Quando la tattica prevale sulla Strategia
Nella situazione attuale di trasformismo politico dominante sono frequenti i percorsi politici che assomigliano a quell’andar di bolina, puntando a manca per andare a dritta o viceversa, accanto ai tradizionali cambiamenti di rotta propri di chi da un partito decide di passare a un altro.
Naviga di bolina Matteo Renzi, il quale, come avvenuto ieri con il voto a sostegno del governo della Meloni ne ha impedito la sua sconfitta parlamentare, dopo che Forza Italia aveva deciso di non votare il decreto del super bonus indicato dal ministro Giorgetti. Il capitano di lungo corso di Rignano sull’Arno continua nella sua azione di bolina: puntare a sinistra per andare a destra.
Non diversa la posizione dell’on Fioroni che, nel suo appello per il voto alle europee, si richiama alle posizioni dei padri fondatori DC dell’Unione europea, sostenendo, però, il partito Renew di Macron, lontano mille miglia dai principi che ispirarono l’azione politica di Adenauer, De Gasperi, Monnet e Schuman. Anche Fioroni, navigando di bolina: dal PD alla destra macroniana. Difficile mettere insieme interessi e valori dei popolari italiani ed europei ispirati dalla dottrina sociale cristiana con un partito che in Francia ha deciso di mettere il diritto all’aborto in Costituzione, continuando la tradizionale impostazione laicista radicale della Francia post illuminista. Alla fine, anche Fioroni con gli amici di Tempi Nuovi fanno prevalere le ragioni tattiche del poter esserci, ossia la presenza in una lista che non ha avuto l’obbligo della raccolta delle firme, rispetto al progetto, che pur si intende perseguire, della ricomposizione politica dell’area cattolica: democratica, liberale e cristiano sociale. Una linea tattica tanto più incoerente, se adottata a favore di un personaggio, Carlo Calenda, dalle strambate politiche ricorrenti ( alle ultime elezioni europee era candidato col PD), che ha assunto i caratteri di una sorta di “azionista de noantri”, spinto da un’intima e nemmeno nascosta idiosincrasia per la Democrazia Cristiana, come è avvenuto in occasione delle ultime elezioni comunali di Roma.
Non v’è dubbio che, esaminati i diversi programmi dei partiti europei, noi democratici cristiani e popolari italiani ci dovremmo ritrovare uniti sulle proposte del partito popolare europeo, l’unico che fa riferimento ai principi di sussidiarietà e solidarietà propri della dottrina sociale cristiana, e a quelli dell’economia sociale di mercato della grande tradizione tedesca.
Avremmo dovuto trovare maggiore disponibilità nel partito italiano che, grazie a Berlusconi, consigliato dai compianti Sandro Fontana e don Gianni Baget Bozzo, da molti anni è quello facente parte di diritto e di fatto del PPE. E’ prevalsa, invece, una chiusura netta di Taiani e soci, non solo verso il partito della DC guidato da Totò Cuffaro, ma anche all’apertura delle loro liste nelle diverse circoscrizioni a qualche candidato di area DC e popolare. Ecco perché abbiamo convintamente sostenuto che, nella condizione di orfani di una nostra lista, saremo liberi di scegliere tra i candidati e le candidate dei diversi partiti più vicini alle nostre idee e valori. La stessa indicazione che, anche gli amici di Tempi nuovi, alla fine, hanno suggerito. Nasce di qui la speranza che, al di là delle diverse scelte tattiche elettorali, dopo il voto, si possa riprendere il progetto della nostra ricomposizione che dovrà coinvolgere la realtà più ampia e complessa del cattolicesimo culturale, sociale e politico italiano.
Ettore Bonalberti
Venezia, 16 Maggio 2024