Calo dei matrimoni e crollo delle nascite: due temi su cui riflettere

Ho scritto questo twitter alcuni giorni fa: matrimoni in forte diminuzione e crollo della natalità sono due dati di una società che ha perso la speranza nel futuro. Allo stesso modo è cresciuta la sfiducia nelle istituzioni e nella politica, vedi la forte renitenza al voto, espressione di una crisi della partecipazione e della democrazia.  Alcuni amici  hanno commentato questa mia breve nota su alcuni elementi sociologici che caratterizzano la nostra attuale realtà italiana, sollecitandomi una più approfondita riflessione dato che trattasi di questioni che attengono ad alcuni degli elementi portanti della società, come la famiglia, la natalità e l’indebolimento del collante sociale della solidarietà, sempre meno di tipo organico e sempre più rarefatta anche nella sua espressione funzionale. Quanto al calo dei matrimoni, dai dati ISTAT emerge una loro riduzione nel 2023 del 6,7 %, mentre aumentano le unioni civili e quelle tra persone dello stesso sesso, delle quali il 56,1% sono relazioni di uomini con uomini. Più forte è il calo dei matrimoni con rito religioso che, nei primi otto mesi del 2023, sono scesi dell’8,2 %. Questi ultimi dati sono collegati a un profondo mutamento di natura etica e socioculturale del nostro Paese, conseguente alla crisi della fede e della religiosità in una società che, come nella gran parte di quelle occidentali, è dominata dal relativismo etico e dal venire meno dell’influenza dell’educazione cattolica nella formazione delle coscienze delle nuove generazioni. Il rito civile dei matrimoni raggiunge così il 60% di quelli celebrati, facilitati anche dalla crisi nel periodo epidemico  del Covid e dall’evolversi dell’idea del matrimonio, sostituito sempre più da quella della convivenza senza obblighi formali e con giovani che prolungano sino a 30-35 anni l’età di permanenza nel nucleo familiare originario. Una condizione questa che incide fortemente sul calo dei matrimoni. Ai mutamenti socioculturali, come quelli sinteticamente descritti, si aggiungano i costi sempre più elevati che comportano cerimonie tradizionali, svolte sia con rito religioso che civile, per cui si può così meglio comprendere alcune delle motivazioni che stanno alla base di questo serio mutamento nei comportamenti sociali delle nuove generazioni. Anche la diffusione dei divorzi con le conseguenze pesanti di natura giuridica e sociale concorre a rendere meno attrattiva la scelta del matrimonio. Se dalla società agricola, nella quale prevaleva la famiglia patriarcale estesa si è passati nella società industriale e del terziario a quella coniugale ristretta, in questa nuova fase post-industriale e della rivoluzione informatica e della robotica corriamo il rischio del venir meno di uno dei pilastri della società, ossia del corpo intermedio essenziale della famiglia, sempre più ridotto a un gruppo estremamente liquido e aperto, dalle straordinarie e imprevedibili conseguenze educative e sociali. Si è passati e/o si sta velocemente passando dalla società  della solidarietà meccanica o funzionale, come  Ferdinand Tônnies connotava quella industriale, alla “società instabile” attuale, in cui la solidarietà si riduce e sembra scomparire la speranza. Il calo delle celebrazioni matrimoniali, primo elemento di una profonda modifica negli atteggiamenti e comportamenti giovanili e dell’assetto dei nuclei familiari, si accompagna a quello ancor più emblematico e grave del crollo delle nascite. In Europa l’Italia si colloca al terzo post, dopo Spagna e Malta tra le nazioni con la più alta denatalità. Si stima l’1,2% di figli in media per coppia contro un 1,4% europeo, con grave rischio per il ricambio generazionale assicurato da almeno 2 figli per coppia. È evidente che una tale situazione comporta delle enormi conseguenze economiche, sociali e dello sviluppo del nostro Paese. Dopo il calo del 2023, anche per il 2024 si calcolano solo 178 mila nuovi nati nei primi 6 mesi e si stima un nuovo calo a fine anno. È quanto emerge dai dati dell’Istat su natalità e fecondità della popolazione residente relativi all’anno 2023.Per ogni mille residenti in Italia sono nati poco più di sei bambini lo scorso anno- Il calo delle nascite prosegue anche nel 2024: in base ai dati provvisori relativi – si legge nel report – a gennaio-luglio le nascite sono 4.600 in meno rispetto allo stesso periodo del 2023. «C’è un inverno demografico – dice Gigi De Palo, presidente della Fondazione per la Natalità e organizzatore degli Stati generali della Natalità -, dove la natalità resta il convitato di pietra e molti governi sembra abbiano perso la speranza, ma ogni giorno che passa non lo recuperi più: rischia di crollare il sistema sanitario, quello pensionistico, quello dell’istruzione». Se le morti tendono a  superare le nascite e si sta scivolando verso la crescita zero come si potrà garantire l’equilibrio previdenziale e quello sanitario e sociale e quale futuro si prospetta per i nostri figli e nipoti? Trattasi di un problema enorme cui non potranno fornire efficace risposta le deboli e controverse proposte del governo Meloni, che si arrabatta nelle difficoltà di bilancio e con la flebile prospettiva di crescita pressoché  nulla del prossimo anno. Servirebbe una riflessione seria per l’introduzione di una misura a favore della natalità, che sia una revisione dell’assegno unico o l’introduzione di sgravi fiscali ad hoc per coloro che hanno o avranno figli, così come una politica ispirata ai valori fondanti del popolarismo, quelli della centralità della persona, della famiglia, dei principi di solidarietà e sussidiarietà, ben lontani da quella triade meloniana di “ Dio, Patria e Famiglia”, che resta una predicazione astratta, mal interpretata nella sua concreta traduzione politico istituzionale. Affinché questo si avverasse servirebbe un partito collegato ai valori del popolarismo, che può nascere solo se sapremo emergere dalla morta gora in cui ci ha precipitati la diaspora suicida post-democristiana.

Ettore Bonalberti

Venezia, 27 Novembre 2024

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