La dura realtà del quarto Non Stato
Per descrivere la struttura sociale del nostro Paese, alcuni anni fa, avevo adottato quella che chiamai la “ Teoria dei quattro stati”, secondo cui la società italiana la rappresentavo così:
Il primo Stato, quello della casta, è formato da oltre un milione di persone che vivono attorno alla politica e alle istituzioni, con laute prebende e benefits diversi. E’ l’aristocrazia dell’ancien regime trasferita nel XXI secolo.
Il secondo Stato è quello dei diversamente tutelati, che contiene l’intervallo compreso tra le alte gerarchie pubbliche ( magistratura, alta dirigenza burocratica dello Stato e degli enti pubblici statali, parastatali e degli enti locali) sino all’ultimo gradino della scala rappresentato dai cassaintegrati e disoccupati con indennità e a quello dei senza tutela, come gli esodati e i disoccupati senza indennità.
Il terzo stato è quello che produce la parte prevalente del PIL: PMI con i loro dirigenti e dipendenti, agricoltori, commercianti, artigiani, liberi professionisti. La struttura portante dell’intero sistema. Con le nuove norme comunitarie si scopre l’esistenza del quarto Stato, un settore che potremmo qualificare come l’extra o l’anti Stato, rappresentato dal lavoro nero, droga, prostituzione, contrabbando. Trattasi di un settore fuori da ogni regola, che preleva ricchezza dal sistema e in larga parte la rimette in circolo sotto forma di consumi, risparmi e investimenti diversi, sottraendosi a ogni controllo e incidendo, comunque, in maniera significativa sul sistema stesso e non solo sul piano economico e sociale.
Solo su quello economico incide pesantemente sul PIL italiano, per non parlare delle sue nefaste incidenze anche sul piano politico e dei condizionamenti nelle istituzioni……Quella mia descrizione, dal valore meramente euristico descrittivo, ha assunto una forte conferma dai recenti dati ISTAT sulla lotta all’evasione fiscale che, come scrive La Repubblica ( Rosaria Amato,19 ottobre 2024): “nel 2022 il valore aggiunto generato dall’economia non osservata, ovvero dalla somma di economia sommersa e attività illegali, si è attestato a 201,6 miliardi di euro, segnando una crescita del 9,6% rispetto all’anno precedente (quando era 184,0 miliardi). A trainare la crescita è soprattutto la “sotto-dichiarazione” del valore aggiunto, a cominciare dal fatturato (+11,5%). Anche la stima delle entrate da attività illegali (quelle incluse nel calcolo del Pil dei Paesi Ue sono la produzione e il commercio di stupefacenti, i servizi di prostituzione e il contrabbando di tabacco) è comunque in crescita, e sfiora i 20 miliardi: si tratta di una componente leggermente inferiore al 10% dell’economia sommersa. Mancano all’appello dei conti pubblici dunque 182 miliardi, che vengono da attività legali ma sconosciute al fisco. Un dato che fa paura, e che pure rappresenta un modesto passo in avanti rispetto a quando l’Istat ha iniziato a pubblicare le prime serie sull’economia sommersa, e cioè nel 2011: allora la quota era del 10,8% del Pil, e nel 2014 ha raggiunto il picco dell’11,5%, per poi calare all’attuale 9,1%. Tra le componenti del sommerso si registra una crescita moderata dei lavoratori in nero (+0,1% sul 2021) ma maggiore del valore aggiunto da loro generato (+5,6%): il lavoro irregolare pesa per 69 miliardi di euro”. Un altro pesante macigno alla situazione di profonda ingiustizia fiscale dominante in Italia. Se la rivoluzione americana scoppiò all’insegna del: NO taxation without representation, in Italia, dopo il rifugio della protesta nel voto leghista e successivo grillino, siamo già al NO maggioritario alla partecipazione al voto, che priva di rappresentanza oltre la metà dei cittadini elettori. Difficile, infatti, sopportare una realtà dove i furbi sono quelli che evadono le tasse, favoriti dai continui condoni del governo, e i fessi, lavoratori dipendenti e pensionati innanzi tutto, che subiscono la mannaia efficientissima del sostituto d’imposta alla fonte. Una situazione questa, che, sul piano elettorale nel 2022, ha favorito la destra, espressione della maggioranza della minoranza degli elettori, ma, che, continuando, potrebbe innescare una ben più forte reazione sociale.
Ettore Bonalberti
Venezia, 21 ottobre 2024