo gli USA in base ad esso – quel PIL comprende l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le autostrade dalle carneficine. Comprende serrature speciali per le nostre porte e prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende la distruzione delle sequoie e la scomparsa delle nostre bellezze naturali nella espansione urbanistica incontrollata. Comprende il napalm e le testate nucleari e le auto blindate della polizia per fronteggiare le rivolte urbane. Comprende il fucile di Whitman e il coltello di Speck, ed i programmi televisivi che esaltano la violenza al fine di vendere giocattoli ai nostri bambini.Eppure il PIL non tiene conto della salute dei nostri ragazzi, la qualità della loro educazione e l’allegria dei loro giochi.Non include la bellezza delle nostre poesie e la solidità dei nostri matrimoni, l’acume dei nostri dibattiti politici o l’integrità dei nostri funzionari pubblici.Non misura né il nostro ingegno né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione per la nostra nazione. Misura tutto, in poche parole, eccetto quello che rende la vita degna di essere vissuta.Ci dice tutto sull’America, eccetto il motivo per cui siamo orgogliosi di essere americani“. (Robert Kennedy – Dal discorso del 18 marzo 1968 alla Kansas University). Per quanto riguarda Don Luigi Sturzo richiamiamo i suoi discorsi e riflessioni sulla Politica, sulla moralità e sull’impegno doveroso dei cattolici. Richiamiamo il famoso “Appello ai Liberi e Forti”, (di cui ricorre il 95^ anniversario) e sintetizziamo il suo pensiero in questa frase:”L’Economia senza valori etici è diseconomia e produce grandi sofferenze all’umanità” In questi giorni difficili, per mancanza di accordi sulla legge elettorale, che Renzi&Alfano&Compagnia Verdini vorrebbero imporre ai cittadini senza dare loro la libertà di scegliere i candidati, segnaliamo insieme a tanti autentici popolari che il popolarismo e la buona politica dei grandi democratici cristiani: Alcide De Gasperi, Giorgio La Pira, Aldo Moro servono ancora e urgentemente all’Italia per non affidarla alla deriva antidemocratica del leaderismo, senza principi etici che si affida al populismo, e dello strapotere di extraparlamentari mai eletti dal Popolo. Come Cattolici democratici, come Liberi e Forti, come Laici liberali e ispirati all’umanesimo integrale della persona al centro, cerchiamo di trovare la strada dell’unità per ridare speranza e concrete soluzioni per il miglioramento del bene comune, in coerenza con la Dottrina sociale della Chiesa e dell’Umanesimo cristiano che Papa Francesco, dalla Sua elezione nel 2013, sottolinea a tutti ogni giorno e che certamente farà nei suoi discorsi a Cuna e negli USA. Questi discorsi sembrerebbero profetici, ed è, quindi, responsabilità dei Laici impegnati in politica, ispirati all’umanesimo cristiano, e dei Cattolici, senza aggettivi, sapere trarre le indicazioni più coerenti nelle scelte politiche del tempo della globalizzazione. Antonino GiannoneVice Presidente ALEF(Associazione Liberi e Forti)Docente di Etica professionale e Relazioni industriali- Strategie aziendali Sabato, 19 Settembre 2015 ALCUNE NOTE SULLA RIFORMA DELLA COSTITUZIONE IN DISCUSSIONE AL SENATO Alcuni autorevoli commentatori del disegno di legge di revisione della Costituzione (Atto Senato n. 1429-B) in discussione in questi giorni al Senato, nell’intento di confutare un presunto carattere autoritario del combinato disposto della riforma costituzionale e del cosiddetto “Italicum”, hanno rilevato come il bilanciamento del governo si ottenga attraverso un rafforzamento dell’opposizione nella Camera dei Deputati oltre che della rappresentanza dei governi regionali nel Senato. Al riguardo, senza voler entrare in questa sede, nel merito della principale diatriba politica sul carattere autoritario o meno delle riforme in atto, mi limito a sottolineare come, volendo procedere ad una diversificazione tra i ruoli delle due Camere, si sia persa l’occasione di fare del Senato un’effettiva “camera delle regioni” creando i presupposti per la soppressione della Conferenza Stato-Regioni. “Costituzionalizzare” le funzioni della Conferenza Stato-Regioni attribuendone i compiti al nuovo Senato avrebbe infatti offerto una “mission” a quest’ultimo (mission che non appare chiara dal disegno di legge n. 1429-B all’esame del Senato) e garantito, nel contempo, maggiore trasparenza ai procedimenti inerenti importanti decisioni politiche in materia di spesa sanitaria, ripartizione dei fondi strutturali e partecipazione delle regioni alla fase formativa del diritto comunitario (cosiddetta “fase ascendente”), solo per citare alcuni degli importanti compiti della Conferenza Stato-Regioni. Quanto alla trasparenza non si tratta di muovere alcun rilievo all’attuale funzionamento della Conferenza Stato-Regioni ma semplicemente di quell’innegabile salto di qualità, sotto il profilo della conoscibilità degli atti e delle decisioni da parte dei cittadini, che si avrebbe nel “costituzionalizzarne” il modo di lavorare. Nonostante vada infatti di moda criticare il Parlamento come causa (a ben vedere caprio espiatorio) di rallentamenti nelle decisioni, è innegabile che dal sito Internet e dagli altri documenti parlamentari i cittadini possono avere visione, entro 24 ore (e spesso prima), dei documenti approvati, delle alternative proposte e di come si siano schierati i “decisori”, cosa che purtroppo non sempre avviene per altre istituzioni e organismi pubblici. A taluni sembra sfuggire, tanto nel contesto del dibattito degli addetti ai lavori quanto sulla stampa, che l’articolo 5 del disegno di legge n. 1429-B, recante le modifiche costituzionali, all’esame del Senato, reca una disposizione che prevede che “Il regolamento stabilisce in quali casi l’elezione o la nomina alle cariche negli organi del Senato della Repubblica possono essere limitate in ragione dell’esercizio di funzioni di governo regionali o locali”. Ancorché tale disposizione non vieti espressamente la titolarità di cariche nei governi regionali e locali e la qualità di senatore, sicuramente sembra prefigurare un orientamento nel senso di tale incompatibilità o, almeno, di una incompatibilità tra la qualità di componente degli esecutivi regionali e la titolarità di organi del Senato (Presidente del Senato o una delle sue commissioni?). Ora, se si delinea una tale incompatibilità, è realistico immaginare che i Presidenti delle Regioni possano mai accettare di delegare le importanti decisioni che oggi sono chiamati a prendere direttamente nella Conferenza Stato-Regioni ai loro colleghi consiglieri regionali componenti del Senato? E se tale situazione è vera, è realistico immaginare che si possa mai sopprimere la Conferenza Stato-Regioni a seguito della nascita del nuovo Senato? E quale sarà allora il ruolo, in sintesi, del nuovo Senato se la competenza essenziale per le leggi statali passerà alla sola Camera e la competenza sostanziale per i grandi temi di interesse regionale resterà alla Conferenza Stato-Regioni? Aggiungo ai suddetti interrogativi, un ultimo interrogativo in materia di competenze regionali. Il disegno di legge di riforma costituzionale interviene sulla materia delle competenze concorrenti di cui all’articolo 117 della Costituzione vigente, che hanno dato luogo e decine se non centinaia di contenziosi tra lo Stato e le regioni, per tentare una razionalizzazione. Senza tuttavia entrare nel merito dell’opportunità di disporre una differenziazione tra regioni a statuto ordinario e regioni a statuto speciale, mi chiedo: a quanto nuovo e ulteriore contenzioso darà luogo il comma 12 dell’articolo 39 che prevede: “Le disposizioni di cui al capo IV della presente legge costituzionale non si applicano alle Regioni a statuto speciale e alle Province autonome di Trento e di Bolzano fino all’adeguamento dei rispettivi statuti sulla base di intese con le medesime”? In sostanza avremo due Costituzioni? La nuova per le regioni a statuto ordinario e la vecchia per le regioni a statuto speciale? Esistono precedenti di coesistenza di una Costituzione abrogante e di una Costituzione abrogata nei Paesi occidentali? Non sarebbe stato preferibile avere un articolo “bis” che disciplinasse le norme applicabili alle regioni a statuto speciale? Mi sono permesso di segnalare i suddetti interrogativi per offrire un contributo su profili che, nel vivo della discussione politica, sembrano sfuggire all’attenzione dei giornali. Marco D’Agostini (già Consigliere Parlamentare Segretario della Commissione Affari costituzionali del Senato) Mai così in basso Un presidente del consiglio che dà delle “bestie” ai suoi oppositori non si era mai visto nella storia della Repubblica italiana e nemmeno in quella del Regno sabaudo pre fascista. Ieri il giovin signore fiorentino ha toccato il fondo con il solito suo twitt secondo cui: “ la maggioranza c’è, resto è contorno”. Questa è la concezione della democrazia di questo presidente extra parlamentare, mai eletto e catapultato alla guida dell’Italia da colui che avallò il “golpe blanco” del Novembre 2011 impedendo agli italiani di esprimere con il voto la loro reale volontà e rendendosi responsabile dell’incarico di ben tre capi del governo, due dei quali nemmeno eletti in Parlamento, espresso da una legge elettorale incostituzionale e con l’ultimo dei quali, Matteo Renzi, espressione di una conquista della guida del suo partito con metodi alquanto disinvolti e senza regole e garanzie. Ora, alla vigilia del voto di riforma del Senato e della stessa collegata legge elettorale, siamo al redde rationem di un sistema istituzionale imballato, c’è solo da sperare nell’ autorevolezza e capacità di guida responsabile di un galantuomo come riteniamo sia il Presidente Sergio Mattarella. Con un ministro dell’Interno, Angelino Alfano, che ha deciso di mutuare il suo partito da Nuovo Centro Destra a Nuovo Centro Deserto, incurante dell’inevitabile frantumazione dell’atomo che le sue scelte determineranno, consegnandosi in toto nelle mani del “ Bomba” fiorentino, il trasformismo dei tempi storici depretisiani e giolittiani è roba da chierichetti rispetto a quest’autentico saltimbanco della politica interessato solo a salvaguardare la propria sopravvivenza e di alcuni suoi fedelissimi. Spiace che l’allievo siciliano di quel gigante politico che, al suo confronto, fu Lillo Mannino, si sia ridotto al ruolo di turiferario del capo del governo, anche se ciò servirà a fare definitiva chiarezza non solo con lui, ma anche con quanti ex DC e popolari intendono sostenere un percorso politico avventuristico e senza speranza. Noi continuiamo a ritenere che compito di noi indegni eredi del popolarismo sturziano e della DC degasperiana e morotea, sia quello di operare per la ricostruzione dell’area popolare e dei laici cristianamente ispirati, alternativa al socialismo trasformista renziano che nulla ha a che spartire con le altre tradizioni riformiste e socialdemocratiche europee, e alternativa agli estremismi populistici. Di ciò discuteremo a Roma alla Bonus Pastor, Martedì’ 15 Settembre p.v., per dar vita al comitato provvisorio nazionale con cui far partire, dalle realtà territoriali di base, le comunità civico popolari di partecipazione politica e demcoratica, attraverso cui far nascere la nuova classe dirigente ispirata ai valori dell’umanesimo cristiano e che intende fare riferimento al PPE. Stavolta sarà l’ultima chiamata e chi ci starà bene e degli altri ce ne faremo finalmente una ragione. Ettore Bonalbertiwww.alefpopolaritaliani.euwww.insiemeweb.netwww.don-chisciotte.net Sabato, 12 settembre 2015 Quell’arrogante de “ Il Bomba” Ve lo immaginereste voi, intendo quelli della mia età nati agli albori della Repubblica, Aldo Moro, Amintore Fanfani o altri illustri presidenti del Consiglio della Prima Repubblica dare delle “bestie” ai loro oppositori? Oggi siamo nelle mani di questo giovanotto, mai eletto dal popolo e insediatosi a Palazzo Chigi con la complicità di un Presidente della Repubblica mallevadore di un congresso di partito senza regole e controlli, che usa senza ritegno quell’insulto come fosse un avvinazzato giocatore di bocce…..E ci sono pure quelli col maglione d’ordinanza che lo considerano “ la migliore speranza di questo Paese nel 21esimo secolo”. Attenti al “Bomba”: passasse al Senato il combinato disposto della riforma di quella Camera e dell’Italicum nei testi sin qui approvati saremmo alla dittatura di regime, oltretutto, nelle mani di un maleducato arrogante senza ritegno. Ettore Bonalbertiwww.alefpopolaritaliani.euwww.insiemeweb.netwww.don-chisciotte.net Venezia, 8 settembre 2015 Etica professionale e relazioni industriali di Antonino Giannone |
Lo sviluppo dell’Innovazione nella società della globalizzazione, il domani delle aziende, dei management nell’era digitale, dipenderà dalla miscellanea di numerose tecnologie che abbiamo presentato: Mobile Internet–Intelligenza artificiale – Internet of Things e Smart City -iCloud – Robotica, con Domotica e Avionica e con i veicoli autoguidati – Nanotecnologie- Big Data– Nuove piattaforme digitali– Social network. Le conseguenze sulle persone, dentro la Globalizzazione, sono e saranno inevitabili. Abbiamo voluto esprimere non solo una preoccupazione, ma anche un convincimento etico e morale: è l’uomo, è la persona e la sua dignità che va rimessa al centro delle scelte strategiche e degli obiettivi aziendali, a qualunque latitudine. Il delicato periodo di transizione del primo periodo del III^ millennio, nell’ambito politico e sociale, è stato caratterizzato in Italia da inquietanti fenomeni di degrado nei rapporti tra pubblici poteri, da illegalità diffusa, da particolarismi locali, abbiamo visto aumentare notevolmente il numero dei cittadini che guarda con diffidenza la politica, in particolare cresce la sfiducia anche in un grande numero di giovani universitari. “La dignità della persona umana e il bene comune stanno al di sopra della tranquillità di alcuni che non vogliono rinunciare ai loro privilegi.” (Papa Francesco). Per fronteggiare le grandi cupidigie individuali e collettive, bisognerebbe ricorrere anche a nuove forme di finanza: la finanza etica, verso l’economia reale e forme di economia civile al servizio dell’uomo, della famiglia, delle piccole e grandi aziende, dei progetti per le infrastrutture, dei giovani che vogliono fare impresa con nuove idee e start up e verso lo sviluppo delle Innovazioni tecnologiche. A ciò, in aggiunta, servirebbe un recupero dell’Etica in ogni professione e attività, riscoprendo i valori trasmessi dai filosofi greci e latini, dai pensatori moderni, dai grandi Educatori, Innovatori e Responsabili delle Religioni monoteiste.Auspichiamo che siano riaffermati i principi della solidarietà sociale per un destino migliore, ma anche per la salvaguardia dei beni della Terra e non per continuare ad agire per un totale sfruttamento e con incuria verso l’ambiente. E’ un nostro dovere tutelare le generazioni che verranno. Intanto l’Etica e le virtù umane potrebbero, da subito, fare parte di un Insegnamento nelle Scuole e non solo in alcune Università e Politecnici. Una società, con gravi carenze di principi etici, si sta dimostrando negli anni duemila, priva di un’amalgama, di un “collante” che aiuti tutti a sostenere gli sforzi personali e collettivi verso il raggiungimento di obiettivi sociali ed economici condivisi. Servirebbe una nuova Steagall Glass Act che rilanci la Politica con la P maiuscola e auspichiamo che INSIEME si realizzi in Europa un aggiornato modello dell’UE che è ormai da anni in una crisi che preoccupa i popoli che ne fanno parte, specie i Paesi con economie più deboli e debiti più elevati. Bisognerebbe evitare che le grandi imprese, specie in Italia, trasferiscano altrove i loro Head Quartercome hanno fatto FCA e altre importanti imprese per mancanza di equità fiscale e altre norme ineguali nei Paesi dell’UE. “We must be the change we wish to see in the world” (Mahatma Gandhi). Antonino Giannone.Professore al Politecnico di Torino con l’Insegnamento Etica professionale e Relazioni industriali- Strategie aziendaliCorso di Laurea Magistrale in Ingegneria della Produzione industriale e dell’Innovazione tecnologica. |
Costruiamo la seconda gamba del sistema
La condizione più volte denunciata della fine dello Stato di diritto in Italia e la situazione emergenziale di lunga durata sofferta dal sistema istituzionale, sono il riflesso della grave crisi politico culturale fra e nei partiti.
Una protesi artificiale prodotta dal porcellum incostituzionale e dalle equivoche regole delle primarie nel PD, ha favorito la leadership di Matteo Renzi e la formazione di un sovra dimensionato gruppo parlamentare del PD nei due rami del Parlamento.
Di qui la nascita di una, seppur fragile, prima gamba del sistema politico italiano, che è caratterizzato dalla frantumazione dell’ex centro-destra, dopo la crisi irreversibile della leadership berlusconiana, e dai due raggruppamenti del Movimento cinque stelle e della Lega. Tutto ciò in rappresentanza di poco più del 50% del corpo elettorale, con la restante parte che, da diverse tornate elettorali, diserta il voto.
Di qui la situazione inconsueta e più anomala di tutta la storia repubblicana italiana di un partito, il PD, che con il 25,4 % dei voti alle politiche del 2013 ( 29,5% l’intera coalizione), non solo controlla tutto il potere, ma si appresta con la famigerata legge dell’Italicum e la tragicomica soluzione prefigurata dalla legge di riforma del Senato a controllare in maniera totalitaria il Paese.
All’instabile gamba del sistema, rappresentata dal PD, se si andasse a votare con l’Italicum, sarebbe indispensabile concorrere alla costruzione della seconda gamba, al fine di garantire la sopravvivenza di una dialettica democratica senza la quale finiremmo in un regime a partito unico dominante.
Il tema che, come Popolari italiani ci proponiamo, non è quello della ricostruzione del centro-destra che, dopo la fallimentare esperienza ventennale a guida del Cavaliere, ha esaurito la sua funzione, ma di concorrere, come scriviamo da tempo, alla formazione di un nuovo soggetto politico laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, trans nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, inserito a pieno titolo nel PPE da ricondurre ai principi dei padri fondatori. Un soggetto politico, seconda gamba del sistema italiano, alternativo al socialismo trasformista renziano e ai populismi delle estreme.
Su tale progetto, che può contare sul contributo offerto dagli orientamenti delle ultime encicliche della dottrina sociale della Chiesa, con la riaffermazione dei principi di sussidiarietà e solidarietà quali antidoti alle degenerazioni prodotte a livello internazionale dal turbo capitalismo finanziario, dobbiamo fare i conti con la realtà politica del Paese.
La metà dell’elettorale che vota si polarizza su PD, M5S e Lega, con percentuali residue su ciò che rimane del vecchio centro-destra, mentre alla restante metà degli elettori che non votano, serve una nuova offerta politica in grado di suscitare una credibile speranza, dopo la sciagurata dimostrazione di inefficienza e immoralità della classe dirigente protagonista della seconda Repubblica agli sgoccioli.
Parlare di Popolari italiani, dopo la lunga diaspora vissuta dalla fine della DC, con gli assai poco commendevoli esempi degli eredi di quel grande partito, ancora divisi nell’assurda difesa di residuali ruoli di tristissime ininfluenti comparse, significa avere coscienza dell’enorme impegno che bisognerà mettere in campo, anche alla luce delle risorse umane e materiali che, molti di noi, al di fuori dei giochi dell’infausto ventennio (1994-2014), hanno dovuto sin qui impiegare per facilitare la ricomposizione di quest’area politico culturale.
L’obiettivo, tuttavia, che oggi ci poniamo non riguarda solo i cattolici e i Popolari, ma, più in generale, i laici cristianamente ispirati, che intendono collegarsi alla migliore tradizione del PPE di Adenauer, De Gasperi e Schuman, alternativa al quella del PSE nelle sue attuali declinazioni nazionali: laburiste, socialiste francesi o spagnole, trasformiste renziane.
Offrire una nuova speranza alla metà degli elettori che non vanno a votare, vuol dire partire da un’analisi attenta di ciò che accade a livello della nostra società che, euristicamente, ho più volte cercato di rappresentare, in quella da me definita “teoria dei quattro stati”: la casta, i diversamente tutelati, il terzo stato produttivo, il quarto non Stato.
Nulla abbiamo da sperare dalla casta, sempre più chiusa nei suoi privilegi e nella propria autoreferenzialità e con connessioni sempre meno occulte con quel quarto non stato pronto a utilizzare ogni opportunità offerta da chi gestisce il potere. Un’attenta valutazione e un serio confronto si dovranno, invece, compiere sulla complessa e articolata realtà dei diversamente tutelati.
Il terzo stato produttivo dovrà essere uno dei nostri riferimenti essenziali, avendo consapevolezza che, oggi ancor più di ieri, si impone la necessità di raccordare gli interessi di questo terzo stato produttivo con quelli dei ceti più deboli e indifesi, parte dei diversamente tutelati, declinando in maniera efficace politiche ispirate ai principi di solidarietà e sussidiarietà enunciati.
Se Renzi persegue politiche come quelle auspicate dal presidente di Confindustria Squinzi, di smantellamento delle centrali di rappresentanza e di mediazione sociale, i Popolari faranno riferimento ai criteri propri dell’economia sociale di mercato e a quelli dell’economia civile; gli unici, che nell’età della globalizzazione, possono costituire lo strumento efficace ed efficiente per garantire, con il mantenimento delle regole democratiche, condizioni di equilibrio sociale senza le quali si avrebbe la disarticolazione della nostra stessa convivenza.
E lo si dovrà fare, non solo partendo dalle realtà sociali organizzate, molte delle quali non esenti da quei fenomeni di autoreferenzialità e vizi propri della casta, ma, soprattutto, dalle numerose presenze di gruppi, movimenti, associazioni territoriali da collegare in costituenti civiche e popolari di base, dalle quali, a partire dalle prossime elezioni amministrative, far emergere la nuova classe dirigente locale a nazionale.
Certo, ricomposta l’area popolare, dovremo porci seriamente il tema delle alleanze, avendo sempre pronto l’olio nella lampada in caso di elezioni anticipate. Un tema che affronterò in un prossimo articolo.
Ettore Bonalberti
Venezia, 30 Agosto 2015
Cicchitto e i trasformisti del NCD
Al tempo di Craxi, Fabrizio Cicchitto era un esponente autorevole dell’ala lombardiana del PSI.Con molti altri socialisti passò nel 1994 armi e bagagli tra i fedelissimi del Cavaliere, sodale nella stessa organizzazione piduista del venerabile Licio Gelli.
Non stupisce che, dopo la scelta del NCD di sostenere prima il governo Letta e poi quello di Matteo Renzi, ora lo stagionato ex lombardiano si esprima con lodi sperticate su “ il Bomba” di Rignano sull’Arno, l’ alleanza con il quale è ritenuta irreversibile.
Tutto ciò è coerente con quella logica del trasformismo su cui regge il partito e la maggioranza del giovin signore fiorentino.
Spiace il silenzio di un amico come Carlo Giovanardi o quelle della Binetti e di Buttiglione, mentre è ormai scontata la scelta a sinistra di Alfano e molti dei suoi, così come pubblicamente denunciato dall’On Nunzia De Girolamo.
Non mancano alcuni amici, come l’Ing Ricci di Assisi, su cui avevamo riposto molte speranze, e altri minori ex DC “ sempre pronti a salire sul carro del vincitore”.
Si illudono che Renzi possa essere il fondatore del nuovo partito della nazione nel quale i cattolici democratici possano trovare rifugio.
Intanto Renzi al suo PD ha già trovato collocazione sicura nel PSE, la cui cultura politica è lontana mille miglia da quella di riferimento di tutti i democratici cristiani europei e, quanto alle scelte sui valori non negoziabili, mentre al meeting di Rimini, mai come quest’anno tribuna pressoché esclusiva del potere governativo, Renzi tralascia di affrontare i temi caldi sulla famiglia e la cultura del gender, i suoi gaulaiters, Del Rio e Scalfarotto, confermano che a Settembre la legge sui diritti civili passerà con o senza il voto del NCD.
Nessuna meraviglia per gli ultimi trasformisti ex DC ancora presenti in Area Popolare,più preoccupati di perdere le poltrone che la coerenza con i propri valori, mentre niente di nuovo c’é sotto il sole per i vecchi anticlericali socialisti ché, anzi, sentono più vicini il ritorno dell’antico e amato “ sol dell’avvenire”.
Anche tra gli alti e bassi prelati ecclesiastici si impone di valutare con estrema attenzione ciò che sta accadendo sulla strada perigliosa del trasformismo renziano , sperando, che non prevalga anche tra di loro l’interesse per il “particulare”, otto per mille sicuro innanzi tutto.
Ettore Bonalberti
Il travaglio del mondo cattolico
Con la nomina di Mons Galantino alla segreteria della CEI è avvenuta una svolta nella politica della Chiesa italiana.
L’ex vescovo di Cassano allo Ionio con le sue ultime prese di posizione segna una frattura profonda non solo con gli orientamenti dell’era ruiniana, ma, con estrema disinvoltura, con quegli stessi, più prudenti, sin qui adottati dalla presidenza Bagnasco. Si dice che ciò corrisponda alla specifica volontà di papa Francesco che, il 25 marzo 2014, lo ha personalmente nominato segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana ad quinquennium.
Comprensibile il disorientamento che tale mutamento sta generando non solo all’interno degli ambienti alti della CEI, ma nelle stesse diocesi e parrocchie di cui si compone la vasta e complessa realtà del cattolicesimo italiano.
Un disorientamento che noi stessi, come laici impegnati in politica, stiamo vivendo nelle nostre realtà territoriali locali. Se è già difficile, per noi della generazione a cavallo tra la terza e la quarta democratico cristiana, oggi settantenni, comprendere ciò che sta avvenendo nella Chiesa italiana e per i suoi riflessi inevitabili nella politica del Paese, immaginiamoci quanto e di più può esserlo per giovani nati negli ’80 e ’90, estranei per la loro stessa età anagrafica a quella straordinaria esperienza che noi abbiamo vissuto nella DC, partito per molto tempo di riferimento prevalente, se non esclusivo, dei cattolici italiani.
Coloro che sono nati in quegli anni e hanno vissuto il ventennio (1994-2015) della lunga e complessa transizione tra la seconda e l’annunciata terza repubblica, oltre alla damnatio memoriae costruita contro la storia più che quarantennale del partito democratico cristiano e l’assenza di riferimenti positivi su ciò che è stata realmente la DC nella storia dell’Italia, hanno dovuto sperimentare, da un lato, la lunga transizione e la diaspora tuttora irrisolta degli ex DC e, dall’altro, il travaglio della e nella stessa gerarchia cattolica tra il pontificato di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Papa Francesco.
Pontificati di straordinario valore teologico e pastorale che hanno dovuto fare i conti con i fenomeni nuovi di una società mondiale in profonda trasformazione. Fenomeni seriamente analizzati con le encicliche sociali a cavallo del XX e XXI secolo: Centesimus Annus, Caritas in veritate, Evangelii Gaudium e Laduato si.
Dagli ultimi interventi di Mons Galantino ( intervista al Corriere, lectio magistralis non letta ma divulgata al convegno trentino su De Gasperi, intervento di ieri al meeting di Rimini) la CEI, quanto meno nella versione del suo segretario generale, sembrerebbe assumere una posizione di netta distanza da tutta la politica italiana così come è oggi rappresentata nel Parlamento italiano.
E sin qui, al di là di alcuni toni non propriamente curiali assunti dal vescovo nativo di Cerignola, non possiamo che trovarci in stretta sintonia con le sue valutazioni che, non a caso, corrispondono al sentir medio di quel 50% e passa di italiani che da tempo esprimono il loro dissenso e la loro critica contro una classe politica senza più credibilità, disertando le urne.
Resta da capire cosa in concreto la CEI, nella nuova strategia galantiniana e posto che sia assunta e condivisa dalla maggioranza dei vescovi italiani, intenda, non dico promuovere o favorire, ma, almeno, indicare come possibili opzioni per i laici cattolici e cristianamente ispirati presenti nel nostro Paese. Orientamenti e strategia che dovrebbe essere calata a livello delle diverse realtà territoriali diocesane, superando l’attuale oggettiva frammentazione di posizioni spesso contraddittorie tra loro e foriere di ulteriori disorientamenti tra noi laici.
Da parte nostra, nell’assoluta responsabilità della nostra autonomia di laici, da tempo tentiamo faticosamente di:
1) trarre ispirazione dalla dottrina sociale della Chiesa: sussidiarietà e solidarietà stelle polari dell’iniziativa politica dei cattolici insieme alla difesa strenua dei “valori non negoziabili”: difesa vita umana dalla nascita alla morte; valore della famiglia fondata sull’unione di un uomo e di una donna; difesa della libertà di educazione;
2) concorrere alla ricostruzione dell’unità culturale e politica dei o di cattolici essendo consapevoli che:
– il mondo cattolico ha una potenza superiore a qualsiasi altra presenza culturale, sociale e politica di questo periodo in Italia, anche se non certo a livello massmediatico. Al tempo stesso, tuttavia, essa non è incanalata e compattata in logiche unitarie (De Rita)
– ci sono tre componenti diverse e per ora non convergenti:
a) c’è la componente del popolo di Dio che si ritrova nei momenti rituali e comunitari e che solo da poco tempo assume atteggiamento sociali e culturali di stampo extra ecclesiastico;
b) c’è la componente delle grandi organizzazioni di rappresentanza e di azione sociale che avvertono la necessità di rinnovare (quelli degli incontri di Todi: ACLI-MCL-CISL-CL-CdO-Sant’Egidio sin qui poco costruttivi);
c) c’è la componente della diaspora della DC con i diversi rami partitici in cui i cattolici fanno azione politica cercando di collegarsi con la realtà ecclesiale o almeno interpretarne le attese. Ci sono “i cattolici adulti alla Rosy Bindi e Prodi” e i cattolici ubbidienti e non sempre coerenti del centro-destra. Anche all’interno della Chiesa ci sono differenti sensibilità e competenze non sempre convergenti. Ci sono quelli dei “DC non pentiti” e popolari che lavorano per la ricomposizione dell’area popolare.
d) Ci sono due estremi opposti da evitare: l’appartenenza obbligata in un solo partito come si trattasse di un dogma di fede, impossibile dopo il Concilio Vaticano II e la diaspora, ossia l’altrettanto dogmatica tesi della negatività di qualsiasi forma di unità e raccordo politico dei cattolici. Il criterio più convincente potrebbe/dovrebbe essere quello dell’”Unità possibile”. Il che significa che: l’unità è fattibile e che la si attuerà secondo il responsabile giudizio prudenziale relativo ai tempi, alle situazioni e alle scelte in gioco.
Si tratta di adoperare, citando Mons Crepaldi, arcivescovo di Trieste, il motto: “ In essentialibus unitas, in dubiis libertas, in omnibus caritas”. Ossia sulle questioni fondamentali ci vuole unità, in quelle dubbie è lecito adoperare il libero giudizio personale, in tutto ci vuole la carità. Non so se questo corrisponda a ciò che anche Mons Galantino e la CEI intendono quando discutono di cose politiche italiane, sicuramente, però, è quanto ci sentiamo di perseguire impegnando le ultime risorse della nostra vita e tentando di coinvolgere una nuova generazione di cattolici e laici cristianamente ispirati capaci di essere ancora una volta “lievito” efficace per la nostra amata Italia.
Ettore Bonalberti
www.don-chisciotte.netSabato, 22 Agosto 2015
A ROMA UN FUNERALE HOLLYVOODIANO
Vittorio Casamonica, capo del clan mafioso più potente di Roma che, come emerge dalle inchieste giudiziarie, ha tenuto e tiene sotto scacco la politica di corruzione del Comune di Roma, ha ricevuto un funerale di tipo hollywoodiano come il grande boss Luky Luciano nel 1962. Tutti dicono di non sapere niente: da Orfini capo del PD a Roma, a Marino ancora Sindaco, al Prefetto, al Vicariato. Come moderati, Liberali, Popolari, (non di NCD&UDC), di Don Sturzo e De Gasperi, noi Liberi e Forti siamo molto indignati e protestiamo e protesteremo contro le latitanze del Governo di Matteo Renzi sui temi più contestati in discussione (Riforma del Senato, Tasse sulla casa, Scuola, Giustizia) e su scandali gravissimi che accadono di frequente nella nostra Italia.
Non vogliamo assistere in silenzio, ma con una mini proteste e proposte contro questa perdita di democrazia e di etica pubblica e politica.
Antonino Giannone
Vice Presidente ALEF (Associazione Liberi e Forti)
Una risposta doverosa
La nota di ieri : “Tutti a casa!” ha suscitato opposte reazioni tra coloro che l’hanno condivisa e quelli che, viceversa, hanno espresso netta contrarietà all’idea di un’apertura di credito alla proposta di Salvini di una tre giorni di opposizione al governo Renzi.
C’è chi, come Giuliano Cazzola, con una certa dose di ironia ha ricordato il precedente della ”settimana rossa” anarchico socialista, in un ben diverso e assai più complesso contesto socio politico ( 7-14 Giugno 1914) e chi ha, ancora una volta, sottolineato l’improponibilità di un accordo tra popolari e leghisti, temuto come il peggiore dei mali, anche rispetto a quello pur condiviso della situazione politica presente.
Ci sono, infine, quelli che a ogni proposta di iniziativa politica si rifugiano nel ricorrente “ben altrismo” che, quasi sempre, significa un rinvio a soluzioni e tempi indeterminati e, di fatto, alla conservazione dello status quo per quanto ritenuto negativo.
Non v’é dubbio che la delocalizzazione selvaggia, l’aumento del potere finanziario con il rovesciamento del principio del NOMA ( Non Overlapping MAgisteria), la finanza che detta i fini e l’economia reale e, soprattutto, la politica in funzione subordinata e strumentale, insieme allo spostamento enorme dei rapporti di forza tra capitale e lavoro, precariato, riduzione dei diritti a tutti i livelli, sono i temi da cui si dovrebbe partire per costruire una seria proposta politica ispirata ai principi della dottrina sociale cristiana. Temi e proposte di soluzione sulle quali, peraltro, abbiamo cercato più volte di intervenire.
La politica italiana, tuttavia, ha raggiunto un livello talmente basso con una classe dirigente totalmente avulsa dalla realtà sociale e con la sovranità popolare di cui si è fatto strame, che è pressoché impossibile individuare interlocutori credibili, quasi tutti privi come sono di elementari e serie culture politiche di riferimento.
In ogni caso questo è il tempo e lo scenario in cui c’è dato di vivere e non possiamo farlo rincorrendo soli ricordi senza proposte e obiettivi concretamente perseguibili.
Oggi l’emergenza più seria che stiamo vivendo, accanto alle conseguenze sociali, economiche e finanziarie di cui ai condizionamenti sopra descritti, è quella dell’assenza dello Stato di diritto, venuto meno dopo che la corte costituzionale ha, di fatto, dichiarato il parlamento espressione di una legge incostituzionale. Poco importa che, con una capriola giuridica incomprensibile, la stessa Corte nel suo dispositivo finale della sentenza abbia riconosciuto la validità degli atti delle due camere formate da “nominati” eletti illegittimamente. Si fa fatica, infatti, a condividere l’idea che da un organismo illegittimo possano derivare atti legittimi, dato che tutta la nostra cultura giuridica ci insegna che da organi illegittimi non possono che derivare atti nulli o annullabili.
Sta in quest’anomalia, tanto più grave perché sostenuta da una casta minoritaria contro gli interessi di molte componenti del secondo stato (“ i diversamente tutelati”) e “il terzo stato produttivo”, la questione delle questioni che dobbiamo affrontare, mentre, invece, tutto procede nell’assoluta indifferenza non solo dei partiti, che di tale anomalia sono gli attori interpreti, ma dei media e con un’opinione pubblica distratta, assente, e un elettorato che si rifugia nell’astensionismo elettorale….
In tale contesto prevalgono le posizioni populiste dei grillini e della Lega, da un lato, e quelle trasformiste indecenti che sostengono il governo farlocco di Renzi.
Noi popolari ancora frantumati, siamo ridotti alla sostanziale ininfluenza, con la stessa Chiesa divisa al suo interno, incapace, almeno a livello nazionale, di offrire indicazioni, non dico univoche, ma, almeno, non così palesemente contraddittorie tra i vertici e la base dei chierici nei territori.
La Lega,poi, non è solo Salvini. Da noi nel Veneto di Zaia e nella stessa Lombardia di Maroni, essa è composta da molti bravi amministratori locali che hanno occupato il ruolo che un tempo fu quello di molti nostri altrettanto solerti sindaci DC, la vera forza del consenso al nostro vecchio partito e oggi alla Lega.
Con Flavio Tosi, “leghista democristiano” espulso da Salvini e Zaia, noi ex DC e popolari veneti abbiamo avviato un percorso costruttivo che avvicina il suo movimento del FARE all’esperienza della CSU bavarese, mentre noi stessi puntiamo a un nuovo e positivo rapporto con CSU e CDU tedesca all’interno di un rinnovato PPE.
Obiettivo di fondo è quello da me più volte annunciato: la formazione di un nuovo soggetto politico laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, trans nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, inserito a pieno titolo nel PPE, da ricondurre ai valori originari dei padri fondatori.
Un progetto che deve coinvolgere non solo i cattolici, ma i laici cristianamente ispirati, e quanti, anche nella Lega, sono disponibili a concorrere con noi nel progetto.
Ecco perché a Novembre dovremo essere pronti con una nostra proposta politica, possibilmente unitaria, e far sentire la nostra voce autonoma e distinta da quella della Lega, ancorché sintonizzata nell’obiettivo di gridare alto e forte il nostro dissenso rispetto al governo farlocco e per chiedere un governo di garanzia democratica con il compito di portarci a elezioni anticipate e all’elezione di un’assemblea costituente, unica legittimata a votare le riforme istituzionali di cui l’Italia ha urgente necessità, contro i tentativi maldestri di rinnovare la costituzione da parte di un parlamento di nominati illegittimi e a colpi di voti di fiducia con il proposito di costruire mostri giuridici come quelli dell’Italicum (peggio della Legge Acerbo!) e della riforma del Senato da ridurre a bivacco romano di alcuni consiglieri regionali…..
Per tale obiettivo, come diceva Churchill, “ sono disposto a mettermi d’accordo anche con il diavolo”, e perché no, anche con Salvini, fatta salva la mia e nostra autonomia e identità politico culturale.
Ettore Bonalberti
www.alefpopolaritaliani.eu
Tutti a casa!
Dal 6 all’ 8 Novembre: tutti a casa! E’ questa la parola d’ordine lanciata a Ponte di Legno dal leader della Lega, Matteo Salvini: uno sciopero generale dell’Italia contro il governo Renzi.
E’ il segnale del malessere profondo in cui è caduto il nostro Paese, guidato da un governo anomalo, espressione di una maggioranza parlamentare farlocca di “nominati”, eletti con legge incostituzionale e che continua imperterrita a compiere atti figli di tale illegittima situazione istituzionale.
Anche la stessa elezione del Presidente della Repubblica, subentrato al responsabile del “golpe blanco” del Novembre 2011 e degli atti conseguenti ( incarico di governo a Monti, nominato seduta stante a senatore a vita e, successivamente, in rapida sequenza a Enrico Letta prima, almeno formalmente eletto, e poi al “ Bomba” fiorentino, senz’altro titolo di quello acquisito con procedure discutibili di segretario del PD) è frutto di un’elezione tra le più anomale di tutta la storia repubblicana italiana.
Con una maggioranza alla Camera frutto del premio del “porcellum” incostituzionale e dei voti dei transfughi trasformisti del Senato, Matteo Renzi va avanti a colpi di decreti legge e voti di fiducia, senza che dal Quirinale siano giunte sin qui palesi azioni di contrasto, mentre continua martellante un’indebita azione di super visione e controllo di Napolitano, al di fuori della prassi propria di tutti i precedenti ex Presidenti della Repubblica.
Ecco perché da tempo chiediamo a gran voce un governo di garanzia per poter svolgere a tempi brevi elezioni politiche anticipate, con l’unica legge elettorale disponibile, quella del consultellum e la contemporanea elezione di un’assemblea costituente, la sola legittimata a por mano alle indispensabili riforme costituzionali di cui l’Italia ha assoluta necessità.
Difficile contare sulla disponibilità al suicidio degli attuali componenti della casta parlamentare che é sempre più lontana e indisponibile a voler riconsegnare ai cittadini elettori l’esercizio effettivo della loro sovranità.
Ecco perché la proposta di Matteo Salvini di uno sciopero generalizzato a Novembre non ci appare per nulla peregrina, né tantomeno velleitaria. Con un 50% di elettori che disertano il voto e una casta politica e burocratica dominante e assolutamente insensibile a ciò che accade tanto al secondo stato dei “diversamente tutelati” che ai componenti del “terzo stato produttivo”, chiamare a un atto di protesta generale il Paese per chiedere finalmente una svolta al di fuori dei trasformistici giochetto del Palazzo, sembra essere una delle ultime possibilità di ridare voce alla sovranità popolare che non è più rappresentata da un Parlamento di illegittimi.
Anche tra molti di noi popolari è sempre più diffusa la consapevolezza che così non si può più andare avanti e che serva un’iniziativa popolare dal basso, a partire dai territori nei quali operano associazioni, movimenti, gruppi sociali più o meno organizzati, per concorrere al ripristino delle elementari condizioni dello stato di diritto.
Da domani, finite le ferie, ne riparleremo anche tra di noi e a Novembre mi auguro che ci saremo anche noi a scendere in piazza contro il governo, nella nostra autonomia di popolari, rafforzati da una ritrovata unità che da molto tempo stiamo perseguendo.
Ettore Bonalberti
Venezia, 16 Agosto 2015
L’autonomia politica dei Popolari
Un cattolico impegnato in politica ascolta certamente l’Insegnamento della Chiesa sul Vangelo di Gesù Cristo e cerca di applicare la Dottrina Sociale della Chiesa da Laico nella società confrontandosi con gli altri che rappresentano cittadini di altra cultura e differenti principi ideologici.
Le dichiarazioni di Mons. Galantino sull’immigrazione, per il ruolo che riveste come Membro di uno Stato Estero, hanno espresso quasi un disprezzo per quei politici italiani che sull’immigrazione cercano soluzioni laiche e compatibili con le condizioni socio economiche del paese.
Dispiace dover esprimere una critica, anche se la consideriamo costruttiva, sulle dichiarazioni fatte da Mons. Galantino. Questi ha affermato che sono dei “piazzisti” i politici italiani (Salvini- Grillo e altri) che vorrebbero fissare delle regole per frenare l’invasione degli immigrati. Si tratta di un No motivato a un’accoglienza che come è fatta da tempo da un vitto e un alloggio discutibili attraverso organizzazioni di volontariato, cooperative cattoliche e rosse che gestiscono milioni di euro e che sono spesso coinvolte con metodi di corruzione ormai accertati dalla Magistratura.
Il governo Renzi, ormai un monocolore PD, non può pretendere che i cristiani e non cristiani che non votano PD debbano omologarsi al pensiero unico. Per i cristiani la fede, anche a costo di andare contro corrente, comporta verità di valori e coerenza di vita (Bagnasco CEI – 10 Ag) che non possono essere imposti attraverso i loro Rappresentanti politici.
Nel suo ruolo di rappresentante di uno Stato Estero, Mons Galantino ha fatto affermazioni che per quanto legittime, rappresentano comunque una palese ingerenza nella politica italiana, peraltro contro Rappresentanti politici che come Laici rispondono direttamente al consenso o dissenso di milioni di cittadini, per la maggioranza cattolici.
Noi Liberi e Forti siamo cristianamente ispirati a seguire gli Insegnamenti del Magistero della Chiesa (Encicliche del Papa), ma nel rispetto dei ruoli con i Chierici delle nostre comunità, sentiamo di dover esercitare il nostro ruolo di Laici al servizio della Politica e della ricerca del bene comune, senza subire prevaricazioni e forzature quando peraltro arrivano da ambienti che non tutelano in modo trasparente i valori dell’Etica pubblica sotto tutti gli aspetti, ancor più sull’immigrazione.
Si’ ai richiami etici ma che che valgano per tutti gli aspetti della politica sull’immigrazione. A tale riguardo sommessamente suggeriamo che qualcosa ad alta voce Mons. Galantino e la CEI potrebbero dire in merito allo sfruttamento degli immigrati come schiavi a 3/4 €/ora per 13/14 ore/g per la raccolta dei pomodori in diverse parti d’Italia, sottoposti allo strapotere della politica sul territorio che è un’interfaccia coerente alla politica del Governo di Matteo Renzi e non del Popolo italiano che non lo ha mai investito ed eletto nella sua attuale autorità di Premier.
Antonino Giannone
Vice Presidente ALEF (Associazione Liberi e Forti)
Martedì, 11 Agosto 2015
E’ necessaria una svolta
I dati del rapporto Svimez sulla condizione del Mezzogiorno, la disoccupazione giovanile oltre il 44%, la denatalità progressiva di un Paese allo sbando, riconfermano l’urgenza di una svolta politica prima che scatti la rivolta sociale.
Una possibile via d’uscita ritengo sia quella di attivare una forte mobilitazione dal basso per chiedere la fine di una legislatura di nominati illegittimi che non sono più credibili alla maggioranza degli italiani e costretta al più indecente trasformismo dell’intera storia repubblicana.
Si vada a votare con il consultellum e si elegga congiuntamente un’assemblea costituente, l’unica legittimata a varare le riforme di sistema ponendo fine alla condizione di sospensione della democrazia dopo il “golpe blanco” del 2011.
Come realizzare tutto ciò? Impossibile chiedere alla casta dei nominati illegittimi di fare harahiri. Serve una grande assemblea di tutti i popolari, laici, liberali e riformisti alternativi al renzismo e ai populismi estremi, dalla quale far partire la richiesta di assemblea costituente ed elezioni anticipate con il consultellum, organizzando banchetti di volontari in tutti i comuni d’Italia per la raccolta di firme allo scopo. Un appello andrà fatto al Presidente della Repubblica e ai presidenti delle due Camere affinché le elezioni si svolgano con un governo di garanzia democratica.
Superate le ferie agostane ritroviamoci tutti quanti condividono l’urgenza di una svolta per attivare i passaggi organizzativi più opportuni….prima che sia troppo tardi.
Gli eloquenti e drammatici dati della Svimez sul Meridione, la disoccupazione giovanile al 44%, l’ingiustizia e sperequazione sociale da me più volte analizzate con la teoria dei quattro stati ( la casta, i diversamente tutelati, il terzo stato produttivo, il quarto non Stato) rivelano una condizione di frustrazione non più latente, pronta a esplodere in aggressività individuali e collettive incontrollate e incontrollabili in un Paese che, oltre a non avere più lo Stato di diritto, non ha nemmeno più lo Stato.
Ettore Bonalberti
Venezia, 1 Agosto 2015
Un Paese allo sbando
Continua l’innamoramento de Il Foglio cerasuolo con Matteo Renzi. Oggi la sfida è lanciata sulla capacità della nuova giunta romana del sindaco Marino di svoltare rispetto alla drammatica situazione fallimentare del comune Capitale d’Italia, al centro delle feroci attenzioni critiche della stampa di mezzo mondo.
Stupisce questo attaccamento del quotidiano fondato da Giuliano Ferrara per un giovanotto di belle speranze, asceso alla guida del governo italiano in virtù di un “golpe blanco” in tre atti, perpetrato dall’ex Presidente Napolitano in esecuzione di ordini superiori della troika.
Stupiscono anche gli encomi di quei giornali assai poco indipendenti, che hanno sostenuto sin qui spavaldamente il nuovo corso, seppure adesso con assai minore sicurezza, senza il pudore di evidenziare la condizione di oggettiva illegittimità su cui si regge il sistema istituzionale del nostro Paese.
Incostituzionale la legge elettorale da cui è sorto l’attuale Parlamento, anomalo il terzo presidente del consiglio, mai eletto e giunto al soglio di Palazzo Chigi grazie a primarie taroccate dentro il suo partito, con annessa pugnalata coordinata alle spalle del povero Letta e anomala una maggioranza di governo, espressione di quel Parlamento taroccato, con l’aggiunta di transfughi dalla minoranza. Una maggioranza che si appresta ad acquisire l’ultimo manipolo di voltagabbana guidato dal mezzano del patto del “ Nazareno”, Verdini.
Questa confusa fase di lunga transizione da quel che resta della cosiddetta seconda repubblica a una nuova stagione che appare sempre più lontana, diventa il regno del più indecente trasformismo politico, facilitato da classi digerenti più che dirigenti, senza più riferimenti ideali di consolidate culture politiche, interessate solo alla conservazione della loro condizione di casta privilegiata.
La sovranità non appartiene più al popolo e lo Stato di diritto sembra ormai una chimera per i cittadini che, quotidianamente, sperimentano la condizione di totale sfascio delle più elementari funzioni in cui l’autorità dello Stato dovrebbe esercitarsi.
Dal malfunzionamento della giustizia, al far west di interi quartieri di città, nelle quali le famiglie contro il fenomeno di una delinquenza cresciuta a dismisura devono organizzarsi a proprie spese per garantirsi la sicurezza, al caos della gestione di una spesa pubblica senza controlli e con sperequazioni tra le diverse regioni, non più giustificabili e sempre meno tollerate.
Tutto ciò in una situazione economica, sociale e finanziaria caricata da un debito pubblico senza più freni, un’imposizione fiscale che solo le promesse vacue de “ il Bomba” annunciano in via di riduzione e una disoccupazione, drammatica quella giovanile, che autorità internazionali dichiarano riconducibile ai dati precedenti alla crisi, non prima di almeno vent’anni.
E’ un’autentica Waterloo della Repubblica, con partiti frantumati e senz’altri riferimenti etici e valoriali, una casta odiosa ammantata da privilegi indecenti e insopportabili dai comuni cittadini elettori, oltre la metà dei quali abbandona sfiduciata l’unica espressione ormai loro rimasta che è quella del voto.
Rischiamo la fine della nostra stessa unità nazionale, quando assistiamo all’indecente sperequazione tra i 500 milioni di euro elargiti per il dissesto finanziario della Sicilia e i 2 milioni di euro per il tornado della riviera del Brenta. E venti fameliche regioni con differenziati poteri e autonomie non ce le possiamo più oggettivamente permettere.
La situazione è drammatica, ma cosa importa: abbiamo “il giovin signore” che, tra una partitina al biliardino, un sollazzo alla play station e qualche twitter mattutino, è lì che ci mal rappresenta all over the world, mentre il Paese è totalmente allo sbando.
Ettore Bonalberti
Venezia, 29 Luglio 2015
SI ALLA MACRO REGIONE TRIVENETA
Condividiamo le sacrosante proteste del Presidente Luca Zaia contro il governo, che decide di assegnare 500 milioni per tentare di tappare la voragine dei conti della Regione Sicilia ed é avarissimo con i danneggiati dal tornado, che ha colpito la riviera del Brenta, con la mancia di soli due milioni sugli oltre cento di danni subiti.
Così non é più possibile andare avanti e siamo veramente stanchi di subire le discriminazioni indecenti tra le diverse realtà regionali.
La verità é che, come denunciamo da tempo, l’Italia non é più in grado di reggere i costi di venti Regioni con le loro propaggini dirette e indirette e alla mercé di classi dirigenti rivelatasi onnivore e in molti casi del tutto indegne.
Bisogna tornare al disegno che il compianto prof Miglio teorizzò delle macro regioni.
Alla ripresa dei lavori autunnali dovremo attivare le procedure, che come popolari del Veneto abbiamo per primi proposte, del referendum previsto dall’art.132 della Costituzione per dar vita all’unificazione delle Regioni trivenete.
Non è nostra intenzione quella di ridurre l’autonomia riconosciuta agli amici del Trentino AA.AA e del Friuli V.Giulia, quanto quella di attribuirne al Veneto molto di più di quella sin qui concessale da regione a statuto ordinario.
Renzi può anche tentare operazioni di improvvidi salvataggi verso le Regioni amiche meridionali, ma saranno proprio i De Luca in Campania, i Crocetta in Sicilia con gli Emiliano in Puglia e gli Oliverio in Calabria a trascinarlo nel baratro.
Quella che da sempre è l’insoluta questione meridionale si scontrerà sempre più con quella di un Nord indisponibile a sostenere politiche di assoluta e non più tollerabile sperequazione.
Avanti, allora, per l’introduzione a tutti i livelli nella spesa pubblica dei costi standard e per la realizzazione di cinque o sei macroregioni.
Ettore Bonalberti
Presidente A.L.E.F. (Associazione Liberi e Forti)
socio fondatore Associazione Democrazia Cristiana e coordinatore per le regioni del Nord della Federazione dei Popolari Italiani e del think tank:VENETO PENSA
Via miranese 1/A
30171-Mestre-Venezia
tel. 335 5889798
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27.07.015
Quell’ambigua nostalgia della Margherita
Dopo l’incontro di Rovereto di Sabato 18 Luglio, diversi partiti ( Italia Unica di Corrado Passera, Popolari per l’Italia di Mario Mauro, Nuovo CDU di Mario Tassone) e molte altre associazioni, movimenti, gruppi di ispirazione laica, cattolica, popolare, liberale e riformista, sono impegnati a far partire dal basso una vasta partecipazione di cittadini interessati a far nascere un nuovo soggetto politico alternativo al renzismo e ai populismi delle estreme.
Da un lato, si tratta di ricomporre finalmente la vasta e sin qui disarticolata area di cultura popolare e democratico cristiana, polverizzatasi nel ventennio della seconda repubblica; dall’altro, di favorire un processo di aggregazione federativa di un soggetto politico laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, trans nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, inserito a pieno titolo nel PPE da ricondurre ai principi ispiratori dei padri fondatori.
Comunità civico popolari di ampia partecipazione democratica, da far nascere in tutti i comuni e le città dell’Italia, saranno il luogo di selezione di una rinnovata classe dirigente che, condividendo un codice etico come quello della “Carta di Pisa” per la buona politica, sappia ridare dignità e credibilità alla politica e riportare al voto quel 50% di elettori che, disgustati, stanno disertando le urne alle diverse scadenze elettorali.
Ciò che ci rende perplessi è il permanere di certe ambiguità di qualche amico, che, sull’indicazione di politici come il sen Dellai, trasmigratore di diversi partiti, sembra vivere una sorta di regressiva nostalgia per la Margherita.
Sono coloro che, mal sopportando la lontananza dal potere, ipotizzano uno spazio politico dentro quell’ircocervo del PD renziano, nel quale pensano di organizzarsi come corrente di una rinnovata Margherita.
Unico esito di tale operazione: un’ulteriore spinta al trasformismo su cui “ il Bomba” ha saputo collocare il Partito erede delle antiche culture del PCI e della sinistra politica DC; un trasformismo che, avviato dallo scellerato patto del Nazareno, si acconcia al più modesto e impresentabile compromesso con la modesta truppa parlamentare verdiniana, nel momento in cui il vecchio mezzano di quel patto è chiamato dalla giustizia a percorrere la Via crucis del suo rinvio a giudizio per bancarotta fraudolenta: un assai discutibile viatico per la credibilità della nuova alleanza.
Ci auguriamo che, quanti si sentono ancora legittimi eredi della migliore tradizione popolare e democratico cristiana, sappiano resistere a questi nostalgici richiami, riprendendo senza esitazioni il percorso indicato dal gruppo di Rovereto per una seria alternativa, con sicuri ancoraggi politico culturali, all’attuale degrado della politica italiana.
Ettore Bonalberti
Venezia, 27 Luglio 2015
Chiese e moschee
Inutile meravigliarsi se molte chiese cristiane sono diventate e diventeranno moschee, quando l’Europa, senza più radici e memoria storica, continua a emettere sentenze come l’ultima della Corte di Giustizia di Strasburgo che ringalluzziscono quei politici gay alla Scalfarotto.
L’egemonia del relativismo culturale e morale e del laicismo anti cristiano sono i veicoli che condurranno le nostre terre a inchinarsi alla supremazia dell’Islam con le donne costrette a indossare il burka.
In autunno Renzi, a detta della signorina Boschi, è impegnato a varare la legge sul riconoscimento dei matrimoni gay. Siamo curiosi di vedere come si comporteranno i residui popolari turiferari de “ il Bomba”.
Ettore Bonalberti
Venezia, 22 Luglio 2015
Un passo avanti e due indietro
Avevamo appena compiuto un piccolo passo in avanti con l’incontro dei laici e popolari a Rovereto di Sabato 18 Luglio scorso che, subito, qualche amico si preoccupa di presunte fughe in avanti, pronto a rivendicare primogeniture obsolete e prudenze fuorvianti rispetto a quanto sta accadendo nella politica italiana ed europea.
L’amico sen. Ivo Tarolli aveva ben sintetizzato quanto avevamo discusso nella casa del beato Rosmini, sabato scorso, inviandoci questo appello: “Se vogliamo d’avvero che tale incontro costituisca lo spartiacque con i passati 22 anni di frammentazione e di irrilevanza, ognuno deve impegnarsi, in questa fase, a promuovere una grande operazione culturale! Attraverso la Costituzione di Gruppi Civici Territoriali! La sollecitazione di incontri! Dibattiti! E contributi sia sulla stampa che nelle televisioni, utilizzando anche le straordinarie opportunità del web.”
Parole che sono suonate come dolci note musicali alle orecchie di chi come me, don chisciotte nella lunga stagione della diaspora (1994-2007) e senza maschera, dalla formazione dei circoli Insieme e di ALEF ( Associazione Liberi e Forti), si è sempre battuto per la ricomposizione dell’area popolare con motivazioni certamente non riconducibili e/o riducibili a inconcludenti e regressivi sentimenti nostalgici.
Sono, infatti, da sempre convinto che, nel deserto delle culture politiche che hanno caratterizzato la seconda Repubblica (1994-2011) e in questa trasformistica fase di passaggio dal” golpe blanco” di Napolitano (Novembre 2011) ad oggi, la risposta più avanzata ai temi posti dalla globalizzazione e dal dominio del turbo capitalismo finanziario, possa e debba avvenire ancora una volta dagli orientamenti espressi dalla dottrina sociale della Chiesa e dalla conseguente assunzione di laica e autonoma responsabilità da parte dei cattolici e di tutti gli uomini di buona volontà nella “città dell’uomo”.
Permanere nella difesa delle piccole botteghe, case e casette più o meno credibili, seppur amorosamente e con fatica costruite e custodite, non è solo anacronistico, ma, oggettivamente, impediente la possibilità di concorrere seriamente alla costruzione del nuovo soggetto politico di cui abbiamo discusso e convenuto prima, durante e continueremo a discutere dopo Rovereto.
La pretesa, infine, come quella espressa dall’amico ex deputato europeo, On. Gemelli del Nuovo CDU, di considerare documenti apocrifi quelli diligentemente diffusi dal sen Tarolli, solo perché non hanno ricevuto l’approvazione di qualcuno dei presenti a Rovereto, è del tutto fuori luogo e tale da non favorire il procedere del progetto. Al massimo si dovrà prendere atto di un diverso grado di maturazione da parte di alcuni rispetto ai tempi di realizzazione del progetto stesso.
Se l’amico Gemelli ascrive alla propria bella e apprezzata esperienza politica il merito di non averla ridotta a mera espressione letteraria e verbale, ma fatta scendere nella realtà concreta della verifica elettorale, vorrei sommessamente ricordargli quanto abbiamo saputo realizzare anche noi Popolari del Veneto nelle recenti elezioni regionali a sostegno della lista Tosi ( 12% in soli settanta giorni di campagna elettorale) e con l’entusiasmante vittoria della lista Brugnaro, da noi appoggiata con la lista civica e popolare di Boraso, nel rinnovo del consiglio comunale di Venezia.
Una ripartenza dal basso, quella operata con l’amico Mimmo Menorello, leader dei Popolari per l’Italia del Veneto, con il quale abbiamo contribuito a redigere il Manifesto per un Veneto Popolare che ritengo possa rappresentare una risorsa qualificante per l’insieme del movimento dei Popolari italiani.
Ecco perché, raccogliendo la pur comprensibile prudenza di Gemelli, convinti come siamo che non alberghi in lui alcun egoistico sentimento di solipsistica chiusura o, peggio, di malcelata presuntuosa volontà di assorbimento amebico di tutti nel suo collaudato contenitore partitico, oso sperare che prevalga nei più l’ottimismo della volontà sul pessimismo della ragione con due indicazioni operative:
Primo, si costituisca da subito un comitato provvisorio paritetico a Roma, espressivo di tutte le anime che hanno concorso alla preparazione e gestione dell’incontro di Rovereto, aperto alla partecipazione di quanti non hanno potuto essere con noi in quella sede; contemporaneamente, come con grande coraggio ha suggerito Tarolli, si proceda a far sorgere ovunque sia possibile, dei Gruppi Civici Territoriali, autentiche comunità di partecipazione popolare, laica e democratica tra cittadini che, condividendo la lettera appello ai Popolari Italiani di Rovereto, nella loro autonoma appartenenza politico partitica, sono interessati a concorrere a far nascere il nuovo soggetto politico di cui discutiamo da molto, troppo tempo.
Avendo consapevolezza, caro Gemelli, che, al di là delle nostre eventuali presuntuose e frettolose aspirazioni o meditate e prudenti attese, la politica in Italia e in Europa corre con tempi rapidissimi che non ci consentono strategie equivoche e a perdere, come quelle di un passo avanti e due indietro.
Ettore Bonalberti
Europa Matrigna e senza memoria
E’ un’Europa matrigna e senza memoria. Rifiuta di riconoscere le proprie origini giudaico cristiane in Costituzione e con la Corte Europea dei diritti umani intende imporci il riconoscimento delle unioni civili con tutti gli annessi e connessi: teoria del gender, figli alle coppie omo…..
Noi Popolari italiani ed europei, eredi dell’Europa pensata e realizzate dai padri fondatori, Adenauer, De Gasperi, Schuman, non ci piegheremo mai a questa deriva laicista, massonica e anti cristiana negatrice dei valori fondanti della nostra cultura e civiltà europea.
Ettore Bonalberti
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www.don-chisciotte.netMartedì 21 Luglio 2015
A Rovereto, un passo avanti
All’incontro di Rovereto, tenutosi Sabato 18 Luglio, presso la casa natale del beato Antonio Rosmini, padre del cattolicesimo liberale italiano, si sono presentati numerosi esponenti di partito: Mario Mauro per i Popolari per l’Italia, Mario Tassone, segretario Nuovo CDU, , Lelio Alfonso, coordinatore nazionale di Italia Unica, il partito di Corrado Passera e Elmar Pichler Rolle, della SVP. Oltre ad essi numerosi altri rappresentanti di associazioni, movimenti e gruppi che fanno riferimento alla comune matrice cattolica e popolare.
Con loro, gli estensori e gli aderenti “all’Appello ai Popolari Italiani”, che si richiama a figure dell’impegno dei cattolici in politica come Rosmini, Maritain e De Gasperi, interpreti da laici della Dottrina Sociale della Chiesa.
Con il coordinamento politico del sen.Ivo Tarolli, il gruppo di lavoro degli esperti è guidato dal Prof. Gustavo Piga che ha sintetizzato “ Le Proposte per l’Italia”, mentre sui singoli temi sono intervenuti: Andrea Tomasi, Antonino Giannone, Luciano Pilati e Nino Gemelli, assente giustificata, l’On. Luisa Santolini.
Sono intervenuti nel dibattito, tra gli altri: Ettore Bonalberti, Roberto Rosso, Renzo Gubert, Mauro Carmagnola, Luigi D’Agrò, Luigi Bottazzi, Domenico Menorello, Lucia Scaffardi e Mirko De Carli.
Pervenute inoltre, tra le altre, le adesioni di Flavio Tosi, Francesco Schitulli, Raffaele Bonanni e Publio Fiori.
Il progetto 2020 che è stato illustrato dal Prof. Gustavo Piga, è volto a realizzare un programma politico che ponga al centro la persona e la sua dignità.
Tra i temi prioritari d’impegno discussi a Rovereto:
• Famiglia: agevolazioni fiscali per le spese per i figli minori e politiche abitative correlate al numero dei figli;
• Lavoro e Giovani: Piano straordinario di formazione e occupazione nelle imprese e nel settore pubblico;
• Scuola e ricerca: diverso rapporto tra scuola e lavoro, libertà d’istruzione, lancio di nuove università del lavoro e della ricerca;
• Imprese, Innovazione e Piccole e Medie Imprese: piano straordinario manutenzione scuole e immobili pubblici riservato a pmi; rilancio competitività attraverso sostegno a innovazione e infrastrutture digitali;
• Europa e cooperazione internazionale: Piano Marshall per il Mediterraneo, decisone del fiscal compact, Banca centrale europea e occupazione;
• PA: effettiva lotta agli sprechi e alla corruzione, etica della responsabilità;
• Equità Fiscale: spostamento tassazione dal lavoro alla rendita.
L’appello di Rovereto è l’inizio di un cammino da svilupparsi sui territori per costruire un programma operativo con un nuovo soggetto politico.
I diversi vascelli di cui si compone l’ancora frammentata piccola flotta popolare hanno espresso l’unanime volontà di puntare le loro prue sulla stessa rotta, per usare la metafora marinara usata dal sen Mario Mauro nel suo intervento, avendo consapevolezza che ormai rimane poco tempo.
Obiettivo: offrire una nuova speranza al terzo stato produttivo oggi senza più rappresentanza politica e a quanti, cittadini ed elettori, stanchi e sfiduciati, non credono più nella politica e in una classe dirigente che ha perso ogni credibilità.
Tappe intermedie : l’avvio di comunità civico popolari in tutti i comuni, dove possibile, per la partecipazione politica dei cittadini che, condividendo la “Lettera Appello ai Popolari Italiani”, intendono concorrere alla selezione della nuova classe dirigente da presentare sin dalle prossime elezioni amministrative.
Un comitato provvisorio paritetico dei diversi gruppi e movimenti presenti a Rovereto, aperto a ulteriori adesioni, dovrà facilitare l’attuazione del progetto che, fatte salve le identità di ciascuno, traguarderà entro l’anno in un Forum nazionale da cui far partire il nuovo soggetto politico laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, trans nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, inserito a pieno titolo nel PPE da riportare ai principi dei padri fondatori, alternativo al trasformismo renziano e ai populismi estremi.
Ettore Bonalberti
Venezia,19 Luglio 2015
Fitto il conservatore
Ho seguito l’intera carriera politica di Raffaele Fitto, énfant prodige della DC pugliese, figlio d’arte di un papà che conobbi come amico nella corrente DC di Forze Nuove di Carlo Donat Cattin.
Ho nutrito e nutro una naturale simpatia per un democristiano che seppe conquistare la guida della sua Regione in età giovanissima, costretto a percorrere, come tutti noi di lui più anziani di una generazione, la Via Crucis, dopo la fine politica ingloriosa dello scudo crociato.
Ne abbiamo seguito l’ascesa e il declino all’interno di Forza Italia; delfino potenziale di un Cavaliere incapace di accettare la propria attuale condizione di impotenza politica e, come tale, pronto a proporre e a sostituire con estrema rapidità e ambigua fortuna il proprio successore.
Alla fine la corda si è spezzata, per la difficoltà di introdurre in un partito monocratico a sovranità limitata, autentica monarchia assoluta, regole democratiche e criteri per la successione propri di un partito autenticamente democratico e liberale.
Diversa da sempre la visione di Berlusconi che, anche ieri, annunciando la nuova “casa della speranza” e “l’Altra Italia”, prospetta un movimento, comunque diverso dai partiti tradizionali, nel quale, in ogni caso, prevarranno logiche di una guida dirigista dai tratti populistici sfociati in quel semiserio appello alla rivolta popolare nel caso in cui la magistratura ne decidesse, dopo oltre 60 processi, l’arresto.
Per Fitto l’esperienza berlusconiana e di Forza Italia è esaurita e, ieri a Montecitorio, ha presentato il suo partito dei “ Conservatori e riformisti” inaugurando il simbolo dei Tory inglesi.
Un partito in più in un’Italia che, nel deserto delle culture politiche di questa seconda repubblica sul viale del tramonto, assiste ogni giorni alla nascita di nuove e diverse formazioni politiche tanto all’interno dell’attuale arco dei partiti in via di scomposizione, che all’esterno, in cui associazioni, gruppi, movimenti stanno faticosamente avviando processi di ricomposizione.
Vorremmo sperare che l’amico Fitto (che anche ieri ha ricordato la sua provenienza dalla tradizione democratico cristiana) con l’annuncio di abbandonare la casa del PPE per abbracciare quella dei conservatori europei, non dimenticasse che in Italia, senza un forte collegamento con la vasta e articolata area di ispirazione cattolica e popolare non esiste equilibrio politico realisticamente vincente sul piano di governo.
Possiamo condividere il giudizio critico che Fitto esprime contro il PPE a trazione tedesca merkeliana, essendo quel partito europeo lontanissimo dalle intuizioni originarie dei padri fondatori Adenauer, De Gasperi e Schuman, i tre grandi costruttori dell’Europa.
Non sarà, tuttavia, il semplice spostamento sulle posizioni dei conservatori inglesi, ondivaghe sull’Europa e esplicitamente filo USA, a garantire le risposte ai bisogni dei cittadini che vivono a livello planetario le conseguenze del turbo capitalismo finanziario, il rovesciamento dei rapporti tra etica, politica ed economia e finanza, con quest’ultima che fissa gli obiettivi e la politica ridotta al ruolo strumentale e ancillare della finanza stessa.
Con la scelta compiuta, che cancella le radici della sua formazione politico culturale primigenia, Fitto potrà anche conquistare un po’ di spazio sul piano del consenso elettorale, ma, senza la capacità di collegare questa sua nuova esperienza a quella dei popolari italiani sulla strada della ricomposizione, difficilmente potrà porsi come credibile classe dirigente e di governo del Paese.
L’avevo invitato, senza risposta, al nostro incontro di domani a Rovereto, dove una forte accelerazione sarà data al processo di riunificazione delle diverse anime dei popolari italiani nella casa del beato Rosmini, padre del cattolicesimo liberale e grande ispiratore dello stesso pensiero sturziano.
Confido che, dopo Rovereto e l’annunciato appuntamento di Tosi e dei suoi amici il 21 Luglio prossimo a Roma, anche “ il conservatore” Fitto possa concorrere con tutti noi a far nascere il nuovo soggetto politico laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, trans nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, alternativo al trasformismo renziano e ai populismi delle estreme.
Un soggetto politico in grado di offrire una nuova speranza non solo al terzo stato produttivo oggi privo di rappresentanza politica, ma a quel 50% di italiani stanchi e sfiduciati di una politica e di una moltitudine di politici indegne.
Ettore Bonalberti
Venezia,17 Luglio 2015
Ideologia e utopia
Formato alla scuola di sociologia trentina ( proff. Acquaviva, Ardigò, , Barbano, Braga, Meschieri, Pasquinelli, Tentori..) ho ben chiara la distinzione tra “ideologia e utopia”, che fu uno dei temi approfonditi da Karl Mannheim, per cui trovo nell’articolo di Martedì 14 luglio di Giuliano Ferrara su “il Foglio”, la dimostrazione del suo tortuoso percorso culturale dall’ideologismo marxista della giovinezza all’odierno iper realismo della fissità dei dati della “realtà effettuale”.
Un percorso che porta “l’elefantino” a esaltare l’irrimediabile e indistruttibile evidenza di un’Europa a trazione pressoché solitaria tedesca, senza alcuna possibilità di altro pensiero critico, cioè proprio “utopico” in senso mannheimiano, che non sia quello socialmente condizionato della realtà dei dati e dei fatti.
In tale contesto, è evidente che hanno avuto ragione a suo tempo, come sostiene Ferrara: i Monti, le Fornero, il Renzi e il Berlusconi del patto del Nazareno o di quello con Marchionne, in quanto fedeli esecutori, anche se irrilevanti interpreti, delle decisioni della Kanzlerin Merkel e dei suoi accoliti, mentre sono tutti riconducibili all’ovile degli irresponsabili quegli amici di Tsipras e di Syriza che Ferrara ironicamente descrive come: “la Brigata Kalimera”.
Poco importa se il Cavaliere double face è lo stesso che, come confessa dopo qualche anno il suo amico Sallusti, nel 2011 si oppose strenuamente alle pressioni della Merkel con l’appoggio di Sarkozy, presenti Obama e Zapatero, alla svendita dell’Italia attraverso il prestito forzoso della troika, con il suo conseguente disarcionamento dalla guida del governo, grazie al “golpe blanco” di Napolitano, che ora Ferrara vorrebbe “beatificare in vita”.
Seguendo il ragionamento, questo sì “ ideologico”, perché socialmente condizionato di Ferrara, e rinunciando a qualsiasi considerazione critica sui dati della realtà, si rinuncia a ogni possibilità di visione alternativa e a disegnare qualche progetto di cambiamento politico istituzionale a quell’ircocervo dell’Europa venutosi a creare dopo lo “stupido” trattato di Maastricht (definizione del buon Prodi) e con molti dei successivi regolamenti attuativi, alcuni dei quali, come quello del fiscal compact, palesemente illegittimi e dunque nulli.
E’ evidente, infatti, che restando alla mera constatazione della realtà dei fatti, a Tsipras e compagni, al di là del forzato tentativo del referendum popolare, quale ultima ciambella di salvataggio per rafforzare il suo ruolo nella trattativa ad armi impari con l’Europa, non rimaneva, come non gli è rimasto, altra arma di quella dell’accettazione delle condizioni iugulatorie imposte alla Grecia dall’Unione Europea.
Resta il fatto altrettanto reale che, un’Europa come quella uscita dai trattati di Maastricht, Amsterdam e Lisbona, e ancor peggio strutturata da alcuni regolamenti attuativi di quei trattati, non solo non funziona, se non a vantaggio di soli alcuni, ma è destinata a sfasciarsi.
Fummo a suo tempo tra gli entusiastici sostenitori dell’idea dell’unità europea, anche accontentandoci del primo passo dell’unificazione monetaria. Con l’unità attorno all’euro ci avevano, tuttavia, promesso più concorrenza e riduzione dei prezzi, più occupazione e crescita; constatiamo, invece, un dominio oligopolistico dei Paesi più forti del nord, con la Germania che la fa da padrone, crollo dell’occupazione e decrescita generalizzata in tutta l’Europa.
E’ evidente che il gioco per ora l’ha vinto la Merkel, ma la partita rimane tremendamente aperta .
All’orizzonte, se non ci impegniamo per un cambiamento strutturale dell’Unione europea, con una rinegoziazione dei trattati, dopo il voto a breve della Spagna e del referendum inglese, con un euro lasciato alla sola capacità manovriera di Draghi, senza potere di prestatore di ultima istanza e con il permanere delle profonde diseconomie fiscali tra i Paesi dell’eurozona, non potremo che assistere alla fine di una costruzione del tutto inefficace e inefficiente.
E non sarà solo una partita persa sul piano dell’unità monetaria, ma con drammatiche ricadute su quello della geopolitica dell’Europa nei nuovi equilibri mondiali.
Ettore Bonalberti
Venezia, 15 Luglio 2015
Governo di garanzia
E’ desolante ciò che sta accadendo nel Parlamento degli illegittimi, che continuano a legiferare sotto l’azione di un governo farlocco, perché privo della necessaria legittimazione del voto popolare.
Si ha notizia dell’ultima telefonata d’addio dell’On Verdini a Berlusconi, con l’annuncio della formazione di un nuovo gruppo parlamentare a sostegno della politica renziana.
Conclusione prevedibile del mezzano fiorentino, espressione finale di un trasformismo politico che, dall’indecente “golpe blanco” perpetrato dal presidente Napolitano nel Novembre 2011, ammorba l’aria di Palazzo Madama e di Montecitorio.
Fu Verdini, infatti, il promotore di quello sciagurato “patto del Nazareno” che determinò, non solo l’umiliazione berlusconiana nella vicenda dell’elezione del presidente della repubblica, ma quel suicida voto di approvazione dell’infame legge elettorale dell’Italicum.
Due mazzate che hanno fatto perdere, con la residua credibilità al partito di Forza Italia, il via alle emorragie progressive, premesse dell’inevitabile fine di quell’esperienza politica.
Tutto ciò avviene, tuttavia, al di fuori delle regole democratiche che hanno caratterizzato la lunga stagione della “prima repubblica” (1945-1994), nell’atmosfera ammorbante di un trasformismo senza più limiti, di cui il governo farlocco de “ il Bomba” ne è l’esemplare espressione.
Ora il duo toscano sta lì a garantire un falso equilibrio parlamentare, reso ancor più precario dai sommovimenti che stanno vivendo le principali forze politiche presenti nelle due camere, mentre il Paese reale appare sempre più distinto e distante da ciò che accade nel Palazzo.
Fino a quando potrà durare tale situazione, ci eravamo chiesti in una delle nostre ultime riflessioni, ma, dopo quest’ennesima giravolta dei voltagabbana verdiniani crediamo che la misura sia colma.
Matteo Renzi, alla fine, ha appalesato tutti i suoi limiti dimostrandosi incapace di affrontare e risolvere i problemi per i quali Napolitano, su pressione dei poteri internazionali, gli aveva affidato imprudentemente l’incarico. La disoccupazione è risalita, il PIL è a encefalogramma piatto, il ruolo dell’Italia in Europa è ridotto al livello di subalternità delle minori realtà politiche del continente; il partito di riferimento del capo del governo è alla vigilia di una scissione annunciata, dopo l’avvenuta fuga di alcuni suoi esponenti e il voto contrario o l’astensione dal voto di diversi parlamentari PD.
Di qui la nuova manovra di acquisizione di qualche sostegno esterno da parte dei soliti voltagabbana, aggrappati alla garanzia delle indennità e dei privilegi della casta, mentre il Paese è allo sbando.
Forza Italia, col suo leader impedito e inseguito dalle ultime vicende della magistratura inquirente, è destinata all’estinzione, mentre serve l’urgente ricomposizione di un’area politica alternativa al renzismo e ai populismi delle estreme.
Anche a sinistra serve un chiarimento e una ricollocazione delle diverse anime, mentre per affrontare con piena legittimazione i problemi dell’Italia, in un’Europa che sta vivendo uno dei momenti peggiori della sua non breve, seppur tuttora precaria, storia unitaria, avremmo bisogno di un governo di garanzia nazionale per preparare nuove elezioni a breve termine, con una legge elettorale condivisa e l’elezione di un’assemblea costituente per le riforme di sistema.
Al Presidente della Repubblica il compito di facilitare con la sua “moral suasion” tale processo, che ponga fine all’atmosfera da basso impero che sta travolgendo tutte le istituzioni e le stesse garanzie dello stato di diritto.
Ettore Bonalberti
VENETO PENSA: il think tank dei Popolari veneti
I Popolari di Venezia si sono riuniti ieri a Venezia e hanno avviato l’attività del think tank “VENETO PENSA”.
Obiettivo di questo “serbatoio del pensiero”: occuparsi di analisi delle politiche pubbliche con particolare riferimento a quelle di interesse del Comune di Venezia e della Regione del Veneto.
Un gruppo di ricercatori, professionisti e tecnici di diverse discipline ( sociologia, economia, psicologia, scienze ambientali, urbanistiche, dei trasporti, sanitari e dei servizi sociali) analizzerà i più rilevanti temi di interesse pubblico e la capacità di risposta delle istituzioni. Il primo oggetto di analisi e di indicazione operativa è quello inerente alla realizzazione della “free zone” (zona franca) nell’area di Marghera; una straordinaria opportunità per offrire una speranza di lavoro ai giovani di Venezia e del Veneto.
Il consiglio comunale di Venezia, nella riunione del 16 giugno 2014 ha approvato la costituzione della newco che gestirà i 110 ettari di Porto Marghera che Syndial (gruppo Eni) ha accettato di cedere. Si tratta di dare pratica attuazione a tale deliberazione.
Da tempo i Popolari veneziani hanno indicato l’opportunità di realizzare nell’area di Marghera una “free zone”(zona franca) in base a quanto previsto dai regolamenti comunitari.
Il Codice doganale comunitario, infatti, è stato istituito con Regolamento CE n. 450/2008, prevede che gli stati membri possano destinare a zona franca talune parti del territorio nazionale; dopo fasi alterne di discussione, l’ultima decisione è stata approvata con il Regolamento CE del 10 ottobre 2013 n. 952/2013, che rinvia l’applicazione della Sezione 3 riguardante le Zone Franche, alla data del 1 giugno 2016.
La “free zone” è un’area destinata alla promozione del commercio, all’esportazione e all’apertura dell’economia nazionale al mondo esterno. In essa sono ammesse attività industriali, commerciali e dei servizi.
Poiché la Zona Franca costituisce una delle manifestazioni dell’autonomia regionale e la Costituzione italiana prevede queste forme di maggiore autonomia, atteso che il Regolamento comunitario è equiparato, nella gerarchia delle fonti del diritto italiano, alla legge nazionale, l’istituzione di una Zona Franca sul territorio italiano non viola le disposizioni del Regolamento comunitario, che è in vigore dal 10 ottobre 2013.
Tale tema è stato posto dai Popolari veneziani all’attenzione della Giunta regionale del Veneto già nel Giugno 2014 e, poiché il regolamento europeo sarà applicato dal 1 Giugno 2016, è indispensabile avviare le procedure per la costituzione della “free zone” sin dai primi atti del consiglio regionale.
Sul piano istituzionale, il secondo tema oggetto di studio e di proposta sarà quello del referendum secondo quanto indicato dall’art 132 della Costituzione per la macro regione del Nord-Est.
Infine grande interesse “ Veneto pensa” rivolgerà alle modalità di organizzazione della città metropolitana di Venezia e al sistema delle aziende partecipate comunali.
Insomma un modo per offrire ai consiglieri comunali e regionali un utile contributo di idee e di proposte e per monitorare l’attuazione dei programmi presentati dal Sindaco di Venezia e dal Presidente della Giunta regionale ai loro organi deliberativi di riferimento.
Connessione della rete di “VENETO PENSA” attraverso il sito: www.insiemeweb.net e con altre avanzate tecnologie informatiche (AKRON) per l’informazione e la formazione a distanza.
Coordinamento dei Popolari di Venezia
Ettore Bonalberti
Sabato 11 Luglio 2015
L’insegnamento di Papa Francesco
Leggendo i discorsi di Papa Francesco in Equador e in Bolivia si prova un senso di conforto e di ammirazione perché si coglie pienamente il linguaggio della verità. Si sperimenta la continua pastorale esigenza di coniugare i temi della socialità dell’enciclica “ Evangelii gaudium” con quelli dell’ecologia della “ Laudato sì”.
E’ la predicazione del “Pastor angelicus” del valore dell’economia civile alternativa a quella del “turbo capitalismo finanziario”, che è una delle cause fondamentali della grave crisi economica e sociale che colpisce trasversalmente tutta la terra. E’ la conferma che l’unica speranza di un cambiamento sta nel mettere al centro la persona, la sua dignità, la comunità a qualunque etnia appartenga.
Nel triste scenario di un Occidente che sta vivendo una delle più gravi crisi dei valori, con il pensiero critico silente e la fine delle culture politiche, è ancora una volta dalla Chiesa cattolica che giunge una parola di speranza e di orientamento per tutti gli uomini di buona volontà.
Come la Rerum Novarum di Papa Leone XIII segnò l’affermazione del pensiero cattolico dell’interclassismo in uno dei momenti più complessi dello sviluppo del capitalismo, così, dalla “Centesimus Annus” del Santo Papa Giovanni Paolo II alla “Caritas in veritate “di Papa Benedetto XVI, è, ancora una volta, dalla Chiesa cattolica che giunge un’analisi organica dei problemi sorti con la globalizzazione e il trionfo del capitalismo finanziario. Un’analisi che, raccolta e ulteriormente sviluppata da Papa Francesco con le sue due ultime encicliche, offre a tutti noi i fondamentali cui riferirci nelle azioni da compiere nella “città dell’uomo”.
Non spetta, infatti, alla Chiesa, “mater et magistra”, questo compito che, invece, è affidato alla responsabilità di ciascuno di noi, tanto più se partecipanti alla comunità cristiana, e, in particolare a quanti sentono il dovere di testimoniare l’impegno dei cattolici nella vita politica.
Un dovere che molti di noi tentano di condividere, in un’Europa che ha smarrito il senso delle sue origini e sta offrendo un triste spettacolo di divisioni e conflitti, all’Est come al Sud del continente, e in un’Italia, vittima di una degrado della vita politica ai livelli più bassi della sua storia e dove solo dalla testimonianza vivente di Papa Francesco giungono riferimenti sicuri .
Ecco perché ci sentiamo impegnati, in quest’ ultimo miglio della nostra vita, a concorrere alla ricostruzione di una vasta area laica, popolare, liberale e riformista, europeista e trans nazionale, che sappia tradurre nella politica gli orientamenti pastorali della dottrina sociale profeticamente annunciata e vissuta dal Santo Padre.
Anche per questo ci ritroveremo a Rovereto, Sabato 18 Luglio, nella casa del Beato Antonio Rosmini, padre del cattolicesimo liberale italiano, per tentare di offrire un contributo responsabile all’affermazione dei principi enunciati in questi giorni da Papa Francesco nella lontana e sua amata terra da cui è stato chiamato a guidare la Chiesa di Roma.
Ettore Bonalberti
Venezia, 10 Luglio 2015
INCONTRO DEI POPOLARI, LAICI, LIBERALI E RIFORMISTI PER L’ALTERNATIVA
A Rovereto, presso la casa natale del Beato Antonio Rosmini, padre ispiratore del cattolicesimo liberale italiano, SABATO 18 LUGLIO p.v. si incontreranno associazioni, gruppi. movimenti, persone dell’area cattolica, popolare, liberale e riformista per presentare la lettera appello agli italiani di cui al testo allegato.
Nell’incontro, cui sono invitati quanti sono interessati a costruire un’alternativa al socialismo trasformista renziano e agli estremismi populistici, saranno presentati i risultati del lavoro dei gruppi coordinati dal prof.Gustavo Piga sui principali temi della politica italiana.
Obiettivo dell’incontro: incontrare i rappresentanti dei movimenti italiani interessati a costruire il nuovo soggetto politico laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, transnazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, inserito a pieno titolo nel PPE da far ritornare ai valori dei padri fondatori e alternativo al renzismo e agli estremismi populistici.
Seconda tappa: la costruzione in tutte le realtà locali di comunità civiche e popolari di partecipazione e dibattito politico attraverso le quali organizzare entro l’anno una grande assemblea popolare nazionale per l’avvio del nuovo soggetto politico.
Quanti sono interessati sono pregati di contattare la nostra redazione:
LETTERA: “APPELLO”
Ai tanti in prima linea nell’impegno civile, nell’associazionismo politico e culturale e nell’animazione sociale.
Il tempo che ci è dato di vivere è questo!
Limitarsi a denunciare il disordine, non basta!! Farsi risucchiare dall’inquietudine e dallo smarrimento è un errore! Tanto meno ritirandosi nel privato!
Occorre reagire!! Organizzandoci! E misurandoci con le sfide che la complicata situazione economica e politica ci pone!
Anche le drammatiche tragedie che stanno interessando l’Europa dell’Est, il Mediterraneo, il Medio Oriente e le vaste zone dell’Africa abbisognano di assunzione di responsabilità e di risposte decise.
L’irrazionalità di certa cultura e certe barbarie fondamentaliste nel rapporto fra popolazioni e religioni diverse, ci portano indietro nella storia e minano alle fondamenta i principi di rispetto dell’uomo e di tolleranza.
L’eccezionale crisi economica provocata dai default finanziari nel 2007/2008 e la miope reazione della politica europea, che hanno messo in ginocchio interi popoli, potrebbero ancora ripetersi, data l’arrendevolezza della Politica nell’introdurre nuove regole e nuovi presidi nella “Governance globale”.
Le incertezze e le carenze dell’UE manifestano i loro perniciosi effetti sia nel funzionamento delle Istituzioni Politiche, sia nelle Politiche di settore: dalla politica estera a quella di difesa; dalla politica fiscale sino a quella umanitaria.
La complessità dei problemi che gravano sul nostro Paese, a partire da quelli etici per arrivare a quelli economici, con la carenza di lavoro davvero emergenziale, richiedono uno sforzo eccezionale e straordinario.
In presenza di questo quadro, il grido biblico di Jahvè: “Adamo dove sei?” Non può ripetersi!!
Ciascuno di noi deve rimettersi in gioco. In un cammino di impegno e di dedizione sulle questioni che la quotidianità ci pone: da quelle grandi a quelle piccole, da quelle economiche a quelle politiche.
***
Dall’Italia abbiamo avuto tanto! All’Italia ora, non dobbiamo far mancare il nostro contributo generoso di idee, di progetti e di classe dirigente disponibile a giocare una nuova partita.
Da più parti: dai cittadini in primis, che disertano le urne! Come da autorevoli osservatori della cultura e dell’economia nazionali, si sollecita a gran voce una “profonda riforma dei
partiti” e che bisogna impegnarsi in prima persona, per dar vita “a Nuovi Movimenti Sociali”.
Noi vogliamo cogliere queste “provocazioni “!
Noi vogliamo promuovere e sollecitare una sana reazione, e quindi diventare, attraverso un Progetto chiaro, ambizioso e concreto, un punto di riferimento nel Paese e fuori, per:
– Dare un Governo e delle regole alle sfide poste dalla “Globalizzazione” delle persone, dell’economia e della finanza!
– Recuperare lo spirito originario, che è stato alla base della nascita dell’UE: mettendo avanti il benessere delle persone rispetto alla politica del rigore! La sussidiarietà rispetto all’illuminato ruolo della burocrazia! Lo sviluppo rispetto alle regole e al mercato! Le piccole imprese e l’economia reale alla base delle politiche economiche!
– Batterci per tenere alta la “qualità” della nostra Democrazia: autentica architrave di un sistema che abbia a cuore la promozione della dignità della persona umana, sia nella sfera della libertà religiosa, sia in quella delle libertà individuali e democratiche!
– Contrastare con energia le tante Povertà, aumentate con la persistente crisi di questi anni! In primo luogo accrescendo le opportunità di lavoro e, in pari tempo, tutelando le fasce più deboli!
– Promuovere senza tentennamenti i nostri valori di riferimento: a partire dalla centralità della persona, dalla Giustizia e dal contrasto di tutte le devianze (come illegalità e corruzione), alla salvaguardia della famiglia naturale (articolo 29 della Costituzione) fino al primato della libertà e qualità di educazione!
– Fare della Comunità, della Famiglia e dell’Impresa i tre motori cardine del nostro programma di riscatto.
Non possiamo non condividere questi obiettivi!
***
Per questo ci è imposto promuovere una “Grande Iniziativa”: plurale, aperta, comunitaria. Una Iniziativa che ponga fine alla diaspora e alla frammentazione dei tanti Partiti, Associazioni, Movimenti di matrice cristiano-popolare che hanno reso questa area e questa cultura marginale ed irrilevante.
Una Iniziativa che dia vita ad un'”Area politico-culturale” che sappia far interloquire cattolici e non cattolici, laici, riformisti e liberaldemocratici! Che sappia coniugare la freschezza giovanile con la saggezza dell’esperienza!! E che abbia una chiara connotazione popolare e territoriale.
Una Comunità di persone responsabili, che abbia l’ambizione di contribuire alla realizzazione di un Progetto-Paese per la nostra Italia.
Da questa Area dovrà scaturire un Impegno Politico diretto!! Ambizioso nel Progetto! E
generoso nella testimonianza di ciascuno! Non per dar vita a un piccolo Partito! Ma ad un’Esperienza Grande, che sappia unire e favorire aggregazioni nuove!! E che sappia concorrere ad essere anche punto di riferimento per il Governo del Paese.
Un’Esperienza dove la Sussidiarietà e il Dialogo Sociale siano le anime di un nuovo popolarismo e dove la Comunità, l’Impresa e la Famiglia diventino la dorsale della nuova
Italia!!.
Proprio perché siamo interessati ad un Grande Progetto, vogliamo muoverci dentro un genuino spirito di “Ricerca”.
Una ricerca che non escluda, anzi favorisca l’organizzazione e il fiorire di incontri territoriali
di condivisione, di approfondimento e di proposta.
Un metodo che ci porti a seppellire e cestinare il modello dei movimenti leaderistici e dei movimenti solo mediatici per adottare modelli comunitari, che si dotino di leader comunitari espressi democraticamente e collegati con i territori.
Quasi una rivoluzione rispetto ai populismi imperanti!
Se sei interessato a questa nuova impresa, qui sotto troverai i nostri riferimenti.
Non c’è nulla di già scritto! Nulla di scontato! Ma proprio per questo il futuro è alla nostra
portata!
I promotori
Sen. Dott. Ivo Tarolli | On. Rodolfo de Laurentis |
Dott. Raffaele Bonanni | On. Mario Tassone |
Dott. Ettore Bonalberti | On. Gianni Fontana |
On. Luisa Santolini | On. Mario Baccini |
On. Alessandro Forlani | On. Nino Gemelli |
On. Renzo Gubert | Prof. Gustavo Piga |
Prof. Andrea Tomasi | Dott. Pippo Castronovo |
Prof. Antonino Giannone | Jacopo Solaini – FUCI |
Dott. Paolo Floris | Maurizio Pilati – FUCI |
Alessio Piazza – FUCI | Dott. Emanuele Pezzino |
Dott. Tiziano Melchiorre | Avv. Paolo Voltaggio |
Dott. Mauro Carmagnola | Dott. Amedeo Portacci |
Dott. Attilio Lioi | Prof Luciano Pilati |
Dott. Marco D’AgostiniOn Potito SalattoDott.ssa Rosanna BocchieriDott. Ilario Maiolo;Dr. E. Perriello;Dr. Antonio Di Matteo | On.Publio FioriProf. Ulderico Bernardi;Dr. Leonardo Ranieri;Dr. Luigi Bottazzi;Dr. Francesco Innaco. |
Riferimenti:
Sen. Ivo Tarolli: 349/0628093 e-mail: ivo.tarolli@yahoo.it
Segreteria e-mail: appelloaitantiinprimalinea@yahoo.com
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Appello ai Popolari europei
Dopo il plebiscitario NO greco alle politiche europee di austerity rivelatesi sin qui fallimentari serve un cambio di strategia, soprattutto da parte di coloro che, come noi popolari italiani ed europei, abbiamo da sempre sostenuto le ragioni dell’unità dell’Europa.
Un cambio di strategia che vorremmo fosse fatto insieme agli amici della CDU e della CSU di Germania, i quali dovrebbero ritrovare lo spirito della loro migliore tradizione politico culturale: quella di Konrad Adenauer, Ludwig Herard, di Helmut Khol e dello stesso Franz Joseph Strauss, il grande leader della CSU bavarese.
La cancelliera Angela Merkel prenda atto che con le politiche sin qui portate avanti in sintonia con il ministro delle finanze Wolgang Schaeuble, si può certamente fare gli interessi della Germania, ma su una linea che sconta l’irrimediabile opposizione della stragrande maggioranza degli europei e con conseguenze imprevedibili sul piano della stessa geopolitica del continente, con gli USA, la Russia e la Cina che non stanno certamente lì inerti a guardare.
Il voto greco, oltre a ridare significato e valore alla democrazia che si esprime nella libera volontà del popolo, ha confermato la volontà dei greci di restare in Europa sulla base di una nuova strategia politica, economica e finanziaria. Anche le generose dimissioni odierne del ministro delle finanze greco, Yanis Varoufakis, rese allo scopo di facilitare il dialogo e il possibile compromesso sono la dimostrazione di tale volontà.
L’unione europea, come è venuta configurandosi dopo il trattato di Maastricht, è un ircocervo ingestibile e destinato a implodere se, in tempi brevi, non vengono assunte decisioni politiche di netto cambiamento.
Aver puntato a unificare l’Europa sul piano monetario, con l’adesione di 19 stati su 28, senza un effettivo governo federale su base elettiva da parte di un Parlamento rappresentativo dei popoli, con una banca centrale privata della possibilità di emissione della moneta, conservando ventotto diverse fiscalità e politiche economico-sociali, alla prova dei fatti si è dimostrato un progetto fallimentare.
Pur riconoscendo le responsabilità di coloro che, in Grecia come in Italia e in altri Paesi europei, decisero di entrare nell’euro sulla base di bilanci taroccati e di successive politiche economiche rivelatesi irresponsabili, resta evidente il fallimento di una politica europea fondata sulla rigidità di regole, alcune delle quali illegittime (vedi il fiscal compact, come lucidamente e inascoltato denunciò a più riprese il prof. Giuseppe Guarino), e su una concezione dell’austerità rivelatasi alla fine profittevole per la sola Germania.
E’ tempo di mettere in campo politiche ispirate alle idee originarie del popolarismo europeo, quelle ispirate all’economia sociale di mercato e a quella civile, oggi riprese a pieno titolo dalle ultime encicliche sociali della Chiesa ( Caritas in veritate, Evangelii Gaudium), rimettendo al centro il valore della persona e delle comunità intermedie e i principi della sussidiarietà e solidarietà.
Certo servirebbe una classe dirigente europea, tanto sul versante popolare che su quello socialista, diversa da quella oggi in campo, anche per evitare che, nella crisi che attanaglia molti Paesi europei, finiscano col prevalere le posizioni delle parti più retrive dei populismi estremistici senza speranza.
Spetta ora alla Germania dimostrarsi all’altezza della sua attuale storica responsabilità; quella di decidere se continuare sulla strada di una solitaria e pericolosa avventura verso un improbabile quarto reich, o, invece, della migliore tradizione dei padri fondatori della loro giovane democrazia.
All’Italia, privata di un governo espressione legittima della volontà popolare, oggi guidata da un giovane di belle speranze rivelatosi ondivago e inaffidabile anche sulla vicenda del referendum greco, compete il compito di facilitare la scelta tedesca e di proporre la strada difficile, ma senza alternative, di un’Europa autenticamente federale con un governo espressivo della volontà dei cittadini europei e una politica monetaria sostenuta da una Banca centrale con tutti i poteri propri di una Banca federale e politiche fiscali e sociali integrate.
Se così avverrà, il voto greco di ieri costituirà un contributo di straordinaria portata storico politica al processo di rifondazione dell’unità europea.
Ettore Bonalberti
ADOTTA” NEL MESE DI LUGLIO UN POLITICO NELLA PREGHIERA”
Meno male che c’è lui… Papa Francesco invita a pregare “perché la responsabilità politica sia vissuta a tutti i livelli come forma alta di carità”. Si tratta dell’intenzione universale di preghiera proposta per il mese di luglio.
Perché la politica è una sorta di “martirio quotidiano: cercare il bene comune senza lasciarti corrompere”. “Fare politica è importante” e “si può diventare santo facendo politica”: significa “portare la croce di tanti fallimenti e anche portare la croce di tanti peccati. Perché nel mondo è difficile fare il bene in mezzo alla società senza sporcarsi un poco le mani o il cuore…”
Aggiungerei, in particolare, di pregare per i politici che si dichiarano cattolici o che dicono di voler tutelare i valori della Dottrina sociale della Chiesa, ma poi fanno scelte del tutto contrarie
Ogni riferimento, non è puramente casuale
Buona giornata
Antonino Giannone
Vice Presidente ALEF (Associazione Liberi e Forti)
Pensare globalmente agire localmente
Nel deserto culturale della politica italiana la fine dei partiti dopo il ventennio della seconda repubblica, nel Veneto abbiamo avviato alcune esperienze ispirate a quanto sosteneva John Naisbitt nel suo “ Megatrends” degli anni ’80: “ pensare globalmente agire localmente”.
Ancorati alla nostra cultura popolare e democratico cristiana abbiamo salutato e sostenuto con passione a livello regionale la scelta di Flavio Tosi, “leghista democristiano”, in alternativa al trasformismo socialista renziano e agli estremismi populistici.
A Venezia con la lista Boraso civica popolare abbiamo contribuito all’esito positivo dell’esperimento di Luigi Brugnaro, con il quale siamo riusciti a offrire alla città un’alternativa alla ventennale gestione della sinistra rivelatasi fallimentare.
Con Tosi, in poco più di due mesi, abbiamo raggiunto il 12% dei voti alle elezioni regionali e solo il timore di una dispersione del voto moderato a vantaggio della candidata del PD, Alessandra Moretti, ha impedito un più consistente risultato. Tutto ciò ha favorito la nettissima affermazione di Luca Zaia che, proprio in questi giorni, ha dato vita alla sua nuova giunta regionale del Veneto.
Con Tosi abbiamo condiviso l’idea che con la maggioranza assoluta leghista in consiglio regionale, i nostri cinque rappresentanti attueranno un’opposizione costruttiva e non pregiudiziale, avendo presente l’obiettivo più ampio che intendiamo perseguire a livello nazionale. Un obiettivo che da tempo connotiamo come quello della formazione di un nuovo soggetto politico laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, trans nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, inserito a pieno titolo nel PPE, alternativo al socialismo trasformista renziano e ai populismi delle estreme.
Un obiettivo al quale sono interessati altri partiti, movimenti, gruppi, associazioni politico culturali; quelle stesse che si ritroveranno il prossimo 18 Luglio a Rovereto, nella casa natale del beato Antonio Rosmini, per lanciare il documento-appello agli italiani.
Non solo movimenti e gruppi dell’area di ispirazione popolare, ma anche di matrice laica liberale e riformista, per un progetto cui non potrà restare indifferente la stessa Lega tanto nella versione più dura salviniana che in quella più governativa di Maroni e dello stesso Zaia.
Siamo anche interessati a ciò che accade in Forza Italia con l’emergente neo governatore della Liguria Toti, nell’area esterna dei “conservatori” di Fitto, dei liberali di Passera, e, da parte nostra, concorreremo al progetto insieme agli amici della Federazione dei Popolari di Mario Mauro e con tutti i democratici cristiani delle diverse confessioni nelle quali si sono sin qui colpevolmente e irresponsabilmente suddivisi.
Con Flavio Tosi condividiamo l’idea di dar vita nel Veneto a una confederazione di gruppi e movimenti, come quelli che ne hanno sostenuto la candidatura a governatore, di tipo inclusivo, che nasca sulla base della condivisione di un manifesto di alcuni punti politico programmatici essenziali per il Veneto e per l’Italia.
Riteniamo, infatti, che oggi nel Veneto la stragrande maggioranza degli elettori, anche di quelli che hanno continuato a disertare le urne lo scorso 31 maggio, si riconosca nelle posizioni autonomiste civiche e popolari di Flavio Tosi. Una posizione che a Settembre avvierà la grande iniziativa per il referendum previsto dall’art.132 della Costituzione, con il quale la maggioranza degli elettori dei comuni del Veneto, Friuli V.Giulia e Trentino AA.AA, saranno chiamati a dire SI’ alla nascita della macroregione del Nord-Est.
Come lucidamente ha evidenziato l’amico Domenico Menorello, coordinatore dei Popolari per l’Italia del Veneto dopo la sentenza della Consulta formulato nell’esaminare le leggi regionali del Veneto nn.15 (referendum per l’autonomia) e 16 ( referendum per l’indipendenza) del 19 Giugno 2014: “Quel che resta della legge regionale n. 15/2014 non potrà mai arrivare a chiedere il regime di Statuto speciale per il Veneto o nuove forme di autonomia fiscale, né chiedere competenze che non siano già attribuite dalla ordinaria legislazione concorrente (si potrà al massimo chiedere che all’interno di tali competenze vi siano spazi residuali maggiori per la regione, ma si tratta di una prospettiva che non porta certo lontano). Peraltro, l’art. 3 di tale legge prevede che una simile procedura potrebbe avvenire solo “in concomitanza con le prime elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo o del Parlamento nazionale, o con le prime elezioni regionali”, dunque non prima del 2018…
Se, poi, si possono fare solo i referendum “tipici”, cioè rigidamente previsti dall’ordinamento, proprio questo argomentare della Corte conduce a ritenere del tutto ragionevole percorrere la strada referendaria ipotizzata dall’art. 132 della stessa Costituzione.”
Sarà il primo banco di prova con gli amici leghisti in consiglio regionale, così come a Brugnaro a Venezia e allo stesso Zaia, chiederemo di avviare da subito le procedure per istituire la “free zone” (zona franca) a Marghera (Venezia) in conformità a quanto previsto dai regolamenti comunitari. Quello della “free zone” è un progetto sollecitato fin dall’autunno 2014 dai Popolari di Venezia, inserito nel programma della lista Brugnaro, una delle condizioni necessarie per il rilancio economico, sociale ed occupazionale della “città lagunare più bella del mondo”.
Noi Popolari avvieremo nei prossimi giorni un think tank di qualificati studiosi ed esperti nelle diverse materie con il quale, tanto a livello regionale che comunale veneziano, elaboreremo progetti e proposte e vigileremo sul rispetto dei rispettivi programmi delle giunte di governo insediate a Palazzo Balbi (Regione Veneto) e a Cà Farsetti ( Comune di Venezia).
Ettore Bonalberti
Usque tandem?
Fino a quando? Fino a quando potremo tollerare quanto è successo e, probabilmente, continua a succedere tra i componenti della casta? Fino a quando potrà durare la fibrillazione del terzo stato e con essa del sistema Italia?
Gli ultimi episodi a carico dei consiglieri regionali della Calabria, per fatti risalenti agli anni 2011-2012 e che coinvolgono alcuni assessori dell’attuale Giunta di quella Regione, sono le ultime gocce destinate a far traboccare il vaso.
Basta! Non ne possiamo più dei reati, dei privilegi, degli stipendi e dei vitalizi di una casta che lucra sul PIL prodotto dal terzo stato produttivo, diversi esponenti del quale, ormai quasi cinquecento, dalla crisi economica e finanziaria, sono ridotti alla tragedia del suicidio.
Il terzo stato produttivo arranca, lotta a fatica per sopravvivere alla concorrenza straniera, stritolato dai lacci e lacciuoli di un sistema di potere che, sordo a ogni evidenza, continua imperterrito a lucrare, spesso in combutta, come a Roma, con i peggiori esponenti del malaffare organizzato.
Non ci sono più freni per una classe digerente capace di tutto, anche delle più incredibili nefandezze inconcepibili a quelli, come noi, che vissero gli anni pur difficili della Prima Repubblica. Quella che si auto considerava come la parte della casta meno sensibile al richiamo dell’interesse “particulare”, gli ex PCI, PDS, DS, ora PD, sono drammaticamente assimilatati a quegli stessi ultimi degeneri esponenti di gruppi e movimenti che, a diverso titolo, e illegittimamente si rifanno ad altre esperienze culturali. O peggio, non sono nemmeno più riferibili ad alcunché di diverso dai propri egoismi e ambizioni personali.
Castiglione, Azzollini e adesso il sen Bilardi, tutti esponenti del NCD sono, per diversi reati, chiamati in causa dalla magistratura inquirente senza che nulla accada in quell’ectoplasma di partito guidato dal ministro Alfano. Area Popolare, ultima invenzione dei residui gruppuscoli del NCD e UDC, tenta di sopravvivere con la respirazione bocca a bocca, subendo ogni giorno di più il dominio di un PD che l’ha ridotta a un ruolo subalterno e del tutto ancillare, tanto sul versante della riforma della scuola votata ieri senza discutere al Senato, che su quello più generale della difesa dei valori non negoziabili.
Un giorno in piazza con i cattolici a difesa della famiglia naturale costituzionalmente garantita e il giorno dopo in Parlamento a sostegno di un esecutivo inventore della “ buon scuola” nella quale quegli stessi valori saranno, come già avviene, sistematicamente ignorati e negati. Usque tandem Formigoni, Casini, Lupi? E quanto ancora dovrete subire, caro amico Giovanardi e amici, i diktat degli Scalfarotto e dei teorici della filosofia del gender di turno ?
Il PD, colpito al cuore dalle vicende di “mafia capitale”, alle prese con il caso De Luca e con una legge Severino dimostratasi implacabile e immediatamente eseguibile solo con Berlusconi, sconta oggi i fatti delittuosi di alcuni suoi esponenti non secondari della giunta calabrese. Toccherà al segretario-premier Renzi tentare di dare risposta a una situazione difficilmente sanabile con i voti di una maggioranza parlamentare farlocca, con i quali ha sin qui retto l’urto, come nel caso della vicenda del sottosegretario Castiglione.
A sinistra del PD continua, da un lato, l’emorragia di consensi e, dall’altro, la fuoriuscita di esponenti che si accingono a dar vita a una nuova forza politica il 4 Luglio prossimo a Roma, mentre assai difficile risulta acquisire consensi al centro, ai componenti del quale appaiono sempre più evidenti i limiti trasformistici del socialismo senza valori de “ il Bomba” fiorentino.
Con la casta che ha perduto ogni residua affidabilità, colpevole di permanenti forti collusioni con il “quarto non Stato” della malavita più o meno organizzata e “i diversamente tutelati” a rischio delle loro sin qui garantite certezze, è il terzo stato produttivo che vive la condizione di più forte fibrillazione, dall’esito della quale, col combinato disposto di ciò che accadrà a livello europeo e internazionale, dipenderà l’evoluzione dell’ormai fuori controllo sistema Italia.
Ettore Bonalberti
Dopo la grande manifestazione
“Difendete i Vostri Figli”, il popolo dei cattolici senza aggettivi si è ritrovato in piazza e unito, senza sollecitazioni dal Vaticano e dalla CEI anzi con il freno dei buonisti cattolici adulti e di Comunione e Liberazione
Adesso quali sono le conclusioni da trarre per una prospettiva di una nuova Politica che sappia rappresentare questo Popolo?
Serve, con urgenza, il coraggio per una nuova grande aggregazione di moderati, popolari Liberi e Forti, conservatori, riformisti, cattolici senza aggettivi e persone ispirate da un umanesimo integrale e cristiano con al centro la persona e la sua dignità.
Tutti, un passo indietro, ma con pari dignità con primarie di una nuova classe dirigente.
La Politica prima dell’Economia. L’Etica come collante
Se non si riuscirà in tale progetto, saranno altri 20 anni di afasia e insignificanza dei Cattolici nelle scelte di Governo e della Politica
Antonino Giannone
Vice Presidente ALEF (Associazione Liberi e Forti)
Che fine ha fatto la sentenza della Cassazione sulla DC?
La Suprema Corte di Cassazione a sezioni riunite il 23.12.2009, con sentenza n.25999, aveva deliberato che :“ la DC non è mai stata giuridicamente sciolta”.
Nel 2011 partimmo da quel definitivo pronunciamento insieme all’amico Silvio Lega e ad altri “DC non pentiti”, per raccogliere le firme dei vecchi consiglieri nazionali DC eletti dall’ultimo XVIII°congresso nazionale della DC del 1989, per l’autoconvocazione dello stesso Consiglio nazionale, dopo che l’ultima presidente di quell’organismo, Rosa Russo Jervolino, nel frattempo passata nei DS, si era resa irreperibile e indisponibile.
Nel Marzo 2012, raggiunta e superata la soglia del terzo degli aventi diritto richiesta dallo Statuto DC per la convocazione del CN, ci riunimmo a Roma e decidemmo di eleggere Gianni Fontana alla segreteria nazionale e Silvio Lega alla presidenza del CN con il compito di convocare il XIX Congresso nazionale.
Lanciammo un pubblico appello ai soci storici della DC chiedendo loro di rinnovare l’iscrizione al partito con l’obiettivo di dare pratica attuazione alla sentenza della Cassazione.
Risposero in 1742 persone da tutte le Regioni italiane con le quali nel Novembre 2012 celebrammo il XIX Congresso nazionale della DC, che elesse il nuovo Consiglio nazionale e riconfermò alla segreteria nazionale Gianni Fontana.
Unica motivazione che ci animava era la volontà di ricostruire la storia di un’ esperienza politico culturale unica e irripetibile, e di offrire al Paese un contributo alla verità storica sul partito di De Gasperi, Fanfani e Moro.
Non eravamo indifferenti a ciò che era accaduto tra il 1992 -1994 sulle macerie della fine politica della DC e uno studio di una delle più importanti agenzie immobiliari italiane ci aveva informati che i beni immobili appartenuti al partito, miseramente e delittuosamente gestiti da alcuni indegni suoi eredi, superavano il migliaio di miliardi delle vecchie lire.
Naturalmente, com’era facile prevedere e di cui si era già avuto contezza nelle fasi preparatorie del XIX Congresso, ultimati i lavoro congressuali, i soliti “disinteressati” fecero ricorso al Tribunale di Roma che si pronunziò, annullando di fatto i risultati di quell’assise e rimettendo tutto in discussione, fermo restando e inoppugnabile quanto indicato dalla sentenza della Cassazione del 2009.
Seguirono, come sempre accade e non solo tra i democristiani, diverse difficoltà nel reagire alla nuova situazione: ritorni nelle vecchie e confortevoli nicchie di appartenenza, tentativi di dar vita a nuove forma associative più o meno credibili e consistenti, sempre spinti dalla volontà di non disperdere l’esperienza politica dei democratici cristiani. E, intanto, la politica italiana andava avanti sino alla condizione di stallo e di assoluta poca credibilità dei nostri giorni.
Tra i più zelanti e ostinatamente impegnati a dar seguito alla sentenza della suprema corte, il prof Nino Luciani, ordinario all’università di Bologna e il dr Alberto Alessi, figlio di quel grande padre, Giuseppe, che fu iscritto giovanissimo nel PPI di Sturzo e uno dei fondatori proprio nel suo studio di avvocato, nel dicembre 1943, della DC siciliana.
Promotore della prima raccolta di firme nel 2011, da vecchio DC non pentito, non potevo che appoggiare l’ultimo tentativo che, su suggerimento di alcuni giureconsulti bolognesi è avviato, di raccolta delle firme dei soci che avevano confermato l’adesione al partito nel 2012, per chiedere a norma del Codice civile la convocazione da parte del Tribunale di Roma dell’assemblea dei soci DC con l’obiettivo di decidere sul destino futuro del partito mai giuridicamente sciolto.
E’ stata così convocata una riunione a Bologna il prossimo 4 Luglio p.v. nella quale decideremo se e come procedere, non già con lo sguardo rivolto all’indietro, ma con il desiderio di concorrere da democratici cristiani alla costruzione del nuovo soggetto politico alternativo al socialismo trasformista renziano e ai populismi estremi.
Ettore Bonalberti
Venezia, 19 Giugno 2015
I dolori del giovane Renzi
Simpatico Giuliano Ferrara che oggi suggerisce al premier come fare il Renzi boy scout, invitandolo a istituire la versione italiana del Peace Corps USA. Un grande progetto di mobilitazione della gioventù italiana, da sostenere con l’8 per mille, al fine di gestire nel modo migliore : “ controllo degli arrivi, di accoglienza, di assistenza sanitaria e logistica, di scambio e conoscenza reciproca” con gli immigrati. In sostanza un’alternativa popolare all’attuale gestione del sistema delle cooperative rivelatosi delinquenziale a Roma e dintorni.
Che “ il Bomba” debba inventarsi qualcosa di concreto, dopo le tante sparate a salve di questa prima fase della sua esperienza di governo, è evidente a tutti. Cessata la fase della luna di miele del “nuovo che avanza”, premiato con vasto consenso alle meno vincolanti elezioni europee, al vaglio delle regionali e dei ballottaggi di Maggio, i limiti dell’operazione trasformistica su basi illegittime del renzismo sono emersi nettamente a contatto con i problemi reali più vicini ai bisogni dei cittadini.
Difficile dare sintesi alle vecchie culture di ispirazione comunista e della sinistra di governo DC che furono alla base della composita miscela della Margherita, con un’acritica adesione trasformistica al PSE, puntando su politiche costruite attorno al patto del Nazareno, liberamente interpretato secondo la convenienza, rompendo ora a destra ora a sinistra, confidando in una maggioranza farlocca e illegittima nelle due Camere.
Rotti i ponti con il blocco sociale tradizionale della sinistra e non riuscendo a catturare, sul piano delle risposte concrete, il consenso del terzo stato produttivo, difficile continuare a resistere con l’appoggio esclusivo della casta degli aficionados e di parte non particolarmente consistente e divisa dei “diversamente tutelati”.
Più facile raccogliere i frutti velenosi, a Roma come in Sicilia e in altre parti d’Italia, degli equivoci e criminali rapporti tra componenti della casta e quel “quarto non stato” di cui le vicende di “ Mafia capitale” sono solo la punta dell’iceberg.
Il ragazzo di Rignano sull’Arno ha davanti a sé i drammatici problemi dell’immigrazione incontrollata dei dannati della terra senza sponde d’appoggio in Europa. Passi dai conservatori inglesi e dagli austeri teutonici, ma, men che meno da quei compagni socialisti francesi in totale ropture con la fraternité che fu il carattere distintivo della Francia democratica e repubblicana.
Si aggiunga la precarietà di una condizione sociale, economica e finanziaria dell’Italia espressa dai dati di una disoccupazione giovanile senza precedenti e vittima di una situazione di anomia più volte analizzata, in affannosa attesa di ciò che potrà accadere nei prossimi giorni con la non più improbabile uscita della Grecia dall’area euro.
Difficile che possa contenere le spinte e contrapposizioni interne al suo partito alla ricerca di un’identità e di un riferimento sociale meno effimero e precario di quello in cui l’ha condotto la leadership renziana e, ancor più difficile affrontare e dare risposte ai problemi del Paese in una delle fasi più complesse della sua storia.
Continuiamo a ritenere indispensabile superare la condizione di illegittimità istituzionale in cui è caduta l’Italia dopo gli strappi costituzionali operati da Napolitano dal Novembre 2011 e con le scelte successive dei tre governi di Monti, Letta e dello stesso Renzi.
Al presidente Mattarella rinnoviamo l’appello a por fine a questa situazione di stallo foriera di esiti imprevedibili e pericolosissimi per il nostro Paese.
Ettore Bonalberti
Venezia, 17 Giugno 2015
La storica svolta veneziana
Non sono andato in piazza a festeggiare la storica battaglia vinta da Luigi Brugnaro neo sindaco di Venezia, ma ho seguito sino all’una di notte sulle TV locali i risultati elettorali sezione dopo sezione, esultando quando la forbice a vantaggio di “ Mister Reyer” aveva assunto una stabilità immodificabile.
Erano oltre trent’anni che speravamo nel miracolo dell’alternativa al dominio della sinistra che aveva fatto di Venezia e di Mestre “ la Stalingrado del Veneto”; un sistema di potere a cerchi concentrici, autentiche scatole cinesi tra Comune e aziende partecipate, attraverso le quali una casta di mandarini rossi controllava sistematicamente una parte consistente della società veneziana.
Un sistema che, se negli anni’50-70 era espressione della parte più significativa della classe operaia concentrata a Marghera e a Mestre, con la crisi della petrolchimica e la fine del sistema dell’industria pesante, si era ridotto alla rappresentanza della casta e della rendita parassitaria dei ceti ad essa collegati, con l’ultimo sostegno degli ex sinistri DC e con Orsoni la copertura della stessa gerarchia curiale.
Il terzo stato produttivo si è finalmente scosso e raggiunta una positiva convergenza di interessi e di valori attorno ad una personalità, espressione della migliore tradizione del capitalismo veneziano e veneto, ha saputo condurre la battaglia finale sino alla vittoria di questa notte.
Il PD, dopo la batosta subita con la débâcle della candidata Alessandra Moretti per opera di Luca Zaia alle regionali, subisce adesso il tracollo veneziano e il cappotto del centro destra negli altri comuni veneti andati al ballottaggio: la rossa Rovigo, Portogruaro, Lonigo e Castelfranco Veneto da oggi tutti governati da sindaci del centro-destra.
Questa notte Brugnaro, tra l’entusiasmo dei sostenitori nella sua sede elettorale ha ricordato, come è consuetudine, ma con più convinzione e meno liturgia, che sarà il sindaco di tutti, trasversale e che darà priorità all’occupazione per i giovani e alla sicurezza della città.
Noi abbiamo condotto la campagna elettorale con un documento di programma “ La nostra idea di Venezia” e con incontri dibattito sui grandi temi del rilancio di Marghera con il progetto della “free zone” (zona franca), della centralità della cultura e dell’Università motori dello sviluppo cittadino, della sicurezza e dei servizi sociali e della declinazione dei principi fondamentali della sussidiarietà e solidarietà nei settori del welfare, dell’economia e delle istituzioni.
A Luigi Brugnaro, per l’elezione del quale ci siamo battuti con tutti i candidati che si sono presentati a queste elezioni e con i militanti della lista Boraso civica e popolare di Venezia, sin dall’avvio della campagna elettorale, chiediamo al neo sindaco di impegnarsi su questi temi prioritari:
1) attivarsi con la Regione guidata dal presidente Zaia per realizzare in tempi brevi la “free zone” a Marghera con la richiesta al Governo da parte della Regione, una delle grandi possibilità per il rilancio produttivo e occupazionale a Venezia;
2) difesa ad oltranza e con un’ opposizione durissima contro i tentativi annunciati di trasformazione e destinazione di uso diverso dei Palazzi Storici di Ca’ Foscari, che dovranno essere utilizzati solo per Alta Formazione Culturale, Scientifica ed Artistica da offrire anche ai Paesi del mondo interessati alla formazione dei loro migliori studenti e operatori culturali in Italia;
3) sostenere il programma della piattaforma off shore, poiché il presidente Zaia ha confermato la volontà di completare il MOSE e quindi la piattaforma off shore va perseguita subito costituendo un Gruppo di Lavoro –Comune- Regione- per dare avvio a tutte le procedure amministrative per permettere l’avvio della progettazione esecutiva, la revisione del Piano Portuale, inviando un messaggio forte alla Presidente Serracchiani perché si astenga da interferenze che non attengono alla sua funzione, poiché su questi temi l’autonomia della Regione Veneto e del Comune di Venezia non è materia di discussione.
4) Vigilare affinché il disastro gestionale di VEGA, la cui responsabilità politica e amministrativa ricade sulla dirigenza Rossi Luciani/Vianello, già vicesindaco ai tempi di Cacciari , non determini conseguenze irreversibili sul patrimonio e tenendo presente il ruolo strategico che quella realtà può rappresentare per i servizi legati ad un grande hub commerciale che diventerà uno dei nodi della Nuova Via della Seta prevista dal Governo Cinese.
5) Sulla sicurezza e i servizi sociali ogni scelta politico amministrativa dovrà compiersi ispirata ai principi della sussidiarietà e solidarietà attiva previsti dal dettato costituzionale.
Superata la giusta euforia per un risultato che dovrà essere assunto come modello per quanti, come noi popolari, sono interessati all’alternativa al socialismo trasformistico renziano e ai populismi delle estreme, adesso“tutti alla stanga” per affrontare i drammatici problemi finanziari del Comune lasciatici in eredità del vecchio sistema di potere e, come ama ripetere Zaia, “ pancia a terra” per dare le risposte ai tanti bisogni della nostra amatissima città.
Ettore Bonalberti
Venezia, 15 Giugno 2015
Appello a Mattarella
Cosa aspetta Alfano a uscire dal governo? Inquisiscono il sen. Castiglione chiamato in causa per faccende vicine di casa; chiedono l’arresto del presidente della Commissione Bilancio del Senato, Sen. Azzollini, il cui linguaggio verso le suore riportate dai giornali, se fosse autentico, lo fa apparire, più che un senatore della Repubblica, un triviale e maleducato energumeno ; è oggetto quotidiano di contumelie per un’oggettiva dimostrata inefficienza e inefficacia nella direzione di un Ministero chiave quale quello degli Interni e lui che fa? Annuncia e minaccia sfracelli con il suo gruppo parlamentare in via di decomposizione e sovradimensionato rispetto al consenso elettorale, mentre perde pezzi importanti della sua Area Popolare a Milano come nel Veneto e in molte altre realtà del centro-Nord.
Il Paese, intanto, sconta gli effetti di una crisi economica e finanziaria prodotta da un turbo capitalismo dominante a livello internazionale ed europeo che riduce le classi dirigenti a burattini del circuito finanziario oligopolistico e rischia una situazione di allarmante rivolta sociale.
Un Parlamento di nominati illegittimi, il terzo governo di un leader mai eletto, uno Stato che ogni giorno di più dimostra la sua inconsistenza, un Paese allo sbando: questa l’Italia di oggi.
Presidente Mattarella non è il caso di superare questa pericolosa condizione di stallo foriera di un drammatico tonfo nel baratro? Non sarebbe ora di dare finalmente la parola agli elettori, con l’unica legge elettorale utilizzabile, il consultellum, per i due rami del Parlamento e per l’elezione da tempo auspicata di un’Assemblea costituente, la sola legittimata a procedere alla riforma della Costituzione?
Si ponga fine alla finzione di una leadership farlocca e si dia vita a un governo di unità nazionale con l’esclusivo compito di preparare le elezioni e risolvere l’emergenza epocale dell’esodo biblico dei disperati della terra.
Ettore Bonalberti
Venezia, 11 Giugno 2015
Riprendiamo la battaglia sturziana
A Matteo Salvini consiglierei la rilettura del Vangelo e di quanto l’evangelista suggerisce: prima di dichiarare la guerra conta le forze su cui puoi realisticamente fare affidamento.
La Lega, seppure in forte crescita di consenso, da sola non sarà mai l’alternativa vincente al trasformismo renzista.
Serve attivare un “Grande Progetto” politico democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, trans nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, inserito a pieno titolo nel PPE e per tale progetto la Lega al Nord è un elemento necessario.
Nel Veneto abbiamo sostenuto e sosteniamo l’esperimento di Flavio Tosi e siamo, in ogni caso, contenti della vittoria incontestabile di Luca Zaia di cui riconosciamo capacità di governo e ispirazione politico culturale non assimilabile alle derive lepeniste cui Salvini talora si ispira.
A Rovereto, a metà Luglio, lanceremo il nostro “appello agli italiani”, al quale hanno già aderito numerose realtà associative, politico culturali, gruppi e movimenti civici, laici e popolari. Siamo interessati a formulare un grande progetto politico programmatico per l’Italia nell’età della globalizzazione e a favorire un ricambio generalizzato della classe politica, sulla base di un codice etico in grado di superare lo scempio di ogni regola che lo scandalo romano di “mafia capitale”, come quello del Mose a Venezia, hanno rivelato.
Sturzianamente siamo impegnati a combattere le tre “male bestie” dello “statalismo, della partitocrazia e dello sperpero del denaro pubblico”; “male bestie” che in questa declinante fase di passaggio dalla seconda alla terza repubblica, con uno governo e un parlamento sostanzialmente illegittimi, e uno Stato sempre più inesistente, hanno raggiunto forme mostruosamente amplificate a livelli inverecondi.
Il nostro “appello agli italiani” è rivolto a quanti sono interessati a cambiare questo stato delle cose e pronti a concorrere alla nascita del nuovo soggetto politico di alternativa.
Ettore Bonalberti
Venezia, 9 Giugno 2015
Fatti nuovi a Milano
A MIlano qualcosa si muove e si tratta di fatti politici interessanti.
Da un lato, Nicolò Mardegan lascia il NCD di Alfano in polemica con l’ambigua posizione di quel partito e dà il via alla formazione civica “Noi x Milano” con cui si propone di concorrere, in coalizione del centro-destra, alle prossime elezioni comunali della città.
Dall’altro, Corrado Passera con la sua Italia Unica si candida alla carica di Sindaco di MIlano in alternativa alla sinistra di Pisapia.
Nei mesi scorsi, a nome dei Popolari, gli avevo personalmente chiesto di candidarsi in una delle grandi città italiane, quale premessa indispensabile a consolidare la sua immagine di leader politico con ambizioni nazionali. Candidarsi a Sindaco di Milano rappresenta un’occasione quanto mai opportuna per far decollare il progetto politico di Passera.
Se, come mi auguro, il 14 Giugno, già a Venezia, nascerà una nuova pagina nella storia politico amministrativa della città lagunare, altre importanti realtà locali come Milano potranno segnare l’inversione di tendenza già annunciate nelle ultime elezioni regionali: la fine degli schieramenti e dei partiti tradizionali e la nascita di nuove aggregazioni a partire dalle realtà locali.
Tutto ciò corrisponde a quanto anche noi Popolari ci accingiamo a sviluppare con il progetto indicato nella lettera – appello allegata redatta il 3 Giugno scorso alla Bonus Pastor di Roma e che presenteremo ufficialmente a Rovereto nella casa natale di Rosmini il prossimi mese di Luglio. Ecco perché consideriamo positivamente tanto la scelta del giovane emergente Mardegan e quella di Corrado Passera a Milano, in attesa di raccogliere, ci auguriamo, il successo di Luigi Brugnaro a Venezia Domenica prossima.
Ettore Bonalberti
I Popolari di Venezia al ballottaggio del 14 Giugno
Leggiamo di accordi pre ballottaggio dell’arch Brugnaro con la lista Zaccariotto e quella della Lega veneta.
Noi popolari veneziani, sostenitori della lista civica popolare di Boraso, sin dall’inizio abbiamo offerto la nostra disponibilità a sostegno di Luigi Brugnaro, espressione della migliore classe imprenditoriale e del terzo stato produttivo veneziano, il quale, rinunciando alle sue pur legittime opportunità ed interessi, ha inteso fare una scelta ispirata dall’amore che nutre per la nostra Venezia e da un’autentica passione civile.
Una scelta che è costata parecchi voti alla nostra lista collegata, con molti amici che, temendo il voto nullo, hanno espresso la loro scelta direttamente sulla lista Brugnaro, candidato sindaco.
Domenica 14 Giugno dobbiamo mettere da parte i nostri egoismi e anche combattendo contro il torrido caldo estivo dobbiamo mettere in gioco la nostra dignità di Cittadini elettori, che intendono concorrere con il proprio voto a una scelta destinata a garantire una svolta nel governo di Venezia.
Abbiamo condotto la campagna elettorale con un documento di programma “ La nostra idea di Venezia” e con incontri dibattito sui grandi temi del rilancio di Marghera con il progetto della “free zone” (zona franca), della centralità della cultura e dell’Università motori dello sviluppo cittadino, della sicurezza e dei servizi sociali e della declinazione dei principi fondamentali della sussidiarietà e solidarietà nei settori del welfare, dell’economia e delle istituzioni.
A Luigi Brugnaro, per l’elezione del quale ci batteremo con tutti i candidati che si sono presentati a queste elezioni e con i militanti della lista Boraso civica e popolare di Venezia, chiediamo di impegnarsi su questi temi prioritari:
1) attivarsi con la Regione guidata dal presidente Zaia per realizzare in tempi brevi la “free zone” a Marghera con la richiesta al Governo da parte della Regione;
2) difesa ad oltranza e con un’ opposizione durissima contro i tentativi annunciati di trasformazione e destinazione di uso diverso dei Palazzi Storici di Ca’ Foscari, che dovranno essere utilizzati solo per Alta Formazione Culturale, Scientifica ed Artistica;
3) sostenere il programma della piattaforma off shore, poiché il presidente Zaia ha confermato la volontà di completare il MOSE e quindi la piattaforma off shore va perseguita subito costituendo un Gruppo di Lavoro –Comune- Regione- per dare avvio a tutte le procedure amministrative per permettere l’avvio della progettazione esecutiva, la revisione del Piano Portuale, inviando un messaggio forte alla Presidente Serracchiani perché si astenga da interferenze che non attengono alla sua funzione, poiché su questi temi l’autonomia della Regione Veneto e del Comune di Venezia non è materia di discussione.
4) Vigilare affinché il disastro gestionale di VEGA, la cui responsabilità politica e amministrativa ricade sulla dirigenza Rossi Luciani/Vianello, già vicesindaco ai tempi di Cacciari , non determini conseguenze irreversibili sul patrimonio e tenendo presente il ruolo strategico che quella realtà può rappresentare per i servizi legati ad un grande hub commerciale che diventerà uno dei nodi della Nuova Via della Seta prevista dal Governo Cinese.
5) Sulla sicurezza e i servizi sociali ogni scelta politico amministrativa dovrà compiersi ispirata ai principi della sussidiarietà e solidarietà attiva previsti dal dettato costituzionale.
All’amico Renato Boraso cui rinnoviamo il ringraziamento per l’impegno profuso nella campagna elettorale, il compito di rappresentare questi nostre priorità nel prossimo governo della città.
Ettore Bonalberti
Coordinatore dei popolari di Venezia
Venezia, 7 Giugno 2015
Qualcosa si muove
Oggi 3 Giugno a Roma sono accaduti alcuni fatti politici che interessano l’area popolare e centrista: l’uscita dalla maggioranza di governo dei Popolari per l’Italia di Mario Mauro e l’avvio del “ grande progetto” per la formazione del nuovo soggetto politico alternativo al trasformismo renzista e agli estremismi populisti da parte di numerosi gruppi, movimenti e associazioni di ispirazione laica e cattolica, popolare e riformista.
I Popolari per l’Italia, dopo un direttivo nazionale unitario del partito, hanno evidenziato le ragioni di una scelta che era maturata da tempo e attesa da quanti in periferia sono impegnati nell’azione di ricomposizione dell’area popolare, liberale e riformista. Questa la motivazione:” Riforme non condivise, condotte in modo improvvisato ed approssimativo, con una improvvida esaltazione del carattere monocolore dell’Esecutivo sono alla base di una decisione che è innanzitutto un giudizio definitivo su una gestione politica che sta tenendo in stallo l’Italia, la sua economia e il suo bisogno di crescita”.
Con questa scelta Mario Mauro esce dall’equivoco di una sofferta permanenza in un esecutivo che. nato con Letta per ragioni di emergenza, è venuto sempre più assumendo il carattere di un monocolore PD sostenuto da alcune residue componenti centriste uscite dalle elezioni regionali in un clima di grande confusione strategica.
Ora i Popolari per l’Italia, al di là dei due superstiti che hanno preferito conservare i loro precari strapuntini governativi, con il loro leader Mario Mauro possono garantire piena efficacia all’azione avviata con la Federazione dei Popolari italiani, uno dei tasselli nei quali si sta tentando di ricomporre il mosaico di un nuovo soggetto politico in grado, da un lato, di ricomporre la frantumazione del centro e, dall’altro, di concorrere alla costruzione del nuovo soggetto politico.
Nelle stesse ore nelle quali il direttivo nazionale del partito di Mauro deliberava la sua scelta, presso la sede del Bonus Pastor a Roma, il sen Ivo Tarolli promuoveva con altre associazioni, gruppi e movimenti la sottoscrizione di un lettera appello: “ ai tanti in prima linea nell’impegno civile, nell’associazionismo politico e culturale e nell’animazione sociale”.
Trattasi di un progetto che punta a ricomporre quanti sono interessati a:
– dare un Governo e delle regole alle sfide poste dalla “globalizzazione” delle persone, dell’economia e della finanza!
– Recuperare lo spirito originario, che è stato alla base della nascita dell’UE: mettendo avanti il benessere delle persone rispetto alla politica del rigore! La sussidiarietà rispetto all’illuminato ruolo della burocrazia! Lo sviluppo rispetto alle regole e al mercato! Le piccole imprese e l’economia reale alla base delle politiche economiche!
– Battersi per tenere alta la “qualità” della nostra Democrazia: autentica architrave di un sistema che abbia a cuore la promozione della dignità della persona umana, sia nella sfera della libertà religiosa, sia in quella delle libertà individuali e democratiche!
– Contrastare con energia le tante Povertà, aumentate con la persistente crisi di questi anni! In primo luogo accrescendo le opportunità di lavoro e, in pari tempo, tutelando le fasce più deboli!
– Promuovere senza tentennamenti i nostri valori di riferimento: a partire dalla centralità della Persona e della sua dignità, Giustizia e dal contrasto di tutte le devianze (illegalità, corruzione…), alla salvaguardia della famiglia naturale fino al primato della libertà e qualità di educazione!
– Fare della Comunità, della Famiglia (art.29 della Costituzione) e dell’Impresa i tre motori cardine del nostro programma di riscatto.
A questo progetto che si svilupperà in due fasi: la prima di carattere culturale con lo scopo di riaggregare su valori condivisi la più ampia realtà esistente nelle diverse realtà del Paese per costruire insieme la nuova offerta politica; la seconda che punta a realizzare il nuovo soggetto politico laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, trans nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, inserito a pieno titolo nel PPE, alternativo al trasformismo socialista renziano e ai populismi delle estreme.
Trattasi di una lettera appello agli italiani che ha già avuto le adesioni di diversi esponenti dell’area laica, cattolica e popolare, che sarà presentata in un prossimo incontro pubblico nella casa natale a Rovereto di Antonio Rosmini, uno dei padri del liberalismo italiano e dei cattolici liberali, con l’impegno di dar vita in tutti i comuni dell’Italia a distretti civici e popolari che, condividendo l’appello, costituiranno i nuclei fondativi del nuovo partito.
Dopo lo tsunami del voto regionale il blocco dei frantumati si scuote e punta a ricomporre dal basso, senza egemonie e leadership precostituite, un nuovo modello organizzativo e di partecipazione all’altezza delle attese della gente.
Ettore Bonalberti
Roma, 3 Giugno 2015
Appello prima del voto regionale e comunale di Venezia
Cari amici,
mancano pochi giorni al voto di domenica 31 Maggio per il rinnovo del consiglio regionale e del consiglio comunale di Venezia e delle municipalità veneziane.
Per il primo, i popolari del Veneto si sono preparati con la scuola popolare attraverso tre seminari di studio dai quali abbiamo derivato “il Manifesto per un Veneto Popolare” le cui indicazioni programmatiche sono state integralmente acquisite nel programma elettorale dell’amico Flavio Tosi.
Per il secondo obiettivo, i Popolari di Venezia con la lista civica e popolare di Boraso a sostegno di Luigi Brugnaro a Sindaco di Venezia, hanno organizzato quattro incontri dibattito sui seguenti temi:
1) Marghera free zone (zona franca) per lo sviluppo sostenibile di Venezia;
2) Impresa, Università e Cultura motori di sviluppo per la città;
3) Sicurezza dei Cittadini e Servizi sociali;
4) Sussidiarietà e solidarietà a Venezia.
Le nostre proposte di programma ( “ La nostra idea di Venezia”) ben sintonizzate con quelle del “comitato Progetto per Venezia”, sono state recepite nel documento di programma del candidato Sindaco BRUGNARO.
Ora spetta a tutti noi il compito di convincere i nostri concittadini, anche i più stanchi e sfiduciati, ad andare a votare Domenica prossima.
Netta é la nostra volontà di concorrere con Boraso e Brugnaro al cambiamento politico e amministrativo del governo di Venezia, dopo la fallimentare esperienza della sinistra che tenta di cancellare le proprie pesanti responsabilità offrendo l’esponente esemplare della casta giudiziaria e politica dominante, sperando che i cittadini dimentichino quanto è accaduto senza soluzione di continuità in termini di inefficienza amministrativa e sino all’atto finale dell’arresto del sindaco Orsoni.
A un sistema di potere consolidato nel tempo l’unica alternativa possibile resta quella di politiche fondate sul principio di sussidiarietà declinato nel welfare, nell’economia e nelle istituzioni.
Al centro la persona, la famiglia e le comunità intermedie, con il comune e le altre istituzioni verticali (regione e stato) che debbono riconoscere il ruolo essenziale delle prime.
E’ questo il messaggio che i popolari del Veneto, tanto a livello regionale con il sostegno a Flavio Tosi, che locale, con il sostegno alla candidatura di Luigi Brugnaro, intendono inviare agli elettori di Venezia e del Veneto.
Con TOSI e con i nostri candidati popolari nei nostri collegi intendiamo offrire una nuova speranza ai veneti e far ripartire la ricomposizione dell’area popolare, liberale e riformista, alternativa al trasformismo renziano e ai populismi di destra e di sinistra.
Con BORASO e BRUGNARO intendiamo concorrere per una svolta nella gestione del comune di Venezia
Spetta ora ai cittadini elettori non disertare le urne, considerato che il disimpegno e la rinuncia al voto può solo andare a vantaggio di una sinistra ridotta al trasformismo renziano e ai populismi senza speranza di destra e di sinistra, per portare finalmente aria nuova e pulita a Cà Farsetti e a Palazzo Balbi.
Essenziale: andare a votare, ricordandoci l’ammonimento saggio e severo del DOGE: Non state lamentar e va a votar!!
Un caro saluto e buon voto
Ettore Bonalberti
Presidente A.L.E.F. (Associazione Liberi e Forti)
socio fondatore Associazione Democrazia Cristiana e coordinatore per le regioni del Nord della Federazione dei Popolari Italiani
Via miranese 1/A
30171-Mestre-Venezia
tel. 335 5889798
Il ruolo degli esclusi
Sul voto di Domenica prossima , finite le ideologie e in forte crisi i tradizionali valori culturali di riferimento, sarà determinante il ruolo che verrà giocato dai componenti della stratificazione sociale in cui si compone la realtà italiana.
Accanto ai quattro stati che nella mia euristica teoria ho cercato di rappresentare il sistema sociale dell’Italia ( la casta, i diversamente tutelati, il terzo stato, il quarto non Stato) una posizione del tutto particolare assumerà quella speciale e drammatica realtà di coloro che potremmo definire “gli esclusi”.
Vanno considerati in tale stratificazione i disoccupati privi di ogni tutela ( oltre tre milioni), i lavoratori precari (3.400.000), il drammatico 43% di disoccupati giovanili senza futuro ( oltre 750.000), gli esodati senza speranza. Di questi ultimi non si conoscono le cifre esatte. Dallo Stato non giungono cifre coerenti: nel dicembre 2011 – i ministri del Lavoro (Elsa Fornero) e dell’Economia (Mario Monti) individuano in 65.000 gli esodati da considerare ‘lavoratori salvaguardati’; nell’aprile 2012 – l’INPS annuncia che gli esodati sono 120.000; nel giugno 2012 – l’INPS porta il numero degli esodati a 390.000. Ancora diverse e più consistenti le cifre fornite dai sindacati.
Tra disoccupati, esodati e lavoratori precari, possiamo affermare che siamo in presenza di quasi sette milioni di persone, in qualche maniera espulsi o ai margini del sistema produttivo e di tutela, raggruppabili in un quinto stato, quello degli esclusi.
Acquisito che la casta autoreferenziale e ben intenzionata ad autoperpetuarsi, l’unica direttamente interessata a ciò che accade con i meccanismi elettorali della rappresentanza, domenica non diserterà le urne, le vere variabili indipendenti e largamente maggioritarie rispetto all’esigua minoranza dei privilegiati, sono i componenti di tutte le restanti stratificazioni sociali che determineranno gli esiti elettorali del voto di Maggio.
I diversamente tutelati seguiranno, con la più o meno forte coerenza con i propri antichi valori, soprattutto gli interessi collegati e collegabili alle liste in gioco nelle diverse realtà territoriali, con un grado di astensionismo meno pronunciato di quello che prevedibilmente sarà sostenuto dal terzo stato produttivo privo di significative e solide rappresentanze politiche.
Il quarto non Stato illegale opererà, come sempre, trasversalmente a favore degli uni o degli altri secondo le più opportune convenienze, mentre sarà proprio la drammatica realtà sociale degli “esclusi” che potrà far pendere l’ago della bilancia pro o contro il governo e pro o contro gli altri rappresentanti delle residue e fragili formazioni partitiche.
Come già annunciato dal voto amministrativo spagnolo del 24 maggio, Domenica 31 Maggio potrebbe essere l’occasione favorevole per i populismi italici, con un prevalere dello scontro tra due leadership giovanilistiche, quella di Renzi e quella di Salvini, espressione di un livello assai scadente dell’attuale politica italiana.
Comunque vada, dopo il voto di domenica, un grande tsunami si annuncia tra e nelle forze politiche di tutti gli schieramenti in campo e dal 1 Giugno si dovrà lavorare intensamente per concorrere alla ricostruzione degli assetti politici del nostro Paese.
Ettore Bonalberti
A proposito del Si’ (60%) in Irlanda al matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Preghiamo per il Vescovo di Dublino che ha detto che la Chiesa deve accettare la realtà del Paese, dopo il voto del SI’ in Irlanda al matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Un Vescovo, a nostro avviso, come laici cattolici, non dovrebbe manifestare con rassegnazione la sua accettazione a una volontà popolare in forte contrasto con la Dottrina della Chiesa, tenuto conto che il 40% ha votato per il NO.
Il Vescovo, e quello di Dublino non fa eccezione, ma anche i diversi Monsignori in Italia, che stanno assumendo posizioni analoghe, dovrebbero invece continuare a spiegare la Parola, gli Insegnamenti di Gesù Cristo per quello che significano e significheranno sempre, anche in una società più complessa come quella della globalizzazione.
Rispettare le regole democratiche, la volontà del popolo e dei Parlamento non significa abdicare all’insegnamento del Vangelo e alla coerenza della propria Missione.
Una Legge che legalizzasse il Matrimonio tra gay, tra lesbiche non cambia il comportamento e il giudizio morale di chi e’ cattolico sul significato del Matrimonio.
Lo stesso concetto e’ da estendere per leggi anticattoliche in vigore: aborto, divorzio e altre ancora annunciate in Italia per dopo le elezioni regionali, da parte di Matteo Renzi e del PD&C.
Speriamo che adesso il buonismo e il permissivismo buonista non conquistino i Chierici ….e tutti coloro che hanno un pensiero debole!
Speriamo che Papa Francesco spieghi e si esprima presto da par Suo su questi concetti.
Ci aspettiamo qualche riflessione, sempre lungimirante, anche dall’Osservatorio del Card. Van Thuan.
Antonino Giannone
Vice Presidente ALEF (Associazione Liberi e Forti)
E’ aperta la sottoscrizione. Ecco i primi firmatari. Per chi fosse interessato può inviare la sua adesione.
Alcuni giorni fa un giovane mussulmano ha picchiato a Terni una ragazzina di dodici anni perché portava una collanina con il crocefisso. Nello stesso giorno a Ravenna un gruppo di mussulmani ha tentato di disturbare una processione della Madonna contro cui hanno intonato cori islamici.
Abbiamo ritenuto di chiedere di sottoscrivere l’allegata nota non solo per protestare su episodi come questi che sono stati pubblicati e che offendono ogni cattolico, con o senza aggettivi, ma, soprattutto, per prevenire comportamenti di extracomunitari e mussulmani che siano simili e che possano diventare una prassi accettata per buonismo ed eccesso di solidarietà, un nuovo costume, una nuova morale pubblica in Italia.
Diciamo subito NO a una strisciante subalternità di noi cattolici che diventi una limitazione a professare in pubblico la nostra Fede cristiana, senza ostentazioni, ma con la semplicità e naturalezza delle nostre tradizioni come si fa da secoli in Italia
Nota da sottoscrivere:
GLI IMMIGRATI NON ITALIANI DEVONO ADATTARSI!
“Prendere o lasciare, siamo stanchi che questa nazione debba preoccuparsi di sapere se offendiamo alcuni individui o la loro cultura. La nostra cultura si è sviluppata attraverso lotte, vittorie, conquiste portate avanti da milioni di uomini e donne che hanno ricercato la libertà.
La nostra lingua ufficiale è l’ITALIANO, non lo spagnolo, il libanese, l’arabo, il cinese, il giapponese, o qualsiasi altra lingua. Di conseguenza, se desiderate far parte della nostra società, imparatene la lingua!
La maggior parte degli Italiani, sono cattolici e crede in Dio. Non si tratta di obbligo di cristianesimo, d’influenza della destra o di pressione politica, ma è un fatto, perché degli uomini e delle donne hanno fondato questa nazione su dei principi cristiani e questo è ufficialmente insegnato. E’ quindi appropriato che questo si veda sui muri delle nostre scuole. Se Dio vi offende, vi suggeriamo allora di prendere in considerazione un’altre parte del mondo come vostro paese di accoglienza, perché Dio fa parte delle nostra cultura. Noi accetteremo le vostre credenze senza fare domande. Tutto ciò che vi domandiamo è di accettare le nostre, e di vivere in armonia pacificamente con noi.
Questo è il NOSTRO PAESE; la NOSTRA TERRA e il NOSTRO STILE DI VITA. E vi offriamo la possibilità di approfittare di tutto questo. Ma se non fate altro che lamentarvi, prendervela con la nostra bandiera, il nostro impegno, le nostre credenze cristiane o il nostro stile di vita, allora vi incoraggiamo fortemente ad approfittare di un’altra grande libertà italiana: IL DIRITTO AD ANDARVENE. Se non siete felici qui, allora PARTITE. Non vi abbiamo forzati a venire qui, siete voi che avete chiesto di essere qui. Allora rispettate il paese che Vi ha accettati”.
Seguono le firme:
1. Ettore Bonalberti, Presidente di ALEF ( Associazione “ Liberi e Forti”)-VE
2. Antonino Giannone, V.Presidente ALEF-MI-BA
3. Aldo Brandirali, Presidente Associazione Democrazia e Comunità-MI
4. Domenico Menorello, coordinatore dei Popolari per l’talia del Veneto-PD
5. Potito Salatto, V.Presidente nazionale Popolari per l’Italia-Roma
6. Ubaldo Lonardi-PD
7. Franco Zorzet-PD
8. Giorgio Zabeo-VE
9. Mario Neri- BL
10. Renzo Gubert- TN
11. Flavio Bellin- VE
12. Leonardo Ranieri Triulzi-PG
13. Giorgio Vello-UD
14. G.Paolo Stocco-TV
15. Stefania Fuscagni-FI -PG
16. Tiziana Sala- CO
17. Pierluigi Massetti-BS
18. Luciano Pilati-TN
19. Antonio Pagliarusco-VI
20. Nicola Mardegan, Coordinatore NCD Milano
21. Marcello Santi- VR
22. Marcello Mei-PU
23. Giuseppe Lo Curzio-SR- Siracusa
24. Davide Guadagnini
25. Emilio Neri-BL
26. Marco Zuanich -VE
27. Carlo Eugenio Casini-FI
28. Alfredo Comis -BL
29. Giovanni Bazzani-RO
30. Domenico Rigon- VI
31. Mauro De Fecondo-PD
32. Oscar Nardo-VE
33. Paolo Avezzù ex sindaco di Rovigo e candidato Sindaco di Rovigo
34. Giuseppe Brusini-MN
35. Giovanni Gallimberti- VE
36. Endrio Niero-VE
37. Mario Guadalupi-VE
38. Marco Vitale Presidente Vitale Novello & Co. Srl-MI
39. Angelo Capuzzo -RO
40. Arrigo Pietrobon-TV
41. Filippo Fasulo- VE
42. Michele Carruba-MI
43. Iles Braghetto-PD
44. Luigi Bottazzi- RE
45. Sergio Scarpino-CZ
46. Giuseppe Ceccato-VI
47. Gian Renato De Gaetani-GE
48. Daniele Malerba-VE
49. Antonietta Ciuccoli
50. Nadia Carminati Ghidelli-Milano
51. Andrea Fabbri-PU
52. Marcello Orrù- SS
53. Pasquale Ruga-VE
54. Giovanni da Lio
55. Giulietto Rossi-RO
56. Giuseppe Padoan- RO
57. Michela Gottardo- PD
58. Giuseppe Aguzzi- PU
59. Amedeo Scornalenchi- Presidente Ass.ne Ambiente e società-Roma
60. Roberto Zarpellon-Treviso
61. Ilario Maiolo-Roma
62. Gino Ravagnan-PD
63. Fabio Addarii-BO
64. Carla Marri- Politici cristiani-MI
65. Renzo Vernier-TV
66. Maurizio Veronesi-RO
67. Mauro Mottaran-PD
68. Italo Tomasini-RO
69. Lucio Tripiciano Maria-MI
70. Armando Todesco-MI
71. Giacomo Rotatori
72. Vito Berté-TN
73. Lucia Pavanello-PD
74. Carlo Felice Licheri-Roma
75. Mario Benedetto Licheri-Roma
76. Saverio Licheri-Roma
77. Arturo Petrosillo-MB
78. Pasqualina Rocco-TV
1.
Renzi e Alfano : se ci siete battete un colpo!
Per quel ragazzo senegalese e ai suoi genitori che ne curano l’educazione, che ha picchiato la bambina di Terni di 12 anni perché portava una collanina con il crocefisso, e per quei deficienti che a Ravenna hanno intonato cori contro la processione della Madonna, facciamo nostre le parole del Primo ministro australiano ricordando loro quanto è accaduto nel grande continente australe.
Ai musulmani che vogliono vivere secondo la legge della Sharia Islamica, recentemente è stato detto di lasciare l’Australia, questo allo scopo di prevenire e evitare eventuali attacchi terroristici. Il primo ministro John Howard ha scioccato alcuni musulmani australiani dichiarando: GLI IMMIGRATI NON AUSTRALIANI DEVONO ADATTARSI!
“Prendere o lasciare, sono stanco che questa nazione debba preoccuparsi di sapere se offendiamo alcuni individui o la loro cultura. La nostra cultura si è sviluppata attraverso lotte, vittorie, conquiste portate avanti da milioni di uomini e donne che hanno ricercato la libertà.
La nostra lingua ufficiale è l’INGLESE, non lo spagnolo, il libanese, l’arabo, il cinese, il giapponese, o qualsiasi altra lingua. Di conseguenza, se desiderate far parte della nostra società, imparatene la lingua!
La maggior parte degli Australiani crede in Dio. Non si tratta di obbligo di cristianesimo, d’influenza della destra o di pressione politica, ma è un fatto, perché degli uomini e delle donne hanno fondato questa nazione su dei principi cristiani e questo è ufficialmente insegnato. E’ quindi appropriato che questo si veda sui muri delle nostre scuole. Se Dio vi offende, vi suggerisco allora di prendere in considerazione un’altre parte del mondo come vostro paese di accoglienza, perché Dio fa parte delle nostra cultura. Noi accetteremo le vostre credenze senza fare domande. Tutto ciò che vi domandiamo è di accettare le nostre, e di vivere in armonia pacificamente con noi.
Questo è il NOSTRO PAESE; la NOSTRA TERRA e il NOSTRO STILE DI VITA. E vi offriamo la possibilità di approfittare di tutto questo. Ma se non fate altro che lamentarvi, prendervela con la nostra bandiera, il nostro impegno, le nostre credenze cristiane o il nostro stile di vita, allora vi incoraggio fortemente ad approfittare di un’altra grande libertà australiana: IL DIRITTO AD ANDARVENE. Se non siete felici qui, allora PARTITE. Non vi abbiamo forzati a venire qui, siete voi che avete chiesto di essere qui. Allora rispettate il paese che Vi ha accettati”.
Ci fosse una classe dirigente al governo dell’Italia con la stessa spina dorsale del primo ministro australiano, questa dovrebbe essere la risposta a coloro che intendono ridurre impunemente il nostro Paese a terra di conquista jihadista.
Renzi ed Alfano: se ci siete, battete un colpo!!
Ettore Bonalberti
Attento Matteo stavolta rischi una bomba a orologeria
A quel ragazzo, autore dell’ormai famoso “stai sereno” rivolto a Enrico Letta prima del suo licenziamento, quando, come ieri, affferma che: “”non interveniamo sulle pensioni, il governo non metterà le mani nelle tasche degli italiani, non toglieremo niente a nessuno” si fa fatica a credere.
Confesso che, da qualche tempo, il 15 di ogni mese controllo se è arrivata la mia pensione di ex dirigente nei settori privato e pubblico che ho occupato nella mia lunga attività professionale.
Essendo tra coloro che, secondo la mia teoria euristica dei quattro stati in cui è rappresentabile la società italiana, appartengono al secondo stato, quello dei “diversamente tutelati”, detentori di un trattamento pensionistico regolato dal sistema retributivo, già colpito dal provvedimento del governo Monti dichiarato illegittimo dalla Consulta, sono preoccupato di come si stanno mettendo le cose. Con l’assunzione della presidenza dell’INPS da parte del prof Boeri, ogni giorno se ne sente una nuova e sono giunto alla conclusione che sarà meglio tenere le antenne ben sintonizzate prima che “ il Bomba” decida l’ennesimo furto nei confronti del solito ceto medio. Siamo alla vigilia di una decisione che dovrà dare contezza dell’esistenza o meno di uno stato di diritto nel nostro Paese.
Pensare di procedere come se niente fosse, con arbitrarie interpretazioni di una sentenza che non lascia margini di pelosa discrezionalità al governo, vorrebbe dire aprire un contenzioso con una fascia considerevole dei “diversamente tutelati”, quella dei pensionati, in grado di innescare una bomba a orologeria attraverso la saldatura degli interessi di questo ceto sociale con quel “terzo stato” che considero l’asse portante dell’intero sistema economico, produttivo, sociale e finanziario su cui si regge l’assetto istituzionale del Paese.
Matteo Renzi lo sa e, mi auguro, non sottovaluti il rischio derivante dal conflitto all’arma bianca apertosi con i sindacati e gli operatori della scuola italiana; un conflitto che potrebbe diventare devastante se, un provvedimento illegittimo e punitivo dei diritti acquisiti, mettesse in ulteriore difficoltà un’area sociale che ha già sperimentato un profondo mutamento delle proprie condizioni e abitudini di vita.
Attento Matteo, perché stavolta rischi di bruciarti, e molti di noi, anche se settantenni, sono pronti a scendere in piazza e a promuovere ogni iniziativa tesa a confermare la certezza dello stato di diritto. Confidiamo nella saggezza del presidente Mattarella che, seppur sin troppo silente, ci auguriamo sappia farti ragionare e assumere decisioni ispirate al massimo di equità e di equilibrio, coerentemente con quanto ha sentenziato la Corte Costituzionale senza possibilità di ulteriori appelli o furbeschi diversivi.
Ettore Bonalberti
Segnali dello tsunami politico
Continua l’esodo degli elettori dal voto anche con il test elettorale del Trentino, mentre si sentono i primi rumors dello tsunami politico che si abbatterà sull’Italia, dopo il voto delle regionali del prossimo fine Maggio.
Il partito del Cavaliere ridotto al 4% con Raffaele Fitto che afferma: “ Forza Italia è finita” e la Lega di Salvini che triplica il consenso; la prima rivoluzione in vista è quella del centro destra.
Anche il PD renziano, dopo la lunga stagione degli annunci, mostra i primi segnali di sofferenza in Trentino, sebbene continui a incassare il controllo di comuni su comuni, Trento in testa fra tutti.
Con Pippo Civati già fuori dal PD e Fassina e altri con un piede sull’uscio, da giorni è iniziato il tour anti renziano dei rottamati D’Alema, Prodi, Letta e Bersani e anche nel centro-sinistra si annunciano sconquassi.
Acquisito su strade illegittime l’Italicum, Matteo Renzi coltiva il sogno dell’en plein, se non per via di un decreto anticipato, almeno alla scadenza programmata nel 2016. E sarà così che un giovane mai eletto in Parlamento, conquistato con uno schizofrenico regolamento delle primarie il controllo del suo partito, grazie a un Presidente delle Repubblica già esecutore di altri ingiustificati vulnus al nostro sistema istituzionale ( dal “golpe blanco” del novembre 2011, agli incarichi a Monti e a Letta) e un parlamento di nominati illegittimamente, si è potuto ritagliare una legge elettorale su misura, e, con l’astensionismo corrente che penalizza soprattutto il centro destra, si accinge a conquistare quasi tutte le regioni italiani.
Con il controllo totale del Parlamento, un presidente della Repubblica amico, la possibilità di controllo totale nelle nomine della Corte Costituzionale, almeno 17-18 Regioni allineate, se non è “democratura” questa, come la si vorrà chiamare? Resta da vedere cosa accadrà dopo il voto di fine Maggio.
A sinistra sarà quasi inevitabile la nascita di un nuovo soggetto politico, costruito sul blocco sociale rappresentato dalla base sindacale di Landini e del residuo sistema di potere ex comunista. Essenziale il ruolo della fondazione che controlla i beni dell’ex PCI, i cui debiti furono saldati dagli italiani grazie alla benevolenza prodiana (vedi quanto documentato dalla trasmissione di Report di Domenica scorsa).
Sarà “il partito della nazione”, quello che Renzi ha veramente in testa di costruire? E’ evidente che senza un’adeguata ristrutturazione dell’area alternativa di centro-destra, quest’ambigua e trasformistica formula renziana, grazie alla legge elettorale appena approvata, rischia di risultare vincente almeno nel tempo breve.
Governare, tuttavia, anche con il controllo totale del sistema, ma senza un reale riferimento a un blocco sociale, economico e culturale specifico, lo si potrà fare solo attraverso metodi autoritari.
E’ partita una nemmeno più sotterranea battaglia tra le istituzioni che, con la Corte Costituzionale non ancora sotto il controllo-dominio renziano, con l’ultima sentenza sulla rivalutazione delle pensioni, ha sferrato un uppercut da stordimento alla simulata tranquillità del capo del governo.
L’INPS del neo presidente Boeri si affretta a fornire dati ottimistici sulle nuove assunzioni in polemica evidente con quelli di segno alternativo che l’ISTAT, solo pochi giorni prima, aveva pubblicato e con i sindacati uniti a sottolineare il carattere transeunte e drogato di quelle assunzioni, garantite da una defiscalizzazione a termine dal jobs act.
In realtà in tutte le città e i paesi dell’Italia chiudono negozi commerciali e botteghe artigiane e non mancano le sofferenze pesanti nelle grandi catene di distribuzione e in molte imprese industriali, per non parlare della crisi dell’agricoltura.
Ciò che si sta delineando è la possibilità di un controllo a senso unico del sistema politico istituzionale, per l’ assenza impotente di una seria alternativa e il sostegno di una legge elettorale super truffa, con il risultato di un governo destinato a guidare senza opposizione un paese allo sfascio.
Di ciò che accadrà nel centro destra molto dipenderà dal voto di Maggio e dalla capacità di mettere insieme le culture politiche residuali ancora vive nel nostro Paese, ma in preda a un terzo stato, quello che produce la parte prevalente se non esclusiva del PIL, stanco e sfiduciato.
Ettore Bonalberti
Venezia, Martedì 12 Maggio 2015
Semplici come colombe e prudenti come i serpenti
Per chi ha avuto la pazienza e la generosità di seguire le mie frequenti note sul tema, ben conosce la mia totale avversione per questa Legge super truffa, partorita dallo scellerato patto del Nazareno e resa ancor più nefasta per l’attribuzione del premio alla lista e non alla coalizione; un premio che non esiste in nessun sistema elettorale al mondo e che , in una realtà di bassa affluenza al voto come l’attuale in Italia, rischia di dare il potere assoluto a una minoranza che nemmeno la legge Acerbo avrebbe mai previsto.
Una minoranza in grado di determinare il cambiamento della natura del nostro sistema, da parlamentare a presidenziale e senza che tali modifiche istituzionali siano state compiute dall’unico strumento giuridico corretto di un’assemblea costituente. Una minoranza che, di fatto, ridurrà a un ruolo del tutto marginale e ancillare lo stesso presidente della Repubblica e che, con la capacità di scelta e di controllo dei giudici costituzionali, potrebbe trasformarsi in un autentico regime privo di contrappesi. Con il controllo drogato dal premio della Camera il presidente del Consiglio potrà in ogni momento decidere se e quando andare a votare, avendo contro la frantumazione di tanti piccoli gruppi e un presidente della Repubblica zoppo.
Che tale obiettivo sia salutato positivamente da quel fin troppo osannato vecchio comunista di Napolitano, responsabile di ben quattro attacchi al sistema, è comprensibile; meno comprensibile che Mattarella, senza batter ciglio, abbia immediatamente controfirmato la legge. Così come enormi sono le responsabilità di Forza Italia per aver permesso il passaggio della legge al Senato e di Area Popolare, ridotta al ruolo di accolita servente di un premier mai eletto.
Da sempre ho sostenuto l’idea di procedere, dopo l’approvazione della legge, alla raccolta di firme per il referendum abrogativo, al cui comitato promotore iscrivo da subito con determinazione ALEF (www.alefpopolaritaliani.eu).
Ho, tuttavia, la sensazione di una diffusa stanchezza e sfiducia tra la gente che, stante l’estrema frantumazione di una seria opposizione al “Bomba” fiorentino, potrebbe essere attratta dalle indubbie capacità di imbonitore del giovin signore, con il rischio di un boomerang per noi referendari, simile a quello che subimmo, al tempo del referendum Segni, noi poveri e minoritari vecchi proporzionalisti, da un voto largamente maggioritario, concausa non effimera della fine della Prima Repubblica.
Ecco perché in questa delicatissima fase, con Renzi avente a disposizione l’arma di elezioni anticipate ( e a questo punto sul silente Mattarella é inutile confidare), dovremmo usare l’antica saggezza evangelica: semplici come colombe e prudenti come i serpenti.
Nel PD è iniziata la fuga a sinistra e Landini sostiene tesi non insensibili a chi, come molti di noi, provengono dalla sinistra sociale democratico cristiana.
Dopo il voto del 31 maggio assisteremo a una profonda modifica e ristrutturazione delle forze politiche che dovrà fare i conti con l’Italicum. Oggi sono in campo due opzioni degli officianti del Nazareno: partito della nazione o partito repubblicano all’americana, ahimé, teorizzato dal non più credibile Cavaliere.
Noi popolari tenteremo la strada dell’UMP, anche se l’Italicum così come strutturato non facilita il nostro progetto. Dopo il voto di Maggio ci sarà da riflettere seriamente su da farsi, ma intanto impegniamoci a sostenere i nostri popolari candidati nelle elezioni regionali e locali. Subito dopo ritroviamoci tutti insieme per ricercare la strada più opportuna da percorrere in una fase delicatissima e non priva di pericoli per il nostro Paese.
Ettore Bonalberti
L’Italicum alla firma di Mattarella
Matteo Renzi ha vinto al prezzo di una seria lacerazione del suo partito, già pronti altri parlamentari di varia provenienza a prestare il soccorso, alla fine, risultato non necessario.
Credo sarà difficile per il presidente Mattarella firmare questa legge restando coerente con quanto sostenne da componente della Consulta votando contro il porcellum.
Spero rammenti che i vecchi del PCI dichiararono “legge truffa” quella di De Gasperi del 1953 ( premio di maggioranza alla coalizione che avesse ottenuto il 50%+1 dei voti in un tempo in cui si andava a votare con oltre l’80% degli elettori), una legge che al confronto di questa (premio di maggioranza al partito che ottenga il 40% in un tempo in cui si vota a fatica al 50% degli elettori) era assai più democratica.
Spiace che il Cavaliere abbia permesso il passaggio dell’Italicum al Senato ( errore strategico e tattico) lasciando disarmato Brunetta alla Camera a barcamenarsi contro il manipolo verdiniano e, soprattutto, è stato incomprensibile e disonorevole il comportamento di Area popolare, espressione di un ascarismo renziano lontano anni luce dalla cultura dei “liberi e forti”.
E’ il trionfo effimero della casta che con questa legge punta alla sua autoconservazione, disponibile, pur di sopravvivere, a consegnare un potere assoluto a un giovin signore mai eletto e assurto al ruolo di capo del governo grazie all’ennesimo vulnus costituzionale perpetrato dall’ex presidente Napolitano.
Se e quando la legge super truffa sarà controfirmata dal Capo dello Stato inizierà la nostra battaglia referendaria insieme a quanti credono nella Repubblica parlamentare, nel bilanciamento dei poteri e nella necessità di riformare la Carta attraverso gli strumenti legittimi di una nuova Assemblea costituente e non da un parlamento di nominati illegittimi e figli del porcellum.
Ora la parola passa ai cittadini, dopo le decisioni di un parlamento “farlocco”, ai quali spetta il compito di dare concreta affermazione della sovranità popolare.
Ettore Bonalberti
Martedì 5 Maggio 2015
Lo dice anche Renzi
” A Venezia abbiamo fallito,ora cambiamo”. A sostenerlo non è un oppositore, ma nientemeno che il Presidente del Consiglio e segretario del PD, Matteo Renzi nel suo intervento di ieri a Mestre.
Una bastonata ai vent’anni di dominio della sinistra nel governo della città lagunare e un assist formidabile ai candidati alternativi al giudice politico Casson, scelto come ultimo tentativo di sopravvivenza di una casta inamovibile e di diversamente tutelati sostenuti da sempre da quei virgulti dei centro sociali ben ricompensati, e ancor più influenti dopo il ruolo determinante da loro svolto a sostegno di Casson nelle primarie del PD.
Noi della “lista Boraso civica e popolare” sosteniamo con grande determinazione Luigi Brugnaro alla carica di Sindaco di Venezia, per la condivisione dei valori di sussidiarietà su cui abbiamo costruito l’intesa e nella convinzione che per uscire dalla palude e dal fallimento politico amministrativo causato da una classe dirigente impresentabile serva, come dice ” il Bomba”, un cambiamento. Stavolta, però, serve un cambiamento vero e non di facciata come quello gattopardesco offerto dalla continuità della specie di un PD responsabile in prima persona del malgoverno della nostra amatissima Venezia.
Ettore Bonalberti
Lunedì 4 maggio 2015
Molte liste e candidati in cerca di elettori
I votanti alle ultime elezioni europee del 2014 sono stati poco meno del 60 % ( 58,68%) e alle regionali dell’ Emilia Romagna dello stesso anno, ancora meno ( 37,70%) a dimostrazione di una disaffezione progressiva degli elettori che abbiamo più volte analizzato.
Se calano i votanti, con le elezioni regionali e amministrative del prossimo 31 maggio sembrano invece assai numerose le liste dei candidati aspiranti governatori, sindaci, consiglieri comunali e delle municipalità.
Prendiamo il caso della Regione Veneto e del comune di Venezia: 7 candidati a governatore, 20 liste per le regionali; dieci candidati e 24 liste con quasi 800 candidati per ridare un sindaco alla città commissariata.
In assenza del ballottaggio, in Regione la sfida si gioca al primo turno, sostanzialmente a tre, tra Zaia, Tosi e la Moretti. Il governatore uscente Zaia ha perso molte frecce al suo arco subendo l’imposizione dei lumbard guidati da Salvini e rischia grosso, a partire dalla sua provincia di Treviso, dove Tosi è riuscito a raccogliere attorno alla sua candidatura un ampio arco di componenti sociali, politiche e culturali.
Se la Moretti si limitasse al silenzio, magari potrebbe anche sfangarla, sfruttando la divisione nell’area moderata. Ogni suo intervento, infatti, è rivelatore della fragilità di una giovane signora assai ondivaga nelle sue scelte politiche e, sin qui rivelatasi assolutamente impari rispetto al ruolo di guida della principale regione del Nord-Est.
A Venezia, invece, il PD, per far dimenticare le pesanti responsabilità di una ventennale gestione del potere locale che ha portato il comune a una situazione di bilancio fallimentare e il coinvolgimento di alcuni suoi esponenti, come l’ex sindaco Orsoni, nell’affaire Mose, ha scelto un ex magistrato, ora parlamentare, il sen Felice Casson per tentare la riconquista di Cà Farsetti.
Se ci fosse l’ennesima fuga dai seggi degli elettori anche a Venezia come quelle nel voto regionale emiliano romagnolo dello scorso anno, forte del tradizionale blocco sociale e politico della sinistra, Casson potrebbe farcela al primo turno. Se, come invece è più probabile, il gran numero di liste e di candidati ( oltre 800) trascineranno alle urne oltre il 60% degli aventi diritto al voto, allora il ballottaggio al secondo turno sarebbe assai probabile.
I candidati al ballottaggio secondo la mia previsione : Felice Casson e Luigi Brugnaro.
Attorno a quest’ultimo, infatti, si è raccolta una vasta area sociale, culturale e politica in rappresentanza della città del fare, trasversale tra la destra e la sinistra, forte di un programma di rilancio e di crescita per la città, dopo lunghi, troppi anni di sostanziale abbandono e di mero consolidamento delle posizioni di rendita di una casta e dei diversamente tutelati sostenuti dai principali esponenti dei centri sociali antagonisti, sempre ben ricompensati.
Noi dell’area popolare siamo schierati con Tosi a livello regionale, convinti che si possa far partire dal Veneto la nuova proposta di unità delle componenti popolari, liberali e riformiste
interessate alla costruzione di un movimento analogo all’UMP francese, inserito a pieno titolo nel PPE, che assuma la sussidiarietà a fondamento delle politiche economiche, sociali e istituzionali. E in città a Venezia sosteniamo la candidatura a Sindaco di Luigi Brugnaro, con la nostra “lista civica e popolare Boraso di Venezia, Terraferma e isole”, la prima depositata ieri in comune.
Ettore Bonalberti
Il trilemma di Area Popolare
Non finiscono di stupire le dichiarazioni fatte da Lupi e Buttiglione all’indomani dei due voti di fiducia sull’Italicum che Area Popolare ha assicurato con quelli del PD fedeli a “ il Bomba” fiorentino.
Difficile trovare un fondamento razionale nell’azione di questi nostri amici a sostegno di una legge elettorale che, oltre ad essere viziata da fondati motivi di incostituzionalità, come hanno rilevato alcuni tra i massimi costituzionalisti italiani, é stata sin qui approvata, sotto il ricatto del voto di fiducia e da una Camera di nominati farlocchi, quanto a effettiva rappresentanza della sovranità popolare.
Il trilemma che tentiamo di intravedere alla base della scelta improvvida di Area popolare è riconducibile a queste ipotesi:
1) sono sotto ricatto;
2) temono di perdere il loro residuo, pressoché nullo, potere:
3) hanno già deciso di aderire al partito di Renzi dopo l’eventuale scissione a sx del PD.
Probabilmente nessuna di queste tre in assoluto e singolarmente è vera, quanto, piuttosto, la combinazione di alcune o di tutte e tre messi insieme.
Una legge elettorale che, se non passasse la riforma costituzionale del Senato, obbligherebbe a votare con l’Italicum per la Camera e con il consultellum al Senato, potrà anche garantire nelle mani del capo del governo una pistola puntata contro i suoi avversari interni, ma finirà con il sancire l’irrimediabile scomparsa politica ed elettorale del manipolo residuo di popolari al governo privi di qualsivoglia rappresentanza politica effettiva nel Paese.
Siamo in attesa del passaggio all’opposizione ormai certo dei Popolari per l’Italia di Mario Mauro, che dovrebbe avvenire in sede di dichiarazione finale di voto sull’Italicum, Lunedì prossimo, e di concorrere ad avviare, subito dopo le elezioni regionali, ogni iniziativa politica per il superamento della sciagurata legge super truffa e la costruzione del nuovo soggetto politico laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, trans nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, inserito a pieno titolo nel PPE e alternativo ai populismi di Renzi, Salvini, Grillo e Berlusconi.
Ettore Bonalberti
Venezia, 1 Maggio 2015
Ultimo atto della tragicommedia renziana
Nella tragicommedia che sta vivendo il parlamento dei deputati farlocchi ciò che più rattrista non è il ruolo di killer della democrazia interpretato da “ Il Bomba” e dai suoi inadeguati compagni d’avventura, ma la subordinazione acritica di quegli ex popolari rintronati più fedeli a Renzi degli stessi deputati del suo gruppo.
Da un lato, l’incredibile Maurizio Lupi, auto defenestratosi da ministro senza motivazioni ragionevoli, il quale, assalito dalla sindrome di Stoccolma, anche ieri si è iscritto al club dei difensori d’ufficio della legge super truffa e suicida per quel che resta dell’Area Popolare.
Dall’altro il colpevole silenzio di amici che stimo, come Carlo Giovanardi e Roberto Formigoni, i quali, seppur da senatori, mi auguro, facciano sentire la loro voce in queste ore in cui si sta compiendo l’assassinio della democrazia.
Avvilente poi la posizione di Forza Italia che, dopo aver permesso sciaguratamente il passaggio dell’Italicum al Senato, si trova ora con Renato Brunetta a combattere con il suo solito impeto contro il tentativo di ridurre l’aula “a un bivacco di manipoli renziani”.
Il moltiplicatore incostituzionale del porcellum permetterà al boy scout fiorentino di sfangarla, ma la risposta popolare non dovrà farsi attendere nel Paese.
Ribadiamo il nostro dissenso totale contro la legge super truffa e il tentativo di stravolgere l’assetto istituzionale della Repubblica con strumenti impropri e illegittimi e lo faremo insieme a tutti coloro che vorranno unirsi in questa battaglia per la democrazia italiana.
Ettore Bonalberti
Venezia, 29 aprile 2015
Primo scontro democratico tra la casta e il terzo stato
Ho seguito alcuni interventi pubblici del candidato a Sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro e confesso che sono rimasto impressionato dal suo entusiasmo e dalla passione civile che esprime nell’affermare le sue proposte per la nostra martoriata città. E’ l’archetipo di un non politico che si è buttato nella mischia elettorale con una determinazione assoluta, modello esemplare dell’imprenditore leader shumpeteriano.
Venezia dovrà quindi scegliere, credo senz’altre possibilità di rivali, tra l’ex PM e attuale senatore Casson e l’affermato industriale Brugnaro. Il primo, Casson, espressione riveduta e corretta dell’immarcescibile sistema di potere che ha portato il comune alla situazione di bilancio fallimentare, che costringe il commissario Zappalorto a redigere un bilancio di previsione da lacrime e sangue, alla vigilia del possibile default e della dichiarazione di insolvenza; il secondo, Brugnaro, rappresentante di quel terzo stato produttivo che non si sente più rappresentato da nessuno dei partiti superstiti della seconda disgraziata repubblica, e fa appello alle energie positive migliori della città per impegnarsi su una svolta profonda morale, prima ancor che politica e amministrativa della città.
Casson, ha vinto le primarie contro Pellicani, grazie al consistente apporto di SEL e dei compagni dei centri sociali, apparentati con i tradizionali esponenti della politica del NO a ogni iniziativa di crescita e di sviluppo della nostra città, e, nonostante la pelosa finale adesione del giornalista Pellicani, erede della tradizione riformista comunista del più famoso papà, non potrà che portare con sé i condizionamenti dei supporter dell’estrema sinistra. Insomma una svolta quella del PD veneziano da gattopardo: cambiare tutto perché tutto resti all’interno del sistema ben oliato di prima.
Brugnaro ha progressivamente raccolto le adesioni di altri credibili aspiranti sindaci, primo fra tutti Renato Boraso, leader della sua lista civica e popolare, e poi, via via, quella degli autonomisti, di Area Popolare, dell’imprenditore Malgara, suscitando anche l’interesse di molti dell’area del PD renziana, che faticano a riconoscersi nella leadership di un parlamentare che nelle scelte decisive del governo Renzi, si è spesso collocato contro.
Sociologicamente, applicando la mia teoria dei quattro stati ( la casta, i diversamente tutelati, il terzo stato produttivo, il quarto non Stato) lo scontro che si avrà nelle elezioni del 31 Maggio a Venezia è quello tra un blocco sociale espressione della casta e dello stato dei diversamente tutelati ( Casson è esponente di entrambi: della casta in quanto parlamentare e dei diversamente tutelati, in quanto appartenente al ceto dei magistrati, ossia a quello meglio remunerato tra i componenti del secondo stato, sugli stipendi del quale correlano i loro emolumenti gli stessi parlamentari) e i rappresentanti del terzo stato produttivo.
Quest’ultimo, in assenza di un grande partito di riferimento, come lo fu la DC nel quarantennio del suo potere, e dopo la sbornia leghista e berlusconiana nella seconda repubblica, ora ha deciso di scendere in campo direttamente con uno dei suoi più qualificati e credibili esponenti. Giù il cappello e in bocca al lupo a Brugnaro ! Anche noi popolari e DC non pentiti ci accingiamo a sostenerlo per offrire a Venezia con una nuova classe dirigente un nuovo e diverso futuro.
Ettore Bonalberti
Venezia 28 aprile 2015
Voto anti Italicum o tutti in piazza a difesa della sovranità popolare
Lunedì parte l’ultima tappa dell’Italicum alla Camera dei deputati “nominati” da una legge incostituzionale per approvare una legge elettorale collegata a una riforma costituzionale tendente a cambiare la Carta su cui regge l’intera costruzione della Repubblica. Una legge elettorale e una riforma costituzionale, sicuramente necessarie, ma che richiederebbero il voto di un Parlamento di eletti legittimamente e, per la riforma costituzionale, un’assemblea costituente rappresentativa di tutte le realtà politico culturali presenti nel Paese e non di una minoranza artificiosamente amplificata a maggioranza parlamentare farlocca.
Renzi pretende di sfruttare il numero gonfiato dal porcellum di una maggioranza illegittima per approvare, magari con il ricatto del voto di fiducia, una legge elettorale ritagliata a suo uso e costume, destinata a garantire al paese non già il tanto propagandato bipolarismo, ma un mono partitismo senza contrappesi, espressione di una minoranza del popolo sovrano. Insomma un’autentica legge super truffa.
Da domani si vedrà se e quanti della minoranza del PD avranno il coraggio di opporsi allo strapotere renziano, mentre disperiamo che dagli accoliti di area popolare possano giungere segnali di opposizione (Giovanardi e Formigoni se ci siete battete un colpo!!), dopo che, con Maurizio Lupi in testa, sono caduti vittime di una sorta di sindrome di Stoccolma.
Berlusconi ha chiamato alla pugna i suoi scudieri, purtroppo dopo aver permesso sciaguratamente l’approvazione dell’Italicum con il voto di Forza Italia al Senato. Da lunedì si vedrà se anche l’ex fido Verdini si allineerà alle nuove direttive del Cavaliere o se passerà definitivamente armi e bagagli nel partito della nazione di Renzi, insieme a quell’altra insigne costituzionalista della ministra Boschi.
Noi popolari e DC non pentiti da sempre critici e sostenitori del voto anticipato con il consultellum, ci auguriamo che il voto sia sfavorevole al disegno autoritario di Renzi, pronti a concorrere con quanti, a partire dagli amici del M5S che lo hanno già annunciato, intendono adottare ogni altra iniziativa pubblica a sostegno della sovranità popolare che un Parlamento di deputati farlocchi si accinge a voler disconoscere e sottomettere.
Ettore Bonalberti
Venezia, 26 aprile 2015
Ultimo appello a chi si dichiara cattolico?
Assolutamente condivisa questo tentativo speriamo non penultimo di realizzare una grande aggregazione di Popolari, di Moderati, di Liberali, di Cattolici.
Ma qui sta il dilemma la divisione e confusione tra cattolici (8 categorie esaminate dal compianto giornalista, un autentico testimone cristiano.
Si e’ cominciato dal DIVORZIO BREVE. E poi Gender (Relatore Cirinna’ PD) – Omofobia (Scalfarotto PD) – Eutanasia (PD)
In Parlamento i numerosi politici che in campagna elettorale si dichiarano cattolici in tutti i Partiti (alcune centinaia!!) sono rimasti GLI ‘IRRIDUCIBILI’, 28 CORAGGIOSI CHE HANNO DETTO NO al DIVORZIO BREVE
Dopo 12 anni il clima in parlamento e’ cambiato. Dopo 12 anni dalla prima proposta di legge sul divorzio breve, il voto cattolico non affossa piu’ le nuove norme per dirsi addio. Il primo tentativo della Camera di approvare un testo fu nel 2003, e da allora, nelle varie legislature che si sono succedute, un asse trasversale a tutti gli schieramenti e’ sempre riuscito ad impedire l’approvazione della legge.
Nel mutato clima alla Camera pero’ ci sono ancora 28 “irriducibili” del ‘no’ che hanno votato contro (da segnalare nessuno del Pd). Si tratta di: Alessandro Pagano, Paola Binetti ed Eugenia Roccela per Ap (Udc-Ncd); Giorgia Meloni, Gaetano Nastri e Fabio Rampelli per Fdi; Annagrazia Calabria, Antonio Distaso, Fabrizio Di Stefano, Riccardo Gallo, Antonio Palmieri, Giuseppe Romele, Luca Squeri, Paolo Vella per Forza Italia; Stefano Borghesi, Massimiliano Fedriga, Paolo Grimoldi, Guido Guidesi, Cristian Invernizzi, Nicola Molteni, Marco Rondini per la Lega (da segnalare che Umberto Bossi ha votato ‘si”); hanno detto ‘no’ anche gli ex iscritti al gruppo Lega (ora nel Misto) Matteo Bragantini, Roberto Caon, Emanuele Prataviera, Rudi Franco Marguerettaz (Minoranze linguistiche); Nissoli Fucsia Fitzgerald, Gian Luigi Gigli, Mario Sberna per
l’Italia-Centro democratico. I sei astenuti sono i seguenti deputati: Raffaele Calabro’ e
Paolo Tancredi per Ap; Gianfranco Chiarelli e Cosimo Latronico per Fi; Angelo Attaguile (Lega); Gaetano Piepoli (Pi-Cd).
Perche’ noi cittadini elettori non siamo informati sui comportamenti di voto di tutti i parlamentari? Il problema e’ che non li abbiamo votati e con l’Italicum i nominati eletti saranno sempre più lontani dal Popolo che non li sceglie ma che’ costretto a votarli in una lista per confezionata dai segretari dei Partiti.
Il problema e’ stato creato dall’afasia dei cattolici in questi 20 anni come ha ben spiegato l’Osservatorio del Card Van Thuan sulla Dottrina sociale della Chiesa. Bisognerà ritrovare slancio ideale e impegno di partecipazione per impedire una distruzione di valori etici condivisi anche da chi non e’ cattolico: la tutela della Famiglia, specie se con Figli, la libertà di educazione, la tutela della vita, l’assistenza ai terminali senza ricorrere all’Eutanasia.
Noi più anziani siamo disponibili a fare da Tutor a i più giovani che credono in questi valori
Allora diamo una speranza concreta basata su una Vision di valori etici e cristianamente ispirati per il futuro dei nostri figli, dei nostri nipoti e per una democrazia che e’ palesemente alla deriva e succube dei sistemi finanziari e dichiaratamente anti cristiani.
Antonino Giannone
Vice Presidente ALEF (Associazione Liberi e Forti)
Milano, 24 aprile 2015
Ripartiamo dall’incontro di Santa Croce
Mercoledì 22 aprile si sono riuniti a Roma un gruppo di amici rappresentanti di diversi partit, gruppi e movimenti politico culturali, presso la Pontificia Università della Santa Croce. All’incontro promosso dal sen Ivo Tarolli e Raffaele Bonanni, al quale ho partecipato anch’io a nome di ALEF ( www.alefpopolaritaliani.eu) , erano presenti, tra gli altri: il prof Gustavo Piga dell’Università di Tor Vergata, Andrea Tomasi dell’Università di Pisa, giovani esponenti della FUCI, l’on Mario Tassone e il dr Tiziano Melchiorre di IPAB Italia.
E’ stato il tentativo di riprendere il ragionamento sulla ricomposizione dell’area popolare italiana dopo le fallimentari esperienze di Todi 1 e Todi 2 e dopo le diverse iniziative avviate come la Federazione dei Popolari Italiani, la Federazione di solidarietà popolare ed altre diffuse in varie regioni italiane.
Tale incontro fa seguito anche alle sollecitazioni provenienti da tanti autorevoli esponenti della chiesa, dal card. Re, a mons. Mario Toso, e fino a mons. Giampaolo Crepaldi, i quali sostengono che è necessaria una “profonda riforma dei partiti” e che bisogna impegnarsi in prima persona, per dar vita “ a Nuovi Movimenti Sociali”.
Dopo gli interventi di tutti le persone presenti abbiamo concordato:
a) di redigere una lettera appello ai tanti in prima linea nell’impegno civile, nell’associazionismo politico e culturale e nell’animazione sociale;
b) a promuovere tre importanti seminari sui temi della sussidiarietà ed economia, sussidiarietà e welfare e sussidiarietà e istituzioni, sul modello già sperimentato positivamente nel Veneto;
c) a organizzare entro l’anno una grande assemblea dei popolari e dei laici cristianamente ispirati per dar vita al nuovo soggetto politico che, ho presentato con il mio solito mantra: laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, trans nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, inserito a pieno titolo nel PPE da riportare ai principi dei padri fondatori per un’Europa diversa da quella sin qui realizzata, alternativo ai quattro populismi italiani di Renzi, Salvini, Grillo e Berlusconi.
Nella bozza di lettera appello in corso di condivisione sosteniamo che: “ Noi vogliamo promuovere e provocare una sana reazione, e quindi diventare, attraverso un Progetto chiaro, ambizioso e concreto, un punto di riferimento nel Paese e fuori, per:
– Dare un Governo e delle regole alle sfide poste dalla “Globalizzazione” delle persone, dell’economia e della finanza!
– Recuperare lo spirito originario, che è stato alla base della nascita dell’UE: mettendo avanti il benessere delle persone rispetto alla politica del rigore! La sussidiarietà rispetto all’illuminato ruolo della burocrazia! Lo sviluppo rispetto alle regole e al mercato!
– Batterci per tenere alta la “qualità” della nostra Democrazia: autentica architrave di un sistema che abbia a cuore la promozione della dignità della persona umana, sia nella sfera della libertà religiosa, sia in quella delle libertà individuali e democratiche!
– Contrastare con energia le tante Povertà, aumentate con la persistente crisi di questi anni! In primo luogo accrescendo le opportunità di lavoro e, in pari tempo, tutelando le fasce più deboli!
– Promuovere senza tentennamenti i nostri valori di riferimento: a partire dalla Giustizia e dal contrasto di tutte le devianze (illegalità, corruzione…), alla salvaguardia della famiglia naturale fino al primato della libertà di educazione!
– Fare della Comunità, della Famiglia e dell’Impresa i tre motori cardine del nostro programma di riscatto.
Per questo ci è imposto promuovere una “Grande Iniziativa”: plurale, aperta, comunitaria.
Un’ Iniziativa che ponga fine alla diaspora e alla frammentazione dei tanti Partiti, Associazioni, Movimenti di matrice cristiano-popolare che hanno reso questa area e questa cultura marginale ed irrilevante.
Un’ Iniziativa che dia vita ad un’”Area politico-culturale” che sappia far interloquire cattolici e non cattolici, laici, riformisti e liberaldemocratici! Che sappia coniugare la freschezza giovanile con la saggezza dell’esperienza !! E che abbia una chiara connotazione popolare e territoriale.
Una Comunità di persone responsabili, che abbia l’ambizione di fornire un Progetto-Paese alla nostra Italia.
Da questa Area dovrà scaturire un Impegno Politico diretto!! Ambizioso nel Progetto! E generoso nella testimonianza di ciascuno!
Non per dar vita a un piccolo Partito! Ma ad un Partito Grande, che sappia unire e favorire aggregazioni nuove!! E che sappia concorrere al Governo del Paese dove la Sussidiarietà e il Dialogo Sociale siano le anime di un nuovo popolarismo e dove la Comunità, l’Impresa e la Famiglia diventino la dorsale della nuova Italia!!.
Proprio perché siamo interessati ad un Grande Progetto, vogliamo muoverci dentro un genuino spirito di “Ricerca”. Una ricerca che non escluda, anzi favorisca l’organizzazione e il fiorire di incontri provinciali o interprovinciali di condivisione, di approfondimento e di proposta.
Un metodo che ci porti a seppellire e cestinare il modello dei movimenti leaderistici e dei movimenti solo mediatici per modelli comunitari, che si dotano di leader comunitari espressi democraticamente e collegati con i territori.
Quasi una rivoluzione rispetto ai populismi imperanti!
Ettore Bonalberti
Venezia,24 aprile 2015
Serve una risposta popolare
Subito dopo il voto sull’Italicum che un’illegittima maggioranza parlamentare non rappresentativa della sovranità popolare si accinge a varare, Matteo Renzi ha già promesso il SI ai nuovi diritti civili.
Un modo cinico e furbastro di tentare la ricucitura con i dissidenti interni al suo partito offrendo loro la risposta laicista sui temi del gender, del matrimonio tra persone dello stesso sesso e via discorrendo.
Ieri si è consumata alla Camera la fine del matrimonio e del diritto di famiglia come l’hanno conosciuto quelli della nostra generazione, con un voto che ha rivelato l’assoluta ininfluenza dei parlamentari cattolici e popolari. Una ventina di voti contrari a una legge che si aggiunge alle risposte laiciste indifferenti alla questione antropologica che affligge l’intero mondo occidentale.
Ieri non si è celebrata la giornata della libertà, ma la fine dell’istituzione matrimoniale e del concetto stesso di famiglia, ridotta a un mero contratto privatistico bilaterale, con possibilità di annullamento su concorde volontà dei contraenti.
Distrutta la cellula fondamentale della società questo Occidente di vecchi, impotenti, satolli non potrà che essere travolto dalla fiumana dei milioni di giovani, affamati e prolifici che dal Sud e dall’Est dell’Europa, i quali finiranno con assumerne la guida.
La speranza nasce dalla constatazione che qualcosa sembra muoversi anche tra i rappresentanti delle gerarchie cattoliche italiane. E’ di ieri una riunione presso la pontificia università della Santa Croce a Roma, di alcune persone autorevoli dell’area cattolica e popolare che hanno concordato di redigere un manifesto appello ai popolari italiani, ai nuovi Liberi e Forti per ricomporre l’area dei cattolici e laici cristianamente impegnati.
Le prime battaglie in campo aperto saranno quelle che attengono alla difesa della democrazia nel nostro Paese, minacciata da una legge super truffa destinata a garantire a una minoranza il controllo totale del potere in Italia, da operare nelle forme e nei modi democraticamente leciti e possibili, nessuno escluso; una proposta alternativa allo squallido Documento di Economia e Finanza presentato dal governo per dare finalmente risposte alle attese del terzo stato produttivo del PIL, su cui lucrano gli altri tre stati della casta, dei diversamente tutelati e dell’extra stato, e insieme ad esso rinsaldare, con una nuova speranza, gli interessi e i valori dei ceti medi e produttivi con le classi popolari sottoposte agli effetti disastrosi di una politica internazionale e italiana subordinata agli interessi e alle scelte della grande finanza del turbo capitalismo mondiale.
Ettore Bonalberti
L’Aventino in parlamento e la risposta democratica nel Paese
L’annunciata scelta aventiniana delle minoranze nella commissione affari costituzionali alla Camera, dopo la staliniana decisione di Renzi di sostituire dieci componenti PD critiche sul legge dell’Italicum, è l’ultimo segnale della grave situazione in cui versa il Paese anche sul piano istituzionale.
“Il Bomba” fiorentino, mai eletto in parlamento, incaricato a guidare il governo per un scelta improvvida dell’ex presidente Napolitano, dopo la presa del potere interno al PD da parte di Renzi, e votato da un Parlamento di “nominati” eletti con una legge incostituzionale, sembra non trovare più ostacoli e restiamo basiti nel vedere l’area popolare residua ridotta a reggicoda acritica della volontà renziana.
Ci auguriamo che qualcosa accada in aula e si ritorni al Senato per approvare una legge elettorale migliorativa di quella super truffa dell’Italicum anche nell’ultima rabberciata versione.
E’ ridicola la tesi di quanti nel PD giustificano l’ennesimo golpe di Renzi per l’impegno assunto dal PD di non andare al voto ancora con il porcellum. E’ ben noto che “il porcellum” è stato dichiarato incostituzionale da una Corte nella quale partecipava come giudice costituzionale anche l’attuale presidente della Repubblica; ed è altrettanto noto che l’alternativa al porcellum esiste ed è stata ben indicata in quella sentenza. Si approvi “ il consultellum” e si vada al voto per eleggere sia un nuovo parlamento che una nuova Assemblea costituente.
Renzi non dovrebbe temere il voto e se, come crede, la sua popolarità fosse così alta finalmente potrebbe fregiarsi di un mandato espresso dal popolo sovrano.
Puntare al ricatto dell’ennesimo voto di fiducia su un tema di vitale importanza, giacché legato alle stesse regole del sistema, grazie a una rappresentanza falsata della volontà popolare, sarebbe un ulteriore definitivo attacco al sistema democratico contro cui reagiremo nel Paese con tutte le componenti politiche e culturali disponibili e fedeli alla costituzione.
Ettore Bonalberti
Venezia, 21 aprile 2015
La deriva renziana del Foglio cerasello
Ho acquistato e seguito “ Il Foglio” sin dalla sua fondazione e sono stato un appassionato ammiratore della direzione politica e culturale di Giuliano Ferrara. Confesso che, invece, faccio molta fatica a seguire il giovane neo direttore Cerasa da quando alla simpatia dell’elefantino per Matteo Renzi è subentrata una sorta di acritica adesione del “cerasello d’annata”.
E’ un atteggiamento che lo porta ad accettare tutte le giravolte dell’illusionista fiorentino sottovalutando ogni critica e misconoscendo quella che per noi è la ragione prima del nostro critico dissenso: la presa del potere sulla base della conquista della guida del partito e grazie all’investitura di un presidente della Repubblica incurante della sentenza della Corte Costituzionale che ha, oggettivamente, delegittimato un Parlamento di “nominati” eletti illegittimamente.
Non riconoscere la pericolosità di una legge elettorale super truffa come l’Italicum , in grado di garantire tutto il potere a un partito che rappresenti non più del 20-25 % dell’intero corpo elettorale e con un capo del governo praticamente senza più contrappesi, mi sembra assegnare a quello che fu uno dei giornali più intelligenti della politica italiana, un ruolo di reggicoda senza prospettiva.
Eppure basterebbe ricondurre il sistema alla sua fisiologica funzione democratica: elezioni con l’unica legge elettorale oggi legittima, il consultellum e con essa eleggere, come chiediamo da sempre, con un nuovo parlamento finalmente legittimato un’assemblea costituente per le riforme di sistema.
Sottovalutare o irridere sino alla previsione infausta dell’irrilevanza quanto sta accadendo in Forza Italia con Fitto, è già accaduto nella Lega con Tosi, si sta costruendo attorno a Corrado Passera con Italia Unica, sta realizzandosi tra i popolari italiani con Mario Mauro, gli altri partiti del centro parlamentare e le numerose iniziative nazionali e territoriali di ricomposizione di quest’area ancora oggi frantumata e irrilevante, a me pare una miopia politica e culturale che non fa onore alla tradizione de “ Il Foglio”.
Certo, viviamo una stagione dominata dal trasformismo e dall’esaurimento delle culture politiche che si confrontarono nella prima repubblica. Pensare, tuttavia, che, dopo la triste stagione del ventennio appena trascorso, non ci sia nessun’altra alternativa al “Bomba” fiorentino a me sembra non cogliere la drammaticità della condizione sociale, prima ancora che economica, finanziaria e politico culturale dell’Italia.
Al di là dei risultati delle prossime elezioni regionali, fortemente influenzati dal tasso di partecipazione al voto degli elettori, alla crisi di sistema del nostro Paese o si offre una nuova speranza costruita su una solida cultura politica o si cade nella mistificazione come quella di un giovin signore che ha deciso di navigare di bolina, puntando a manca per andare a dritta.
Col trasformismo si possono anche confondere le idee ma, alla lunga, si governa sulle macerie.
Ettore Bonalberti
Venezia, 15 aprile 2015
No Pasaran!
Ho letto con estremo interesse e condivisione l’articolo del costituzionalista Ainis su Il Corsera del 13 aprile: “Le travi che accecano l’Italicum”.
Oltre alle rigorose considerazioni espresse dal professore aggiungerei quella che, a mio parere, é la premessa essenziale su cui basare la netta contrarietà alla famigerata legge figlia del patto scellerato del Nazareno, ossia l’incompetenza istituzionale di un parlamento politicamente e giuridicamente illegittimo perché espresso da una legge, il porcellum, dichiarata incostituzionale dalla Corte.
Napolitano dopo lo strappo del “golpe blanco” del novembre del 2011 compì gli altri due con la formazione dei governi affidati a Mario Monti prima e a Enrico Letta poi, due presidenti non eletti; con l’intervenuta sentenza della Corte Costituzionale sulla legge elettorale, Napolitano avrebbe dovuto compiere la scelta conseguente dello scioglimento delle Camere illegittime e ridare così la voce al popolo sovrano.
Si preferì continuare sino all’incarico al giovin signore fiorentino, dopo la sua presa del potere interno al suo partito, e a mantenere una situazione ibrida nella quale si è votato il nuovo presidente della Repubblica e si continua a legiferare illegittimamente sino a ipotizzare la riforma della Costituzione.
La casta al potere continua nei suoi balletti inconcludenti con i partiti ridotti a simulacri di ciò che furono le antiche culture politiche con l’unico suo obiettivo: autoconservarsi e prolungare il più possibile l’agonia di questa indigesta seconda repubblica.
Il terzo stato produttivo stanco e sfiduciato, sino ad oggi, si è limitato a disertare le urne, ma la sua condizione di progressivo impoverimento si salda ogni giorno di più con quella dei più sfortunati “diversamente tutelati” e degli emarginati ed esclusi dal ciclo produttivo e retributivo.
Una miscela esplosiva destinata a produrre i suoi effetti a tempi brevi.
Non sarà l’illusionista di Rignano sull’Arno a risolvere il caso italiano e dopo le regionali di maggio, dove sta trionfando il peggior camaleontismo e trasformismo politico dell’Italia repubblicana, si dovrà necessariamente ridare la parola al popolo sovrano con l’unica legge elettorale legittima, il consultellum con il quale rieleggere il nuovo Parlamento e, soprattutto, l’Assemblea Costituente per la riforma della Costituzione.
Scorciatoie autoritarie come quelle dell’Italicum no pasaran!
Ettore Bonalberti
Venezia, 14 aprile 2015
E’ nato TRENTINO UNICO POPOLARE
In un’affollata sala è partito sabato 11 aprile a Mattarello di Trento, il movimento Trentino Unico Popolare. Ispiratore e anima del gruppo, il sen Ivo Tarolli che ha chiamato a raccolta diverse associazioni, movimenti e gruppi di ispirazione popolare trentini.
Collegati direttamente al partito Italia Unica di Corrado Passera, Trentino Unico Popolare intende favorire la ricomposizione dell’area popolare del Trentino Alto Adige, collegandosi con la stessa esperienza della Volkspartei alto atesina, partito appartenente al PPE.
“ Abbiamo ricevuto tanto dai nostri padri fondatori e in particolare da Alcide De Gasperi” ha ricordato con enfasi il sen Tarolli e “noi oggi abbiamo il dovere di testimoniare ai più giovani e indicare loro il dovere dell’impegno politico”.
Essenziale, come ha anche ricordato con una serie di efficaci slides il prof PILATI , è impegnarsi ad attuare nella città dell’uomo gli orientamenti della dottrina sociale della Chiesa e superare la dicotomia pericolosa creatasi in questi vent’anni di dominio a senso unico nel governo della Provincia di Trento tra la Regione e il Trentino inteso come territorio e popolazione amministrata. Si continua a rimirarsi autoreferenzialmente sui buoni esempi di governo, ha continuato Pilati, mentre il bilancio sta andando alla deriva e si profila un 2018 nel quale anche il Trentino rischia di “finire in mutande”. Di qui la necessità di riprendere l’iniziativa politica di autentica ispirazione popolare aggiornata in quello che viene denominato il Trentino 2.0.
E’ stato un battesimo plurale per la partecipazione di diversi esponenti di altri gruppi come quello del Centro Popolare guidato dal sen Renzo Gubert che ha portato il saluto, reduce dal raggiunto accordo con gli altri movimenti popolari trentini nella formazione delle liste in diversi comuni della provincia a cominciare dallo stesso comune capoluogo, Trento.
A nome della Federazione dei Popolari Italiani sono intervenuto, quale coordinatore per le regioni del Nord, portando il saluto del coordinatore nazionale, Mario Mauro, e confermando la disponibilità a concorrere tutti insieme all’organizzazione della grande assemblea dei popolari italiani da tenersi in uno dei luoghi simbolici della nostra migliore tradizione: Camaldoli, Assisi e/o la stessa città di De Gasperi. Un’innovativa Trento 2.0 da cui far partire, con il Manifesto dei Popolari per l’Italia, il nuovo soggetto politico laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, trans nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano e inserito a pieno titolo nel PPE da far tornare ai principi ispiratori dei padri fondatori.
Unanime il consenso espresso da tutti gli intervenuti alle tesi politiche enunciate da Tarolli e la volontà di perseguire finalmente, dopo la lunga e dolorosa stagione della diaspora, la ricomposizione dell’area popolare, laica, liberale e riformista nel Trentino AA.AA. e in Italia.
Ettore Bonalberti
Domenica, 12 Aprile 2015
La telenovela dell’Agenzia digitale
A breve le prime ombre digitali …?
C’era un ottimo candidato la scorsa estate, Stefano Quintarelli, alla direzione dell’Agenzia Digitale, ottimo già per i “cacciatori di teste” che ancora nell’estate precedente, quella del 2013, lo avevano selezionato per uno dei gangli più delicati per lo sviluppo del Paese, la direzione della strategica AGID, per l’appunto.
Ottimo ancor prima per l’Agcom, allorquando si candidò al grido “Io, tecnico, non temo pressioni!”, per essere sospinto da oltre 11000 sostenitori via web . In effetti, il Corriere della Sera-Economia lo indicava come uno dei 30 imprenditori più innovativi in Italia e, la Internet Society addirittura lo equiparava a uno dei protagonisti del Rinascimento.
Tutto vano, perché più che i cacciatori poté la militanza e il guru italiano di internet, che da anni si propone alla direzione AGID, fu sostituito all’ultimo momento da una quanto mai discussa Alessandra Poggiani, dalle dubbie referenze accademico scientifiche oltre che professionali.
Così Quintarelli ad ottobre scorso fu accomodato sul patinato scranno di presidente del Comitato di Indirizzo dell’AGID stessa, indicato dalla Presidenza del Consiglio quale (più) qualificato tecnico, per il vero sorvolando (ben poco tecnicamente) sulla incompatibilità con il ruolo di parlamentare fissato dall’art. 11 del D. Lgs 39/13.
Tuttavia, gli sforzi di via delle Botteghe Oscure furono vanificati dalle premature e misteriose dimissioni di Poggiani il 30 marzo u.s. . La stessa Direttrice digitale sembra voglia (o sia stata suggerita di) cambiare mestiere per assumere quello di candidata misconosciuta per il PD nel collegio di Venezia alle prossime elezioni regionali a sostegno della Moretti.
Bene. A nemmeno un anno dalla precedente selezione, si sarebbero potute usare le ben 154 domande presentate nel bando precedente solo a giugno scorso (nella P.A. le graduatorie di solito si dovrebbero usare per almeno tre anni, leggendo l’art. 3 della legge 244/07 …). Anche perché fra quei 154 nomi (ora 153 senza la Poggiani, Quintarelli compreso) si poteva leggere tutto il gotha del settore. Invece, entro il calar del sole dello stesso giorno delle dimissioni ,il 30 marzo, nonostante l’appena intervenuto “commissariamento” della Boschi sui temi della P.A., la ministra Madia, al tempo grande sponsor della Poggiani, ha sfornato a tempo di record un nuovo bando, con termine finale capestro del 13 aprile, h 13, festività pasquali comprese.
Anche in questo caso, nel bando di veri criteri non se ne vedono granch’é. Anzi, con buona pace della trasparenza, l’unicocaveat chiaro é tondo é la, expressis verbis, pressoché incondizionata ribadita “discrezionalità” del Governo “nella scelta del candidato”. Siamo a un’autentica telenovela degna del personaggio fiorentino cui è stato affidato senza elezioni la guida del paese.
Non sarà che ci propineranno l’ennesimo amico de “ il Bomba”, poco importa se dotato delle competenze che un ruolo come quello della direzione dell’Agenzia digitale impone? Un primo indizio lo sapremo subito. alle ore 13,01 di lunedì prossimo vedremo chi domanda per la prima volta, chi domanda ancora e chi non domanda più. E se non sarà pervenuta (come vorrebbe il gossip di palazzo) la domanda di Quintarelli, qualche corpo alle prime ombre digitali non si potrà non dare. Infatti, se anche quel “tecnico che non teme(va) nessuno” si sarà accontentato di un (incompatibile) posto dorato pur di non disturbare il manovratore, @la voltabuona, digitalmente parlando, potrà attendere ancora …
Ettore Bonalberti
Venezia, 11 Aprile 2015
Lista civica e popolare di Boraso a sostegno di Luigi Brugnaro Sindaco di Venezia
Con gli amici della lista civica popolare di Venezia abbiamo deciso di “fare un passo indietro per farne fare dieci in avanti alla città”. Con queste parole Renato Boraso ha annunciato il sostegno della lista civica e popolare di Venezia, isole, Mestre e terraferma alla candidatura a Sindaco di Venezia di Luigi Brugnaro.
Una scelta derivata dalla condivisione delle soluzioni da adottare per i problemi di Venezia, a partire da quelli del lavoro, della sicurezza dei cittadini, del rilancio di Porto Marghera per l’area ex industriale della quale si richiede il riconoscimento di “free zone” defiscalizzata secondo la normativa europea.
Grande impegno per il rilancio della portualità e della stazione marittima e centralità della cittadella diffusa universitaria veneziana. Interessante la proposta di affidare in concessione ai diversi Paesi del mondo interessati alcuni degli edifici di proprietà pubblica, da utilizzare come residenze per gli universitari stranieri. Venezia quale centro di attrazione mondiale della cultura e degli studi universitari.
Condivisione piena dei principi di sussidiarietà e solidarietà con Brugnaro e unanime la volontà di creare una seria alternativa al blocco sociale culturale e politico della sinistra che, con la classe dirigente al governo ha ridotto il bilancio del comune di Venezia alla situazione fallimentare attuale. “ Non sarà il Robespierre-Casson ad assolvere le responsabilità di quanti hanno concorso al fallimento economico e finanziario, politico e morale di Venezia” ha tuonato Boraso; “ la nostra città, ha continuato, non ha bisogno di Robespierre-Casson, ma di una nuova classe dirigente dotata di una profonda passione civile”.
La stessa passione civile messa in campo da Luigi Brugnaro il quale ha dimostrato, dopo solo otto giorni di impegno politico attivo, tutta intera la sua volontà di mettersi a disposizione completa dei cittadini veneziani.
Contestati i falsi predicatori che continuano a ricordare il caso dell’isola di Poveglia, per la quale il gruppo facente capo a Brugnaro aveva vinto un regolare concorso per una concessione dal demanio di 99 anni con l’idea di realizzare un centro di recupero per i disturbi dell’alimentazione ( anoressia, bulimia), prevedendo un investimento di 40 milioni di euro e l’assunzione di 200 lavoratori a tempo pieno.
Trattasi di un progetto andato a monte e sul quale Brugnaro ha ritirato, per por fine a ogni speculazione sul possibile conflitto di interessi, il suo ricorso al TAR avverso alla decisione del demanio che aveva deciso il non affidamento della concessione dopo il risultato vincente del gruppo. Il candidato sindaco ha confermato che, se eletto, rinuncerà all’emolumento previsto per il ruolo di primo cittadino, che sarà versato in un conto corrente ad hoc disponibile per le urgenze gravi dei cittadini più bisognosi, garantendo, altresì un impegno H24 per la città. Un impegno che sarà tenuto per i cinque anni del mandato, al termine dei quali tornerà al suo lavoro di imprenditore.
Contro i falsi moralisti che speculano sui soldi personali da lui investiti nella campagna elettorale per aver aperto i punti ascolto nelle sei municipalità veneziane, ha ricordato che era indispensabile per farsi conoscere, senza aver alle spalle alcun partito e forza politica organizzata. Semmai si andasse a chiedere come si siano potute tenere aperte le oltre venti sedi permanenti del PD a Venezia in tutti questi anni.
Molto appassionata la sua difesa dei valori fondanti della famiglia e contro la strisciante teoria del gender che si punta a diffondere nelle scuole veneziane, a partire da quelle materne e forte la commozione nel ricordare che la sua decisione è motivata esclusivamente dal suo amore per la città che vorrebbe far ritornare importante per lo stesso rilancio dell’Italia nel mondo.
I primi sondaggi confermano l’impossibilità del passaggio di Casson al primo turno e il carattere assolutamente trasversale della candidatura di Brugnaro, atteso che Casson, alleato dei verdi e di SEL a Venezia, è lontanissimo dal PD renziano romano e ha già suscitato divisioni nel tradizionale schieramento di sinistra.
Essenziale sarà un’alta partecipazione degli elettori al voto, pre -condizione per andare al ballottaggio. Molto significativo, al riguardo, il primo di una serie di manifesti della lista civica-popolare di Boraso, disegnati dal vignettista veronese, Marcello Sartori, raffigurante un severo Doge veneziano che ammonisce: “ no state lamentar e va a votar”.
Ettore Bonalberti
Venezia, 10 aprile 2015
Richiesta ufficiale a Maurizio Lupi, Capo Gruppo alla Camera di NCD e a Nicolò Mardegan Responsabile di NCD di Milano
Dopo sparatoria nel Tribunale di Milano con 4 morti un caso incredibile, si può invitare ad alta voce il Ministro degli Interni Alfano che per doveri d’ufficio e per tutelare la sicurezza dei cittadini faccia il Ministro a pieno tempo e non faccia il Segretario di NCD incarico che può seguire altra persona?
Tra poco eventi importanti che richiameranno in Italia milioni di persone: EXPO’- Esposizione Sacra Sindone- Giubileo, mentre aumentano sbarchi con extracomunitari e non con soli profughi, ma forse con qualche attivista islamico dell’ISIS!
Aspettiamo di contare i morti per un attentato terroristico che qualche Mass Media prevede o e’ meglio prevenire e impedire che ciò avvenga?
Si apra il dibattito e’ un tema che interessa certamente i cittadini di Milano- Torino e Roma e anche di altre città perché riguarda la sicurezza della gente e ha un alto valore etico: i cittadini vogliono Ministri che si dedichino alle Istituzioni e non ai loro Partiti. Ciò vale anche per il Presidente del Consiglio e Segretario del Partito Democratico
Antonino Giannone Vice Presidente ALEF (Associazione Liberi e Forti)
Milano, 9 aprile 2015
Cosa non capisco di Area Popolare sull’Italicum
E’ stucchevole la posizione di Area Popolare confermata anche ieri di appoggio all’Italicum.
Confortati dal presumibile accordo per i capilista, garantiti alcuni capataz a rischio di elezione, questi nostri vecchi amici scherzano con il fuoco e contro la democrazia.
Nessuno contesta la legittimità della proposta di quanti sostengono un sistema bipolare garante di una governance più efficiente ed efficace, anche se, da sempre molti di noi sostengono un sistema di cancellierato tedesco con voto proporzionale con sbarramento e sfiducia costruttiva, ma le regole del gioco elettorale devono essere attuate da un Parlamento di eletti con norme legittime e non incostituzionali, così come la riforma della Costituzione da un’assemblea costituente rappresentativa di tutte le componenti politico culturali del Paese.
Questa è le precondizione per qualsivoglia progetto di ricomposizione dell’area popolare italiana. Se Alfano e Cesa intendono derogare da questi principi per difendere le loro misere condizioni di finto potere, sappiano che noi ” DC non pentiti” e quanti si sentono eredi legittimi dei “Liberi e Forti” daremo battaglia sulle piazze e con l’immediata richiesta di un referendum abrogativo dell’eventuale indegna legge dell’ Italicum che tanto piace al “Bomba fiorentino” e ai suoi accoliti di complemento.
Ettore Bonalberti
Venezia, 9 Aprile 2015
SI alle riforme, purché espressive della volontà popolare e non di organi farlocchi
“Il Foglio” ha sintetizzato bene la questione. Oggi il confronto verte su chi vuole andare a votare con l’Italicum e chi invece con il Consultellem. Da sempre noi abbiamo scelto il secondo, atteso che né il Presidente del Consiglio in carica, il terzo dopo il “golpe blanco” del novembre 2011, né il parlamento dei “ nominati”, eletti con un sistema elettorale illegittimo, perché così dichiarato in maniera immodificabile dalla Corte Costituzionale, hanno le carte in regola per approvare in simultanea legge elettorale e modifiche costituzionali destinate a mutare la natura stessa della nostra democrazia.
Spiace che il giornale che fu di Giuliano Ferrara, preso dalla smania di garantire efficienza ed efficacia alla governance del sistema politico italiano, minimizzi la circostanza suddetta e sostenga un metodo basato su organi politicamente unfit e palesemente illegittimi, ai quali si intende consegnare la modifica della nostra Carta costituzionale senza alcun riferimento al principio basilare delle stessa, ossia il primato della sovranità nazionale.
Si vada, invece, al voto al più presto con il consultellum e si elegga simultaneamente l’assemblea costituente espressiva delle reali forze politiche e culturali presenti nel Paese, affidando alla stessa il compito di procedere alle modifiche costituzionali indispensabili a risintonizzare la nostra Carta alla nuova situazione interna e internazionale.
Siamo consapevoli che la delocalizzazione selvaggia, l’impiego di informatica e robotica, ossia dell’automazione e informatizzazione nell’industria e nei servizi , lo spostamento dei capitali verso i mercati finanziari, frutto del turbo capitalismo finanziario, hanno portato a livello internazionale e interno, i profitti a un punto mai raggiunto in un recente passato spostando i livelli di forza a danno del lavoro; così come dell’avvenuta conseguente riduzione dei diritti senza che ad essa siano seguiti progressi sia economici che sociali.
Non intendiamo, però, che sia un governo, frutto di un cambiamento di maggioranza interno a un partito, guidato da un giovin signore mai eletto in parlamento e un parlamento di nominati illegittimi, a procedere a riforme che competono in via esclusiva a istituzioni rappresentative della sovranità popolare.
Guai se il presidente Mattarella, alla cui elezione abbiamo applaudito come a quella di un uomo sicuramente in linea con questi principi, rinunciasse a esercitare tutto il suo potere che la Costituzione gli attribuisce, anche se, per poterli assolvere, serve la collaborazione e il contributo di tutti, compresi quei turiferari e soci di complemento che, a partire dallo scellerato patto del Nazareno, offrono la stampella a un governo farlocco e ai foglianti di turno di sostenere scorciatoie pericolose per la nostra democrazia.
Sì alle riforme di sistema, ma a partire da organi istituzionali legittimi espressione della reale volontà popolare oggi garantita solo dalle regole stabilite dalla Corte costituzionale.
Ettore Bonalberti
Venezia, 6 Aprile 2015
UMP o Partito della Nazione unico renziano?
In rotta con la sinistra di Vendola e di Landini e alla prova di forza con quella interna, Matteo Renzi sta mettendo in fibrillazione ciò che rimane del NCD e UDC riunitisi nella nuova Area Popolare. Diversi parlamentari incerti cercano di garantirsi il futuro promettendo fedeltà al premier che, non a caso, deve rinviare la nomina del ministro per gli affari regionali, dopo aver scippato al NCD l’ambito ministero delle infrastrutture approfittando della scandalosa gestione del caso Lupi. Tutto rinviato a dopo le elezioni regionali? Difficile che il frenetico “ Bomba” fiorentino rinunci a fare l’en plein nella sua partita organizzata alla conquista finale del potere pressoché esclusivo sull’Italia.
In bilico i rinnovi dei governi regionali nel Veneto e in Campania, il centro-destra, che sta vivendo la più forte frantumazione dopo la lunga stagione a dominanza berlusconiana, rischia di ritrovarsi al governo nel ridotto della sola Lombardia accerchiato da governi regionali tutti di stretta marca PD renziana, salvo qualche possibile sorpresa: l’Umbria dell’amico Ricci, sindaco di Assisi?
Nasce da questa consapevolezza la riflessione sul tema che caratterizzerà lo scenario politico post elettorale di Maggio: partito della nazione, una sorta di partito unico come ha paventato l’On Cicchitto, o UMP, unione dei movimenti popolari italiani?
Ciò che sta accadendo in Forza Italia con l’inevitabile scissione della componente facente capo all’On Fitto, insieme a quanto da tempo stanno organizzando Mario Mauro con la Federazione dei Popolari Italiani, Corrado Passera con Italia Unica e Flavio Tosi con la sua componente raccolta attorno a Il Faro, rappresenta il nucleo fondante di una ricomposizione dell’area popolare, laica, liberale, riformista, europeista e trans-nazionale che sfocerà nel nuovo soggetto politico alternativo al Partito della nazione renziano. Il primo collegato strettamente al PPE e il secondo inserito a pieno titolo nel PSE.
Spetta ad Alfano e amici dell’area popolare, ogni giorno di più ridotti al ruolo di accoliti di un monocolore renziano, decidere se intendono concorrere con pari dignità alla ricomposizione dell’area popolare italiana o se dividersi tra le opportunità offerte dal giovin signore fiorentino e la coerenza a una storia politica e culturale che ci accomuna. Tutto ciò comporta, tuttavia, delle scelte non contraddittorie a cominciare da quella sulla legge elettorale di cui Renzi vorrebbe l’approvazione nella versione del famigerato Italicum prima delle elezioni di Maggio. Spetta, altresì, agli amici di Forza Italia meditare sul loro futuro dopo la fallimentare scelta dello sciagurato patto del Nazareno.
Grande è il fermento nella vasta galassia del mondo cattolico, ancora una volta chiamata a una scelta di campo senza equivoci e dalla quale ci si augura possa emergere una nuova classe dirigente destinata a sostituire quegli attori consumati di una rappresentazione politica ormai obsoleta. Noi della Federazione dei Popolari italiani abbiamo scelto di partecipare alla formazione del nuovo soggetto politico dell’UMP, nella quale intendiamo apportare la migliore tradizione dei popolari e democratico cristiani italiani.
Ettore Bonalberti
www.don-chisciotte.net
Venezia, 5 Aprile 2015
E’ tempo di fermarli
Cosa dobbiamo aspettare ancora prima di reagire? Massacrano 147 studenti cristiani al Garissa University College in Kenya, dopo una selezione chirurgica degli “infedeli”, ultimo atto di una strage degli innocenti che ha provocato la fisica eliminazione della plurisecolare presenza cristiana in Irak e in Siria, le terre martoriate di biblica memoria, e l’Occidente che fa?
Restiamo ciechi e muti di fronte all’avanzata dell’ISIS dal Pakistan sino ai confini estremi del Marocco e più a Sud in Somalia, Nigeria, Sudan, dove il sedicente califfato punta a costruire il suo incontrastato dominio; l’Occidente scristianizzato, guidato da quell’ondivago relativista presidente americano, sembra succube di una cultura di rassegnazione e di impotenza connessa alla progressiva perdita di ogni valore umano prima ancora che cristiano.
Il virus è giunto anche all’interno delle nostre falsamente sicure piccole patrie nazionali come hanno dimostrato i casi di Parigi, Londra e i fermenti sotterranei ricorrenti in tutta l’Europa, ma, oltre alle dichiarazioni di sdegno e di annunciata relativa tranquillità dei ministri responsabili di turno, niente accade sul piano di una risposta efficace che il martirio dei nostri fratelli cristiani, ebrei, musulmani e atei imporrebbe.
Significativa, in questo scenario di diffusa e indifferente impotenza la grande partecipazione di ieri alla Via Crucis di Parigi a Montmartre guidata dal cardinale arcivescovo André Vingt-Trois, così come a quella tradizionale universale al Colosseo presieduta da Papa Francesco.
Pregare e chiedere l’aiuto del Signore e il perdono per gli aguzzini è cristianamente dovuto; ora, però, è giunto il tempo per scuotere le coscienze di tutti noi figli delle tre religioni monoteiste costruttori di pace, insieme a quanti non credenti sentono la responsabilità di difendere i valori su cui si è costruita la nostra civiltà occidentale, per reagire con la determinazione e la forza necessaria a una lucida e violenta follia che non è più tollerabile.
In questo momento, tranne Israele, giustamente preoccupata per quanto accaduto con la conclusione degli “ accordi” multilaterali sul nucleare iraniano di Ginevra, l’unica reazione all’avanzata violenta dell’ISIS è quella affidata alla confusione regnante tra i diversi paesi, tribù ed etnie arabe, divise dallo scontro permanente sciiti-sunniti.
E’ giunto il tempo che i responsabili politici dell’Europa e di tutto l’Occidente sotto la spinta di un’opinione pubblica che non più restare indifferente o limitarsi alla rassegnata indignazione del dopo stragi, assumano le decisioni operative più efficaci per contrastare e battere una violenza omicida che, avendo come obiettivo l’annientamento dei fedeli crociati ed ebrei, punta alla distruzione della nostra stessa civiltà occidentale.
E’ tempo di fermarli prima che sia troppo tardi.
Ettore Bonalberti
Una Pasqua di sangue per i Cristiani
In Europa e in particolare in Italia continua, come ha detto Papa Francesco, il “silenzio”, non solo dei mass media sulle stragi dei Cristiani da parte dei fondamentalisti islamici, gli jihadisti dell’ISIS in Medio Oriente e in altre parti del globo, e in Kenia la strage più recente. A 150 Km dal confine con la Somalia l’ultima orribile “mattanza” di Cristiani è stata compiuta, nel campus universitario di Garissa, da Al Shabaab, jihadisti somali affiliati ad Al Quaida. I fondamentalisti e terroristi islamici anti Cristiani hanno suddiviso gli studenti: da una parte i mussulmani, dall’altra parte i non mussulmani. Poi hanno lasciato liberi i primi, i loro fratelli, e hanno iniziato a uccidere i cristiani, giovani studenti e studentesse: una vera “mattanza” bestiale.
In queste ore della Settimana Santa, è prioritario che noi Cristiani siamo impegnati a pregare e meditare sul Mistero della Passione di Gesù Cristo e sulla Speranza per tutta l’Umanità attraverso la Risurrezione, ma poi nei prossimi giorni dobbiamo stare zitti? Prendere iniziative solo culturali in dibattiti e convegni, già svolti? Vedremo in Occidente al Parlamento Europeo una mozione e un’iniziativa contro i Mussulmani jihadisti? E in Italia, il Governo di Matteo Renzi prenderà una posizione ufficiale o qualche iniziativa? Ci saranno in Italia manifestazioni di cattolici senza aggettivi, di cattocomunisti, di radical shic, di democratici buonisti che condanneranno senza se e senza ma queste stragi di Cristiani? E ci saranno in piazza a manifestare i mussulmani cosiddetti moderati? Condanneranno i loro “fratelli” mussulmani?
Dubitiamo che ci saranno risposte affermative ai nostri interrogativi, ci saranno, invece, i soliti “distinguo”, le giustificazioni alla moderazione con la copertura ai messaggi di fratellanza ecumenica, in pratica continuerà il “silenzio” denunciato da Papa Francesco. Lui certamente non mancherà di ribadire la Sua denuncia nel giorno di Pasqua.
Alla fine, prevediamo di assistere al servizio televisivo di buonismo della RAI che ritrarrà Matteo Renzi in una Chiesa nella Domenica di Pasqua, con moglie e figli, fotografato per i diversi giornali divulgativi della cronaca del gossip. Ci saranno alcune riflessioni di intellettuali bipartisan, per la “par condicio”, ma non ci saranno iniziative politiche per salvaguardare gli italiani dai pericoli dell’ISIS, dalle infiltrazioni di jihadisti tra le decine di migliaia di immigrati che continueranno a venire in Italia e ad arricchire le organizzazioni criminali e delle cooperative rosse come ha scoperchiato l’inchiesta della Magistratura con lo scandalo di Roma Capitale. Per impedire le infiltrazioni di terroristi islamici, ci saranno prevenzioni adeguate per evitare stragi in Italia nei grandi eventi ormai alle porte: EXPO a Milano -La Sacra Sindone a Torino – Il Giubileo a Roma e in Vaticano?
A tale riguardo, per studiare e programmare ogni azione di prevenzione per la sicurezza degli Italiani, vorremmo dare sommessamente un consiglio al Ministro degli Interni Alfano: si dedichi quest’anno a pieno tempo al suo impegno istituzionale e si dimetta da Segretario del suo Partito NCD che necessariamente vivrà mesi particolarmente travagliati con le elezioni regionali.
Buona Pasqua!
Antonino Giannone Vice Presidente ALEF (Associazione Liberi e Forti)
Il dilemma di Forza Italia nel Veneto
Berlusconi e Salvini sembra abbiano raggiunto l’accordo per le regionali del Veneto e Liguria. Non conosciamo le questioni aperte nella regione ligure, mentre siamo molto attenti a ciò che accade nella nostra.
Luca Zaia ha rinunciato da tempo alla sua autonomia, di fatto assumendo un ruolo pilatesco nel contenzioso Salvini-Tosi, riducendosi a turiferario della piccola vedetta lombarda.
Più interessante sarà vedere cosa accadrà in casa Forza Italia. Squassata dagli scandali Galan-Chisso, emblemi di una stagione politica in cui agli ideali venne sostituito il pervicace perseguimento dell’interesse personale, il gruppo già decapitato in consiglio regionale dalla spaccatura intervenuta con la formazione del NCD, deve ora scegliere tra il diventare supporto acritico di un movimento di ispirazione lepenista e di estrema destra, subordinato alla egemonia lombarda, o concorrere alla costruzione di un nuovo soggetto politico laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, trans-nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano e inserito a pieno titolo nel PPE.
L’orizzonte di noi popolari con Flavio Tosi è rivolto verso la Baviera e al modello federale della Germania e in forte sintonia con gli amici popolari della CSU.
Un progetto al quale non potranno restare indifferenti quanti di Forza Italia hanno creduto nella rivoluzione liberale, ahimé miseramente irrealizzata nel ventennio del primato berlusconiano. Lo ripetiamo: il Veneto è moderato, ma non lepenista, né tantomeno fascista e molti segnali di inquietudine giungono già dalle parti di Forza Italia della nostra regione. Uno smottamento che iniziato tra i dirigenti sarà irrefrenabile nell’elettorato.
Ettore Bonalberti
Venezia, 2 Aprile 2015
Gli sponsali dei Popolari veneti con Tosi
Presso l’Istituto Superiore di Scienze religiose dei Serviti di Monte Berico, lo stesso luogo in cui nel settembre 2014 si era dato avvio alla costituente civica e popolare del Veneto, ieri si sono incontrati gli amici popolari e riformisti di tutte le province venete con Flavio Tosi, candidato alla guida del governo del Veneto alle prossime elezioni regionali.
Domenico Menorello ha aperto l’incontro ricordando le tappe che hanno condotto i popolari all’incontro con Tosi, ponendosi tra i primi a sostenere la sua candidatura sulla base di due obiettivi condivisi: il valore dell’autonomismo intelligente regionale e l’applicazione concreta del principio di sussidiarietà alla base delle politiche del Veneto.
Sostenuti dai lavori svolti nei mesi precedenti con la scuola popolare della costituente civica, popolare e riformista, durante i quali si sono analizzate le reali possibilità di declinazione della sussidiarietà nel welfare, nell’economia e nelle istituzioni, si è potuto consegnare a Tosi il manifesto per un Veneto Popolare, la bella pubblicazione che raccoglie analiticamente il proficuo lavoro svolto dalla scuola e che si intende venga assunto quale contributo significativo nel programma del futuro Presidente.
Il sottoscritto, ricordando le sue origini democratico cristiane, ha sottolineato l’interesse suscitato da Flavio Tosi sia come sindaco di Verona, che dalla sua pubblica autodefinizione di “leghista democristiano”, nonché dall’espressa volontà di concorrere a rappresentare gli interessi e i valori di un Veneto popolare, liberale e riformista, sicuramente in larga parte moderato, ma mai lepenista nella versione peggiore come quella impersonata da Salvini, sponsor di uno spaesato Zaia.
Tredici gli interventi assai qualificati degli amici in rappresentanza dei popolari, liberali e riformisti appartenenti alla costituente del Veneto, tutti accomunati dalla volontà di “ essere non solo convinti, ma coinvolti” nel processo che ci porterà alla stesura del programma di Tosi e alla formazione delle liste regionali a sostegno della sua candidatura.
Evidenziato il colpevole errore politico e culturale di Luca Zaia con la scelta da lui compiuta di soggiacere agli ukase della giovane vedetta lombarda, contro la migliore tradizione dei veneti gelosi della loro autonomia, da tutti è stata espressa la volontà di condurre con Tosi l’avvio di un progetto valido non solo per il Veneto, ma un modello politico di riferimento per tutto il Paese.
Concorrere alla costituzione di un nuovo centro sul modello del vincente UMP francese, inserito a pieno titolo nel PPE, alternativo al sistema di potere renziano che sta sviluppando progressivamente i pericolosi tratti di “una democrazia senza rappresentanza”.
Puntuali le risposte di Flavio Tosi ai diversi quesiti posti dagli intervenuti. Confermata la sua qualifica di “leghista democristiano” perché “ la DC ci ha insegnato come si fa la politica tra la gente e per la gente” con pieno sostegno al metodo di partecipazione di tutti al lavoro della squadra. La Persona al centro della proposta politica e il lavoro come obiettivo primario da garantire soprattutto ai giovani. La sussidiarietà come metodo di governo da adottare in tutte le scelte nelle quali essa possa essere concretamente realizzata. Introduzione del quoziente familiare nelle politiche fiscali della Regione, assegnando alla famiglia con la persona il ruolo centrale della politica da realizzare.
Confermate le adesioni alla sua candidatura di numerose liste civiche, di Area popolare in versione civica, della lista dei pensionati, di numerose liste autonomiste, accanto alla lista del presidente Tosi, di fatto con l’incontro di Monte Berico si sono celebrati gli sponsali tra la costituente civica, popolare e riformista del Veneto e Flavio Tosi.
In un’annunciata prossima conferenza stampa agli sponsali seguirà il matrimonio ufficiale che sarà pubblicizzato anche da un incontro con la CSU bavarese a Monaco di Baviera, dove si intende consolidare un proficuo rapporto con i popolari di quell’importante realtà regionale in vista di realizzare anche in Italia la proposta di macroregioni su cui da tempo con Tosi si è riscontrata una forte condivisione.
Ettore Bonalberti
Venezia, 30 Marzo 2015
No all’Italicum
Non ci resta che contare sulla capacità di tenuta della sinistra PD. Domani in direzione di quel partito si gioca il primo atto di una partita decisiva per la democrazia italiana.
Renzi vuole il via libera per il suo Italicum, una legge elettorale super truffa, che ricorda la famigerata Legge Acerbo con cui Benito Mussolini intese assicurare al Partito Nazionale Fascista una solida maggioranza parlamentare.
Più volte abbiamo denunciato che con il combinato disposto legge elettorale- nuovo finto Senato è la fine della democrazia come l’abbiamo intesa noi della prima generazione della Repubblica.
” Il Bomba” fiorentino avrà il via libera dalla sua maggioranza bulgara, figlia di primarie schizofreniche di un partito che ha deciso di lasciare aperta la scelta del proprio segretario agli esterni, con la partecipazione più o meno legale di oves et boves et universa pecora.
Noi ci auguriamo, come ha assicurato Bersani, che questa sciagurata legge non venga votata alla Camera dagli eredi di Togliatti, Longo e Berlinguer. E’ l’ultimo appello che rivolgiamo anche ad Alfano e agli amici del NCD: non si riducano al ruolo di ascari dell’ambizioso leader fiorentino.
Un appello, infine, ai berlusconiani di Forza Italia, colpevoli di aver avallato sin qui quel famigerato patto del Nazareno che ci ha regalato il premio di maggioranza non alla coalizione, ma al partito che ottiene la maggioranza relativa dei voti e pieno potere di scelta dei nominati dai capibastone dei partiti.
L’idea che la nostra Costituzione, frutto delle menti di uomini come Calamandrei, Mortati, La Pira, De Gasperi, Nenni e Togliatti fosse modificata dalle invenzioni delle intelligenze politiche eccelse della Boschi e di Verdini diventerebbe materia della psichiatria politica.
Landini ieri ha chiamato a raccolta la sinistra del Paese, ora si attende la risposta della sinistra ancora presente nel Parlamento e di quanti hanno a cuore il valore della sovranità popolare.
E, se accadesse, non ce lo auguriamo, il peggio, toccherà anche a noi “DC non pentiti” e a quanti hanno a cuore la difesa della democrazia scendere nelle piazze e avviare un referendum contro questa legge liberticida.
Ettore Bonalberti
Venezia, 29 Marzo 2015
NOTA DI ANTONINO GIANNONE V.PRESIDENTE ALEF
Buongiorno e buona domenica,
Domani si gioca il primo tempo di una partita politica decisiva per continuare o no la vita democratica in Italia, che a mio avviso dovrebbe essere basata
– sulla pluralità delle culture politiche
– su di una rappresentanza di parlamentari scelti dai cittadini e non imposti dalle segreterie dei partiti;
– su un Governo con una maggioranza reale e significativa e non attraverso un premio di maggioranza al partito che ha più voti nelle elezioni;
– su di una presenza in Parlamento anche dei Rappresentanti delle istanze e bisogni di minoranze nel Paese.
– sul rispetto da parte di tutti di un codice etico sottoscritto e condiviso prima di essere candidati e rispettato dopo essere stati eletti
– sulla responsabilità personale a rispondere di danni economici prodotti ai danni dei cittadini se si accerteranno decisioni prese in modo “palesemente improprio, per favorire interessi personali e/o malavitosi”
I popolari, i cattolici senza aggettivi, i liberali moderati, i cittadini della Nazione e i leghisti, non estremisti della nuova destra Lepinista, i democristiani non pentiti, i Liberi e Forti devono ritrovarsi insieme per arginare ogni populismo e in particolare il più invasivo, il Renzismo maggioritario del Governo e del PD: un format di nuovo fascismo adornato da una finta cultura democratica che sta rendendo il cittadino non più sicuro dei suoi diritti e della sua libertà e che sta occupando il potere ad ogni costo senza avere avuto alcuna legittimazione popolare con un voto su un programma politico
Saluti
Antonino Giannone
Vice Presidente ALEF (Associazione Liberi e Forti)
Il dilemma dei cinque dell’alternativa
Siamo vincoli o sparpagliati? Si chiedeva Pappagone, il simpatico personaggio del grande Peppino De Filippo. E’ la domanda che si fanno o si dovrebbero fare gli autocandidati a Sindaco di Venezia: Bellati, Boraso, Brugnaro, Malgara e Zaccariotto. Se non ho dimenticato qualcun altro, sono questi i candidati che, almeno sin qui, si sono dichiarati alternativi al sistema di potere a dominanza del PD.
Nessuno espressione di un partito e tutti convinti della bontà delle loro proposte per la verità, tranne qualcuna, sin qui alquanto oscure.
Indisponibili a convergere unitariamente hanno rifiutato la proposta semplice e solutiva delle “cittadinarie”; ossia l’idea di chiedere agli elettori veneziani interessati di scegliere chi fra di loro avessero le migliori chance per il confronto-scontro con il candidato della sinistra.
Quest’ultima, seppur dopo un confronto serrato, si è unita, almeno così appare, attorno alla candidatura dell’ex PM Felice Casson al quale hanno subito garantito l’appoggio i compagni di SEL e ex Rifondazione comunista.
A pochi giorni dal termine per la presentazione di simboli e liste dei candidati il dilemma che si dovrebbe porre ai cinque dell’alternativa è proprio questo: è più opportuno andare da soli o tutti insieme appassionatamente?
Premesso che difficilmente, anche se uniti, qualcuno di loro ce la potrebbe fare al primo turno, il vero obiettivo sarebbe quello di evitare che Casson possa passare lui al primo turno.
Unica possibilità per tale esito si avrebbe nel caso di una bassa affluenza degli elettori al voto.
Sotto la soglia del 50% le probabilità che Casson possa passare al primo turno sono, infatti, assai elevate. Per quanta disaffezione e rabbia stia covando tra gli elettori di sinistra, il loro zoccolo duro dovrebbe tenere, nonostante gli scandali, il bilancio fallimentare comunale e il processo aperto all’ex sindaco
Di qui la necessità di favorire al massimo la partecipazione. Come farlo? Paradossalmente proprio grazie alla condizione di essere “sparpagliati”. Molte liste concorrenti con candidati ai diversi livelli amministrativi garantirebbero una più elevata partecipazione al voto, anche se c’è un ma da considerare.
Posto che il voto dell’area moderata alternativa al sistema di potere del PD, esclusa la Lega in grande difficoltà a Venezia assai più che nel Veneto, oggettivamente non dovrebbe superare il 25-30%, è evidente che un eccessivo frazionamento come quello delle cinque liste, correrebbe il rischio di non far passare al secondo turno nessuno dei concorrenti, ma favorirebbe solamente il candidato…….. del M5S. Insomma i cinque farebbero la fine dei polli di Renzo!
Sarebbe il caso, dunque, che si sforzassero per trovare un’intesa, in assenza della quale, salvo impreviste frane della sinistra, magari sollecitate dai soliti noti della cupola del potere veneziano terrorizzati dall’idea della vittoria del duo Casson-Bettin, al secondo turno rischiamo una situazione tipo Parma: il PD contro il M5S.
Ragionate amici prima di soccombere alle vostre non sempre comprensibili ambizioni.
Ettore Bonalberti
Venezia, 27 Marzo 2015
Renato Boraso candidato a Sindaco di Venezia nel 1594° anniversario della fondazione di Venezia:
il 25 marzo 421, 1594 anni or sono è stata fondata la nostra città. Nella sua storia plurisecolare Venezia ha vissuto momenti di grande splendore e altri di sofferenza e di crisi profonda.
Il modello di governo della Serenissima resta uno dei più apprezzati e ammirevoli della storia, tuttora esempio inimitabile nel mondo.
Una classe dirigente miseranda che ha guidato il governo della città negli ultimi decenni ci consegna un’amministrazione sull’orlo del fallimento e con il massimo responsabile dimissionario ridotto a unico imputato nel processo penale che si sta per aprire a suo carico.
E’ tempo di voltare pagina e di consegnare la città a una diversa guida politica espressione di un’altra storia politica e culturale. Da parte mia e degli amici della lista civica popolare di Venezia, isole e terraferma veneziana, ci impegneremo per garantire alla nostra città una nuova primavera fondata sul primato della persona e sulla garanzia della sicurezza e del lavoro per i nostri giovani.”
Prima che sia troppo tardi
Avevo scritto così dei veneti: moderati sì, ma non lepenisti.
Il risultato del voto in Francia dovrebbe far maturare il nostro Luca Zaia, comprendendo che, restando ancorato a una Lega veneta spaccata e alla figura della vedetta lombarda lepenista di Matteo Salvini, non va da nessuna parte.
Flavio Tosi ha avuto il merito di comprendere da “leghista democristiano” che la natura dei veneti sta tutta in quella definizione suddetta e che a lui è toccato il compito di ricostruire l’unità del centro.
Non a caso sulla sua proposta, che gli è costata un’improvvida e suicida espulsione dal movimento che aveva scelto oltre vent’anni or sono, hanno trovato immediata adesione i componenti della costituente civica e popolare dei veneti, degli amici della Lega del presidente dell’AP di Treviso, Muraro e di altri movimenti indipendentisti, insieme agli amici di Area popolare e di larga parte della stessa Forza Italia del Veneto.
Il consiglio che con l’amico Vittorio Zanini, popolarissimo leader politico trevigiano, intendiamo rivolgere a Tosi e a Zaia è il seguente: a Tosi compete l’opera di ricostruzione del centro politico del Veneto, che potrà collegarsi alla migliore tradizione politica dei cristiano sociali bavaresi sui temi dell’autonomia regionale, mentre a Zaia corre l’obbligo di superare i condizionamenti e gli sbarramenti improvvidi di Salvini per evitare di consegnare, senza nemmeno bisogno di combattere, il governo del Veneto alla simpatica pulzella vicentina del PD.
Tosi non ha mai rivendicato per sé il ruolo di governatore, essendo il suo progetto indirizzato a un diverso livello di responsabilità. Spetta, dunque, a Zaia far sì che le molte liste civiche che sostengono Tosi possano confluire sulla sua persona, sulla base di un accordo con Tosi, che anche noi popolari veneti siamo pronti a favorire, per continuare a garantire al Veneto il governo nella continuità della sua migliore tradizione politica.
E’ tempo di un saggio realismo politico e di un’apprezzata disponibilità, prima che sia troppo tardi.
Ettore Bonalberti
Venezia, 24 Marzo 2015
Appello dei Popolari veneziani per Renato Boraso sindaco di Venezia
Dopo la vittoria alle primarie del PD, Felice Casson raccoglie l’adesione unanime, no si sa quanto credibile, di tutti coloro che avevano sostenuto Pellicani e ha iniziato il suo tour elettorale in compagnia del fedelissimo Bettin. E’ questo il tandem con cui la sinistra veneziana intende continuare a gestire il governo della città di Venezia ridotto da questi stessi partiti a una condizione fallimentare.
Ora il più forte alleato del duo dei sinistri è l’astensionismo: meno andranno a votare e più facile sarà per l’ex PM chioggiotto raggiungere il risultato al primo turno.
Di qui la necessità di alzare il quorum di partecipazione al voto degli elettori veneziani, da parte di coloro che intendono battersi contro il pluridecennale sistema di potere che domina la città a guida della sinistra. Agli elettori dovranno essere ricordate le responsabilità di coloro che hanno retto le sorti del governo di Venezia da oltre vent’anni e che non possono essere annullate dalla messa in campo di un ex magistrato, dopo aver miseramente sperimentato quanto è successo con l’ultimo uomo di legge finito in carcere e imputato solitario all’imminente processo.
Avevamo chiesto agli autocandidati sindaci alternativi al sistema di potere del PD di utilizzare le “cittadinarie” per decidere a chi toccasse guidare l’alternativa; ossia di dare ai cittadini la possibilità di indicare il candidato a sindaco di Venezia. Hanno respinto l’idea con incomprensibili e futili motivazioni. A questo punto dunque le cittadinarie saranno svolte con il voto al primo turno.
Meglio che le diverse liste con i loro candidati si sfidino sui loro programmi e concorrano a favorire la più ampia partecipazione al voto. Al primo voto, dunque, il compito di valutare il consenso di ciascuno e poi al ballottaggio assai probabile si tireranno le somme.
Da parte nostra sappiamo di sostenere un candidato credibile, che ha dimostrato di sapersi battere con indomito coraggio in consiglio comunale a viso aperto e con una chiara strategia espressa nel programma che abbiamo condiviso per Venezia, le isole e la terraferma veneziana.
Renato Boraso esprime con la sua fede nei valori del popolarismo nei quali si è formato una passione civile e un amore per la sua città che gli sono riconosciuti da tutti, amici ed avversari.
Ecco perché da popolari veneziani e da “DC non pentiti” facciamo appello a quanti hanno condiviso e condividono i nostri stessi ideali a sostenere la candidatura di Renato Boraso a Sindaco di Venezia, l’autentica e realistica alternativa popolare al sistema di potere che ha condotto Venezia all’attuale condizione fallimentare.
Ettore Bonalberti
Coordinatore della costituente dei Popolari veneziani
24 Marzo 2015
Avvio della costituente dei Popolari in Lombardia
Si sono riuniti a Brescia, Venerdì 20 Marzo, presso il convento dei Carmelitani il coordinatore per le regioni del Nord della Federazione dei Popolari italiani, Ettore Bonalberti, con i responsabili delle porte di Italia Unica di Brescia, Piva Luca e Arturo Cappellini, con il coordinatore dei Popolari italiani della Lombardia, Pietro Sbaraini, dell’associazione dei Liberi e Forti, Antonino Giannone e Pierluigi Massetti. Presente, infine, Tiziana Sala, in rappresentanza dell’associazione culturale 2009 SCI-VIAS e Roberto Toninelli della lista “ Popolo in rivolta” partecipante alle prossime elezioni comunali di Rovato.
Hanno aderito all’iniziativa i rappresentanti di associazioni, movimenti e gruppi di tutte le undici province lombarde e di molti comuni (Milano, Pavia, Mantova, Varese, Sondrio, Como, Brescia, Bergamo, Vimercate, Cinisello Balsamo, Paderno Dugnano, Cesano Maderno, Gorgonzola, Chiari, Rovato, Mariano Comense, Montichiari, Orzinuovi).
Oggetto dell’incontro: avviare anche in Lombardia il processo costituente dei popolari lombardi. Significativa la convergenza di intenti raggiunta da tutti gli intervenuti sulle proposte emerse nel recente incontro a Roma tra i rappresentanti della Federazione dei Popolari Italiani e di Italia Unica, il partito guidato da Corrado Passera.
Impegno a realizzare una credibile alternativa ai populismi del renzismo, espressione di un trasformistico socialismo europeo, del lepenismo estremista della Lega di Salvini, a quello del M5S e del berlusconismo e per concorrere all’unità di tutte le componenti che si collocano nell’area del Partito popolare europeo.
Molto apprezzata la metodologia adottata dai costituenti della federazione del Veneto con i quali si intende avviare una proficua collaborazione per un comune progetto politico che, partendo dall’assunzione della centralità della persona e dei corpi intermedi, possa favorire e sviluppare la partecipazione del “terzo stato” dei ceti medi e popolari produttori, oggi largamente tartassati e privi di una rappresentanza politica coerente con i propri interessi e i valori, sempre più disgustato dalla politica di una casta autoreferenziale ormai priva di ogni credibilità.
Si è deciso di organizzare tre importanti momenti di riflessione sulla principio di sussidiarietà da declinare in Lombardia nei settori del welfare, dell’economia e delle istituzioni chiamando a al confronto “ i mondi vitali” della società lombarda.
Prossimo incontro programmato per Venerdì 7 Maggio a Milano.
Brescia, 20 Marzo 2015
In politica vale ciò che appare
Un mio vecchio e saggio maestro politico vicentino mi ha insegnato che ” in politica vale ciò che appare”. Una regola che Matteo Renzi sa applicare con la puntualità del boy scout: abbasso alla Cancellieri e alla De Girolamo e silenzio sui sottosegretari inquisiti o rinviati a giudizio; messo all’angolo e costretto alle dimissioni Lupi che oggi lo farà dopo il discorso alla Camera, senza essere indagato, e silenzio su De Luca condannato, candidato alla presidenza della giunta campana. Si vive un clima da repubblica delle banane dove il Capo fa e disfa le cose a suo piacimento e per apparire consentaneo alle attese di un’opinione pubblica orientata dai media.
E Alfano cosa dice e cosa fa ? Lui tratta e per un Lupi che parte ecco un Quagliariello che arriva.
Amici del NCD: non sarebbe giunta l’ora di togliere la spina a una situazione di governo anomala e al di fuori di ogni regola e legittimità ?
Ettore Bonalberti
Presentazione programma lista Boraso civica popolare per Venezia
A Mestre presso l’Hotel ai Pini Renato Boraso ha presentato il programma della lista civica e popolare per Venezia, isole e terraferma.
Sottolineato la proliferazione di autocandidature nell’area alternativa al sistema di potere del PD, Boraso ha ricordato come solo la lista civica e popolare ha inviato per tempo al confronto con le parti sociali, economiche e produttive della città una proposta programmatica per il cambiamento nella gestione del governo di Venezia.
Riassetto istituzionale, sicurezza, lavoro e sviluppo economico, cultura, famiglia e welfare, trasparenza e etica della legalità, riorganizzazione delle società partecipate, lavori pubblici, ambiente e qualità della vita, turismo e portualità: questi i capitoli principali del programma.
Ettore Bonalberti, coordinatore dei Popolari di Venezia, ha ricordato come da alcuni mesi la lista civica e popolare abbia richiesto a tutti i candidati alternativi al PD di concorrere nella scelta del candidato Sindaco attraverso il voto delle “cittadinarie”, quale unico metodo democratico di designazione, al di fuori delle trattative tra le conventicole di pochi addetti ai lavori, tanto più indigeste nella situazione di degrado politico, istituzionale e morale vissuto in questo momento dalla città ridotta in condizioni di bilancio fallimentari.
Mancata l’adesione a questa proposta da parte dei concorrenti, Renato Boraso, ha continuato Bonalberti, è il candidato che, dopo molti anni di battaglie di opposizione condotte contro le giunte Cacciari e Orsoni, possiede le più efficaci competenze e la riconosciuta passione civile per guidare il governo della città di Venezia.
Centrale nel programma della lista il ruolo strategico del rilancio di Marghera destinata a diventare il polo di congiunzione delle due città di Venezia e Mestre.
Un nuovo destino viene indicato per Marghera da sito industriale “eco incompatibile” a piattaforma logistica a servizio dei traffici commerciali nell’incrocio delle direttrici nord-sud ed est-ovest con i relativi servizi di gestione.
Si propone di avviare le procedure per la costituzione di una zona franca (“free zone”) ai sensi del regolamento comunitario n.450/2008 e n.952/2013.
Di questo progetto l’avv. Filippo Fasulo, che ha curato per conto della lista lo studio preparatorio, ha evidenziato la sostenibilità giuridica e normativa che reclama ora la sua traduzione sul piano politico amministrativo. Si è lamentata la mancata risposta da parte di Luca Zaia alla sollecitazione inviatagli dai Popolari il 13 Giugno 2014.
Il prof Giampiero Ravagnan, docente dell’Università Cà Foscari, ha esposto un altro dei punti qualificanti del programma: la progettazione a Venezia di una Città Universitaria Internazionale diffusa con la concessione di parti del patrimonio del Comune ad Università ed Enti Culturali di altri Paesi per insediare le proprie Case della Cultura con funzioni residenziali, eventi culturali, esposizioni artistiche e tecnologiche tenendo conto anche delle risorse patrimoniali del Lido(Collegamento strategico con la Venice International University ).
Due gruppi di lavoro ad hoc di esperti sono stati annunciati da Boraso che metteranno a punto da subito le azioni operative inerenti al progetto della “free zone “ e della Città universitaria Internazionale di Venezia.
Marco Zuanich, capogruppo uscente della lista civica, dopo la verifica effettuata delle condizioni di degrado in cui versano tutte le strutture sportive e per il tempo libero giovanile sia a Venezia che nella terraferma, ha garantito l’interessamento di coloro che saranno eletti, unitamente all’impegno di costituire una consulta permanente di tutte le categorie produttive della città con cui confrontarsi frequentemente per la soluzione dei problemi più urgenti.
Di particolare innovazione il tipo di comunicazione che la lista civica popolare ha adottato per la campagna elettorale: manifesti disegnati dal vignettista Marcello Sartori di Verona che con tratti rapidi ed efficaci, che ricordano le tecniche comunicative di Giovanni Guareschi, raffigurano i principali temi e problemi di interesse dei cittadini.
Alla fine Renato Boraso, pur dichiarandosi disponibile al confronto con tutti i candidati alternativi al sistema di potere del PD, assicura che in ogni caso resta ferma la sua volontà di candidarsi per offrire finalmente a Venezia la speranza di un’autentica alternativa di cambiamento dopo la fallimentare gestione della sinistra .
Giovedì 19 Marzo 2015
Festa di San Giuseppe artigiano e del papà
Tanti Auguri ai Giuseppe e ai Padri di Famiglia e a chi ha l’istinto di Padre e lo vive con il prossimo e i suoi Nipoti.
No all’ideologia “gender” che vorrebbe negare l’identità paterna maschile e l’identità materna femminile.
Antonino Giannone V. Presidente ALEF (Associazione Liberi e Forti)
Riflessioni per un lavoro in comune
Il contributo al dibattito di Ettore Bonalberti-Presidente ALEF
(Associazione dei Liberi e Forti-www.alefpopolaritaliani.eu)
Non abbiamo lo sguardo rivolto al passato e non prevale in noi il sentimento regressivo della nostalgia. Abbiamo lucida coscienza della condizione in cui vive l’uomo oggi nella società occidentale, nella quale assistiamo a una dominante concezione relativistica in cui i desideri individuali si vogliono trasformare in diritti, contro ogni evidenza antropologica e concezione giusnaturalistica.
A livello esistenziale e socio culturale prevale una condizione di anomia: assenza di norme e regole, discrepanza tra mezzi e fini, venir meno dei gruppi sociali intermedi. Di qui, una condizione di frustrazione prevalente con possibili sbocchi nella regressione solipsistica o nell’aggressività individuale e collettiva latenti.
Anomia anche a livello internazionale: visione cinese, visione islamica, visione occidentale e visione russa: quali compatibilità e secondo quali regole?
A livello più generale economico trionfa il “turbocapitalismo” con la finanza che detta i fini e la politica che segue quale intendente di complemento, con un rovesciamento generale di funzioni e di prospettive.
Con l’avvento della globalizzazione il principio del NOMA (Non Overlapping MAgisteria) viene di fatto applicato in termini rovesciati: alla finanza e all’economia è assegnato il compito di decidere i fini e alla politica quello di scegliere i mezzi . Da questo rovesciamento che assegna il primato finalistico all’economia, deriva la stessa scelta di Bill Clinton, pressato dalle sette sorelle (JP Morgan,Morgan Stanly e C.) detentrici del potere finanziario di superare la legge Glass Steagall del 1933 che seppe garantire equilibrio e sviluppo al mercato americano. Il superamento dell’obbligo di separazione tra attività di speculazione finanziaria e attività bancarie tradizionali, deciso dal congresso americano e promulgata il 12 novembre 1999 da Bill Clinton, diede il via libera ai fenomeni di speculazione finanziaria del mercato dei derivati e dei futures che sono stati alla base della grave crisi finanziaria in cui tuttora ci dibattiamo dal 2007.
Se prima era la politica a indicare gli obiettivi e l’economia e la finanza a proporre le soluzioni tecniche per raggiungerli, oggi è il finanz-capitalismo che asserve la politica e la rende subordinata. L’efficienza come fine esclusivo si riduce alla massimizzazione del profitto indipendentemente da ogni altro valore sociale e individuale.
Il bene comune non è più il fine della politica, subordinata ad altri valori dominanti che pretendono una quota rilevante del cosiddetto “scarto sociale” (tra il 20 e il 30% della popolazione)
È in questa situazione di valori rovesciati e/o di disvalori che è riesploso a livello internazionale il grave scontro tra il fanatismo jihadista del movimento fondamentalista islamico e le altre culture religiose monoteiste, ebraismo e cristianesimo, che ha sostituito quello del XIX e XX secolo tra capitale e lavoro, tra capitalismo e marxismo. Quest’ultimo, anche là dove ancora sopravvive, si è trasformato in un ibrido capitalismo comunista e a livello mondiale assistiamo al confronto/scontro tra democrazie di stampo liberale e democrazie autoritarie (Cina, Russia, Singapore, Turchia, Cuba e in molte regione ex URSS divenute indipendenti).
È la stessa concezione sociale difesa dalla dottrina sociale della Chiesa ad essere sotto attacco. In tal senso non possiamo non denunciare come l’attuale governo Renzi stia mettendo in disparte le comunità intermedie, fino al disprezzo, dimostrato in questi giorni, per le associazioni sindacali. Di qui al sostanziale disconoscimento anche del valore del lavoro, il passo è breve.
Il nostro sguardo è allora fisso in avanti, supportati dalla lettura critica più avanzata di questi fenomeni da parte, ancora una volta, della dottrina sociale della Chiesa: Centesimus Annus di Papa Giovanni Paolo II, Caritas in veritate di Papa Benedetto XVI, Evangelii Gaudium di Papa Francesco, che sono le stelle polari che ci inducono ad assumere una nuova responsabilità, come cattolici e laici cristianamente ispirati.
Di qui il nostro tentativo di tradurre nella città dell’uomo quegli orientamenti pastorali. Nella situazione concreta italiana, sentiamo come prioritario il dovere di concorrere a ricomporre, dopo la lunga stagione della diaspora, l’area di ispirazione popolare per offrire al Paese una nuova speranza. E lo vogliamo fare non da cattolici impegnati in politica, ma da cattolici e laici impegnati per una politica di ispirazione cristiana.
La teoria dei quattro stati
Ho adottato la teoria dei quattro Stati che, seppur semplicisticamente, rappresenta in maniera significativa la situazione sociale dell’Italia.
Il primo Stato, quello della casta, è formato da quasi un milione di persone che vivono attorno alla politica e alle istituzioni, con laute prebende e benefits diversi. E’ l’aristocrazia dell’ancien regime trasferita nel XXI secolo.
Il secondo Stato è quello dei diversamente tutelati, che contiene l’intervallo compreso tra le alte gerarchie pubbliche ( magistratura, alta dirigenza burocratica dello Stato e degli enti pubblici statali, parastatali e degli enti locali) sino all’ultimo gradino della scala rappresentato dai cassaintegrati e disoccupati con indennità e a quello dei senza tutela, come gli esodati e i disoccupati senza indennità.
Il terzo stato è quello che produce la parte prevalente del PIL: PMI con i loro dirigenti e dipendenti, agricoltori, commercianti, artigiani, liberi professionisti. La struttura portante dell’intero sistema.
Con le nuove norme comunitarie si scopre l’esistenza del quarto Stato, un settore che potremmo qualificare come l’extra o l’anti Stato, rappresentato dal lavoro nero, droga, prostituzione, contrabbando.
Trattasi di un settore il cui valore dell’attività economica è stimato in circa 200 miliardi di euro che, in base alle nuove norme europee, buon per Renzi e Padoan, farebbe calare il rapporto deficit/PIL dello 0,2 %, passando dal 3,7 al 3,5% sui conti del 2011.
Un settore fuori da ogni regola, che preleva ricchezza dal sistema e in larga parte la rimette in circolo sotto forma di consumi, risparmi e investimenti diversi, sottraendosi a ogni controllo e incidendo, comunque, in maniera significativa sul sistema stesso e non solo sul piano economico e sociale.
Solo su quello economico incide per oltre il 14% sul PIL italiano che, nel 2013, è stato calcolato in circa 1393 miliardi di euro, per non parlare delle sue nefaste incidenze anche sul piano politico e dei condizionamenti nelle istituzioni……
Va evidenziato che la spesa pubblica, comprensiva dei costi del primo e del secondo stato supera il 50% del PIL prodotto dal terzo stato.
Il terzo stato, l’unico producente effettiva ricchezza, dalla quale deriva il differente sostentamento di tutte le altre classi, sta vivendo una crisi senza speranza; una crisi che sta producendo calo del PIL, chiusure continue di attività produttive, licenziamenti, delocalizzazioni ed episodi sempre più diffusi di drammatici suicidi di piccoli e medi imprenditori.
Quando questo terzo stato non fosse più in condizione di far fronte ai propri e dovuti adempimenti fiscali (IVA.IRPEF, oltre alla miriade di tasse e imposte generali e locali che, complessivamente hanno largamente superato il 50 % dei redditi prodotti), basterebbe un calo delle entrate nelle casse dello Stato in uno dei trimestri di scadenza dell’IVA, per far saltare il sistema.
Si corre, infine, il rischio di una saldatura oggettiva di interessi tra il terzo e il quarto stato con la formazione di una miscela esplosiva alla quale c’è solo un modo per evitare la rivolta sociale:
a) cambiare la rotta della politica economica, che è stata sottratta all’autonoma competenza dello Stato da illegittimi e nulli regolamenti comunitari, con la riduzione della pressione fiscale e il taglio drastico della spesa pubblica e la messa in vendita del patrimonio pubblico disponibile;
b) ricostruire la politica complessiva economica, finanziaria e monetaria dell’Europa a partire dall’attribuzione alla BCE del compito di prestatore di ultima istanza e stampatore di moneta, lo voglia oppure no frau Merkel, pena la fine assai più traumatica della stessa Unione Europea.
Finite le grandi culture del dopoguerra che avevano saputo saldare gli interessi della classe media con quelli delle classi popolari, merito storico più alto della Democrazia Cristiana, del PCI, PSI, e dei partiti di ispirazione laico-liberale e dello stesso MSI almirantiano, ci ritroviamo in una situazione di totale anomia, forte disorientamento e diffusa frustrazione individuale e collettiva.
Il problema politico del nostro Paese è costituito dalla necessità di ridare rappresentanza politica ai ceti medi e popolari produttivi, mentre attualmente l’Italia sembra dividersi sulla nuova falsa contrapposizione tra renziani e anti renziani, in una fase storico politica in cui trionfa il trasformismo più eclatante a livello parlamentare e l’abbandono e il rifiuto della politica ( oltre il 50% di astensioni elettorali) tra i cittadini.
“ Un Paese smarrito e la speranza di un Popolo”: è questo il titolo dell’Appello politico agli italiani che l’Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuân, ha editato con Cantagalli, dal quale, io credo, bisognerà ripartire se, come andiamo inseguendo da molto tempo, vogliamo tentare di ricostruire, attraverso un nuovo incontro di tutti i popolari e democratico cristiani italiani, un nuovo soggetto politico laico, democratico, popolare, riformista ,europeista, transnazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano.
Un soggetto impegnato a tradurre nella “città dell’uomo” gli orientamenti pastorali della dottrina sociale della Chiesa cattolica, efficacemente sintetizzati nelle undici proposte dell’Appello di cui sopra. Un soggetto politico, inoltre, che, libero di scegliere le più opportune alleanze di governo in funzione della situazione politica e sociale del Paese, sarà e dovrà essere alternativo al “renzismo” e al “berlusconismo”, categorie difficilmente riconducibili alla nostra cultura di riferimento nazionale e internazionale.
Anche noi dell’associazione ALEF (Associazione dei Liberi e Forti-www.alefpopolaritaliani.eu) non intendiamo rinchiuderci in noi stessi, o, a ridurci a una pur apprezzabile funzione maieutica di formazione, arrestandoci sulla soglia di un impegno pre-politico; siamo invece interessati a concorrere a realizzare quanto emerso dal serio confronto avviato con il contestato XIX Congresso nazionale DC del Novembre 2012 e quanto abbiamo saputo redigere con i documenti finali della tre giorni all’abbazia primaziale di Sant’Anselmo nel Gennaio 2014, del codice etico e delle indicazioni per il patto federativo dei popolari.
Siamo ripartiti da quelle indicazioni e il 3 novembre 2014 con altri amici di altre associazioni, gruppi e movimenti abbiamo dato vita alla Federazione dei Popolari Italiani.
Certo viviamo ancora molte contraddizioni e sperimentiamo quotidianamente limiti di varia natura a diversi livelli.
Costatate le difficoltà tuttora esistenti di mettere insieme il vasto e ancora troppo disarticolato insieme di iniziative avviate in sede nazionale e romana ( anche tra di noi è scattata la sindrome del pro e contro Renzi) abbiamo ritenuto più opportuno operare sui due livelli: a livello nazionale, interessati a cogliere quanto di positivo sta emergendo nella vasta galassia del mondo cattolico e laico cristianamente ispirato e a livello regionale, attraverso l’avvio delle costituenti dei popolari. Sono nate così le costituenti dei Popolari nel Veneto (settembre 2014), dell’Umbria, Toscana, Emilia e Romagna, Liguria e il prossimo 20 Marzo tenteremo di avviare la costituente dei Popolari lombardi.
Elementi concreti per un confronto aperto e senza pregiudizi:
Con l’avvio delle costituenti regionali dei popolari, strumenti aperti, inclusivi e di ampia partecipazione democratica, si darà sostanza e forza alla Federazione dei Popolari Italiani che dovrà raccogliere le migliori energie popolari esistenti nel Paese e procedere a:
1) organizzare la “Nuova Camaldoli” dei Popolari italiani: una grande assemblea politico programmatica attraverso cui redigere il Manifesto dei Popolari per l’Italia. La sede potrebbe essere la stessa Camaldoli, Assisi o una Trento 2.0, la città di De Gasperi.
2) dar vita al nuovo soggetto politico laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, trans nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, inserito a pieno titolo nel Partito Popolare Europeo, da riportare ai principi ispiratori dei padri fondatori Adenauer-De Gasperi – Schuman;
3) offrire finalmente al terzo stato dei ceti produttivi e popolari italiani lo strumento politico di rappresentanza di cui oggi è totalmente orfano, ragione decisiva dell’astensionismo elettorale e del rifiuto di una politica ridotta al trasformismo dilagante, privo di ogni riferimento all’etica, dentro e fuori il parlamento e nelle altre sedi politico istituzionali.
Guardiamo con molta attenzione a ciò che si sta muovendo al di fuori di noi e sulla base delle premesse di cui sopra siamo interessati a convergere con quanti intendono impegnarsi per politiche ispirate dal principio di sussidiarietà da declinare nel welfare, nell’economia e nelle stesse istituzioni, chiamando a raccolta tutti i partiti, gruppi, associazioni, movimenti, uomini e donne che intendono offrire, con una rinnovata proposta politica popolare, una speranza all’Italia.
Ettore Bonalberti
Venezia, 17 Marzo 2015
La profezia di Salvini
Se fosse vero, come sostiene Salvini, che Zaia nei sondaggi é avanti di 8 punti sulla Moretti, fossi nel governatore del Veneto non sarei tranquillo.
La sicumera del giovane leader lumbard rischia di sbattere il muso contro la dura realtà.
Una giunta lambita pesantemente dallo scandalo del MOSE, con l’arresto di uno dei suoi componenti più autorevoli e potenti, l’ex assessore Chisso, guidata dal presidente che fu il Vice di Galan per molti anni di quella lunga storia, non lascerà indifferenti gli elettori del Veneto.
Anche il PD di quel sistema, come é emerso dagli atti giudiziari, non è risultato estraneo, visto il coinvolgimento di molti suoi esponenti regionali e non sarà col solo bel volto della signora Moretti che si potrà mettere una pezza su quanto accaduto.
Molto dipenderà dall’astensionismo che, come sempre accade, punisce molto di più l’area moderata di quella di sinistra. Inoltre il Veneto moderato e già bianco non seguirà la deriva lepenista del Capitan Fracassa milanese. Moderati sì, ma mai ascrivibili all’area neo fascista.
Per cui, caro Salvini e caro Zaia: in campana ché stavolta, senza i voti dell’area di Tosi la gara è in salita durissima.
Noi popolari e vecchi “DC non pentiti”, dopo che per vent’anni abbiamo dovuto subire il dominio e le angherie di una classe digerente più che dirigente senza pudore, stavolta non staremo a guardare, ma saremo partecipanti attivi con lo sguardo rivolto al futuro del Triveneto.
Ieri abbiamo presentato il nostro Manifesto per un Veneto Popolare, nel quale decliniamo il principio cristiano sociale della sussidiarietà nel welfare, nell’economia e nelle istituzioni.
Siamo pronti al confronto con quanti sono interessati a offrire al Veneto una nuova speranza e una nuova classe dirigente che assuma l’etica alla base della propria azione politico amministrativa.
Ettore Bonalberti
Presidente A.L.E.F. (Associazione Liberi e Forti)
socio fondatore Associazione Democrazia Cristiana e coordinatore della Federazione dei Popolari Italiani
Venezia, 14 Marzo 2015
Da Roma nulla di nuovo
Matteo Renzi può dormire sonni tranquilli. Ridotta all’impotenza la minoranza interna che si limita alle intemerate di D’Alema e ai borbottii di Bersani e con i partiti dell’ alternativa divisi sulle strategie e nella confusione di leadership, il capo del governo non sembra avere più rivali con cui competere.
Il Cavaliere dimezzato, nonostante l’ultima tardiva sentenza, si trova in preda alle convulsioni di un partito in cui Verdini, per lungo tempo utilizzato da ispirato costituzionalista nella costruzione e difesa dello sciagurato patto del Nazareno, ha finito con l’assumere il ruolo di capocorrente filo renziano e Raffaele Fitto é pronto a candidarsi per condurre Forza Italia su posizioni più coerenti e senza ambiguità di alternativa al sistema di potere renziano.
L’ondivaga strategia politica del partito di Berlusconi ha aperto un’autostrada al nuovo leader del Carroccio, Matteo Salvini, impegnato a condurre la Lega su posizioni di estrema destra nazionalista lepenista, abbandonando i vecchi riti e i consunti miti della Padania e del Dio PO.
La confusione regna anche nei residui movimenti e partiti centristi, divisi tra coloro che sostengono “criticamente” il governo, come l’area popolare di Alfano e C. e in posizione più critica, quella dei Popolari per l’Italia, e quanti, dall’esterno del Parlamento ( movimenti, gruppi, associazioni) sono impegnati, come lo siamo anche noi “DC non pentiti”, nella ricostruzione dell’area popolare alternativa al trasformismo politico introdotto dal giovane leader fiorentino.
Se passasse l’Italicum si avrebbe un’Italia bipolare divisa tra il populismo renziano pigliatutto e quello non meno pericoloso dell’estremismo impotente di Salvini. Una deriva che confinerebbe il Paese nell’ingovernabilità.
Non aiutano all’opera di ricomposizione dell’area popolare le imminenti scadenze elettorali amministrative regionali e locali, dato che, quasi ovunque, sembrano prevalere le modeste e divisive ambizioni dei singoli aspiranti candidati dalle strategie e tattiche ambigue, rispetto alla possibilità di utilizzare quel passaggio elettorale per tentare di mettere insieme le migliori energie presenti ai diversi livelli territoriali.
Corriamo il rischio di un ulteriore incremento dell’astensionismo elettorale e di un ancor più consistente disorientamento politico di quel terzo stato produttivo difficilmente rappresentato e rappresentabile dall’equivoca appartenenza “socialista” del PD renziano e dall’estremismo lepenista di Salvini.
L’assenza di una rappresentanza di ispirazione autenticamente popolare è la cifra più evidente della prossima competizione elettorale, dopo che la frantumazione di quell’area politica sembra giunta al suo definitivo epilogo.
Da Roma non giungono, almeno sino ad ora, segnali di reale volontà di cambiamento e, in tale situazione, non resta che operare dal basso, dalle singole realtà territoriali regionali e locali.
Ecco perché dal Veneto alla Toscana, dall’Emilia all’Umbria e, tra pochi giorni, dalla Lombardia e nelle altre regioni italiane, al di là delle prossime scadenze regionali, siamo impegnati a concorrere nella costruzione delle costituenti dei popolari con l’obiettivo di preparare un grande avvenimento (Camaldoli 2, Assisi 1, Trento 2.0) con cui lanciare il Manifesto dei Popolari per l’Italia, premessa indispensabile, superate le attuali piccole botteghe partitiche ormai senza più senso, per la costruzione del nuovo soggetto politico laico, democratico, popolare, liberale e riformista, europeista, trans-nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano e inserito a pieno titolo nel PPE. Un soggetto politico nuovo nel quale possa finalmente riconoscersi la maggioranza dei ceti medi produttivi e delle classi popolari italiane.
Ettore Bonalberti
Venezia, 14 Marzo 2015
Saluti cordiali
Ettore Bonalberti
Attento Zaia !!
In piazza del Popolo a Roma Flavio Tosi è stato relegato tra la folla e, ieri a Milano, mezzo commissariato e richiamato a una scelta definitiva: o la Lega o il Faro. Dunque, l’intuizione del sindaco di Verona secondo cui l’alternativa a Renzi necessita anche di una ricostruzione moderna anche di spazi per “i moderati e i popolari” non interessa a via Bellerio. Invece, sabato dal palco di piazza del Popolo Matteo Salvini aveva, innanzitutto, preteso di riplasmare l’immagine di Zaia, offrendone ai fedeli riuniti a Roma un inedito totem, ottenendo che il governatore si allineasse subito a un linguaggio politico che non gli apparteneva, ripetendo quello del leader, persino scurrile nella sintassi, a rimarcare una deriva lepenista senza riserve. A quel punto Salvini ieri a Milano ha potuto imporre definitivamente la sua linea: Zaia suo presidente, le liste mediate con il redivivo ex On Giampaolo Dozzo, nominato veneto per cooptazione, le alleanze venete di competenza esclusiva del partito federale, ossia di Salvini medesimo. Non sappiamo cosa deciderà di fare l’amico Tosi: se restare come un visconte dimezzato in una Lega di estrema destra o assumere una posizione autonoma da “leghista democristiano”, come lui stesso si è definito e puntare a dar corpo a quella ristrutturazione moderna del centro-destra sul modello della CSU bavarese, discusso nel nostro convegno del 30 dicembre scorso a Verona e che rimane uno degli obiettivi della strategia del Faro. Avevamo avvisato i lumbard di non provocare “el Leon”, un’indicazione che ora vale anche e soprattutto per il presidente Zaia. Se prevalesse la logica salviniana sui connotati politici e sulle alleanze anche nel Veneto temiamo che il presidente uscente rischierebbe di non essere compreso da molti suoi elettori. Attenti a ciò che accadrà Giovedì alla riunione della Liga veneta, annunciamo sin d’ora che noi civici e Popolari del Veneto non saremo disponibili a sostenere liste di ispirazione lepenista con venature neofasciste. Se ciò accadesse non potremmo che fare appello a tutte le componenti democratiche per garantire al Veneto una svolta effettiva coerente con la sua migliore tradizione storica e politica fatta di autonomia, democrazia e sussidiarietà: cioè di libertà.
La costituente civica e popolare
Venezia, 3 Marzo 2014
Le due Italie: chi le rappresenta?
Alle elezioni politiche del 2013 aveva partecipato il 75,18 % degli elettori con un calo di oltre il 5% rispetto alle precedenti del 2008; alle elezioni regionali dell’Emilia e Romagna del 23 novembre 2014, il 37,70% contro il 68,06 % del 2010. Analoghe basse affluenze in altre regioni e comuni in cui si è recentemente votato. L’elettorato italiano si sta dividendo nettamente in due parti: meno della metà va ancora a votare e l’altra metà si astiene.
Con riferimento alla teoria dei quattro stati con la quale ho tentato di rappresentare euristicamente la realtà sociologica dell’ Italia ( la casta; i diversamente tutelati; il terzo stato produttivo e il quarto non stato), con molta probabilità al 50% di chi ancora vota vanno certamente ascritti i componenti della casta, alla spasmodica conferma delle proprie posizioni di privilegio e/o gli aspiranti ai medesimi status e ruoli e una buona parte dei diversamente tutelati, con una quota non rilevante di appartenenti al terzo stato produttivo.
Quest’ultimo espressione di una condizione esistenziale, economica, finanziaria e sociale tra le più incerte e penalizzata da un sistema vorace che cattura fiscalmente quasi il 50% del PIL oscilla tra l’astensione, l’indifferenza e la tanta voglia di protesta, talora sostituita da sentimenti regressivi sino a quelli più drammatici dell’abbandono e del suicidio.
E’ in tale situazione di anomia e di crisi di sistema che, con il Presidente Napolitano, sotto la pressione dei poteri forti di BXL e dei mercati della globalizzazione, si sono potuti susseguire, dopo la forzata rinuncia del governo Berlusconi (Novembre 2011 con lo spread al 552 punti), i tre governi dei presidenti non eletti: Mario Monti, Enrico Letta e l’attuale presieduto da Matteo Renzi.
Nel centro-sinistra è prevalsa l’egemonia del giovane leader fiorentino il quale, prima, ha saputo conquistare la leadership del suo partito, in forza di una schizofrenica regola delle primarie che affida anche ai non iscritti il compito di scegliere il segretario del partito, un tempo di competenza esclusiva dei tesserati, e, dopo, con il benservito a Enrico Letta, quella del governo.
In quest’area si assiste al trionfo dell’indistinto, espressione di un trasformismo sostenuto da una migrazione nel Parlamento dei deputati e senatori illegittimamente nominati, che non si era mai visto tanto copiosa nemmeno ai tempi lontani di De Pretis e di Giolitti.
Qualcosa sembra muoversi, tanto all’interno del PD, dove gli ex PCI-PDS-DS sembrano finalmente mostrare alcuni segni di vita dopo i micidiali uppercut subiti dal rottamatore della Leopolda, quanto all’esterno sull’area estrema da Landini a Vendola e sino alla variegata area della sinistra extra parlamentare.
Se nella metà dell’Italia che va a votare si riconosceva, almeno sino al 2013, larga parte dell’elettorato tradizionale di sinistra, tanto da assumerne la guida politica, con il voto alle regionali dell’Emilia e Romagna, anche in quello che è sempre stato il tradizionale serbatoio di voti garantiti, sono intervenuti fattori di disgregazione destinati ad amplificarsi.
Più complessa e di difficile ricomposizione quanto accade nell’area del centro-destra.
Ridotta ai minimi la capacità di leadership del Cavaliere, reso impotente dalla condizione di condannato ed espulso dal parlamento e con un patto scellerato stipulato al Nazareno che, secondo la mia personale maliziosa interpretazione, non ha potuto realizzare il suo esplicito oggetto, le elezioni anticipate con l’Italicum, stante ciò che è accaduto e accade a livello della crisi internazionale (Ucraina, medio oriente e Libia), si è aperto uno spazio enorme e Matteo Salvini tenta di assumerne la rappresentanza.
Quest’area, nella quale si ritrova la maggior parte dell’astensionismo elettorale, è composta dalla maggioranza dei cittadini del terzo stato produttivo, gli unici reali produttori del PIL su cui, con modalità e percentuali diverse, vivono la casta, i diversamenti tutelati e il quarto non Stato del malaffare .
Il tema su cui riflettere è proprio quello della rappresentanza del terzo stato che, onestamente, dopo la manifestazione di ieri a Roma della Lega in salsa padano-nazionale, non può essere assunta dal Matteo lumbard con quelli di Casa Pound e degli estremisti neo fascisti.
Spiace che si sia voluto esibire come un trofeo alla folla, il presidente Luca Zaia, quasi a evidenziare che il governatore uscente non si tocca e il sindaco Flavio Tosi si accomodasse pure nell’anonimato della folla.
Lettura miope della realtà di una grande regione come il Veneto e cattivo servizio a quella stessa regione-stato della Lombardia di Maroni.
Salvini potrà anche acquisire nuovi voti dalla pancia degli elettori delusi e scontenti e aumentare così la percentuale dei voti alla Lega, ma né il Veneto potrà essere riconquistato, né la guida della Lombardia conservata, con la scelta folle di un centro destra lepennizzato e ridotto al ricatto neo fascista. Nessuna ricomposizione tra ceti medi produttivi e classi popolari potrà mai essere compiuta da queste componenti politico culturali capaci di esprimere solo i sentimenti regressivi di un elettorato scontento.
E’ tempo che si ricomponga l’area dei popolari di tutte le diverse parrocchie partitiche, associative e dei gruppi più o meno organizzati. Basta con le divisioni fratricide; intollerabile quella tra NCD, UDC e Popolari per l’Italia al governo e gli altri dell’area PPE all’opposizione.
E’ tempo di ritrovare le ragioni dell’unità con i “ricostruttori” di Fitto e con quanti in Forza Italia e nella vasta galassia dell’area cattolica e laica cristianamente ispirata, dagli amici di Italia Unica di Corrado Passera a quelli del movimento di Della Valle, intendono concorrere alla costruzione di un’alternativa al renzismo e al berlusconismo. Un’alternativa a quel patto del Nazareno che nei prossimi giorni riverificherà la sua capacità reale di tenuta nelle aule parlamentari.
La Federazione dei Popolari italiani, guidata da Mario Mauro, che sta espandendosi in tutte le regioni italiane è pronta a sostenere il processo di ricomposizione dell’area popolare, unica vera e credibile alternativa al trasformismo renzista e al populismo salviniano, fondata sul valore della persona e dei corpi intermedi da declinare con politiche ispirate al principio di sussidiarietà, tanto sul versante del welfare, che su quello dell’economia e delle istituzioni.
Ettore Bonalberti
Venezia,1 Marzo 2015
Attento Salvini a molestare “el Leon…”
Alle elezioni regionali del Veneto nel 2010, Luca Zaia stravinse con il 60,15 % dei voti contro quel brav’uomo di Giuseppe Bortolussi, candidato delle liste del PD, IDV, Federazione della sinistra, Idea-Nucleare No grazie e Liga Veneto autonoma, che ottenne menò della sua metà, il 29,07 %.
Con il passaggio del testimone da Giancarlo Galan, che aveva retto il governo del Veneto dal 1995 al 2010, salvo la breve parentesi ministeriale, andava a concludersi la lunga stagione della scomparsa politica della DC che aveva pressoché ininterrottamente guidato “il Veneto bianco” per venticinque anni (1970-1995).
Nel 1995 un’intera generazione DC, quale quella di molti di noi allora cinquantenni, che non aveva avuto parte attiva nel sistema di potere deteriorato degli ultimi anni, fu distrutta e per chi, come anche il sottoscritto, si rifugiò nel silenzio dei “DC non pentiti”, iniziò il lungo calvario dell’attraversata nel deserto, mentre tutt’intorno assisteva ai salti della quaglia degli opportunisti pronti a salire sul carro del vincitore a destra e a manca e la distruzione sistematica di un’intera classe dirigente. Si salvarono le terze e quarte file democratiche cristiane, molte delle quali assursero a ruoli che mai avrebbero raggiunto in situazioni politiche normali……
Della lunga stagione di Galan ( esaltata in quel tragicomico libro intervista:“ Il Nord Est sono io”) restano le macerie di cui narrano le inchieste sul MOSE e quelle parallele di molti altri filoni ancora tutti in corso di indagine. Alla vecchia classe dirigente non priva di colpe, errori e omissioni si era sostituita un’onnivora classe digerente senza fondo e senza più alcuna moralità.
Alla candidatura di Luca Zaia nel 2010, che di Galan fu vicario per molto tempo, avevamo assicurato la nostra fiducia per la volontà che Zaia aveva espresso, sintetizzata nello slogan di quella campagna elettorale: “Prima i Veneti” e il dichiarato impegno a girare pagina rispetto al sistema d’antan.
In realtà il quinquennio del governo Zaia ( 2010-2015 ) è stato caratterizzato più dalle molte sfumature di grigio che dai risultati concreti, frutto di una gestione del potere basata più sugli slogan ricorrenti che dal perseguimento di un’idea diversa e innovativa suscitatrice di speranza.
Nel frattempo era sorto a Verona (anno 2007) un fatto politico nuovo con l’elezione a Sindaco di Flavio Tosi, attraverso un sistema di alleanze distinto e distante da quello che anche in quella occasione il Senatur Bossi avrebbe voluto; un avvenimento degno di molto rispetto e attenzione, specie da parte di molti democratici cristiani che, come il sottoscritto, non potevano che vedere con simpatia l’emergere di un nuovo leader politico che si dichiarava e si dichiara “leghista democratico cristiano“.
Un leader che, nell’arco di pochi mesi, giunse a conquistare il controllo pressoché assoluto di tutta la Lega nel Veneto, lasciando sul terreno non pochi feriti e avversari in cerca di rivincita.
Saltati gli accordi del trio Maroni- Tosi-Salvini che furono alla base della successione di quest’ultimo a Bossi, stretto nella morsa Salvini-Zaia, a Tosi non rimaneva e non rimane altro che la possibilità di misurarsi con una lista in appoggio al candidato Presidente uscente, ma facente riferimento allo stesso Tosi, seppure senza candidati leghisti; una lista fortemente innovativa nei candidati e aperta alla partecipazione di quanti, come noi della costituente civica e popolare veneta, sin dall’inizio abbiamo dimostrato piena condivisione al progetto; oppure porsi quale candidato in alternativa allo stesso Zaia, nel momento in cui il giovane Matteo Salvini, senza tener conto della realtà effettuale dei governi di Lombardia e del Veneto, sulla base dei suoi populismi lepenisti, dichiara l’ostracismo al sistema di alleanze che permisero alla Lega, prima, di governare a fianco di Galan, e poi, di conquistare la guida del governo veneto con la percentuale assoluta (60,15%) raggiunta da Zaia nel 2010.
Ancora una volta sembra che la storia si ripeta. Già accadde alla fine degli anni’90, allorché Umberto Bossi entrò a gamba tesa nelle questioni del Veneto giungendo all’espulsione di Fabrizio Comencini che sino al 1998 guidava la Lega del Veneto.
Anche allora si consumò lo scontro non solo tra La Lega lombarda de quella veneta, ma pure tra le due roccaforti leghiste storiche del Veneto: Verona e Treviso, con il passaggio del timone della Lega del Veneto dal veronese Comencini al trevigiano Giampaolo Gobbo, futuro sindaco di Treviso post Gentilini (2003-2013) , lo storico sindaco-sceriffo di quella città, capoluogo della “Marca gioiosa et amorosa”.
Ora come allora la contesa esplode tra il veronese Tosi e il trevigiano Zaia, con l’entrata in gamba tesa del lumbard Salvini.
Alcuni giorni fa scrissi e oggi vale ancora più di ieri: per il consenso che abbiamo sin qui dimostrato all’amico Zaia, a Salvini vorremmo offrire un amichevole consiglio: non tocchi l’autonomia dei veneti, eredi dell’antica e gloriosa Repubblica Serenissima e non stuzzichi il leone di San Marco che, meglio per tutti, se resta immobile al centro: ” in moeca” come si dice a Venezia.
Se Zaia vuol essere riconfermato esiste una sola strada: via libera alla lista a suo sostegno dell’amico Tosi, aperta a quanti come noi della costituente civica popolare intendiamo offrire con il nostro manifesto della sussidiarietà una nuova speranza e concorrere a un profondo cambiamento della classe dirigente.
Spero che all’interno della LEGA alla fine trionfi il buon senso e che il giovane capo lumbard ringalluzzito dai sondaggi che lo collocano sulla cresta dell’onda non si lasci prendere da una malsana euforia, perché così facendo rischierebbe di consegnare senza alcun merito la guida del Veneto a quella conturbante signorinella vicentina della Moretti.
Intanto noi “DC non pentiti” e popolari di tutte le chiese non stiamo inerti a guardare, perché la nostra attraversata nel deserto è finita. Ora è tempo di ricomposizione e i cinquantenni del 1994 sono pronti ad aiutare i più giovani che hanno passione civile a scendere in campo a fianco dei “leghisti democratico cristiani” e a quanti intendono opporsi alla consegna anche del Veneto allo strapotere di Renzi e dei suoi accoliti.
Abbiamo già redatto “il manifesto dei Popolari per il Veneto” e attorno a quella nostra idea di Veneto 2.0 intendiamo raccogliere il consenso di quanti sono interessati a un cambiamento profondo della classe dirigente della nostra Regione nella continuità dei nostri valori ideali.
Ettore Bonalberti
Venezia, 24 Febbraio 2015
Fermenti nell’area dei popolari
La situazione nell’area dei popolari italiani è caratterizzata da un grande fermento di iniziative e di proposte che, mi auguro, ambiscano all’obiettivo dell’unità.
E’ stata costituita il 3 Novembre 2014 la Federazione dei Popolari italiani il cui coordinamento è stato affidato al sen Mario Mauro.
Il 7 Marzo p.v. Gianni Fontana promuove un incontro di varie associazioni e movimenti con l’obiettivo indicato nella locandina invito: Verso la Federazione.
Dopo la lunga stagione della diaspora e i falliti, almeno sin qui, tentativi di dare pratica attuazione alla sentenza n.25999 del 23.12.2010 della suprema Corte di Cassazione ( “ la DC non è mai stata giuridicamente sciolta”) finalmente si lavora per la ricomposizione dell’area popolare e democratico cristiana italiana.
Non facilita l’imminente scadenza delle elezioni regionali, dato che, in assenza di una linea strategica unitaria condivisa, in molte realtà regionali si assiste a una diversa scelta delle alleanze per i governi locali.
Se, da un lato, La Federazione dei Popolari italiani, dopo i falliti tentativi di costruire dal centro l’unità dei Popolari, sta realizzando le costituente regionali dei Popolari ( già sorte quelle del Veneto, Liguria, Umbria, Toscana e di imminente costituzione quella dell’Emilia e Romagna) il movimento promosso da Fontana, dopo la sospesa esperienza del XIX Congresso nazionale della DC (Novembre 2012) e dell’Associazione “ Democrazia Cristiana”, si appresta a verificare se e quale unità di intenti si possa realizzare con movimenti, gruppi e associazioni dell’area cattolica interessati alla ricomposizione dell’area popolare.
Per tutti si tratta di proporre un’alternativa politica all’attuale trasformismo dominante e di “comunicare la Bellezza della Politica a partire dai Cinque Pilastri della Dottrina Sociale della Chiesa (Persona, Bene Comune, Solidarietà, Sussidiarietà e Partecipazione) mediante il concorso armonico tra fedeli laici, religiosi e clero ciascuno per la propria parte”.
Comune l’idea di procedere quanto prima all’organizzazione di una “nuova Camaldoli”, una sorta di stati generali dei Popolari italiani con cui redigere il documento politico programmatico dei Popolari: il Manifesto dei Popolari per l’Italia del XXI secolo.
Meno scontato l’obiettivo finale: la costruzione di un nuovo soggetto politico laico, democratico, popolare, liberale e riformista, europeista e trans nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano e inserito a pieno titolo nel PPE da riportare ai principi ispiratori dei padri fondatori: Adenauer, De Gasperi e Schuman.
Sta proprio qui e nelle diverse opzioni nelle alleanze di governo locali che sono state assunte (caso regionali della Calabria) o si stanno per assumere nelle sette regioni interessate alla tornata elettorale di Maggio, una delle ragioni che hanno reso, almeno sin qui, distinte le due iniziative in corso d’opera.
C’è da sperare che, come nella migliore tradizione dei cattolici e dei popolari italiani, da Sturzo a De Gasperi, da Fanfani a Moro, anche tra gli eredi di quella migliore tradizione finiscano con il prevalere i valori sugli interessi dei pochi, e ciò che unisce rispetto a quello che ancora li divide.
Ettore Bonalberti
Venezia, 23 Febbraio 2015
Venezia merita una nuova classe dirigente
No a elezioni di candidati riciclati nei Partiti che hanno causato gravissimi danni finanziari, materiali e morali ai cittadini veneziani.
A Venezia, nella Laguna, i cittadini si sono svegliati dal torpore e dall’assuefazione al buonismo della Sinistra.
I veneziani e i mestrini non sono più disponibili ad un’accettazione passiva dell’aumento delle tasse locali da parte delle Amministrazioni di centro sinistra che si sono avvicendate, con l’aggravante di una riduzione dei servizi di assistenza essenziali e infine uno spreco enorme di denaro pubblico attraverso ruberie di amministratori politici, tra Comune e Regione, sia del PD che di FI.
Bisogna costruire un’alternativa al movimentismo di Matteo Renzi, che ricordiamoci è non solo capo del Governo, ma il segretario del PD che ha aderito in Europa al Partito Socialista Europeo. Facciamo un esame obiettivo di che tipo di valori e principi stanno nel programma di questi nuovi pseudo socialisti e post comunisti per Venezia? Manca del tutto una Visione, un progetto che riporti Venezia ad essere un polo propulsivo di cultura e di attrazione internazionale;
– manca il recupero della tradizione del sapere fare dell’artigianato da trasmettere anche per l’occupazione di tanti giovani con “i mestieri veneziani”;
– manca una volontà di sostenere il progetto di recuperare l’area industriale di Mestre con poli d’innovazione tecnologica (e’ mancato poco che il PD di Renzi dirottasse i finanziamenti a favore del Friuli);
– manca un programma che consideri Venezia luogo e palestra educativa per l’alta formazione universitaria;
– manca la volontà di incentivare l’innovazione tecnologica e di sistemi per le piccole e medie aziende e di sostenerle come sistema del Veneto per affrontare i mercati internazionali;
– manca un piano di tutela e sostegno del patrimonio ittico della laguna;
– manca la competenza e la cultura di difendere e sostenere i prodotti dell’agro alimentare;
– manca la volontà di adottare un codice etico per i politici e amministratori della cosa pubblica che sia sottoscritto sin dall’atto dell’elezione degli amministratori
E, infine, dopo decine di anni di ininterrotta gestione del potere comunale ci consegnano in eredità un bilancio fallimentare che richiederà, in mancanza di interventi, la dichiarazione di insolvenza.
Serve una svolta culturale e programmatica che sappia affrontare sia l’emergenza sia gli interventi strutturali indicando dove e come reperire le risorse finanziarie
In questo scenario di ricostruzione della polis diventa utile e necessaria all’Italia e a Venezia l’ispirazione alla cultura politica del Popolarismo di Don Luigi Sturzo e del cattolicesimo democratico di De Gasperi, Gonella, Vanoni, Moro per un progetto che non sia del semplice fare a costi elevati e sprechi incredibili, con i favoritismi alle cooperative rosse di partito, ma che rispetti i valori della competizione, della sussidiarietà, dell’economia civile e sociale di mercato.
I Popolari hanno la schiena dritta e non sono uno sgabello del PD di Renzi, ma con pari dignità si confrontano sulle scelte da fare e da sottoporre al giudizio dei cittadini.
I Popolari non assecondano politiche che sono contrarie alle classi sociali dei moderati, della stragrande maggioranza dei cittadini che vogliono pagare tasse adeguate rispetto ai servizi che ricevono e che non desiderano più la tassa sulla prima casa strapagata più volte dal giorno dell’acquisto di un bene immobile che serve per la famiglia.
Serve una grande aggregazione di Popolari, Liberali, Moderati, Centristi e di Liberi e Forti. Un Progetto/Programma sostenibile (Efficienza ed Efficacia) e Codice Etico condiviso. Un Leader credibile e giovane non solo per età anagrafica. Per questi motivi candidiamo un veneziano alla guida di Venezia- Mestre:
Sosteniamo l’amico Renato Boraso che da molti anni combatte il sistema di potere di Cà Farsetti e derivate e conosce bene i bisogni dei concittadini e i “mali” da curare e che propone ricette concrete, comprensibili e coerenti con la migliore tradizione culturale e popolare di Venezia. Proponiamo Renato Boraso perché unisce a queste obiettive qualità anche quella di essere giovane, competente e senza “scheletri nell’armadio” per le sue precedenti esperienze nella società.
Siamo pronti a concorrere per l’unità di tutte le liste civiche e popolari di Venezia che si pongono in alternativa al sistema di potere del PD e di partecipare alle “cittadinarie” quale strumento aperto alla partecipazione di tutti gli elettori veneziani nella scelta del candidato sindaco, al di fuori delle conventicole e dei riti non più accettabili dei partiti tradizionali.
Ettore Bonalberti coordinatore della Costituente dei Popolari di Venezia
Venezia, 22 Febbraio 2015
Una lettura maliziosa del patto scellerato
Ho definito “scellerato sin dalla sua nascita il patto del Nazareno. Un mostruoso accordo a due che intendeva e intende stravolgere la Costituzione su alcune elementi fondamentali e di farlo per le strade impercorribili di un parlamento viziato da nominati, eletti con una legge elettorale incostituzionale.
Cosa stava alla base di quel progetto? L’idea di una legge elettorale super truffa ( premio di maggioranza prima alla coalizione e poi alla lista che avesse ottenuto il 40% del voto) e capilista bloccati. In sostanza: garanzia a Renzi di continuare a governare con gruppi parlamentari fedeli e garanzia a Berlusconi di costruirsi il suo gruppo parlamentare di altrettanti fidati allineati e rigidamente controllati e controllabili.
Tutto sarebbe filato liscio, stante la sin qui debole, sino all’irrilevanza, funzione critica della minoranza interna del PD, e l’acquiescente disponibilità dei cespugli NCD e UDC garantiti da un po’ di capilista scelti dai modesti capetti senza più credibilità. E chi se ne importa se la gente non va più a votare, l’importante conservare la carega e i privilegi della casta degli intoccabili. Si sarebbe approvato l’Italicum e creato il casus belli per andare a votare, magari a Maggio con le regionali, e garantito così : a Renzi la continuità del governo con gruppi parlamentari di suo totale controllo e a Berlusconio di conservare il suo ruolo di capo dell’opposizione prona ai sui interessi e senza più fastidiosi “fittiani” tra le scatole.
Tutto salta per aria non per l’elezione a Presidente della Repubblica di Sergio Mattarella e la pantomima successiva della presunta denuncia berlusconiana del patto, ma per l’aggravarsi della situazione internazionale in Ucraina e in Libia che rende oggettivamente complicato avviare una crisi parlamentare e conseguente voto anticipato.
I voti ambigui al Senato dei giorni passati ( metà dei berluscones che si danno assenti per ridurre il quorum e garantire l’esecutivo e metà che votano contro il governo) e la permanente “dialettica” o divisione alla “ladri di Pisa” tra i due capigruppo, Brunetta e Romani, al Senato e alla Camera, stanno a dimostrare che quel progetto, seppur momentaneamente in surplace, continua a rimanere all’orizzonte dei due contraenti.
Si comprende meglio così il disperato tentativo di Berlusconi di mettere la museruola all’amico Fitto, decidendo il commissariamento di Forza Italia nella sua regione alla vigilia delle elezioni regionali, con annessa minaccia ai consiglieri uscenti della non ricandidatura se stamane decidessero di partecipare alla prima tappa del tour dei “ricostruttori”, che il giovane leader pugliese ha programmato in varie parti dell’Italia.
Continuando a temere che il patto scellerato del Nazareno possa realizzarsi, mentre seguiamo con amichevole e fiduciosa partecipazione la battaglia avviata da Raffaele Fitto in seno a Forza Italia, attendiamo segnali più forti dalla minoranza del PD; gli eredi di una grande tradizione politica che non può continuare a subire il trasformismo del giovane “Bomba” fiorentino senza pagarne irrimediabilmente lo scotto sul piano politico ed elettorale.
Senza un sussulto delle componenti democratiche alternative al renzismo indistinto e trasformistico e al berlusconismo senza più prospettive, se non quelle del “particulare” personale e aziendale del Cavaliere, l’Italia corre un serio rischio per la tenuta dello stesso sistema .
Ettore Bonalberti
Da Firenze prende avvio la costituente dei popolari toscani
Dopo le costituenti regionali dei popolari del Veneto, Liguria e Umbria, parte da Firenze la costituente della Toscana.
Presieduta da Ettore Bonalberti, in rappresentanza della Federazione nazionale dei Popolari italiani, si è tenuta a Firenze, presso l’Oratorio dei Padri Filippini, una riunione di esponenti di movimenti , gruppi e associazioni di ispirazione cattolica delle province toscane che hanno espresso la volontà di concorrere alla ricomposizione dell’area dei popolari nella terra di Giorgio La Pira, Amintore Fanfani, Nicola Pistelli e di molti altre illustri figure del cattolicesimo politico toscano.
Nel deserto della politica italiana dominato da una casta autoreferenziale che, anche in Toscana, tende a perpetuarsi con leggi elettorali dalle forti connotazioni incostituzionali, e con “il terzo stato” dei ceti medi e popolari produttivi, privi di una rappresentanza politica dei loro interessi e valori, si è assunto l’impegno di dar vita a un organismo aperto, inclusivo capace di mettere in rete le migliori energie del laicato cattolico e popolare della Toscana.
Obiettivo immediato: promuovere in tutte le province e comuni della regione una forte mobilitazione attorno ai valori della centralità della persona, della sussidiarietà e della solidarietà posti a fondamento della dottrina sociale cristiana.
Al di là delle prossime elezioni regionali, caratterizzate dalla frantumazione di partiti sempre più distanti dal comun sentire degli elettori, ci si propone di favorire la nascita in Italia di un nuovo soggetto politico laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, trans nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, inserito a pieno titolo nel PPE da ricondurre ai principi dei padri fondatori Adenauer, De Gasperi e Schuman.
Si è dato incarico agli amici Franco Banchi, Francesco Leoni e Andrea Tomasi di avviare le più opportune iniziative politico programmatiche per consolidare la Costituente dei Popolari toscani in tutta la Regione.
Firenze, 20 Febbraio 2015
L’irriconoscibile Alfano
“ Questa legislatura finisce nel 2018” sostiene il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Del Rio in un’intervista a “ Il Foglio” e aggiunge: “Con Alfano condividiamo tutti gli obiettivi di governo” .
E’ su quest’ultima affermazione che vorremmo qualche spiegazione dall’On Alfano.
Il suo partito, NCD, ha appena siglato un accordo con l’UDC e costituito il gruppo parlamentare di Area Popolare che, in qualche maniera, intende rifarsi a quel mondo ex democratico cristiani, al quale appartengono anche molti, come il sottoscritto, “DC non pentiti”.
Molti di noi, tuttavia, pur avendo condiviso la nascita del governo delle ampie convergenze, dopo il voto del 2013 che non aveva espresso una qualificata maggioranza di governo, con la sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato incostituzionale il “porcellum”, la legge elettorale su cui è nato l’attuale Parlamento, abbiamo sostenuto e sosteniamo l’incompetenza politica, prima ancora che giuridica, dello stesso a legiferare in materia costituzionale ed elettorale, tanto più nelle condizioni solipsistiche del recente voto alla Camera.
Caro Alfano, la nostra antica e solida tradizione democratico cristiana ti richiama ad un minimo di coerenza e ti chiede di non assecondare un disegno avventuristico quale quello del combinato disposto riforma del Senato-Italicum, premessa di una svolta autoritaria tanto più grave se ottenuta con i metodi spicci ed arroganti del giovane boys scout toscano.
Pensare di sopravvivere tirando a campare nella speranza di una legge che garantisca un po’ di capilista sicuri può corrispondere ad alcune necessità “particulari” dei soliti noti, ma rappresenta solo un ostacolo a quel processo di ricomposizione dell’area popolare che presuppone, innanzi tutto, un distinguo netto e alternativo a quell’ircocervo del PD renziano collegato formalmente e strutturalmente al PSE.
La credibilità del NCD e della stessa “area popolare” tra gli elettori è ridotta al lumicino e nuovi attori dovranno scendere in campo per ricostruire un’area omogenea ai valori e agli interessi rappresentati in Europa dal PPE.
Ettore Bonalberti
Venezia, 17 Febbraio 2015
Venti di guerra: è il tempo dell’unità a prescindere
Il 1 Marzo compirò settant’anni. Appartengo alla prima generazione della Repubblica italiana, quella che, grazie al Signore, ha potuto vivere settant’anni di ininterrotta pace e che, adesso, all’avvio dell’ultimo miglio di vita, sente spirare forti e drammatici venti di guerra dalla vicina Libia.
La mia generazione è stata quella che ha attraversato la lunga stagione della democrazia italiana; i forti contrasti ideologici tra democristiani e comunisti vissuti sempre sul piano della correttezza e rispetto reciproci. E’ stata la generazione del tempo di Papa Giovanni XXIII, della Mater et Magistra e della Pacem in Terris , di Kennedy e di Kruscev. Per chi, come me, scelse fin da ragazzo l’appartenenza alla DC, è stata la generazione che ebbe la fortuna di conoscere uomini come Gonella, Scelba, Fanfani, Moro, La Pira, Andreotti, Marcora e Donat Cattin.
Da “ DC non pentito” ho vissuto la fine ingloriosa della DC, che una sentenza a sezioni riunite della Suprema Corte di Cassazione ha dichiarato “ non essere mai stata sciolta giuridicamente”, e sperimentato la lunga attraversata nel deserto nel ventennio della seconda Repubblica sino al crepuscolo di questa terza che sembra nascere sotto il segno del trasformismo più indecente e in assenza di qualsiasi riferimento ideale.
Ho denunciato gli errori e le omissioni di Napolitano e l’indecente situazione di crisi istituzionale determinatasi dal Novembre 2011 (dimissioni forzate del legittimo governo Berlusconi) e giunta sino all’elezione del Presidente della Repubblica con un Parlamento politicamente, se non giuridicamente, illegittimo. Un Parlamento che continua a sfornare provvedimenti a colpi di maggioranza, per lo più su decreti di un governo privo di alcuna credibilità politica e di legittimità democratica.,
Della sovranità popolare posta a fondamento costituzionale della nostra democrazia si fa scempio da molto, troppo tempo.
E’ in tale situazione di crisi istituzionale che un fatto politico nuovo è emerso con drammatica realtà, dopo gli errori compiuti da quell’irresponsabile di Sarkozy, dalla Libia del post Gheddafi, ormai in preda al caos e all’avanzata tumultuosa dell’ISIS, il neo califfato islamico.
A poche miglia dalle nostre coste si tratta di fronteggiare un avversario che ha già inserito il nostro ministro degli esteri Gentiloni e l’Italia nella lista nera dei “nemici crociati “da combattere con l’obiettivo di conquistare Roma, il centro della cristianità.
Tutto ciò porta a riconsiderare integralmente non solo le nostre piccole valutazioni politico elettorali di breve periodo, ma la stessa cultura ispirata ai valori della pace e della tolleranza su cui abbiamo costruito le nostre fondamentali certezze.
Una generazione che ha sempre visto le armi con disgusto e mai si era sognata di sperimentare la realtà di una guerra alle proprie frontiere, anche se da tempo l’Italia partecipa a numerose “missioni di pace” in diverse situazioni internazionali, dalle guerre permanenti del medio oriente, alle tragiche vicende balcaniche, si trova ora a fare i conti con un’emergenza che ci riguarda direttamente da vicino.
E stavolta non ci sono più le vituperate basi americane di Sigonella e la VI flotta Nato di Napoli, e gli amici americani pronti a difenderci, ma molto dipenderà dai noi stessi e dalla risposta che l’Europa per prima dovrà elaborare in tempi brevissimi.
Paolo Gentiloni ha dichiarato che “siamo pronti a combattere” e il ministro della difesa Pinotti, che sono disponibili “5000 soldati” alla bisogna.
Credo che tutto ciò non possa essere affrontato da un governo e da un parlamento oggettivamente unfit, sia da un punto di vista politico istituzionale, che delle competenze specifiche sin qui espresse da una compagine di improvvisati “compagneros” del giovane boys scout fiorentino.
Certo, se l’Italia dovrà affrontare un’imprevista situazione di guerra contro un nemico insidioso che ha già presenti nel nostro territorio potenziali nuclei combattenti collusi con l’estremismo islamico, si imporrà una diversa articolazione del potere e l’assunzione di un’unitaria responsabilità da parte di tutte le forze politiche dentro e fuori del Parlamento.
Non so se avremo il tempo per nuove elezioni e per l’aggiornamento della carta costituzionale. Oggi, in piena crisi economica e sociale, si aggiungono, infatti, una nuova e ancor più drammatica emergenza, alla quale si dovrà corrispondere con una presa di coscienza e di responsabilità collettiva unitaria. Ora è il tempo dell’unità a prescindere.
Ettore Bonalberti
Venezia,16 Febbraio 2015
Un triste spettacolo
Di fronte allo spettacolo indecente alla Camera dei Deputati, che la maggioranza farlocca di Renzi, frutto del porcellum incostituzionale, ha trasformato in una bolgia infernale, finalmente anche l’On Brunetta propone: elezioni con il consultellum e indizione di un’assemblea costituente per le riforme istituzionali.
Al Presidente Mattarella, arbitro super partes, il compito di far rinsavire ” il Bomba” fiorentino e di riportare il Paese in una condizione di normalità democratica.
Ettore Bonalberti
Venezia, 13 Febbraio 2015
Un’aria di autoritarismo
Che spirasse un’aria di autoritarismo in Italia l’abbiamo denunciato per tempo, assai prima che se ne avvedesse Silvio Berlusconi dopo l’abiura dello scellerato patto del Nazareno con cui lui stesso quell’aria aveva contribuito pesantemente ad alimentare.
La sequela di atti al limite della legalità costituzionale prodotti da Napolitano, prima e dopo l’elezione di un Parlamento di nominati illegittimi, è stata puntualmente denunciata, compresa il modo della stessa elezione del pur da tutti noi apprezzato ottimo neo Presidente della Repubblica.
In nessun Paese al mondo, fondato sullo Stato di diritto, potrebbero avvenire fatti ed essere assunti atti giuridici come quelli che, dall’incarico a Mario Monti in poi, si sono succeduti in Italia, sino al paradosso di un’elezione del Presidente della Repubblica da parte di quel tipo di elettori e alla quale non poterono partecipare né il capo del Governo, perché non eletto al Parlamento, né il capo dell’opposizione, perché all’arresto ai servizi sociali.
Come sosteniamo da sempre, continuare a ipotizzare che in tali condizioni si possa addirittura procedere a modifiche costituzionali è semplicemente assurdo.
Serve un parlamento eletto con legge costituzionalmente irreprensibile e un’assemblea costituente dedicata specificatamente alle modifiche costituzionali non più rinviabili.
E, invece, non solo continua la tragicommedia del governo Renzi, partorito dalle forzature presidenziali “napolitane” e votato dal Parlamento del porcellum, con la sistematica occupazione progressiva di tutte le leve del potere centrali e periferiche, ma si aggrava per ciò che sta accadendo nelle regioni interessate alla prova elettorale di primavera.
Se a Roma Renzi si intestardisce a far approvare l’Italicum che, con il combinato disposto della modifica del Senato, rappresenta la realtà di una normativa peggiore della famigerata legge Acerbo, in Toscana si andrà a votare con una legge di dubbia costituzionalità, e nell’Umbria è stata recentemente approvata una legge elettorale anch’essa palesemente in contrasto con la Costituzione.
Quando si corre il rischio di perdere il potere si cambiano le regole nel corso del gioco, anzi alla vigilia delle votazioni, sapendo che nel nostro Paese oramai si può fare di tutto, con il Parlamento di Roma che detta il modello.
La sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato l’incostituzionalità del “porcellum” dovrebbe essere assunta come punto di riferimento per ogni altro legislatore nazionale o regionale che sia; invece, in Umbria l’eterna maggioranza degli ex PCI-PDS-DS-PD che guida senza soluzione di continuità quella Regione, ha approvato una legge elettorale liberticida che non potrà che essere appannaggio di una sola parte politica, quella del governo attuale.
Un’approfondita analisi di quella legge fatta dal dr Michele Gualatini (Radicali di Perugia) ha evidenziato due novità introdotte nel testo rispetto a quello originario:
1) hanno riscritto da zero tutto il meccanismo di assegnazione dei seggi (art. 14 della legge);
2) chi vince prende sempre e comunque 12 seggi su 20 (+ quello del presidente) e i perdenti si spartiscono gli altri 8. Vinci col 25%, col 35%, col 50%, col 60%, col 90%? Sempre 12 seggi sono.
Appaiono evidenti almeno i seguenti profili di incostituzionalità:
1) premio di maggioranza senza fissazione di una soglia minima. Quindi il principio di rappresentanza è eccessivamente sacrificato rispetto al principio di governabilità;
2) disuguaglianza del voto: liste che prendono il 2,5% apparentate al vincente hanno 1 seggio, mentre altre liste col 5%, 7% e in casi estremi col 9,5% non hanno seggi.
In attesa di vedere come andrà a finire il voto sull’Italicum che, se approvato, dovrà essere oggetto di un immediato referendum abrogativo per il quale, come popolari, siamo sin d’ora pronti a mobilitarci, analoga iniziativa andrebbe assunta contro queste leggi liberticide come quella dell’Umbria.
E, intanto, appare ancor più indispensabile per tutte le diverse formazioni civiche e minoritarie mettersi insieme, come assoluta condizione per garantirsi la partecipazione istituzionale e per tentare di battere quel sistema di potere che, con quest’ultima legge elettorale iniqua e di assai dubbia legittimità costituzionale, presenta il suo volto peggiore.
Ettore Bonalberti
sulle elezioni regionali del Veneto e a Venezia
Attenti alle guasconate di Matteo Salvini. Puntare alla frantumazione dell’alleanza che ha retto il governo regionale del Veneto può essere molto pericoloso.
L’idea di una sorta di autosufficienza leghista nella nostra Regione potrebbe risultare un tragico errore di sopravvalutazione delle forze reali in campo.
Salvini non si faccia prendere dalla sindrome di onnipotenza che fa a pugni con la cultura prevalente tra le genti venete.
Noi continuiamo a ritenere indispensabile dar vita a una forte discontinuità sia in Regione che a Venezia, rispetto alle disastrose e immorali gestioni di governo che hanno caratterizzato la lunga stagione politica di qua e di là del Canal Grande.
Non sono, tuttavia, le sparate rocambolesche del giovane leader milanese tese più a distruggere che a costruire, i mezzi più opportuni per garantire il buon governo a Venezia e nel Veneto.
La costituente civica e popolare è impegnata a sostenere il governatore uscente Zaia e concorrere con Tosi a costruire una lista civica e popolare dalle forti connotazioni innovative.
E’ tempo che nuovi giocatori scendano in campo, espressione della migliore tradizione popolare e autonomistica dei veneti.
Ed é con lo stesso impegno che sosteniamo a Venezia la candidatura dell’amico Renato Boraso e di quanti vorranno unirsi al progetto di un nuovo governo della città alternativo a quello fallimentare guidati dal PDS-DS-PD negli ultimi vent’anni, senza soluzione di continuità. Senza primogeniture aprioristiche ma offrendo ai cittadini l’opportunità della scelta del candidato Sindaco della coalizione.
Ettore Bonalberti- 7 Febbraio 2014
BUON LAVORO PRESIDENTE!!
Con l’elezione di Sergio Mattarella a Presidente della Repubblica, tutti noi “DC non pentiti” esultiamo con grande gioia.
Riuscito il colpaccio al furbissimo giovane fiorentino i democristiani delle varie parrocchie, infatti, sembrano risorgere, con Berlusconi e quelli che “non volevano morire democristiani” messi all’angolo.
E’ la dura replica della storia: nei momenti difficili ci si rifugia nell’antica e sempre attuale cultura politica del popolarismo e dei cattolici democratici per un ventennio vittime della “damnatio memoriae”. Mattarella di questa cultura e di questa storia fa parte autorevole e tutti noi che lo conosciamo, siamo orgogliosi del suo successo e gli auguriamo un fervido: “buon lavoro Presidente!”.
Che succede a Berlusconi?
In attesa dei possibili franchi tiratori al quarto voto ( su quello dell’Italicum se la sono svignata, quatti quatti, abbandonando l’aula) l’amico Fitto chiede: ” l’azzeramento totale nel partito e nei gruppi dirigenti dopo il totale fallimento politico del Nazareno” e aggiunge: ” é impensabile che i cultori del Nazareno pretendano ora di travestirsi da oppositori di Renzi”.
Infine rivendica: ” avevo caldamente invitato Berlusconi a dire no alla legge elettorale o almeno a rinviare il voto al Senato a dopo l’elezione del capo dello Stato”.
Anche a me era suonato incomprensibile alla logica politica il Si del Cavaliere alla legge suicidio del centro-destra e mi ero chiesto quali altri elementi contenesse lo sciagurato patto del Nazareno.
Forse quelli segreti ripetuti da Renzi a Confalonieri alla vigilia del primo voto per le presidenziali? Non sarebbe ora di esserne informati?
E, mentre continua la tragicomica telenovela di un Parlamento di nominati illegittimi che stanno per eleggere un Presidente inevitabilmente dimezzato, probabilmente lo stesso componente di quella Consulta che aveva dichiarato illegittimo il porcellum, strumento elettivo degli illegittimi parlamentari, ” i resti di quello che fu uno dei piu’ potenti partiti della seconda Repubblica, Forza Italia, risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza “.
Povera Italia e povero Cavaliere!!
Venezia, 30 Gennaio
ULTIMO APPELLO AGLI AMICI DELLA FEDERAZIONE DEI POPOLARI ITALIANI
Oggi al Senato dei nominati illegittimi passerà la legge super truffa dell’Italicum revisionato.
Il suicidio politico di Berlusconi, che ha condiviso la proposta di Renzi del premio di maggioranza alla lista e non alla coalizione (sarebbe interessante che il Cavaliere spiegasse la contro partita ricevuta da ” il Bomba” fiorentino) è avallato dagli accoliti di Area Popolare per il mero istinto di personale sopravvivenza di alcuni capetti senza più seguito elettorale.
Chiediamo a Mario Mauro un atto di coraggio e di distinguersi nel voto, evidenziando la gravità di quanto sta per essere approvato e l’evidente incostituzionalità di un surrogato del ” porcellum” e annunciando l’avvio della raccolta di firme per un referendum abrogativo di questa legge super truffa.
Superiamo la gabbia delle immediate convenienze dei giochi parlamentari e puntiamo al consenso di quel 50% di italiani stanchi e sfiduciati prima che sia troppo tardi. Scendiamo nelle piazze e organizziamo i banchetti per l raccolta delle firme.
Serve un’autentica proposta popolare per l’Italia e la Federazione da noi avviata sia il granello di senape e il lievito da e con cui far nascere una nuova speranza per il Paese.
Un caro saluto a Mario Mauro e a tutti voi amici sottoscrittori del documento federativo del 19 Gennaio 2015.
Ettore Bonalberti
Presidente A.L.E.F. (Associazione Liberi e Forti)
socio fondatore Associazione Democrazia Cristiana e della Federazione dei Popolari Italiani
Via miranese 1/A
30171-Mestre-Venezia
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Bravo Tsipras
Un governo Syriza «non rispetterà accordi firmati dal suo predecessore»: lo ha detto in conferenza stampa Alexis Tsipras, spiegando che «il nostro partito rispetta gli obblighi che derivano dalla partecipazione della Grecia alle istituzioni europee. Ma l’austerità non fa parte dei trattati di fondazione dell’Ue».
E’ esattamente quello che con il saggio del Prof Giuseppe Guarino “Un saggio di verità sull’Europa e sull’Euro,II” sosteniamo, inascoltati dai governanti italiani, da molto tempo.
Fedeli a trattati comunitari SI, proni ai regolamenti farlocchi ( fra i quali quello sul fiscal compact) NO.
Questi ultimi ci furono imposti dalla Germania con l’accondiscendenza di Ciampi, Monti e di altri personaggi ben individuati nel saggio dell’eminente giurista, ma sono palesemente in contrasto con i Trattati liberamente sottoscritti dai Paesi dell’Unione Europea.
Piena solidarietà, dunque, con Alexis Tsipras e, dopo il voto greco di domani, molte cose potrebbero cambiare nel nostro Continente e in Italia.
Ettore Bonalberti
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Nulla sarà più come prima
Hanno tentato di unificare i moderati sotto le insegne dei Popolari ma, sostenendo il patto scellerato del Nazareno modificato dall’emendamento Esposito, si sono resi ancor più distinti e distanti dal sentir medio dei popolari autentici presenti nel Paese.
Spiace che in questo passaggio decisivo anche gli amici dei Popolari per l’Italia, nel timore dell’isolamento, si siano prestati al gioco del duo renzusconiano.
Poteva essere l’occasione di un distinguo che molti aspettavamo e diventare in tale modo un punto di riferimento credibile per quanti hanno già disertato e, probabilmente, diserteranno ancor di più le urne alle prossime scadenze elettorali.
Si è preferito un rincuorante ritorno alla casa madre, confortati da un peloso comunicato di quel fedelissimo berlusconiano di Romani, scordandosi che, in tal modo, la Lega raccoglierà copiosi frutti da questo gravissimo errore politico. Un autentico suicidio per usare le parole dell’On Fitto di Forza Italia.
Ora si dovrà riflettere seriamente e temo forti sconvolgimenti nelle e tra le forze politiche. Ben poca cosa, tuttavia, rispetto alla condizione di un Paese stanco, sfiduciato, in crisi profonda, ma, sin qui, incapace di scendere almeno in piazza a protestare in forme civili per la deriva autoritaria in atto. L’unica forma di protesta? Quella di non andare a votare: veramente poco, troppo poco per arginare le malcelate ambizioni del duo del Nazareno.
Si tratta ora di vedere come finirà la partita e non è detto che non riservi sorprese.
Ci sarebbe dallo scompisciarsi dal ridere, se, oltre al danno dell’Italicum rabberciato, giungesse anche la beffa di un Presidente della Repubblica diverso da quello “contrattato” con il patto scellerato.
L’errore è stato quello di non aver posto in evidenza da subito, durante il permanere della presidenza Napolitano, l’assurdità di un parlamento illegittimo che andava sciolto non appena era stato dichiarato tale, de facto, dalla Corte costituzionale.
Si é preferito andare avanti con atti continui e successivi, oggettivamente a rischio di illegittimità di cui ora stiamo raccogliendo gli ultimi frutti velenosi.
Una cosa è sicura: comunque vada a finire questa partita, nulla sarà più come prima.
Ettore Bonalberti
Venezia, 21 Gennaio 2015
E’ NATA LA FEDERAZIONE DI POPOLARI ITALIANI
Si sono riuniti a Roma, Lunedì 19 Gennaio, i rappresentanti di diversi gruppi, associazioni, movimenti impegnati nella Costituente dei Popolari italiani, un processo che, partendo dalle realtà sociali, economiche, culturali e politiche del Paese intende concludersi con la formazione di un nuovo soggetto politico, laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, transnazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo integrale cristiano e collegato al PPE.
Un soggetto politico, ispirato al cattolicesimo sociale, in grado di rappresentare le attese e le speranze degli italiani stanchi e sfiduciati nei confronti di una classe dirigente che si è dimostrata inadeguata e di garantire un profondo ricambio della stessa.
All’unanimità si è deciso di dar vita alla Federazione dei Popolari Italiani, aperta all’adesione delle altre numerose associazioni e movimenti cattolici e laici che non si sentono rappresentati dall’attuale quadro politico, affidando il coordinamento nazionale della stessa all’On Mario Mauro, coadiuvato da Ettore Bonalberti per le regioni del Nord, Maurizio Bertucci per il Centro e Enzo Rivellini per quelle del Sud.
In un prossimo incontro saranno costituiti i Dipartimenti nazionali tematici con esperti scientifici per lo sviluppo del programma della Federazione dei Popolari.
E’ stato redatto l’allegato manifesto della Federazione .
ROMA 19 GENNAIO 2015
M a n i f e s t o
UN POPOLO CHE RITORNA A CREDERE IN SE STESSO
UNA SUSSIDIARIETÀ MORALMENTE QUALIFICATA
UNA SOCIETÀ CIVILE FINALMENTE MAGGIORENNE
UN NUOVO PATTO COSTITUZIONALE SOSTANZIALE
LA RIVOLUZIONE POLITICA DELLA LIBERTÀ DI EDUCAZIONE
UNA RIFORMA ORIZZONTALE DELLA MACCHINA STATALE
NUOVA SOLIDARIETÀ DEL LAVORO E DELLA PRODUZIONE
UNA NAZIONE NON INTIMIDITA
DA CHI LE STA SOPRA E DA CHI LE STA SOTTO
IL CORAGGIO DI DIFENDERE LA FAMIGLIA E LA VITA
UNA POLITICA DELLE IMMIGRAZIONI NON PRIVA DI VOLTO
UNA COMUNITÀ CHE NON SI RASSEGNA ALL’INVERNO DEMOGRAFICO
UN’ETICA CONDIVISA CON I PRINCIPI DELL’UMANESIMO INTEGRALE
E LA CENTRALITÀ DELLA PERSONA
UN CODICE ETICO PER I MEMBRI, SOTTOSCRITTORI, ASSOCIAZIONI, PARTITI
CHE ADERISCONO E ADERIRANNO ALLA COSTITUENTE DEI POPOLARI
In tutte le prossime scadenze elettorali la Federazione è impegnata a sostenere la presenza di candidati che si richiamino, sottoscrivendoli, ai principi del codice etico del Manifesto della Federazione.
Verso una grande alleanza civica e popolare
Costruire un’alternativa credibile e che permetta di voltare pagina alla fallimentare gestione della sinistra al Comune di Venezia, comporta dar vita a un’ampia coalizione di tutte le componenti economiche, sociali, culturali e politiche alternative al blocco sociale e di potere che domina Venezia da più di trent’anni.
Definita la collaborazione tra la Costituente dei Popolari di Venezia con la lista civica di Venezia, Mestre e isole, confidiamo di realizzare una più ampia alleanza civica e popolare con quanti, riconoscendosi nella comune adesione ai principi ispiratori e ai valori del PPE, condividono il programma per la città e il metodo della scelta del candidato sindaco attraverso le “cittadinarie”.
Con le “cittadinarie” intendiamo dare la possibilità a tutti gli elettori veneziani di indicare il candidato che guiderà la lista dell’alleanza civica e popolare di Venezia, al di fuori dei giochi dei partiti tradizionali.
Ettore Bonalberti- coordinatore Costituente dei Popolari di Venezia
Renato Boraso- coordinatore della Lista civica di Venezia, Mestre e isole
Venezia- 17 Gennaio 2015
COMUNICATO STAMPA
DALLA SCUOLA, UN MANIFESTO POPOLARE PER LE REGIONALI!
Si sono riuniti martedì 13 gennaio a Padova i promotori della Costituente Civica e dei Popolari del Veneto dopo la grande esperienza dei tre incontri della Scuola Popolare, che, proposta soprattutto dai più giovani, ha inteso approfondire l’ideale della sussidiarietà rispetto a politiche, anche regionali, di welfare, economiche e istituzionali. I tre incontri si sono svolti sui temi sussidiarietà/welfare (Padova, 7/11/14), sussidiarietà/economia (Treviso, 22/11/14) e sussidiarietà/istituzioni (Verona, 20/12/14).
Grazie all’autorevolezza dei relatori e al lavoro di gruppi dedicati sono emersi contenuti di grande valore, cosicché i promotori della costituente popolare veneta hanno deciso di predisporre una apposita pubblicazione, che speriamo aiuti il lavoro anche in vista delle regionali e un “Manifesto popolare per il 2015”, in cui verranno identificati pochi, ma dirimenti contenuti sui temi della vita, della famiglia, del welfare, dell’economia e delle istituzioni, che intendiamo offrire al dibattito e all’impegno in vista delle prossime regionali.
Il Manifesto per un Veneto Popolare verrà presentato a Padova nella prima decade di Febbraio e, su questo, saranno organizzati incontri con i mondi vitali delle sette province venete.
Il Manifesto sarà la base per aggregare chi vuole impegnarsi nella formazione di una lista civica e popolare espressione di una rinnovata classe dirigente.
La Costituente Civica e Popolare del Veneto è impegnata per garantire la più ampia partecipazione politica affinché alle prossime regionali nel campo alternativo al socialismo di Renzi e della Moretti, vi sia anche una proposta autenticamente nuova, autenticamente civica e davvero alimentata dai valori del popolarismo europeo.
La Costituente Civica e Popolare del Veneto
Per i promotori, Domenico Menorello, Ettore Bonalberti, Amedeo Portacci, Alberto Danieli
Tre domande sul dopo Napolitano
“ Vogliono ancora la dittatura” ha gridato ieri Berlusconi, partecipando al meeting del club “ Cuore Nazionale” all’auditorium nel complesso del Santuario del Divino Amore a Roma, rivolgendosi al PD i cui componenti “ non si chiamano più comunisti, ma democratici”.
Curioso il Cavaliere: stringe con Renzi il patto del Nazareno, che da subito abbiamo definito scellerato, che comprende una riforma del Senato e una super legge truffa, quella dell’Italicum, peggio della famigerata Legge Acerbo; un combinato disposto destinato a consegnare, come già in larga parte è avvenuto, tutto il potere alla sinistra e adesso se la prende con “ il Bomba” di Firenze?
Ieri Napolitano ha firmato le sue dimissioni lasciando il Paese in un ingorgo istituzionale senza precedenti.
E’ vero che i poteri del Presidente della Repubblica funzionano a fisarmonica: molto ristretti, al limite di mera rappresentanza e funzione notarile, quando il sistema politico dei partiti funziona; molto più allargati quando, come nel caso della presidenza Napolitano, almeno dal 2011 in poi, il sistema dei partiti si è andato progressivamente sfaldando. In tali condizioni il potere di supplenza del Presidente, come già accadde a Einaudi dopo il 1953 e a Cossiga dopo il 1989, si impone quasi per necessità.
A Napolitano, tuttavia, abbiamo addebitato quattro strappi, il più grave dei quali fu l’aver subito le pressioni internazionali per far fuori il governo Berlusconi nel Novembre del 2011, finito con l’insediamento del governo del prof Monti elevato, motu proprio presidenziale, al laticlavio senatoriale a vita.
E, dopo le elezioni del 2013 che, nonostante il “porcellum”, non espressero una maggioranza politica, operò il successivo insediamento di altri due governi senza legittimazione democratica, quello di Enrico Letta prima e l’attuale di Matteo Renzi.
Più volte abbiamo sottolineato che, dopo la sentenza della Corte costituzionale sul “porcellum”, si doveva andare a votare per ridare la voce al popolo sovrano e dar vita a un Parlamento e a un’Assemblea Costituente legittimati a governare e a riformare le nostre istituzioni.
Si è preferito, invece, rabberciare un’ibrida maggioranza che, di fatto, si è trasformata in un governo monocolore del PD e, adesso, ci troviamo in presenza, per la prima volta nella storia repubblicana, di un Parlamento chiamato ad eleggere il Presidente della Repubblica, con i tre partiti più rappresentativi, guidati da tre leader esterni al Parlamento stesso: Matteo Renzi, premier e segretario del PD, Silvio Berlusconi, presidente di FI, decaduto dal suo ruolo di senatore e Beppe Grillo, capo effettivo del M5S.
Le domande che ogni persona di buon senso dovrebbe porsi sono le seguenti:
può un Parlamento di “nominati”, eletti con una legge dichiarata incostituzionale, eleggere legittimamente il Capo dello Stato?
Gli atti che saranno conseguenti a questa elezione e che dovranno essere assunti da quello stesso Parlamento e da questo governo che tipo di legittimità potranno assumere?
Berlusconi grida alla dittatura della sinistra e profetizza il suo rientro in campo con l’illusione di rifare Forza Italia. Tra poche settimane sapremo, se e per quanto tempo questa tragicommedia degli equivoci potrà continuare.
Ettore Bonalberti
Venezia, 15 Gennaio 2015
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Buon Anno 2015 !!
Auguri ai lettori che ci seguono e che invito a fare agli Amici anche con il dono di un libro sull’Etica che e’ stato giudicato di buona e utile lettura, già alla fine di una seconda edizione:
“Valori fondanti ed Etica per la società della globalizzazione”. Che cosa ne pensate sulla necessità se non sull’urgenza dell’insegnamento dell’Etica nelle scuole a tutti i livelli e nell’Universita’
Cordialità e saluti
Antonino Giannone
– Docente di Etica professionale e Relazioni industriali- Strategie aziendali
– Politecnico di Torino: Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria della Produzione industriale e dell’Innovazione tecnologica
NB
Nel libro sono riportate 550 Citazioni di 305 Autori, con un commento e una sintesi della loro biografia. I temi sono quelli generalmente affrontati da ogni persona durante la propria vita.
1. Gioventù, Vecchiaia, Amicizia, Amore
2. Educazione, Formazione, Etica
3. Identità, Cultura e Politica
4. Stato e Società
5. L’Uomo e la ricerca di Dio
6. Relativismo e Valori non negoziabili per i Cattolici
7. Ambiente, Innovazione e Globalizzazione
Editore: Mazzanti di Venezia.
Disponibile sui più importanti vendor on line di libri anche in formato ebook:
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Ho regalato i diritti commerciali a due Associazioni per sostenerne le iniziative di formazione e cultura politica:
– ALEF (Associazione Liberi e Forti)
– Associazione Democrazia Cristiana
Leggiamo su Il gazzettino di stamane questa notizia relativa al comune di Venezia:
“ Sessanta milioni di sforamento del patto di stabilità e, al momento attuale, l’impossibilità con le risorse date di chiudere ilbilancio di previsione 2015 senza un intervento del Governo. «In mancanza di aiuti consistenti (50 milioni e l’azzeramento delle sanzioni, ndr), dovremo pensare a provvedimenti strutturali di riequilibrio da diluirsi in più anni». L’alternativa, il rientro in un anno, sarebbe la più difficile delle scelte, con la sospensione di tutti i servizi, l’azzeramento della parte variabile degli stipendi e l’innalzamento al massimo delle tasse con azzeramento delle esenzioni.
Il destino del Comune è strettamente legato a quello della controllata Casinò di Venezia Spa, società che al momento attuale brucia risorse, continuando a perdere incassi, invece che conferirle all’ente locale. Eppure in pancia Cmv ha una dote ricchissima (immobiliare) che sarà necessariamente utilizzata nel corso di quest’anno per riportare alla normalità il bilancio dell’amministrazione comunale.”
Questa la drammatica situazione amministrativa e finanziaria del nostro Comune. E il PD pensa di cavarsi dalle sue responsabilità di aver guidato la nostra città da oltre vent’anni continuativamente, con la semplice messa in campo del novello Torquemada Casson, illudendosi, con l’aiuto di qualche accolito e turiferario di complemento, di cancellare con un colpo di spugna ciò che è accaduto e che potrà ancora emergere non appena si aprirà il dibattimento sul caso Orsoni – finanziamenti al PD?
I costituenti popolari di Venezia fanno appello alle forze vive e sane della città affinché, attraverso lo strumento delle “cittadinarie”, aperto e partecipato scelgano il candidato sindaco al di fuori degli schieramenti tradizionali di partito, tutti ridotti in condizioni di impresentabilità, e concorrano alla costruzione di una lista civica e popolare di ampia solidarietà con la discesa in campo di una nuova classe dirigente degna della storia migliore di Venezia.
Ettore Bonalberti
Coordinatore della Costituente dei Popolari di Venezia
ORA AVANTI CON LA “FREE ZONE”
Ottima la notizia dell’avvenuta firma dell’accordo per il programma di rilancio di Porto Marghera che porterà investimenti per circa 153 milioni di euro per l’area industriale.
Ora risollecitiamo il Presidente Zaia a darci una risposta alla nostra richiesta formulatagli in data 2 luglio scorso per avviare le procedure previste dal regolamento CE n.450/2008 per istituire a Porto Marghera una delle “free zone” (area franca libera da imposizioni fiscali), premessa indispensabile per il rilancio delle attività economicamente sostenibili e per l’occupazione nell’area veneziana.
Con l’accordo di programma siglato dal Presidente Zaia al Ministero dello sviluppo economico con l’autorità portuale di Venezia e il comune di Venezia, e l’annunciato progetto per il porto off shore, Venezia potrà assumere il ruolo strategico di hub fondamentale nell’Adriatico e nel Mediterraneo per gli scambi tra Estremo Oriente ed Europa.
Marghera da criticità assumerà il ruolo di straordinaria risorsa unificante degli interessi tra le due città di Venezia e di Mestre, cerniera essenziale per tutta l’economia veneta e del Nord-Est.
Ettore Bonalberti
Costituente dei Popolari di Venezia
Malessere diffuso e atti di guerra
Da tempo denunciamo una situazione di anomia, espressione di un malessere sociale diffuso a livello internazionale, dove prevale il turbo capitalismo finanziario; europeo, per la crisi di una struttura istituzionale costruita malamente e vittima di regolamenti comunitari illegittimi, ahimè sin qui non sottoposti agli indispensabili correttivi, e in Italia, in particolare, per i dati inquietanti di ciò che sociologicamente indichiamo come il disagio sociale.
Se a tutto questo si aggiunge quanto accaduto ieri a Parigi con l’attacco di un gruppo organizzato di estremisti islamici alla redazione del giornale satirico “Charlie Hebdot” con la tragica scia dei 12 morti, un autentico atto di guerra contro le libertà occidentali, la situazione assume tinte assai fosche.
Alla vigilia delle prossime elezioni in Grecia, squassata da una crisi economico sociale al limite della tenuta di sistema, a quella delle prossime elezioni presidenziali francesi, annunciate dalle fantasiose ipotesi del libro dello scrittore francese Michel Houellebecq di una deriva islamica della Francia nel 2022 e dalla programmata imminente giornata di protesta anti islamica a Parigi, considerando anche ciò che sta covando in seno alla società tedesca con i movimenti nazionalistici e anti immigratori in rapida ascesa, il quadro complessivo di ciò che accade e può succedere in Europa desta molte e fondate preoccupazioni.
Siamo in presenza di un’Europa vecchia, stanca e sfiduciata, con tassi di natalità incapaci di garantire il ricambio generazionale, sottoposta all’onda d’urto irrefrenabile di milioni di giovani, affamati, prolifici, provenienti dall’Africa e dall’estremo oriente, con tassi di immigrazione dalle complicate situazioni di integrazione sociale, come quelle che si stanno sperimentando in Francia, Gran Bretagna, Svezia e nella stessa Germania.
Ricorderemo alcuni dati tratti da un’indagine del dr Netri evidenziati nel sito di Ticino on line (www.tio.ch): in Europa ci sono circa 20 milioni di musulmani, contando anche i milioni di musulmani nativi dei Balcani. Le maggiori concentrazioni sono in Francia 5 milioni, in Germania 4 milioni e in Gran Bretagna 2 milioni.
In Inghilterra predominano i pakistani e i bengalesi; in Francia, Belgio e Spagna sono più numerosi gli arabi; in Germania i turchi; ma in tutti i paesi europei, l’islam è fondamentalmente un miscuglio di persone provenienti da tutto il mondo musulmano.
La forte concentrazione di queste popolazioni potrebbe finire per moltiplicare la loro influenza. Oggi a Londra vivono 1 milione di musulmani, ossia un ottavo della popolazione.
Ad Amsterdam, i musulmani costituiscono più di un terzo dei credenti, superando i cattolici nonché tutte le varie confessioni protestanti messe insieme.
I musulmani dominano o mirano a dominare alcune importanti città europee, tra cui, per esempio, Amsterdam e Rotterdam in Olanda; Strasburgo e Marsiglia (e molti sobborghi parigini) in Francia; Duisburg, Colonia e i quartieri berlinesi di Kreuzberg e Neukölln in Germania; Blackburn, Bradford, Dewsbury, Leicester, East London e la periferia di Manchester in Inghilterra.
Questi luoghi, dato che l’immigrazione non si ferma e il potere elettorale e la consapevolezza politica dei musulmani aumentano, hanno un carattere sempre più marcatamente musulmano.
E la difficile integrazione, non riducibile all’auspicato e ragionevole meticciato culturale, dovrebbe avvenire in un’Europa sempre più laicista, atea, che vive senza drammi la chiusura di migliaia di chiese, soprattutto cattoliche e protestanti, con punte elevatissime in Danimarca, Inghilterra, Olanda; un’Europa che, con la strage di Parigi, è sottoposta a questo autentico atto di guerra foriero di altre possibili manifestazioni di analoga violenza.
Per le nostre generazioni nate all’indomani della seconda guerra mondiale, cresciute nella costanza di decenni di pace, disancorate progressivamente dai valori fondanti dell’etica, nella nuova società della globalizzazione caratterizzata dal prevalere del pensiero nichilista e del relativismo morale, si tratta di sperimentare una fase totalmente nuova e diversa, lontanissima dai parametri ideologici su cui avevamo costruito le nostre certezze e le nostre speranze. Una situazione tanto più grave considerata la circostanza del permanere delle guerre in atto tra Siria, Irak, Libia e in molte altre parti del continente africano e all’interno della stessa Europa, dove continua l’irrisolto conflitto russo.-ucraino, con flebili indicazioni e risposte da parte dell’impotente e divaricata politica europea.
A tutto ciò va aggiunto il quadro sociale della realtà italiana, più volte descritto euristicamente in quella che ho definito la teoria dei quattro stati (la casta; i diversamente tutelati; il terzo stato produttivo; il quarto non Stato) che dagli ultimi dati statistici è così caratterizzata:
secondo i dati del Centro studi di Unimpresa, nel complesso l’area del disagio sociale tocca 9,21 milioni di persone nel terzo trimestre 2014 e ai 3 milioni di disoccupati, Unimpresa aggiunge i lavoratori con contratti a tempo determinato, sia part time (677 mila) che a tempo pieno (1,74 milioni), poi i lavoratori autonomi part time (813 mila) i collaboratori ( 375 mila) e quelli con contratti a tempo indeterminato part time ( 2,5 milioni). Sono circa 6,2 milioni di persone con incerte prospettive di futuro per il proprio lavoro.
Con un tasso di disoccupazione salito al 13,4 % contro l’11,5% dell’eurozona e al 10% dell’UE e con quello della fascia giovanile di età compresa tra i 15 e i 24 anni al 43,9 % (dati ISTAT) la situazione è giunta al limite della sostenibilità e dell’equilibrio sociale.
A Roma, intanto, in Parlamento si discute di Italicum e di riforma del Senato, mentre la voce di noi popolari è sempre più indistinta, flebile e colpevolmente divisa.
Non è iniziato sotto i migliori auspici questo nuovo anno e servirebbe un forte riscatto delle coscienze e la messa in campo delle migliori energie morali, culturali e politiche.
Un impegno al quale vorremmo fornire ancora una volta il nostro modesto contributo.
Ettore Bonalberti
Venezia, 8 Gennaio 2014