Una nota di Mario Rossi su Dottrina sociale cristiana e partiti relativisti

Pubblichiamo una nota di Mario Rossi, amico veronese, che interviene nel dibattito aperto dal dr Malerba. Se Malerba sostiene di non potersi chiamare liberale, Mario Rossi critica la scelta di vari cattolici che accettano di candidarsi in partiti ispirati da ideologie relativiste o in alleanza di programma con chi ha mantenuto una linea relativista radicale, alternativa ai principi inderogabili insegnati dalla DSC. Egli sostiene che lo svilimento dell‘impegno dei cattolici in politica è stato e continua a essere non una diaspora qualsiasi (accettabile se ci si presenta in partiti diversi, ma rispettosi dei principi e valori fondamentali) ma, soprattutto, quella incarnata in partiti solidamente relativisti.

La critica di Rossi è rivolta a molti, fra i quali Renzi e Tarquino ma non solo. Queste le sue tesi:

per fare un passo avanti nel realismo che contraddistingue il cristianesimo bisogna considerare vari aspetti che, vanno modellati alle situazioni contingenti. Questo però va attuato senza compromettere il dato di fondo: “Non possiamo mai compiere un atto a favore del male nella speranza che ne consegua il bene”.

 Il male è l ‘assenza di Dio. È male quanto nega il bene, lo viola.

Dio è il bene assoluto e totale, non possiamo negarlo o violarlo in nessun modo e in nessun caso.

Quindi non è moralmente lecito violare un principio fondamentale o un valore fondamentale nella speranza che si determini un bene. Ad esempio, non posso pronunciare una bestemmia contro Dio per salvare mille persone condannate a morte. Con questo convincimento fondamentale, i primi cristiani si rifiutarono di bruciare un grano d’incenso a Cesare, consapevoli delle conseguenze che derivarono loro e ad altri cristiani.  Ergo non posso aderire o sostenere un programma politico relativista (che si propone l’obiettivo concreto di violare un principio o un valore fondamentale), confidando che la situazione migliori. San Giovanni Paolo II ha precisato anche questo: se ci si trova in una situazione di violazione di principi e valori già in atto e irrimediabile, può essere lecita l’azione tesa a  ridurre il male, ovvero ridurre la capacità del male già in atto.

L’esempio lo pone lo stesso Wojtyla: se la legge abortista è già un atto, è lecita l’azione capace di ridurne gli effetti. Nello specifico il cattolico può votare un emendamento ad una legge abortiva, purché finalizzato a ridurre il danno già in atto.

Sul punto, precisa il papa, si dovrà porre questa attenzione: l‘azione emendativa è moralmente lecita purché:

1) non sia stato umanamente possibile emendare la legge (ridurre l’effetto del male);

2) l’intervento riduttivo non crei scandalo nella comunità cristiana, (ovvero sia culturalmente compreso).

Ora, venendo ai fatti odierni, possiamo affermare che la scelta di un cattolico di candidarsi in un partito relativista (che viola principi e valori fondanti la comunità è la civiltà ) sia l’unica soluzione percorribile per ridurre il male in atto?

 Il candidato ha compiuto il possibile affinché si realizzasse una scelta migliore?

Se tutti i candidati e gli elettori cattolici riflettessero su questi aspetti capitali, l’attuale diaspora svanirebbe e i cattolici impegnati a ogni livello inizierebbero a convergere e incidere.

La questione, quindi, è conoscere e applicare gli insegnamenti della DSC, invece di abbracciare il pessimismo dominante, quello che dichiara: “ormai è finita. Oggi nessuno crede alla rilevanza della DSC, quindi salgo sul primo taxi che passa. Sarò io da eletto, non importa dove è come, cambierò il mondo! “.

Che ingenuità!

Molte delle nostre chiese furono costruite sui resti di templi pagani. Non creò scandalo. I primi cristiani seppero sfruttare con sano realismo le pietre utilizzate per la religione pagana (perfino quelle su cui furono compiuti sacrifici umani).

 Su quelle pietre (dopo averle sconsacrate), elevarono la croce di Cristo. Così facendo i nostri santi padri trasformarono quelle pietre in mattoni ecclesiali.

Penso che dovremmo finalmente emulare quel saggio realismo cristiano.

Verona, 15 Giugno 2024

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Un commento

  1. Letto. Non concordo solo sul vincolo che sia “culturalmente compreso” il fatto che sia capito o meno non cambia che sia vero e vada tentato. Solo ne diminuisce l’effetto in uno stato democratico (il cui limite è l’appiattimento sulla media e verso il basso di ogni cosa – come notava argutamente Gaber).

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